Il buon cuore - Anno XIV, n. 06 - 6 febbraio 1915/Religione

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Il buon cuore - Anno XIV, n. 06 - 6 febbraio 1915 Beneficenza

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Vangelo della Quinquagesima

Testo del Vangelo.

Il regno dei cieli è simile ad un uomo il quale seminò nel suo campo buon seme. Ma nel tempo che gli uomini dormivano, il nemico di lui andò, e seminò della zizzania in mezzo al grano, e si partì.

Cresciuta poi l’erba e venuta a frutto, allora comparve anche la zizzania. E i servi del padre di famiglia, accostatisi, gli dissero: Signore, non avete voi seminato buon seme nel vostro campo? Come dunque ha della zizzania? Ed ei rispose loro: Qualche nemico uomo ha fatto tal cosa. E i servi gli dissero: Volete voi che andiamo a coglierla? Ed egli rispose: No; affinchè cogliendo la zizzania, non estirpiate con essa anche il grano. Lasciate che l’uno e l’altra crescano sino alla ricolta, e al tempo della ricolta dirò ai mietitori: Sterpate in primo luogo la zizzania, legatela in fastelli per bruciarla; il grano poi radunatelo nel mio granaio. Propose loro un’altra parabola, dicendo: E’ simile il regno de’ cieli a un grano di senapa, che un uomo prese e seminò nel suo campo: la quale è bensì la pi4 minuta di tutte le semenze; ma cresciuta che sia, è maggiore di tutti i legumi, e diventa un albero, dimodochè gli uccelli dell’aria vanno a ripó sare sopra i di lei rami. Un’altra parabola disse loro:E’ simile il regno dei cieli a un pezzo di lievito, cui una donna rimescola con tre staia di farina, fintanto che tutta sia fermentata. Tutte queste cose Gesù disse alle turbe per via di parabole: nè mai parlava loro senza parabole; affinchè si.adempisse quello che era stato detto- dal Profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, manifesterò cose che sono state nascoste dalla fondazione del mondo. Allora Gesù, licenziato il popolo, se ne tornò a casa; e accostatiglisi i suoi discepoli, dissero: Spiegaci la parabola della zizzania nel campo. Ed ei, rispondendo, disse loro: Quegli che semina buon seme, si è il Figliuol dell’uomo. Il campo è il mondo; il buon seme sono i figlioli del regno: la zizzania poi sono i figlioli del maligno. Il nemico che l’ha seminata, è il diavolo: la raccolta è la fine del secolo: i mietitori poi sono gli Angeli. Siccome adunque si raccoglie la zizzania e si abbrucia, così succederà alla fine del secolo. Il figliuol dell’uomo manderà i suoi Angeli; e torranno via dal suo regno tutti gli scandali, e tutti coloro che esercitano l’iniquità; e li getteranno nella fornace di fuoco: ivi sarà pianto e stridore di denti. Allora splenderanno i giusti come il sole nel regno del loro Padre. Chi ha orecchio da intendere, intenda. (S. MATTEO, Cap. io Pensieri.

Le tre parabole presentate nell’odierno Vangelo, importanti considerate isolatamente, diventano più importanti considerate in relazione l’una coll’altra, quasi l’una rampolli dall’altra, e formino insieme unite un quadro solo, che si completa con diverse parti. Gesù Cristo ricordò queste parabole in un solo. discorso: l’unità nella varietà ’che riscontriamo noi, forse non è nel nostro pènsiero se non perchè fu prima nel suo.

