Il buon cuore - Anno XIV, n. 22 - 29 maggio 1915/Religione

Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

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Vangelo della domenica prima dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

Disse Gesù a’ suoi discepoli: Quando sarà venuto il Paracleto, che io vi manderò dal Padre, Spirito di verità che procede dal Padre, egli renderà testimonianza per me; voi ancora renderete testimonianza -perchè siete meco sin dal principio. Queste cose ho detto a voi, affinchè non siate scandalizzati. Vi scaccicranno dalla sinagoghe; anzi verrà il tempo che chi vi ucciderà si crederà di prestare ossequio a Dio. E vi tratteranno così, perchè non hanno conosciuto nè il Padre, nè me. Ma io vi ho dette queste cose, affinchè venutò quel tempo vi ricordiate che io ve le ho dette. (S. GIOVANNI, Cap. is-m. Pensieri. Oggi la Chiesa celebra la festa della SS. Trinità. Il Vangelo ricorda’ appunto le tre.divine persone; il Padre che manda sulla terra lo Spirito Santo; lo Spirito Santo che viene sulla terra e rende testimonianza al Figlio;’gli uomini che deVono anch’essi rendere testimonianza al Figlio, e in lui e con lui al Padre ed allo Spirito. Ciò che le tre Divine Persone hanno fatto a fa

vore degli uomini, ciò che gli uomini devono fare in omaggio alle tre Divine Persone, quale immenso quadro di benefici da una parte, quale ragione, quale senso di infinita ’gratitudine dall’altra!

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E’ dogma della dottrina cattolica che tutte e tre le Divine Persone, quando agiscono esternamenf, sugli uomini è sulle cose, agiscono insieme: la lori. operazione è una sola, risultato cumulativo dell’azione distinta delle tre Divine Persone, clri agisce è Dio • Accanto e parallela a questa verità ne cammina però un’altra, ed è che nei rapporti degli uomini e delle cose, ogni Divina Persona, pur non disgiunta dalle altre due persone, esercita un’azione speciale, che si direbbe caratteristica a ciascuna di esse. Al Padre si attribuisce la Creazione, al Figlio la Red,,!rione, allo Spirito Santo la Santificazione; sebbene col Padre, si trovino insieme nel creare il Figlio e li, Spirito Santo; col Figlio che Redime, incarnandosi, si trovino il Padre e lo Spirito Santo; collo Spiritg che Santifica, ci siano il Padre e il Figlio. L’uomo deve essere riconoscente, per questi diversi benefici, all’unico Dio; nv è -giusto e conveniente che un atto di riconoscenza più diretta e speciale sia rivolto dall’uomo alle singo’e tre persone, in coi rispondenza alla loro distinta operazione; al Padre per la Creazione, al Figlio per la Redenzione. allo Spirito Santo per la Santificazione.

La Creazione è l’opera del Padre. In questa parola creazione è compreso tutto ciò che costituisce l’ordine naturale, le cose visibili e invisibili, gli Angeli, gli uomini, le cose, tutto ciò che, fatto da Dio, esiste fuori di Dio. E il grande poema dell’universo colla sua svariatissima bellezza. Il cielo col suo azzurro, la terra nella vastità dei suoi mari e de’ suoi continenti, sole colla sua luce, le stelle col loro splendore, i prati col loro verde, i fiori col loro profumo, le acque limpide col loro mormorio, gli uccelli col loro canto, le Alpi colle loro vette ardue, coi loro ghiacciai, coi loro burroni; tutta quella immensa varietà di scene grandiose e gentili che compongono il regno della Natura, e all’uomo estatico che le osserva strappano un grido di ammirazione e di sorpresa. E su questo campo di immense bellezze, bellezza superiore a tutte le altre bellezze, ecco l’uomo, l’uomo padrone di tutto, l’uomo in cui dono tutto venne fatto; l’uomo che ritrae nell’anima sua, nella sua intelligenza, nel suo cuore, l’immagine stessa di Dio; l’uomo che dopo essersi beato nelle bellezze del paradiso terrestre, dovea per una ascensione, naturale e sopranaturale a un tempo, salire al godimento imperituro del paradiso celeste. Il peccato scompose questo magnifico disegno; lo scompose, ma non lo distrusse. La terra diede delle spine, ma conservò pure delle rose; l’uomo ebbe l’intelligenza ottenebrata, la volontà incline al male; ma [p. 172 modifica]l’uomo fu sempre l’uomo, colle sue qualità essenziali, costitutive, colla potenza del suo ingegno, colla energie rinascenti della sua volontà e del suo braccio; la storia dell’umanità, anche nelle deviazioni dell’errore e delle colpe, fu sempre una grande storia; la storia di Grecia, la storia di Roma, colla bellezza delle forme, collo splendore delle arti, colla sapienza degli ordinamenti, colla potenza delle armi e colla gloria. Nell’ambito dei beni puramente naturali, la creazione è sempre un gran bene, anche considerata spoglia degli elementi e del fine soprannaturale. Ma la terra non fu mai spoglia di questi elementi. La Creazione fu riparata. fu conservata, fu elevata dalla Redenzione.

