Il buon cuore - Anno XIV, n. 20 - 15 maggio 1915/Religione

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Vangelo della domenica dopo l’Ascenzione

Testo del Vangelo.

Signore Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: Padre, e. giunto il tempo; glorifica il tuo Figliuolo. onde anche il tuo Figliuolo glorifichi. te: siccome hai data a lui podestà sopra tutti gli uomini, affinchè egli dia la vita eterna a tutti quelli che a lui hai consegnati. Or la vita eterna si è che conoscano te, solo.iiero Dio, e Gesù Cristo mandato da te. Io ti ho:glorificato in terra, ho compito l’opera che mi desti da fare: e- adesso glorifica me, o Padre, pressi) a te stesso con quella gloria che ebbi presso di te, prima che il mondo fosse. (S. GIOVANNI, Cap. in Pensieri. Il.Padre che glorifica il Figlio, il Figlio che glorifica il Padre; gli uomini che glorificano il Padre e il Figlio, per quello che il Padre e il Figlio hanno fatto per essi, ecco le grandi, le sublimi verità, ricordate nell’odierno Vangelo; grandi non soltanto per la luce ’che riflettono, quanto per l’amore con cui sono dette.

In quel tempo il, Signore Gesù alzati gli occhi al cielo. Come è già bello, come è espressivo, questo atto di Cristo nel mettersi a pregare; quale palese dimostrazione che se noi vogliamo davvero pregare coll’anima dobbiamo predisporre anche il corpo in quell’atteggiamento rispettoso, conveniente, che rifletta, che accompagni, che ajuti, l’atto dell’anima: l’uomo non è soltanto anima; è anima unita a un corpo, e gli atti perfetti dell’uomo sono quelli che risultano composti dall’unione e dall’accordo dell’una e dell’altro. Volere che l’anima voli al cielo, mentre il corpo resti piegato verso la terra, è porre contraddizione nell’atto umano: voli pur l’anima, ma, vo.. lando sc.la, con lei non vola l’uomo; e a breve arda..;, [p. 156 modifica]re, non elevandosi il corpo, non volerà più neppur l’anima. Quanti fra i cristiani dolorosamente dovrebbero dire: è precisamente ciò che avviene a me! Sta qui la filosofia del culto esterno.

Padre, è giunto il tempo, glorifica il tuo Figliuolo. Tutta la vita di Crsito fu glorificata dal dre: fu glorificata quando mandò l’Angelo dal cielo ad annunziarlo nella Casetta di Nazaret; quando mandò gli Angeli a indicarlo venuto nella Capanna cii Betlemme; quando fece.discendere in forma di colomba lo Spirito Santo sopra Cristo lungo le rive del Giordano, colla voce del cielo che diceva: questo è il mio Figlio prediletto;zel quale mi sono compiaciuto; quando, pregato da Cristo sulla tomba di Lazzaro, perchè lo glorificasse nella risurrezione dell’amico, Lazzaro risorse. Furono tutte glorificazioni grandiose, ma parziali: l’ora della glorificazione suprema è venuta; è una glorificazione sola, divisa in tre momenti: la morte, la risurrezione, l’ascensione. La morte fu la prima glorificazione di Cristo, perché è colla morte che Cristo redense gli uomini, debellò il nemico infernale, acquistò coi suoi meriti infiniti la grazia di Dio per la universale santificazione dell’umanità, e ricevette dal Padre il dominio e la potestà su tutti gli uomini, in modo che tutti l’ascoltassero, l’adorassero. S. Paolo lo dice apertamente: Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e morte di Croce; perciò Dio lo esaltò, gli diede un nome che è sopra ogni nome, affinchè col nome di Gesù ogni persona genufletta nel cielo, sulla terra, ’nell’inferno. ’La risurrezione fu la seconda glorificazione, perchè è colla risurrezione che Gesù Cristo diede la prova solenne, inconfutabile della sua divinità. Molti miracoli aveva già fatto Cristo nella sua vita, e molti per essi avevano creduto in lui. Ma non tutti avevano creduto: e quando i Giudei domandavano a Cristo nuovi argomenti della sua divinità, egli, come a prova suprema, si restrinse ad una sola, il miracolo di Giona profeta, che, stato tre giorni sepolto nel seno della balena, ne uscì pienamente vivo. La risurrezione non era soltanto l’argomento serbato per destare la fede dei Giudei, ma anche quella degli Apostoli. E’ solo dinnanzi al fatto della risurrezione che gli Apostoli si confermarono nella fede in Cristo La certezza della ’risurrezione -del Maestro, provata e riprovata colle diverse apparizioni in diversi luoghi, divenne la forza della predicazione degli Apostoli, e fece della loro fede la fede del genere umano. L’Ascensione fu la terza glorificazione che il Padre diede al Figlio, glorificazione che era il complemento delle altre, perchè solo dopo che Cristo ascese al cielo il Padre, insieme al Figlio, mandò sulla terra lo Spn-ith Santo; lo Spirito Santo che nel giorno della Pentecoste, scendendo sugli Apostoli, e negli Apostoli su tutta la Chiesa, completò l’opera della redenzione di Cristo, insegnando tutte le verità, anche quelle che Cristó non aveva ancora insegnato, dando alla loro intelligenza una luce maggiore di comprensione, dando al loro cuore uno slancio maggiore di