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La prima parabola riguarda il buon seme me [p. 45 modifica]scolata insieme alla zizzania. La mescolanza dei buoni coi cattivi è un fatto costante nella vita presente. Esso dà luogo ad una delle più frequenti censure contro, l’ordine della Provvidenza. Perchè, si grida, Dio permette che in mezzo ai buoni sorgano i cattivi; peggio ancora, perchè, nella maggior parte dei casi, Dio permette che in mezzo ai buoni sorgano i cattivi; Dio permette, che • i cattivi trion fino, che i buoni siano sopra fatti, calpestati, che i buoni piangano? Che vi’ siano dei cattivi, in mezzo ai buoni, è certo un male; è peggio ancora che i cattivi abbiano il sopravvento sui buoni, che i cattivi trionfino. Ma Gesù Cristo dichiara subito e apertamente quale sia la causa del male; la causa del male è fuoridi Dio. La prima causa dei cattivi, cattivo egli stesso prima di tutti, è il demonio; la seconda causa dei cattivi sono i buoni, che non vegliano abbastanza per salvare dagli occulti e dai palesi assalti del demonio e de’ suoi seguaci le persone affidate alle loro cure. Ma per qual ragione Dio permette la tentazione del demonio, perchè Dio permette la negligenza dei buoni nel toglier presso gli altri la fatale influenza di questa tentazione? La ragione suprema è questa: Dio che ci ha creati senza di noi, non ci vuol far salvi senza di noi. Dio ha un grande rispetto alla libertà. Dio vuole che la libertà entri come elemento essenziale di tutti gli atti umani; è solo la libertà che da valore ad essi. Che pregio avrebbe il nostro ossequio alla legge di Dio, se fosse un ossequio forzato, materiale, involontario? Non è tanto l’opera che Dio apprezza, quanto il sentimento col quale l’opera si compie: quello che Dio vuole nell’opera è l’amore. — Questo popolo, grida Dio parlando al popolo Ebreo, mi onora colle parole, ma il suo cuore è lontano da me. — E il popolo Ebreo, malgrado la sua speciale vocazione, fu riprovato. A noi basta sapere che Dio, dandoci il gran dono della libertà, dono che ci fa grandi, che ci fa autori del bene che facciamo, che circonda di profumo, tutte le nostre azioni buone, ci abbia nel tempo gesso dato i mezzi sufficienti di difesa contro i nostri nemici, E questi mezzi Dio ce li ha dati, prima di tutto nel dono stesso della libertà, poi nell’aiuto della grazia sua, poi nella, custodia dei buoni, affidata a chi deve essere buono, la custodia dei genitori verso i figli, dei maestri verso gli scolari, dei padroni verso gli operai, dei sacerdoti verso i fedeli. Che colpa ha Dio se per negligenza dei genitori i figli crescono discoli; se per la perversità dei maestri gli scolari sono preversi; se pel cattivo esempio dei padroni, gli operai trascurano i loro doveri; se pel poco zelo, per la poca scienza, pel poco spirito di sacrificio dei sacerdoti, il popolo fedele si svia, ed è facile preda di increduli e di socialisti? •

Non siamo noi che abbiamo diritto di condannye Dio; è Dio che giustamente ha ragione di condannare noi. Che fa Dió dinnanzi al doloroso fatto, non imputabile a lui, ma a noi, della miscela dei buoni coi cattivi? Dio ci fece grandi prima col dono della libertà e della grazia; ci salva ora e vuol farci grandi coll’esercizio della sua misericordia. I servi, quando videro ’sorgere la zizzania col buon grano, andarono dal padrone e gli dissero: vuoi tu che estirpiamo la zizzania affinchè non soffochi il buon grano? Era loro colpa, se col sonno riprovevole avevano permesso che il nemico seminasse la zizzania: ostentano ora uno zelo intempestivo contro le conseguenze del male da essi cotnpiuto. Quante volte pur troppo si avvera questo fatto di persone che sorgono e mostrano zelo contro un male che essi dovevano impedire e non hanno impedito, essi i primi colpevoli delle colpe altrui!