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La Redenzione è l’opera del Figlio. Dio creando l’uomo nell’ordine naturale l’aveva trovato così bello, che, sebbene senza obbligo, per un tratto esclusivo della sua bontà, l’aveva elevato all’ordine soprannaturale, col dono della sua grazia: la grazia era come una pennellata divina che Dio rapito nella bellezza del quadro naturale dell’uomo, aveva dato all’uomo. Ma quella bellezza soprannaturale doveva essere conservata con un atto di bellezza morale, la fedeltà dell’uomo alla volontà di Dio: era la bellezza del libero arbitrio dalla parte uomo che doveva unirsi alla bellezza della grazia dalla parte di Dio: due bellezze. libere entrambe, che avevano ad esprimersi la più cara parola del linguaggio umano e divino, la parola amore! L’uomo si ribellò, l’uomo cadde; tutto l’ordine sopranaturale crollò. Il cuor di Dio ne ebbe una profonda, una terribile trafitta; Dio avrebbe potuto abbandonar l’uomo nella sua rovina. Ma Dio amava troppo l’uomo; l’uomo anche senza la grazia gli appariva ancora troppo segnato della sua immagine; più che un colpevole amò ravvisare in lui un infelice; dal tesoro del suo amore infinito cavò un altro consiglio, un consiglio di riparazione, un consiglio di redenzione. Il Padre aveva compiuta la creazione, il Figlio assumerà la redenzione. La redenzione del figlio cominciò già ad agire coi suoi benefici effetti nel giorno stesso della colpa nel giorno stesso del castigo. Nel momento in cui Dio, giustamente sdegnato, espulse l’uomo dal paradiso, gli promise un t-edentore; è per la fede in questo redentore venturo, che fece rivivere nell’uomo l’ordine sopranaturale, il dono della grazia. Chi visse in questa fede, anche Prima che il redentore venisse, raggiunse il fine sopranaturale della creazione; fu virtuoso, fu felice sulla terra, acquistò i meriti per salire un giorno in cielo. Quando, nei disegni della Provvidenza, i tempi furono maturi, il redentore venne sulla terra. Un angelo lo annunziò ad una Vergine a Nazareth; nacque in una capanna a Betlemme; visse trentatrè anni nei paesi della Galilea e della Giudea; fu maestro di una dottrina divina; accompagnò l’insegnamento coll’esempio, operò prodigi che manifestassero la sua ori gine e la sua natura divina; e un giorno sulla vetta del Calvario, abbandonatosi vqlente nelle mani dei suoi nemici, morì, come uomo, sopra di una croce, espiando il peccato dell’uomo, dando ai suoi patimenti, nell’unione della divinità colla umanità nella sua persona, un merito infinito. Cristo, colla sua passione e colla sua morte, cancellò tutti i peccati degli uomini, redense tutti gli uomini. E perchè la sua redenzione rimanesse non solo come ricordo ma come efficacia di redenzione su tutta la terra,.per tutti i secoli, rinnovò, consumò, il suo sacrificio dell’altare. L’Eucaristia è la parola pià sublime della redenzione del figlio di Dio: essa ricorda la redenzione di Cristo sul Calvario, ne perpetua i meriti infiniti a tutti gli uomini, ad ogni singolo uomo. Per l’Eucaristia noi siamo tutti i giorni sul Calvario: vediamo, amiamo, meritiamo!