coraggio, di fortezza, che li rese pronti, ilari, vitto riosi, dinnanzi a qualsiasi sacrificio, anche a quello della vita.

Onde anche il tuo Figliuolo glorifichi te. La gloficazione che il Padre ha fatto del Figlio si è convertita in glorificazione che il Figlio ha fatto del Padre. Il Padre aveva data al Figlio la potestà sopra tutti gli uomini: questa potestà era stata data affinchè il figlio desse la vita eterna a tutti quelli, che a lui aveva consegnati. Quale è questa vita, eterna? Che conoscano te solo vero Dio, e Gesù Cristo mandato da te. Ha compito Cristo questo mandato? Io ho compito l’opera che mi desti a fare Con quale compiacenza, con quale trionfo, Cristo poteva ripetere quale parole, colle altre che immediatamente le precedono: Io ti ho glorificato in terra! Tutta la vita: di Cristo fu una glorificazione del Padre, nel far conoscere agli uomini queste tre verità: il Padre è il solo vero Dio.; il- Figlio è stato da lui mandato sulla terra per salvare tutti gli uomoni, dati a lui in potestà; la salute degli uomini, cioè la vita eterna, sta nel conoscere queste due verità, che il Padre è il solo Dio, e il Figlio è il solo redentore. Ha Cristo, nella sua vita, compito questa triplice missione? A dodici anni i suoi genitori lo smarriscono. Dove lo trovano? Nel Tempio, a discutere coi dottor della Legge. E qual ragione dà ad essi dell’opera sua? Non sapevate, egli dice, che io devo esser in quel che spetta al Padre mio? La prima parola di Cristo sulla terra è l’affermazione della missione sua di far conoscere il Padre. E’ il Padre che egli riconosce sempre come suo maestro. come suo ajuto. Specialmente nei momenti più solenni della sua vita, il nome del Padre torna sempre sulle sue labbra. Il Padre è invocato alla risurrezione di Lazzaro; il Padre nell’ultima Cena; il Padre nel Getsemani; il Padre sulla Croce! Adempiere la volontà del Padre fu l’intento di tutta la vita di Cristo, adempirla sempre, e farla adempire dagli altri. Quando le turbe, meravigliate dalla sapienza delle sue parole, dalla potenza dei suoi miracoli, dalla perfezione della sua vita, lo acclamavano, gli davano gloria, egli loro rispondeva. la gloria per me è niente; quello che io cerco è la gloria dei Padre. E questa gloria la cercò nella sua dottrina, la cercò nei miracoli che compieva, la cercò nella santità delle. sua vita, presentandosi al mondo come esempio di tutte le virtù. La gloria più grande della divinità; i sacrifici che la onorano di più, non sono le onere esterne del culto, sono i sentimenti puri dell’animo, la preghiera fiduciosa, la elevatezza degli intenti, l’amore del prossimo, il perdono delle offese, il sacrificio disinteressato, generoso, la forza nei dolori, l’amore scrupoloso della giustizia, in tutto, con tutti, •il richiamo continuo che il pregio della vita non sta nelle ricchezze. ma nella coscienza pura, che nulla giovano tutti i [p. 157 modifica]beni della terra se si perde l’anima, che il tesoro preferibile non è quello che è formato dai tesori terreni che il tarlo rode e i ladri rapiscono, ma il.tesoro interno delle virtù, che nessuno ci può rapire, tesoro che si muta in ragione di merito, e ci procura un premio che nessuno ci potrà togliere più mai. Nell’esercizio di questi doveri che costituiscono la perfezione cristiana, Cristo non mette alcun limite: nessuno può mai dire: fermati; ora sono buono abbastanza. Gesù mette quale sia il tipo della virtù che noi dobbiamo seguire. Qual’è? E’ il tipo di una perfezione, che è in continua ascendenza perchè la meta non sarà dall’uomo raggiunta mai. Siate perfetti, come è perfetto ii Padre vostro che è nei cieli. E’ una doppia gloria del Padre. La maggior gloria del Padre è la virtù degli uomini; la maggior virtù degli uomini è l’imitazione del Padre. E questa gloria del Padre, Cristo non l’ha cercata soltanto nel circolo della vita presente; egli là perpetua in altre due vite, la vita dell’Eucaristia, la vita del cielo. Tutti i caratteri dell’Eucarestia, come sacrificio e come sacramento, sono una proclamazione della gloria del Padre, nell’amore e nel sacrificio ’di Cristo. Nel cielo non vive che per pregare incessantemente il Padre per noi. La missione di Cristo nel cielo è la continuazione della missione di Cristo sulla terra. Nel Tempio della celeste Gerusalemme Cristo ripete le parole che fanciullo a dodici anni pronunciò nel Tempio della Gerusalemme terrena.

