Il contratto sociale/Libro terzo/II
Questo testo è completo. |
◄ | Libro terzo - I | Libro terzo - III | ► |
Cap. II
Del principio che costituisce le varie forme di governo.
Per esporre la causa generale di quelle differenze, qui bisogna distinguere il cipio ed il governo, come già distinsi più sopra lo stato ed il sovrano.
Il corpo del magistrato può essere composto di un maggiore o minor numero di membri. Abbiamo detto che il rapporto del sovrano ai sudditi era tanto più grande quanto più numeroso era il popolo, e per una analogia evidente, lo stesso si può dire del governo rispetto ai magistrati.
Ora, la forza totale del governo essendo sempre quella dello stato, non varia punto: dal che ne segue che più egli adopra di quella forza sovra i suoi proprii membri, e men gliene rimane per agire su tutto il popolo.
Dunque, più i magistrati sono numerosi e più il governo è debole. Questa massima essendo fondamentale, facciamoci a dilucidarla meglio.
Noi possiamo distinguere nella persona del magistrato tre volontà essenzialmente diverse: prima, la volontà propria dell’individuo che solo intende al suo particolare vantaggio; secondariamente, la volontà comune dei magistrati che si riferisce unicamente al vantaggio del principe, e che si può chiamare volontà di corpo, la quale è generale riguardo al governo e particolare riguardo allo stato, di cui il governo fu parte; in terzo luogo, la volontà del popolo ossia la volontà sovrana, che è generale sia riguardo allo stato considerato come il tutto, sia riguardo al governo considerato come parte del tutto.
In una legislazione perfetta la volontà particolare od individuale dev’esser nulla; la volontà di corpo propria al governo subordinatissima, e per conseguenza la volontà generale o sovrana sempre dominante, e la regola unica di tutte le altre.
Secondo l’ordine naturale, al contrario, quelle differenti volontà divengono più attive a mano a mano che si concentrano. Così la volontà generale è sempre la più debole, la volontà di corpo tiene il secondo posto, e la volontà particolare il primo; di maniera che nel governo ogni membro è primieramente esso stesso, poi magistrato, quindi cittadino: gradazione direttamente opposta a quella voluta dall’ordine sociale.
Giò posto, tutto il governo entri nelle mani di un solo uomo, ed ecco la volontà particolare è la volontà di corpo perfettamente unite, e per conseguenza questa al più alto grado di intensità che possa avere. Ora dal grado della volontà dipendendo l’uso della forza, e la forza assoluta del governo punto non variando, ne conseguita che il governo di un solo è il più attivo di tutti i governi.
All’incontro, uniamo il governo alla autorità legislativa, convertiamo il sovrano in principe e tutti i cittadini in altrettanti magistrati, ed allora la volontà di corpo confusa colla volontà generale non avrà maggiore attività e lascierà la volontà particolare in tutta la sua forza. Così il governo sempre colla medesima forza assoluta sarà nel suo minimum di forza relativa o d’attività.
Questi rapporti sono incontestabili, e si possono ancora confermare per mezzo d’altre considerazioni. Per esempio si vede che ciascun magistrato è più attivo nel suo corpo che ciascun cittadino nel suo, e per conseguenza la volontà particolare ha una influenza assai maggiore negli atti del governo, che non in quelli del sovrano; imperciocchè ogni magistrato è quasi sempre incaricato di qualche incumbenza del governo, invece che ogni cittadino preso a parte non ha nessuna funzione della sovranità. Altronde più lo stato si amplia e più la sua forza reale aumenta, quantunque essa non aumenti in ragione della sua estensione; ma lo stato rimanendo il medesimo, per quanto si moltiplichino i magistrati, il governo non acquisterà una maggior forza reale, perchè quella forza è forza dello stato, la cui misura è sempre uguale. Così la forza relativa o l’attività del governo scema senza che la sua forza assoluta o reale possa aumentare.
Egli è certo ancora, che la spedizione degli affari diviene più lenta se più persone ne abbiano l’incarico; che troppo concedendo alla prudenza non si concede abbastanza alla fortuna; che si lascia sfuggire l’occasione e che a forza di deliberare si perde sovente il frutto della deliberazione.
Ho testè provato che il governo si allenta secondo si moltiplicano i magistrati, provai più sopra che più il popolo è numeroso e più la forza reprimente deve aumentare. Da ciò ne viene che il rapporto dei magistrati al governo debb’essere in ragione inversa del rapporto dei sudditi al sovrano; che cioè più lo stato si fa grande e più il governo deve ristringersi; a segno che il numero dei capi diminuisce in ragione dell’aumento del popolo. Del resto, io qui non parlo che della forza relativa del governo, e non della sua rettitudine; imperciocchè al contrario più il magistrato è numeroso, e più la volontà di corpo si approssima alla volontà generale; invece che sotto un magistrato unico quella medesima volontà di corpo non è, come già dissi, se non una volontà particolare. Così perdesi dall’un lato ciò che guadagnare si può all’altro, ed è arte del legislatore il saper fissare il punto, in cui la forza e la volontà del governo sempre in proporzione reciproca, si combinino nel rapporto il più vantaggioso allo stato.