La Santifi-ao.one è l’opera dello Spirito Santo. Il Padre crea, il Figlio redime, lo Spirito Santo comunica agli uonlini la grazia che il Padre diede all’uomo nella creazione, che l’uomo perdette, e che il Figlio gli riacquistò colla redenzione. Chi può ritrarre la bellezza, 1l grandezza, la soavità, della operaz:one dello Spirito Santo nell’infondere nell’uomo la grazia di Dio? Un saggio lo abbiamo negli effetti compiutisi negli apostoli il giorno della Pentecoste. Sono effetti di completa trasformazione, di completa elevazione. G,i Apostoli erano ignoranti e diventano sapienti; erano fiacchi e diventano forti; eran timidi e diventano coraggiosi; eran dubbiosi e diventano maestri; erano egoisti e diventano generosi; erano incerti, agitati, e diventano calmi, sorridenti, sicuri, fuggivano, rinnegavano di essere seguaci di Cristo, e predicanc Cristo, e cinti di catene baciano con gioia le loro catene! Gli effetti della grazia di Dio infusi negli uomini leggeteli nella loro completa e perfettissima attuazione in una persona che si trova nel cenacolo insieme agli Apostoli, leggeteli in Maria. Maria è il capolavoro della grazia di Dio, infusa dallo Spirito Santo. La Pentecoste per Maria era già sorta prima della Pentecoste. La grazia, in vista appunto dei meriti di Cristo, l’aveva rivestita dal pritno istante della sua concezione, giustamente e con privilegio esclusivo, chiamata immacolata. La grazia l’aveva accompagnata nella nascita: la grazia aveva destato nel suo cuore govinetto l’impulso di recarsi nel Tempio a dedicare esclusivamente a Dio l’omaggio del suo cuore nel voto inaudito della verginità. E quando è giunto il supremo momento che il Figlio di Dio discenda sulla terra, quando Maria nel silenzio della casetta di Nazareth, ài vede comparire dinnanzi il messo divino, con quali parole l’angelo, dissipando i dubbi di Maria, le annuncia in qual molo si compirà in lei il mistero della maternità, pur rimanendo vergine? Spiritus Sanctus superveniet in te et obumbrabit tibi. L’incarnazione in Maria è l’opera dello Spirito Santo. [p. 173 modifica]Lo Spirito Santo è quello che nella sua grazia rimase sempre unito allo spirito di Maria; spirito che in Maria fu sempre all’unissono collo Spirito di Dio, formando di lei un tipo di suprema bellezza terrena e divina, l’esemplare di tutte le virtù. Maria è l’immagine della trasformazione morale che lo Spirito di Dio ha operato nelle anime, nella vita dell’Umanità. Tutti, in noi stessi, potremmo ricopiare un po’ di Maria.. Se ciò troppo dirado avviene, non è che in noi manchi l’azione dello Spirito Santo; manca in noi la pronta, la piena corrispondenza a onesta azione.

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Corrispondere ai benefici della Santissima Trinità dovrebbe essere la vita di tutti gli uomini. Il Padre mi ha creato... Ti ringrazio, o Signore, del beneficio dell’esistenza; aprezzo i doni di natura, in me, intorno a me, e ne userò nel modo migliore. Il Figlio mi ha redento... colla sua umiliazione, colla sua parola, col suo sangue, mi redime ogni giorno colla Santa Eucaristia; oh,,come l’anima mia deve stringersi a lui con un senso di intima inesauribile riconoscenza, con un senso di infinito amore.. Lo Spirito Santo mi ha santificato.. la santità è il dono maggiore che io possa ricevere, il dono maggiore che Dio mi possa dare, per la vita presente, per la vita futura: conservare gelosamente questa santità sarà il più bel ringraziamento di averlo ricevur. Una parola solenne suonerà un giorno sovra il mio capo, colpito dal pallore della morte. Partiti, o anima cristiana, da questo mondo; nel nome del Padre che ti ha creata, nel nome del Figliuolo che ti ha redenta, nel nome dello Spirito Santo che ti ha santificata... Sono queste le ultime parole che io udrò sulla terra: se avrò corrisposto fedelmente ai benefici della Santissima Trinità, quali saranno le prime che io prmuncierò varcando le soglie dell’eternità? Sia gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo... le parole del cantico eterno ’del Paradiso. L. V.

