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172 IL BUON CUORE


l’uomo fu sempre l’uomo, colle sue qualità essenziali, costitutive, colla potenza del suo ingegno, colla energie rinascenti della sua volontà e del suo braccio; la storia dell’umanità, anche nelle deviazioni dell’errore e delle colpe, fu sempre una grande storia; la storia di Grecia, la storia di Roma, colla bellezza delle forme, collo splendore delle arti, colla sapienza degli ordinamenti, colla potenza delle armi e colla gloria. Nell’ambito dei beni puramente naturali, la creazione è sempre un gran bene, anche considerata spoglia degli elementi e del fine soprannaturale. Ma la terra non fu mai spoglia di questi elementi. La Creazione fu riparata. fu conservata, fu elevata dalla Redenzione.

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La Redenzione è l’opera del Figlio. Dio creando l’uomo nell’ordine naturale l’aveva trovato così bello, che, sebbene senza obbligo, per un tratto esclusivo della sua bontà, l’aveva elevato all’ordine soprannaturale, col dono della sua grazia: la grazia era come una pennellata divina che Dio rapito nella bellezza del quadro naturale dell’uomo, aveva dato all’uomo. Ma quella bellezza soprannaturale doveva essere conservata con un atto di bellezza morale, la fedeltà dell’uomo alla volontà di Dio: era la bellezza del libero arbitrio dalla parte uomo che doveva unirsi alla bellezza della grazia dalla parte di Dio: due bellezze. libere entrambe, che avevano ad esprimersi la più cara parola del linguaggio umano e divino, la parola amore! L’uomo si ribellò, l’uomo cadde; tutto l’ordine sopranaturale crollò. Il cuor di Dio ne ebbe una profonda, una terribile trafitta; Dio avrebbe potuto abbandonar l’uomo nella sua rovina. Ma Dio amava troppo l’uomo; l’uomo anche senza la grazia gli appariva ancora troppo segnato della sua immagine; più che un colpevole amò ravvisare in lui un infelice; dal tesoro del suo amore infinito cavò un altro consiglio, un consiglio di riparazione, un consiglio di redenzione. Il Padre aveva compiuta la creazione, il Figlio assumerà la redenzione. La redenzione del figlio cominciò già ad agire coi suoi benefici effetti nel giorno stesso della colpa nel giorno stesso del castigo. Nel momento in cui Dio, giustamente sdegnato, espulse l’uomo dal paradiso, gli promise un t-edentore; è per la fede in questo redentore venturo, che fece rivivere nell’uomo l’ordine sopranaturale, il dono della grazia. Chi visse in questa fede, anche Prima che il redentore venisse, raggiunse il fine sopranaturale della creazione; fu virtuoso, fu felice sulla terra, acquistò i meriti per salire un giorno in cielo. Quando, nei disegni della Provvidenza, i tempi furono maturi, il redentore venne sulla terra. Un angelo lo annunziò ad una Vergine a Nazareth; nacque in una capanna a Betlemme; visse trentatrè anni nei paesi della Galilea e della Giudea; fu maestro di una dottrina divina; accompagnò l’insegnamento coll’esempio, operò prodigi che manifestassero la sua ori gine e la sua natura divina; e un giorno sulla vetta del Calvario, abbandonatosi vqlente nelle mani dei suoi nemici, morì, come uomo, sopra di una croce, espiando il peccato dell’uomo, dando ai suoi patimenti, nell’unione della divinità colla umanità nella sua persona, un merito infinito. Cristo, colla sua passione e colla sua morte, cancellò tutti i peccati degli uomini, redense tutti gli uomini. E perchè la sua redenzione rimanesse non solo come ricordo ma come efficacia di redenzione su tutta la terra,.per tutti i secoli, rinnovò, consumò, il suo sacrificio dell’altare. L’Eucaristia è la parola pià sublime della redenzione del figlio di Dio: essa ricorda la redenzione di Cristo sul Calvario, ne perpetua i meriti infiniti a tutti gli uomini, ad ogni singolo uomo. Per l’Eucaristia noi siamo tutti i giorni sul Calvario: vediamo, amiamo, meritiamo!

La Santifi-ao.one è l’opera dello Spirito Santo. Il Padre crea, il Figlio redime, lo Spirito Santo comunica agli uonlini la grazia che il Padre diede all’uomo nella creazione, che l’uomo perdette, e che il Figlio gli riacquistò colla redenzione. Chi può ritrarre la bellezza, 1l grandezza, la soavità, della operaz:one dello Spirito Santo nell’infondere nell’uomo la grazia di Dio? Un saggio lo abbiamo negli effetti compiutisi negli apostoli il giorno della Pentecoste. Sono effetti di completa trasformazione, di completa elevazione. G,i Apostoli erano ignoranti e diventano sapienti; erano fiacchi e diventano forti; eran timidi e diventano coraggiosi; eran dubbiosi e diventano maestri; erano egoisti e diventano generosi; erano incerti, agitati, e diventano calmi, sorridenti, sicuri, fuggivano, rinnegavano di essere seguaci di Cristo, e predicanc Cristo, e cinti di catene baciano con gioia le loro catene! Gli effetti della grazia di Dio infusi negli uomini leggeteli nella loro completa e perfettissima attuazione in una persona che si trova nel cenacolo insieme agli Apostoli, leggeteli in Maria. Maria è il capolavoro della grazia di Dio, infusa dallo Spirito Santo. La Pentecoste per Maria era già sorta prima della Pentecoste. La grazia, in vista appunto dei meriti di Cristo, l’aveva rivestita dal pritno istante della sua concezione, giustamente e con privilegio esclusivo, chiamata immacolata. La grazia l’aveva accompagnata nella nascita: la grazia aveva destato nel suo cuore govinetto l’impulso di recarsi nel Tempio a dedicare esclusivamente a Dio l’omaggio del suo cuore nel voto inaudito della verginità. E quando è giunto il supremo momento che il Figlio di Dio discenda sulla terra, quando Maria nel silenzio della casetta di Nazareth, ài vede comparire dinnanzi il messo divino, con quali parole l’angelo, dissipando i dubbi di Maria, le annuncia in qual molo si compirà in lei il mistero della maternità, pur rimanendo vergine? Spiritus Sanctus superveniet in te et obumbrabit tibi. L’incarnazione in Maria è l’opera dello Spirito Santo.