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Agl: uomini, ora, tocca rendere al Padre e al Figlio, la gloria che il Padre rese al Figlio, la gloria che i! Figlio rese al Padre. La gloria che l’uomo può e deve tendere a Dio è il conseguimento cercato e voluto presso di sè della vita eterna. La vita eterna dell’uomo, ottenuta dall’uomo è ciò che costituisce la gloria di Dio. In che consiste la vita eterna? L’odierno Vangelo lo proclama apertamente. la vita eterna si è, che conoscano te solo vero Dio •e il figlio che hai mandato. La conoscenza di Dio e di Cristo si chiama vita eterna, perchè questa conoscenza è il mezzo necessario, assoluto, per andare in cielo. Verita ben importante, verità che non si dovrebbe mai cessare di proclamare, di ’ripetere, sulla terra, a tutti gli uomini. Non rifugiamoci dietro il pretesto della buona fede, dietro la scusa della ignoranza incolpevole: queste scuse dell’errore, della indifferenza o della incredulità, ci possono essere, ci sono, e noi ci guarderemo bene dal limitare anche minimamente la misericordia di Dio nel trovare attenuanti per tutti quelli che non conoscono la verità, perchè non siano ammessi alla gloria del cielo. Ma non dimentichiamo anche che la via della verità, la via ordinaria, ufficiale, regale, è la via di Cristo: io sono la via, la verità e la vita: chi crede in me, sarà salvo; chi non crede sarà condannato. Non vi è che un solo nome nel quale gli uomini possono salvarsi, è il nome di Cristo. Lo ha proclamato San Pietro.

I ’etchè affidarsi ai viottoli per giungere alla meta, quando ci sta dinanzi la via maestra? Oh, entriamo prontamente, francamente, con piena confidenza i questa via: il farlo non è soltanto dovere, è vantag-. gio, è onore. E’ già un grandissimo favore il credere in Dio e in Gesù Cristo: la fede ci pone già da sè sola al di sopra di tutte le cognizioni della scienza umana. la più progredita: la vecchierella della mia monta-. gna che apprese a creder nel Figliuol de? Fabbro, ne sa ’più finto* no a Dio e al Redentore di quanto sapessero.Aristotile, Platone e Socrate, che invocava una progenie divina a maestro della umanità. Ma il beneficio del credere 1. fatto più grande da un altro beneficio: il credere non basta; la fed’senza le opere è morta: per credere bene, bisogna anche agire, bisogna alle verità proposte dalla fede fai. seguire le opere corrispondenti alla fede; alla luce della mente, far seguire la fiamma del cuore, l’eroi-. smo delle opere. Sono le opere stesse che ha compiuto Cristo, le opere che egli ha insegnato colla sua dottrina, più ancora, che ha praticato col suo esempio. Vocazione invidiabile! Cristo permette che noi siamo una sua ripetizione, che noi siamo Cristo! Eritis sicut Dii, aveva detto nel paradiso terrestre il nemico infernale ai nostri progenitori; questa frase detta per ingan.. no si è convertita nella più cara delle realtà. Più ancora: noi possiamo, noi dobbiamo ripe. tere Cristo non soltanto per noi, ma per tutto il mon.. do: noi dobbiamo essere i continuatóri della reden zione morale di Cristo; noi dobbiamo completare col. l’opera nostra l’opera sua: adimpleo ea quae desunt passionum Christi, in carne mea, pro corpore ejus, quod est Ecclesia! Quale grandezza, quale ragione di intima compiacenza, di giusto orgoglio, di nobile entusiasmo! Instaurare omnia in Christo. Fu il grande pro gramma del Vicario di Cristo: siamo lieti di risponde re al quo appello, d’essere suoi collaboratori. Collabo.. ratori del Pontefice siamo collaboratori di Cristo; collaboratori di Cristo per la gloria di Dio, pel bene del-. l’umanità. Il cielo e la terra saranno. nostri; la terra colle virtù, il cielo col premio. L. V.