Comm. ANSELMO RONCHETTI

R. Provveditore agli Studi.

E’ morto un galantuomo, un uomo di bene, un uomo che non ha mai fatto male ad alcuno, un uomo che, secondo il potere, faceva del bene a tutti.

Era questa l’espressione di tutti lunedi mattina, 24 corrente, quando dalla casa lungo il npviglio, via S. Damiano, veniva portata la sua salma alla Chiesa Parochiale di S. Babila, per essere poi condotta e tumulata al Cimitero Monumentale. Rade volte si vide in Milano un corteo funebre

più lungo e imponente del suo. non si tentò neanche di fare entrare il corteo im Chiesa, per l’evidente impossibilità di farcelo stare: la testa del corteo era già in fondo alla via Monte Napoleone, e il feretro non era ancor entrato in Chiesa, dove stimo Per breve tempo. Veri e numerosi, sarebbe esagerazione il dire che quel corteo fosse in proporzione dei meriti del cittadino: il cito meno ria spiegabile dalla qualità della carica da lui occupata di Provveditore agli studi: tutte le scuole elementari e normali di Milano erano tutte e tutte largamente rappresentate da una numerosa schiera di allievi e di allieve, accompagnati da profess, ri, maestri, da maestre, colle rispettive bandiere, alte,-nate fra di loro,,5_,shiere di ragazze e di ragazzi, varie idi età e di divise, colla vivacità propria della gioventù anche in mezzo alla mestizia, da formare uno spettacolo impressionante. Oltre essere buono, era un uomo modesto: per la sua carica egli doveva trovarsi dapertutto per esa mi, per accademie, per rappresentanze, ma egli no!’ ostentava mai la sua presenza in nessun luogo e con nessuno: faceva semplicemente il suo dovere, ma lo faceva bene, con intelligenza, con dignità. Mein e cresciuta negli, studi matematici, aveva contratto da ess’l’abitudine dell’ordine, della chiarezza, della solida:t, della misura: era:un uomo equilibrato, che arrivava a tempo a tutto. Ciò spiega come egli abbia potuto resta:e per molti anni in un posto importante, invidiato, difficili, senza guerra da parte dei maestri, senza mutammt: da parte del governo: questa stabilità in mezzo a. tanta instabilità in uno speciale momento aveva crea-. to intorno a lui una leggenda dì sospetto: è un fra-massone, si sussurrava. Ed io un giorno, per la confidenza che mi accordava, glielo dissi. Diconò che lei è un framassone. Ed egli sorridendo negò di esserlo. Ed io non mancai.di aggiungere: guardi che si ritiene che i frarnassoni, pur essendolo, hanno il permesso di negare di esser.: lo. Ed egli sorrise ancora quasi dicesse: potrà esserlo di altri, non di me. Un argornent3 perentqrio della verità della sua convinzione religiosa, non puramente teorica ma pratica, lo si ha dalle sue abitudini. Quante volte lo si vedeva alla domenica colla sua signora ne! la Chiesa di S. Babila! E’ un atto solo, ma un atto che dice tante cose: un atto solo di fede contiene una professione completa di fede, specialmente in lui, che occupava una carica pubblica in un atnbient e così poco credente, come è l’ambiente dei maestri e dell’istruzione pubblica. Era stato col suo fratello Deputato nellé schiere dei garibaldini, ed era orgoglioso di questa marca di patriottismo, ma senza la tinta di irreligioso; quante volte mi disse: oh, se tutti i preti fossero come lei, come le cose andrebbero meglio! Ed io non celava punto la professiòne aperta della mia fetl-2 cattolica, nè colla condotta nè cogli scritti. Leggeva sempre il Buon Cuore, e a pronosito [p. 174 modifica]nel penultimo numero coll’articolo Un grido insensato, disse che io aveva del coraggio. Mori improvvisamente e quindi senza sacramenti, ma vrtualmente li ha ricevuti nella disposizione eli fede in cui abitualmente si trovava l’anima sua. E’ il pensiero col quale cercai di consolare l’angosciata Signora„ che, dolente di non aver potuto chiamare in tempo un Sacerodte, mi chiamò come amico e sacerdote a benedire la salma, e a deporgli un:)acio sulla fronte. Si tranquillizzi Signora, io ’le dissi: chi ascol,a, la Messa ha la fede, e la fede è la base, la luce, di tutta• la vita religiosa: justus mens et fide vivit. Ora:sarà portato in Chitsa. in Chiesa in vita, in Chiesa in morte, oh speriamo che col molto bene che ha fatto lui, colle preghiere che faranno gli altri, coi meriti infiniti di Cristo, egli possa presto trovarsi nel Tempio eterno del cielo! Sua Eminenza l’Arcivescovo confortò la Si-mora con lettera gentile in cui diceva: mando sincere condoglianze, pregando requie beata al compianto consorte, e invocando su di tutti gli addolorati congiunti benedizioni celesti confortatrici. L. Vitali. •.ali4u.