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No, disse il buon padrone ai servi inetti e zelanti fuori di tempo, non sradicate la zizgania, perchè con essa non si sradichi per caso anche il buon grano. Per più ragioni, sradicando la zizzania, si potrebbe sradicare il buon grano. La zizzania, crescendo, può diventare buon grano. Ciò si avvera della zizzania, non nel senso specificò di zizzania, ma nel senso generico di pianta. Sopra una pianta nata selvatica, si può innestare un germe buono, e il vigore selvaggio della pianta diventare forza maggiore dell’innesto. Nell’ordine soprannaturale questo fatto si avvera assai frequentemente. La grazia può operare mutamenti miracolosi. Se vedendo il furore di persecuzione di Saulo, la vita scandalosa di Maddalena, l’irreligione e le.sregolatezze di Agostino, alcuno avesse gridato: Signore, estirpateli... chi sarebbe stato estirpato? Colui che sarebbe divenuto il più grande degli Apostoli, chi sarebbe divenuto un tipo eroico di penitenza e di santità, chi sarebbe stato uno dei più grandi e sapienti vescovi della Chiesa! La zizzania, sradicata, può sradicare il buon grano, nel senso che, tolti i cattivi, i buoni, senza l’esercizio dello stare in guardia per non lasciarsi pervertire, si adagerebbero in un ozio fatale. Gli ozi di Capua non hanno snervato soltanto i soldati di Annibale. La pace religiosa in Francia, in seguito alla revoca dell’Editto di Nantes, preparò nel secolo XVIII il periodo di corruzione della Reggia e del Clero, causa remota e non ultima degli attuali disordini. La zizzania, sradicata, può sradicare il buon grano nel senso di non permettere che pel contatto dei cattivi, anzi per la persecuzione dei cattivi, i buoni diventino più buoni, diventino non soltanto buoni ma eroi, anzi Santi. E questo tanto nel campo umile e ristretto delle famiglie e delle comunità, come nel [p. 46 modifica]ca 4o-•vasto delle Società e della Chiesa. Nelle famiglie, nelle comunità, si ammirano alcune volte tipi meravigliosi di pazienza e di sacrificio, in una figlia, in una sposa, in una nipote, in una madre, in una coinpagna: questi mirabili esempi potrebbero esserci senza una madre, in una compagna: questi mirabili c mpi potrebbero esserci senza una madre bisbetica, senza un marito brutale, una zia permalosa, un figlio ingrato, una compagna invidiosa, malevola? E nella società sorgerebbero imponenti quei tipi di forza morale e di eroismo provocati dalla ingiustizia degli uomini; Dante tetragono ai colpi di sventura nell’esiglio di tutta la vita colla nobile vendetta di scrivere la Divina Commedia; Colombo non domato dalla persecuzione, che porta come titolo d’onore le sue catene nella tomba; Pellico che saptifica i dolori di una decenne prigione, e li scrive in un libro immortale, senza una parola di livore contro gli oppressori? Gli spettacoli maggiori della virtù e della santità nella Chiesa si può dire che siano il frutto più prezioso delle persecuzioni. L’eroismo più grande nella Chiesa è presentato dalla lunga e splendida schiera dei martiri: Chi ha fatto i martiri se non i persecutori? Senza i persecutori la Chiesa non potrebbe móstrare alcune delle sue paginf più belle nella storia dei secoli passati. I persecutori moderni, che rappresentano la zizzania dell’oggi, nel disegno di Dio forse sono preparati per far scrivere alla Chiesa altre delle sue più belle pagine nell’avvenire. Ma se Dio è buono e, misericordioso, Dio non cessa di essere giusto. Vi è tempo e tempo; vi è il tempo della misericordia e vi è il tempo della giustizia. Se il padrone ora risparmia la zizzania, non la risparmierà sempre. Verrà il tempo in cui dirà ai suoi servi: raccoglietela, fatela in fasci, e gettatela nel fuoco eterno. E qui dove noi abbiamo torto; nel condannare Dio per l’esistenza, pel trionfo dei cattivi, senza pensare al futuro: ’Iddio va giudicato nel suo disegno intero: noi, colla veduta corta di una spanna, vediamo solo il presente: Dio vede il presente e vede l’avvenire. Oh, non godete, o tristi, perchè, facendo il male, potete dire: quid nobis accidit triste? Oggi è il vostro giorno, verrà il giorno di Dio. Dio non ha premura di compiere la sua giustizia: Dio sa che il suo giorno inevitabilmente arriverà. E’ allora che le partite si pareggeranno; è allora che Dio si riserba di essere giudicato e giustificato, Dio è paziente perchè Dio è eterno.