UN GRIDO INSENSATO 66 La si finisca col ricordare il Re Un giornale ha riportato che nella inaugurazione del Monumento dei Mille a Quarto il 5 Maggio T 91 5, mentre D’Annunzio pronunciava la’ sua ora-. zione, giunto ad un punto in cui ricordava la maestà del Re, una voce improvvisa, rompendo il silenzio, lanciò in mezzo alla folla la frase: è ora di finirla di ricordare il Re! UP.a tempesta di pugni gli troncò la frase nella bocca: misura di castigo incivile, ma giusta.. • Leggendo questa frase, io mi sentii ribollire il [p. 158 modifica]sangue come dinnanzi a un insulto, ad una profanazione ad una offesa fatta a tutta la Nazione. Ecco disti — l’effetto delle dottrine deleterie che si vanno diffondendo in mezzo al popolo, dottrine disgreganti, che, scindendo le idee, dividono gli animi, dividono le persone, dividono le classi, creando quella confusione che invano si cercherà poi di ridurre ad unità per getarli, come un corpo solo, formato dalla forza di tutti, nel punto ove sarà maggiore il bisogno della di fesa nazionale.

lo Alberi( Vittorio Emanuele II, Umberto I; la gloriosa dinastia di Savoia, rispettata ed invidiata da tutte le Nazioni, come quella che ha saputo, col rischio della propria esistenza, dare all’Italia, dopo secoli di divisioni e di servaggio, una patria unita e forte, che provoca le brame delle più forti nazioni del mondo per averla alleata e compagna. Ma si grida; ciascuno ha diritto di pensare a modo suo: i repubblicani hanno diritto di dirsi repubblicani, i radicali radicali, i socialisti socialisti. Qi esto è il grande errore, la grande ubbia, che travolge e inganna molti. Libertà per tutti. Libertà per tutti, sì, ma rispettando la legge, seguendo la ragione. La libertà proclamata in senso assoluto, senza limiti, degenera e si muta in licenza; e il bene del paese e della nazione, è il rispetto alla volontà della maggioranza; sono i plebisciti che devono essere seguiti. Attualmente, quale è il plebiscito del popolo italiano? Italia una e Vittorio Emanuele, con Roma capitale. Questa è la forma politica di governo, questa è la base attuale giuridica della nazione italiana. E una nazione non si conserva forte e sicura se non attenendosi agli elementi che l’hanno costituita. L’Italia si è costituita come governo costituzionale sotto Casa Savoia: con questo programma si è fatta una; solo con questo programma si conserverà forte e grande; come la Svizzera, nata Repubblica, si conserverà grande e forte collo stare Repubblica: come gli Stati Uniti, nati repubblica, si conserveranno grandi e forti collo stare repubblica.