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La CIpand’Italia 24 maggio 1915 il

L’Italia incoeu l’è • come tutta in festa; Ma l’è ona festa pienna d’emozion. Gda’è pia fracass e pu nissun protesta, Perch’el fracass gh’el lassem al canon. G’hemm pienna•fed in quzi che gh’è alla testa De tutt el moviment di operazion. Se sa che se lavora fina in festa, Per yegti in abbondanza i munizion. G’heinnt poeu ona forza bella. e ben compatta, In di noster soldaa tucc’coraggios, E l’è propri sta. forza quella adatta, Per farn avè el pias•?, on guai ben dì, De cantò tucc insemina a pienna vos «Ah P.alment! La grand’Italia» è fatta. FEDERICO BUSSI.

Una aggiunta. Molti sono i punti di discrepanza tra il culto cattolico e il culto protestante, ma nessun punto mi sembra così mal posto daí protestanti come l’opposizione. he essi fanno al culto che i cattolici prestano alla Madonna.

E tanto più la cosa è inspiegabile nel vedere che la loro opposizione è appoggiata, come essi dicono, al Vangelo. Al Vangelo! Ma se nel Vangelo appunto, e per fatti e per parole apertamente dichiarate si trovano le affermazioni più elevate ed esplicite della grandezza e dell’onore a Maria! Ma intendiamoci: quanto è detto nel Vangelo riguardo a Maria non va misurato a metro, a lunghezza materiale: quanto è detto di Maria nel Vangelo potrà essere raccolto in mezza dozzina di pagine, mentre il complesso del Vangelo ne occupa cento: non è la quantità delle pagine che conta, è la qualità: una parola sola può avere il valore di cento, come una moneta d’oro vale un sacco di monete di rame. Nel Vangelo, quanto si riferisce a Maria, sono monete d’oro,.sono poche, ma quanto valore racchiudono! Io credo che si posga 2ffermare a fronte alta, che quanti onori i cattolici possono avere accumulati per Maria ne! corso dei secoli, sulla faccia della terra, sono un nulla a confronto degli onori che, ’a, detta del Vangelo, sono stati attribuiti a Maria da Dio. Le parole del Vangelo in questo caso, come si è detto, non vanno contate, ma pesate. Prendiamo subito le prime parole che riguardo a Maria trovansi nel Vangelo: son le parole dell’Angelo Gabriele:.Salve, o piena di grazie, il Signore è con te. — Chi manda? E’ il Papa? W Dio. -- Chi è mandato? Un prete cattolico? E’ un angelo, un diretto mandato di Dio. — Di qtial bene si dice fornita Maria? Di -fiori? di braccialetti d’oro? di anelli? come Sono i doni che i cattolici appendono agli altari dí Maria? di candele accese? — Salve, o piena di grazia! — La grazia dello Spirito di Dio è il dono che i protestanti giustamente dicono che è il bene maggiore da desiderarsi, da chiedersi, da possedere dall’anima credente. Ebbene, di questo dono, secondo il Vangelo, Maria è piena. E questo dono chi glielo ha dato? I cattolici? noi? Glielo ha dato Dio. Chi è ché ha fatto grande Maria? Siamo stati noi cattolici? E’ stato Dio E chi lo dice? siamo noi cattolici? Lo dice il Vangelo; e lo dice nel modo più esplicito, più solenne. Fccit mihi magna qui potens est. E il Vangelo non solo