E che la mescolanza della zizzania col buon seme, dei buoni coi cattivi, non impedisca il trionfo della causa di Dio, lo prova la seconda parabola del grano di senape, che, il più piccolo fra i semi, diventa col crescere albero grande, tanto che gli uccelli vengono a posare fra i suoi’ rami e a farvi il nido. Questo grano di senape è la Chiesa, che raccolta sul Calvario nel sepolcro di Cristo, raccolta nel Cenacolo fra i dodici Apostoli, rompe la pietra del sepolcro, esce dalle riposte mura; e colla fede della divi nità di Cristo provata luminosamente dal fatto della sua risurrezione, si diffonde su tutte le parti della terra, allarga i suoi rami, e sovra di essi vengono a riposare, sicuri dalle procelle, i popoli della terra. t

Anime credenti e pie, una gioia squisita riserba Iddio per voi nel ricordo della terza prabola della donna che pone un pizzico di lievito nella massa di farina e la fa tutta fermentare. Voi non siete estranee al grande trionfo della causa di Dio, pure in rnezzo alle diffic6Ità che nascono dalla presenza nel mondo e dalla prepotenza dei cattivi. Quella massa di farina è la Chiesa, quella donna è l’anima cristiana, siete voi, quel lievito è la virtù individuale. pna grande verità è racchiusa in questo confronto. Il fermento della Chiesa, il trionfo della Chiesa nasce prima di tutto nel segreto delle coscienze, illuminate dalla fede, riscaldate dall’amor di Cristo, fortificate nell’uso dei Sacramenti. La santificazione pubblica e generale della Chiesa nasce dalla virtù segreta e particolare degli individui. Divenitamo buoni noi, tutti noi; facciamo diventare buoni con noi i nostri figliuoli, i nostri cari, e noi vedremo in breve tempo come per incanto una rapida e crescente trasformazione sociale in bene. La forza della virtù nei cuori diventerà la forza della virtù nel mondo. La Chiesa onorò del suo ricordo in questi giorni S. Agata; questa gloriosa vergine e martire disse una grande parola al tiranno che la martoriava, recidendole una parte del seno: kc Barbaro tiranno, gli disse, non hai orrore di recidere in una vergine quel seno che hai succhiato nella madre? Ma io ho un seno interno, col quale nutro e fortifico tutti i miei sensi.» Era la virtù individuale interna, che fortificava la vita esterna, e preparava Agata ad essere una delle più grandi martiri della Chiesa primitiva„ e col martirio uno dei più grandi apostoli. Virtuose come Agata nel cuore, come Agata sarete virtuose nelle opere; virtuose per voi, apostoli di fede e di virtù per gli altri. L. V. 1/451..".0