Discordi nel giudicare la Germania pel modo col quale ha iniziato la guerra, l’ha condotta e la conduce, in un punto sono tutti uniti: nell’ammirare la compattezza, la fusione degli animi, la costanza nel volere un solo intento: Kaiser e Nazione sono una cosa sola: non è possibile il pensare che in Germania possa mai sorgere il grido in mezzo alle discussioni politiche: è ora di finirla col Kaiser! E questa unione indiscussa della nazione col suo capo, fa la forza indomabile della nazione germanica. La forza dell’esercito italiano si può desiderare, si può anche supporre; certe pagine dell’impresa libica ci danno confortanti speranze; ma come difenderci da un dubbio ragionevole sulla compattezza dell’esercito italiano, quando si pensa che gli elementi che lo devono comporre, sono reclutati dalle masse tumultuanti nelle piazze, dagli affigliati ciechi del socialismo, dalle torbide congreghe della massoneria? Se c’era luogo e momento in cui l’unione di tùtti si imponeva, era la inaugurazione del mo-. numento ai Mille; lo imponeva il ricordo del passata, lo imponeva il bisogno presente.. Con qual griIn Italia la repubblica divide - disse un giorno Crido i Mille salparono da Quarto, con qual programspi; la monarchia unisce. Questa grido, che andava bema Garibaldi chiamò a raccolta la nazione? Italia e ne, per ragioni del momento, detto a quel tempo, per Vittorio Emanuele. Fu questo grido che’ trovò e fealtre ragioni più complesse, non v’ha meno bene ce tutti consenzienti;. fu questo grido che formò la detto adesso. concordia dell’animo di tutti, che disarmò le diffidenze della diplomazia, che suscitò quell’onda irresiTutti i partiti che non accettano il programma stibile di entusiasmo, che portò Garibaldi vittorioso costituzionale consacrato dai plebisciti; compresi i rea Palermo, a Milazzo, a Napoli. pubblicani, sono nemici della patria, della sua unità,,sono nemici della sua forza e della sua grandezza, Ed ora, nella tremenda conflagrazione delle NaCredendo di andare innanzi, tornano indietro; torzioni europee, nella quale, se noi pure saremo trascinano alle forme del Medio Evo, belle allora perchè nati, anche ad entrarci tutti compatti, saremo semcorrispondenti ai bisogni dei tempi e al voto delle pre un elemento di secondaria importanza, si ha il popolazioni, ma che portarono poi e porterebbero coraggio di gridare: è ora di finirla col Re! Il Re, ancora alle divisioni, alle lotte intestine, che chiache per consenso di tutta la nazione, rappresenta la marono e resero possibile il dominio dello straniero Nazione! Nel momento, in cui si comincia il viaggiò sotto la guida di un Capo, tagliare il capo al Capo? - in Italia per secoli e secoli. Nel 1848 Carlo Alberto combatteva sul Mincio; E’ un delitto, una frenesia, un tradimento. sarebbe stata necessaria l’unione di tutti; Mazzini E chi è questo Re che si’ vuol togliere di mezzo? brigava contro il Re! Due mesi dopo gli austriaci Uno scemo, dissolino, un tiranno? E’ da tutti rierano ancora in Milano. tenuto una mente seria, colta, studiosa; famigliarmente è un tipo di esemplari virtù domestiche, semEcco cosa vuol dire il grido: è ora di finirla pre pronto ad intervenire col concorso della persocol Re; vuol dire: è ora di finarla colla forma polina e degli aiuti materiali nei bisogni speciali e neltica che ha fatta l’unità d’Italia, è ora di finirla 051 le calamità della nazione; è un individuo, insomma, regime costituzionale, consacrato dai plebisciti, personalmente, altamente rispettabile. Il Re non va considerato solo come persona: anMa è ancora più rispettabile il Re, se lo si conche conce persona, il Re attuale si merita rispetto e la sidera come il discendente di una dinastia di Re, che stima di tutti; nessuna persona, onorandolo, sente hanno dato all’Italia l’indipendenza e la libertà: Cardi venir meno alla propria dignità. [p. 159 modifica]Ma il Re va considerato e onorato principalmente come simbolo, come espressione vivente del voto popolare, rappresentante di una grande dinastia, fra le molte dinastie, l’unica che possa dirsi veramente italiana, il Re personifica il passato e il presente; la tradizione e l’attualità, ciò che sta e ciò che propredisce, e progredisce appunto perchè sta. E’ il tronco che fa germogliare i rami. D’Annunzio non è nella mia simpatia: 3 un grande ingegno, anzi, se si vuole, è anche un genio: ma l’iiorno ha demolito il letterato, e nel letterato, la forma copre troppo spesso il vuoto della sostanza; la sua orazione per l’inaugurazione del monumento dei Mille, è una ostentazione per raggiungere il bello, senza raggiungerlo: ma c’è una parola che mi piace. Parlando del Re, non dice: il Re; dite: la Maestà del Re: ha capito che il Re, più che una persona, è un simbolo, il simbolo dell’Italia: chi vuol toglierlo è un vero insensato; non è una persona che ’toglie; in via di fatto toglie l’Italia. L. VITALI. 4k..94. 414 414.94 414 94

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o noo se -sta?.21g Nun venzni o •stentin? Se va o noo se va? Ti coss’t’en diset? Maa... mi soo nagott. La maggioranza dis:’ bisogna andà Perchè gh’è gent che merita di bott. Ma donca andentm e in quanto poeu al pestà Bisogna pestà fort del dì e de nott Per dagh on tai alla barbarità De quella trista arnutda d’Ottentott. Me par che adess l’è propri el moment bon, Tuttcoss è pront e tucc pien de coracc; Fior, de de bomb e de canon, Fzor de Cròs-ross e fior de munizion E tacchemegh insemina ona gran fed In la stella d’Italia... anzi... stellon! FEDERICO Bussi.

