CIII. Ancora della provincia di Caragia (Charagian)

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CIII. Ancora della provincia di Caragia (Charagian)
CII CIV
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CIII (CXIX)

Ancora della provincia di Caragia (Charagian).

Quando l’uomo si parte della cittá di Iaci e va dieci giornate per ponente, truova la provincia di Caragia. E la mastra cittá del regno è chiamata Caragia; e sono idoli, e sono al Gran Cane. E il re1 è figliuolo del Gran Cane. E in questa provincia si truova l’oro della pagliuola, cioè nel fiume: e ancora si truova in laghi e in montagne oro piú grosso che di pagliuola,2 e [p. 140 modifica] danno un saggio d’oro per sei d’ariento. Ancora qui si spende le porcellane ch’io vi contai; e in questa provincia non si truova queste porcellane, ma vengono d’India. E in questa provincia nasce lo gran colubre e ’l gran serpente, che sono si ismisurati, che ogni uomo se ne dovrebbe maravigliare. Egli sono molto orribile cosa a vedere: e sappiate ch’egli ve n’ha per vero di quelli che sono lunghi dieci gran passi, e sono grossi dieci palmi; e questi sono li maggiori. Egli hanno due gambe dinanzi presso al capo,3 e gli loro piedi sono d’una unghia fatta come di lione; e il ceffo è molto grande, e lo viso è maggiore che uno gran pane; la bocca èe tale, che bene inghiottirebbe un uomo al tratto; egli hae gli denti grandissimi, ed è si smisuratamente grande e fiero, che non è uomo nè bestia che nollo dotti e non n’abbia paura: e ancora ve n’ha dei minori d’otto passi4 o di sei. La maniera come si prendono si è questa. Egli dimorano lo die sotterra per lo gran caldo, e la notte escono fuori a pascere, e prendono tutte quelle bestie che possono avere; elle vanno a bere al fiume e al lago e alle fontane. Elle sono sí grande e sí grosse5 che, quando vanno a bere o a mangiare di notte, fae nel sabbione, onde vae, tal fossa ch’e’ pare che6 una botte vi sia voltata. E li cacciatori che la vogliono pigliare veggono la via onde è ito il serpente, e7 hanno un palo di legno grosso e forte, e in quel palo è fitto un ferro d’acciaio fatto come un rasoio8, e cuopresi col sabbione, e assai fanno di questi ingegni i cacciatori; e quando lo colubre viene per questo luogo, percuote in questo ferro sí forte, che9 si fende dallo capo al piede infino al bellico, sí che muore incontanente. E cosí lo prendono i cacciatori; e incontanente ch’egli è morto, e’ gli cavano lo fiele di corpo, e vendonlo molto caro, perciochè è la migliore medicina al morso del cane rabbioso, [p. 141 modifica] dandogliene a bere d’un peso d’un piccolo danaio. E quando una donna non potesse partorire10, dandogliene a bere un poco di quel fiele, incontanente partorisce. La terza cosa si è buono a nascienza, ponendone suso un poco di quel fiele, e in poco tempo è guarito. E per queste cagioni questo fiele èe molto caro in questa contrada. E ancora la carne11 si vende, perch’è molto buona a mangiare. E dicovi che questo serpente vae alle tane de’ lioni e degli orsi, e mangia loro i loro figliuoli, se gli puote avere, e tutte altre bestie di quella contrada. Egli v’ha grandissimi cavagli, e molti ne vanno in India; e12 cavano loro due o tre nodi della coda, acciochè non meni la coda quand’altri cavalca, percioch’a loro pare molto cosa laida. Egli cavalcano lungo come i franceschi, e13 fanno arme turchiesche di cuoio di bufole, e hanno balestra, e attoscano tutte le quadrella. E ancora aveano cotale usanza prima che il Gran Cane gli conquistasse: che, se avenisse che alcuno albergasse a lor casa che fosse grazioso e bello e savio, sì lo uccidevano o con veleno o con altro; e questo non facevano per moneta, ma14 diceano che tutto il senno di colui e la grazia e la ventura rimaneva in lor casa. E daposcia che ’l Gran Cane la conquistò, ch’è da trentacinque anni, non fanno piú questa cosa per paura del Gran Cane. Or lasciamo di questa provincia, e dirovvi d’un’altra.

  1. Fr. * Cogacin.
  2. Pad. e ano tanto oro che i dano...
  3. Berl. e nom ano pie, se no una ongia come quella del falcon... over le lion, e ano el cavo grando, e i ochi... de (un) pane.
  4. Fr. et de cinq et de un.
  5. Pad. * e cussí pesente.
  6. Pad. una vezia de vino.
  7. Pad. j mete.
  8. Pad. * o come uno fero de lanza, lo qual è longo una spana. — Fr. entor dou paume (?).
  9. Pad. el fero se fica in entro dal corpo e lo sfende per mezo. — Fr. dusque au beh (bellico?).
  10. Berl. * e avesse gran pene.
  11. Pad. de quel serpente se vende molto cara.
  12. Pad. trazeno (Fr. traent)... do o tre nodi aziò che non possa dar della coda al cavalier, e aziò che i non mena la coda quando i coreno.
  13. Pad. i uxano curaze (Fr. armes corasès) de cuoro de bufalo e lanze e scudo e balestrie,...
  14. Berl. Pad. perchè la soa bon onbra e bon sentimento e la so anema romagnisse in casa soa; e per questa caxiom alzideva molti; ma dapoi... nom uxa plui quella malizia per paura del Gram Caam che non la lassa plui far.