dice che Maria è grande, ma alla affermazione, aggiungendo la profezia, dominio di esclusiva pertinenza della divinità, dice che ’per questa giandezza la chiameranno beata tutte;c genei-azi mi. Non pare una profezia della divozione dei cattolici a Maria nel mese di maggio? Ma vi ha qualche cosa di più grande, di insuperabilmente più grande. E’ nella continuazione dello stesso racconto del Vangelo. L’Angelo prosegue nel compimento della sua missione ricevuta da Dio, e dopo le esitanze di Maria, suggerite dalla sua umiltà, altra grandezza nella grandezza, grandezza terrena unita alla grandezza celeste,, aggiunge non temere, o Maria: lo Spirito Santo verrà sopra di te, ti adom [p. 175 modifica]brerà; tu concepirai e darai alla luce un figlio, al quale darai nome Gesù! Fermiamoci. Si dice che i cattolici sono esagerati nel loro culto verso Maria; che le danno troppo; che la mettono dinnanzi e sopra del Signore.... Ebbene; mettiamo insieme tutti i doni e gli onori che i cattolici hanno offerto e offrono a Maria: fiori, candele, pizzi, candelabri, voti, altari, tempi; espressioni tenere, infocate, di devoti, di santi, di S. Bernardo, di S. Francesco, di S. Alfonso; poesie dei più grandi poeti, di Dante, di Petrarca, di Manzoni; e poi, quando abbiamo fatto questa bella raccolta, che abbraccia ed esprime il culto dei cattolici verso Maria in tutti i secoli, su tutta la faccia della terra, mettiamolo di fronte al dono che a Maria ha fatto Dio, e vediamo chi vince alla prova. I cattolici danno a Maria tutti i doni della terra: lo dicono i protestanti che non potremmo dare di più e ce ne fanno un torto. E Dio che cosa dà a Maria? Dio dà a Maria - il suo stesso figlio! E glielo dà in maniera così stretta che tra Maria e il suo figlio si determina l’unione massima possibile,, l’unione della madre col figlio, e non solo per un riflesso morale, ma per una trasmissione fisica. Agostino e Tommaso, questi supremi ingegni del mondo cristiano, hanno detto in proposito due frasi che esprimond il sommo della intimità e della elevatezza della unione di Maria con Cristo e colla divinità: Agostino: Caro Christi, caro Maria. E Tommaso: Maria è consanguinea della S. Trinità! Altro che il troppo che i cattolici danno a Maria: Iddio stesso.non potrebbe trovare in se stesso, e fuori di sè stesso, cosa che sia pii. grande di sè stesso. Cari i miei fratelli protestanti, l’avete fatta grossa nel lesinare gli onori a Maria, e lesinarli col pretesto di non far torta a Dio; invece è un andare apertamente contro a Dio col non prestare questo onore; e Die che è andato Manzi e ha dato l’esempio a tutti Ma, interrompono i protestanti, non è l’onore a Maria che contestiamo, è la esagerazione di questo onore, — Non aggiungete torto a torto: non aggiungete al torto della mente il torto del cuore; esa gerazione! Può esserci in qualche dettaglio, ma pensate che siamo innanzi all’amore, il sentimento più incoercibile del cuore umano: pensate quale amore sia: è l’amore per chi? L’ambre verso la madre. L. Vitali.