l funerali òi D. Giulio Mezzera Parroco di Montesiro Brianza. • Nella tarda età di anni 81_, dopo una lunga malattia che l’aveva indebolito nella mente e reso quasi cieco, consolato dai Sacramenti, moriva il febbraio, questo sacerdote colto, zelante e pio. Se ne fecero i funerali il giorno 4 corrente, e furono col concorso di tutta la popolazione e di molti sacerdoti accorsi da diverse parti anche lontane, una solenne testimonianza dell’alta stima in cui era da tutti tenuto. Accanto al feretro, insieme ai parenti, erano il Conte Iacini, il nob. Prinetti, villeggianti e proprietari nella Parrocchia e il comm. Sacerdote Luigi Vitali, antico amico dell’estinto, che al cimitero disse le seguenti parole: «Sulla tua tomba, o amico, non può mancare [p. 47 modifica]la voce del tuo più antico’ e caro degli amici. Ricordo questo titolo per attestare che quanto son per dire di te non è per informazioni avute: parlo perchè ’ti ho conosciuto, e conoscendoti posso affermare la lode per te, sempre nobile e cara, più preziosa può suonare in questo supremo momento, che pesa tutto il valore della vita, ili momento della morte: dico tutto col dire: tu sei stato un vero Sacerdote. L’ideale del sacerdote, una vita di purezza, di lavoro,, di sacrificio, la perfezione per te, la carità ’per gli altri, sedussero l’anima tua giovanile fosti sacerdote, perchè l’esserlo ti pareva il modo migliore per diventare più buono, presso di te, poter fare più di bene agli altri. La tua vita successiva non fu che l’attuazione, pratica, costante, di,questo programma. Coadiutore per molti anni a Introbbio, a Milano, e da ultimo parroco a Montesiro, tu non hai cercato di essere, e quanti ti conobbero non ’ravvisarono in te che il semplice, lo zelante sacerdote, grande della grandezza del tuo ministero, assiduo e prudente nella direzione delle coscienze, pronto e bene istruito nella parola, ricercato nella predicazione e apprezzato anche fuori del limite della tua parocchia, in centri importanti, a Lecco, a Bellano, a Varese, lasciando da per tutto la fama incontestata di sacerdote colto e zelante, che teneva alto, in mezzo alla società, il prestigio del ministero sacerdotale. «E questo santo fuoco che rendeva pura, attiva, feconda di bene l’opera tua, si effondeva in altri nobili sentimenti, e specialmente in quello che è la più diretta emanazione dello spirito di Cristo, la carità. «Tu amavi tutti, e primi fra tutti, i tuoi parenti, inspirandoti al precetto d’i Paolo che chi non ama quelli di sua casa, ha perduto la fede: quanto tu non hai fatto per essi, nei loro molteplici bisogni, divenendo a un tempo loro padre, fratello, figlio, padre dei giovani, figlio rispettoso nei vecchi! «’ Tu hai amato la patria, quando l’amarla non era senza pericolo, e un cruento sacrificio ha segnato la tua via in questo rapporto, quando ti sei veduto dinanzi *cadavere trapassato da palla straniera il tuo fratello! «Sacerdote e patriota, si unificarono in te i due santi amori di religione e patria, e la loro’conciliazione, ora santificata dal voto comune, formò il voto ardente di tutta la tua vita. Con quanto dolore, per un lungo periodo, tu hai veduto per te ed i tuoi amici, interpretati come poco religiosi quei sentimenti che erano inspirati solo dalla chiara visione del bene del paese e dall’amore del Pontefice e della Chiesa! «Venuto in questo paese di Montesiro, divenne tuo primo bisogno quello che era sentito bisogno da tutti, l’ampliamento della Chiesa, che tu compisti, affrontando anche gravi difficoltà; ed i fedeli parrocchiani, entrando sotto le volte del tempio, pieni di riconoscenza, non potranno non dire, ripetendolo ai figli: questo beneficio lo dobbiamo allo zelo del Paroco Mezzera: sia in benedizione il suo nome!

«Iddio ha voluto porre il suggello della perfezióne sulla vita del suo sacerdote col mandargli negli ultimi anni la tribolazione di una lunga’ malattia: quanto costò al suo cuore, dopo tanto fervore di vita attiva, l’essere costretto a non far più nulla, il veder gli altri, in sua vece, affaticarsi negli uffici del santo ministero! «Non gli fu negata però la compiacenza della vita interna dello spirito, in un esercizio, che era a un tempo prova della sua cultura e d’ella sua fede: egli sapeva a memoria tutta la Divina Commedia, e godeva nel recitarne dei canti nella conversazione degli amici. La Divina Commedia è il catechismo cattolico in poesia: visse nel Paradiso prima di andarvi; possa ora vedere in realtà ciò che qui aveva veduto" e ripetuto in visione! «Addio, caro amico: oramai non può passare molto tempo prima che ti segua: prega perchè dopo di esserci amati còmpagni e amici sulla terra, possiamo nel grembo di Dio trovarci per sempre uniti nel cielo!»