Litanie della pace per la patria Signore, abbi pietà di noi. Cristo, abbi pietà di noi...Signore, abbi pietà di noi. Cristo, ascoltaci. Cristo, salvaci. Dio Padre nei cieli, abbi pietà di noi. Dio Figlio, Redentore del mondo, abbi pietà di noi. Santo Spirito Paraclito, abbi pietà di noi. Vergine Maria, che sei detta la Castellana d’Italia, -- prega per noi.

San Pietro, che fondasti in Roma la Chiesa di Cristo, id. San Paolo, che inculcasti la virtù del patriottismo, — ’ id. San Leone Magno, che fermasti Attila alle porte di Roma id. San Pio V, che invocasti la Croce a debellare l’islamismo, id, San Gregorio, che difendesti Roma dall’invasione straniera, -- id. San Benedetto, Che salvasti la civiltà italica dai barbari, — id. Sant’Anselrno, perseguitato dai potenti contro giustizia; — id. San Francesco d’Assisi, restauratore dei costumi in tempi faziosi, — id. Sant’Antonio da Padova, scudo degli oppressi centro gli oppres.;(mi. San Bernardino da Siena, apostolo di pace e fratellanza tra il popolo, — id. San. Gaetano Thiene, torturato innocente nel saccheggio di. Roma, -- id. Beato Amedeo di Savoia, padre dei sudditi in guerra ed in carestia, — id. Beato Sebastiano Valfrè, confortatore dei Torinesi nell’assedio del 1706, — id. Santa Chiara d’Assisi, che la tua città scampasti dai Saraceni, — id. Santa Caterina da Siena, che le civili discordie pacificasti, = id. Signore, abbi pietà di noi. Cristo, abbi pietà di noi.. Signore, abbi pietà di noi. Sant’Ambrogio, patrono di Milano, proteggi l’Italia. Sant’Antonino, patrono di Firenze, -- id. Sant’Efisio, patrono di Cagliari, — id. San Francesco da Paola, patrono delle Calabrie, -- id. San Gennaro, patrono di Napoli, — id.. San Giorgio, patrono di Genova — id. San Giovanni Battista, patrono di Torino — id. San Marco Evangelista, patrono di Venezia, -- id. San Nicola, patrono di Bari, — id. San Petronio, patrono di Bologna, — id. Sant’Agata, patrona di Catania, - id. Santa Rosalia, patrona di Palermo, — id. Santa Rosa, patrona di Viterbo, — id. Angeli e Santi che vegliate sulle nostre città, sulle nostre campagne, sui nostri monti e sui nostri mari, proteggete l’Italia. Gesù, che piangesti sulle rovine di Gerusalemme, difendi la nostra patria. Gesù’, che sei il Re della pace, donaci la pace. Nel pentimento delle nostre colpe, noi t’invochiamo, o Signore, ascoltaci. Dalla guerra, dalla peste, dalla carestia, e dal terremoto liberaci, o Signore. Cristo;.esaudisci le nostre suppliche. [p. 160 modifica]O Signore, abbi pietà del popolo tuo. Cristo, abbi pietà di noi. S’gnort, abbi pietà di noi.

PREGHIERA

Nell’immane rovina•che travolge l’Europa, mentre lo spettro della guerra a ridi si avvicina, terribile e terrificante apportatore di stragi e di lutto, rivolgi, o Signore, clemente e misericordioso, il tuo sguardo alle nazioni che lottano, d’odio furibonde, fra il sangue • ed il pianto che.scorrono a rivi, fra le chiese profanate, i monasteri deserti, i fiaeolari spenti, il tuo mistico gregge,disperso. Tu pietoso assisti i prigionieri nell’esilio crudele; accompagna e guida le genti randagié, che il turbine di fuoco discaccia dalla dolce casa; risana i feriti, dà la rassegnazione ai ciechi, ai mutilati; consola l’agonia dei morenti, Conforta lo strazio delle madri e delle spose, rasciuga il pianto degli orfani, soccorri i derelitti senza tetto ed i poveri senza pane.

Riunisci coloro che si amano e che son separati, concedi ai caduti sul campo la gloria eternale, e dona a tutti la tua pace. Così sia. Contessa ROSA DI SAN MARCO.