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Ad un censore del culto alla Vergine In uno dei passati numeri del quotidiano «La Sera», figurava in quarta pagina una prolissa critica e del culto della Madonna e degli oratori sacri che in questo maggio se ne occupano in tutte le chiese di Milano. Riguardo a ciò che l’articolista scrive del maggiore o minor valore oratorio dei diversi predicatori, non mi voglio curare soverchio. Su questo terreno i criteri rispettivi di giudizio sono troppo diversi p- -poterci intendere. Il valore oratorio e artistico per m costituisce una pura accidentalità nella predicazione mentre il pensiero ed i sussidii morali e sopranatur- li che lo accompagnano, sono tutto; proprio l’opposto per i buongustai raffinati che pretenderebbe-) trovare nelle nostre Chiese su per giù quel diletto cli. offre il teatro. Piuttosto preferisco arrestarmi su quel suo protestantico formalizzarsi riguardo alle manifestazioni divozionali cattoliche. L’articolista trova esagerato il culto esterno alla Vergine; eccessiva la pompa di apparati, luminarie, fiori, riti e predicazione di tutto un mese, e qualche modo ingiurioso a Dio. La tenerezza per diritti di Dio, l’aombrare di tutto per ansia tema che essi vengano menomati, potrebbero far onore a chiunque, se non guastasse l’ignoranza crassa, voluta, circa la realtà delle cose. Nonchè nell’intenzione, neppure nello stesso culto materiale come è praticato fra noi, v’è pur l’omb. • di sfregio a Dio; le singole posizioni di Dio e del’sua benedetta Madre sono ben nette e distintè; n( c’è che informarsene. Ma il fatto che nel culto alla Vergine c’è una maggiore espansione, una nota più affettuosa e calda; un’esteriorità di dimostrazioni più accentuata con omaggi, offerte, lumi e fiori, non esiste irrecusabile i E’ vero; ma che per ciò? Mentre tutto questo non varca i confini del cosi detto culto di iperditF/ o somma venerazione, dovuto esclusivamente ai:, Madre di Dio, d’altra parte non è che troppo conforme ai nostri costumi umani per poterlo censurare comunque. Vedete per esempio che cosa facciamo noi nella nostra vita sociale. Volta che si festeggino date mernorande, se i festeggiati rappresentino ambo i Sessi, noi senz’altro usiamo alla donna un trattame:-to di favore. Ricorriamo a due soli casi: le Nozze ed ii Giorno Onomastico. Il giorno delle Nozze, la curiosità, le attenzioni, i donativi, la profusione di complimenti, augurii e fiori, sono tutti per la sposa; che, già avvolta rh," nimbo di luce di vaporosa bianchezza del manto nuziale, tutto uno spumeggio vanescente, si avvol,, • in una gloria di omaggi alla esuberante giovinezza, ’di delicate affettuosità, di rimpianti, di addii, cl piove da tutte le parti su lei così da ecclissare o qua.nito meno rendere persona secondaria lo sposo. E nel giorno onomastico dei genitori non si [p. 176 modifica]verifica forse che se al, babbo si dice un inondo di cose belle é carine; è però alla veneranda angelica figura della madre che si dirigono dimostrazioni di rispetto, di gratitudine, di tenerezza che solo per lei si forma.no e si tengono’ in serbo nel cuore da mesi e mesi prima, e tali da toccare le altezze più pure e sublimi d’un culto religioso? Così e più è nei nostri rapporti colla Vergine. «In che lande selvagge oltre guai mari Di sì barbaro nome fior si coglie, Che non conosca de’ tuoi miti altari «Le benedette soglie? O Vergine, o Signora, o Tutta Santa, «Che bei nomi ti serba ogni loquela!». E non dico i più sostanziali motivi del nostre culto alla Vergine, perchè non credo che, uno capace di scrivere l’articolo incriminato, sappia assurgere alla comprensione di cose troppo al di sopra del terreno che mostra di calcare...Inoltre, per comprendere tutto ciò, occorre quel senso cavalleresco per la donna, che purtroppo è scomparso dai nostri costumi, almeno nella sua no-. bile e pura concezione dei tempi passati. facile critico, il non desiderato distributore di arbitrari lauri di gloria a questo o a quell’oratore sacro, se avesse avuto cotal senso cavalleresco, forse non avrebbe compilato il suo infelice articolo... Can. L. Meregalli.