Il buon cuore - Anno XIV, n. 03 - 16 gennaio 1915/Religione

Religione

../ ../Beneficenza IncludiIntestazione 1 marzo 2022 50% Da definire

Il buon cuore - Anno XIV, n. 03 - 16 gennaio 1915 Beneficenza

[p. 20 modifica]Religione


IL NOME DI GESU’

Testo del Vangelo.

Essendo stata la madre di Gesù Cristo, Maria, sposata a Giuseppe, si scoperse incinta di Spirito Santo prima che andassero a stare insieme. Ora Giuseppe, marito di lei, essendo uomo giusto, "e non volendo esporla all’infanzia, prese consiglio di rimandarla segretamente. Mentre egli stava in questo pensiero, un Angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: Giuseppe, figliuolo di Davide., non temere di prendere Maria tua consorte; imperocchè il con/epito in lei è dello Spirito Santo. Ella partorirà un -figliuolo, cui tu porrai nome GESU’. (S. MATTEO, Cap. i). Pensieri. Nella ’seconda Domenica dopo l’Epifania, la Chiesa celebra la festa del Nome di Gesù. Gesù significa Salvatore. Gesù è veramente Salvatore, salvatore colla verità, salvatore col perdono, salvatore coll’amore.

«Io sono la via, ’la verità, la vita». Queste parole furono dette da Gesù Cristo. Io sono la verità, perchè vi insegno quello che dovete credere; io sono la,zia, perché vi insegno quello che dovete fare per raggiungere il vostro fine; io sono la vita, perchè non vi dicó solo quello chè dovete credere e duello che do. vete ’ fare, ma entro colla grazia nell’anima vostra, grazia che diventa luce, grazia che diventa forza, grazia che diventa merito, grazia che diventa la vita ’diVina Cosa strana e dolorosa a ’un tempo! Quante volte voi sentite ripetere d’intorno a voi, quante volte voi leggete nei giornali, nei libri: chi sa che cosa c’è all’al di là? donde:vengo? dove vado?,cos’è ’t’al di là? Giustissima domanda, che ’tradisce il bisogno dell’anima, Che onora l’anima, perchè mostra con ciò di sentire che i suoi destini non possono essere ristretti fra i brevi confini della culla e della tomba. Bella la domanda; ma perché non si corre a chieder,- la risposta a chi ce la può dare? Voi mi chiamate il maestro, disse Cristo agli Apostoli; voi dite bene, perchè lo sono. Gesù Cristo è il maestro, perché quanto insegnava lo aveva attinto dal seno del Padre Iddio, Dio egli stesso. Ed egli ci ha detto che cosa sia il presente, che cosa sia il futuro; ci ha detto che noi siamo creati da Dio; che Dio ci ha posti su questa terra per conoscerlo, amarlo, servirlo, e un giorno possederlo eternamente lassù nel cielo.

Alla scuola di Cristo non c’è nessuna oscurità; noi sappiamo perché viviamo, noi sappiamo perché moriamo; ed anche sul mesto recinto che racchiude il mistero della tomba, noi accendiamo la fiaccola della speranza, e segniamo al sommo della sua porta: Resurecturis.

E perché non cadesse dubbio nella mente degli uomini che Cristo nel suo insegnamento non fosse un illuso o un mentitore, diede autorità alla sua parola colla santità della vita, colla prova dei miracoli, numerosi, evidenti, che lo manifestavano apertamente come figlio di Dio, come Dio. Dio non si inganna, Dio non inganna. La fede non ha bisogno per noi di divenire. La vetta della verità la conosciamo e vi riposiamo.

La fede di Paolo è incrollabile. Ieri persecutore, oggi apostolo: Da chi fu istruito? Per revelationem feSu Cristi: il suo maestro è Cristo: pro Cristo,, legationent fungimur: la verità è chiara alla sua mente, è sicura nel suo cuore, perchè sa chi è colui da cui l’ha ricevuta: scio cui credili. Egli è ’sciolto dall’errore; egli è libero: veritas liberavit vos.

Noi siamo,peccatori; peccatori per natura, peccatori per volontà. Qual mai fra i nati all’odio Qual era mai persona Che al santo, inaccessibile, Potesse dir: ’perdona? Oggi ci è nato un parvoto [p. 21 modifica]Ci fu largito un figlio: Le avverse forze tremano Al ntover del suo ciglio; l’uont la mano ei porge, ’ Che si ravviva e sorge Oltre l’antico onor. La colpa e la caduta dell’uomo sono scritte nella storia dell’uomo, ne’ suoi disordini, ne’ suoi dolori. Colpevole, non poteva dare a sè stesso la grazia per-. dina; finito, non poteva dare a Dio una soddisfazio ne corrispondente alla infinita sua giustizia offesa. Chi deve pentirsi è l’uomo, chi deve dare un merito infinito al pentimento è Dio. Ecco l’Uomo-Dio: uoTai) può soffrire, Dio’ dà un valore infinito al suo patnnento; ecco Gesù Cristo, ecco il Redentore unico, necessario, universale del genere umano: non vi è -altro - nome, afferma S. Pietro, nel - quale gli uomini y•ossano. essere salvi, all’infuori del nome di Gesù; questa redenzione sii’ applichi poi in senso ristretto a quelli che sono uniti nel corpo della Chiesa, o in senso largo, a quelli che sono uniti nel suo spirito, raccogliendo sotto questo vessillo di redenzione efficace ed amorosa tutte le anime di buona fede in tut-» ti i secoli, su tutta la terra. La ’Croce sul Calvario è il vessillo della redenZione del Mondo; e su quella Croce è scritto: Jesus Nazarenus. Noi siamo peccatori per volontà; questa colpa è scritta nella storia di ciascun uomo; per constatarla non abbiam bisogno di uscire, da noi; basta riflettere, basta ricordare.. Chi ci dà il ’perdono delle nostre colpe? Il perdono efficace non ci può venire che’ da Cristo: e in qual modo Cristo ci applica il suo perdo-no? Lo ’stabilire questo modo appartiene,, non a noi, ma a lui solo: egli poteva darci questo perdonO direttamente, nell’interna comunicazione della coscienza pentita; quando il far diversamente non sia possibile. Ma in via ordinaria quale fu il mezzo stabilito da CriSto per la remissione dei peccati? Noi potremo bene arzigogolare con spiegazioni, con interpretazioni, noi potremo bene fare restrizioni sud carattere, sui difetti delle persone, ma nessuno potrà mai cancellare dal Vangelo queste: parole di Cristo, da lui dette agli apostoli: ricevete lo Spirito Santo; coloro, ai quali voi rimetterete -i peccati saranno rimessi, coloro ai quali li riterrete, saranno ritenuti. • Queste parole furon dette da Cristo agli’ Apostoli, e negli Apostoli a tutti i Sacerdoti chè avrebbero continuato nella Chiesa l’ufficio degli Apostoli su tutta la faccia della terra, per tutti i secoli. Cristo è il Redentore dei peccati del mondo sulla Croce; il Sacerdote è colui. che proscioglie i peccati dei sin’geli individui nel’Sacramento:, Cristo dice: Pater, ignosce.... il Sacerdote dice: ego te absolvo... Come 3,1l’infuori della Croce non vi è perdono per gli’ uomini, così all’infuori del Sacerdiote, ’in via ordinaria, non vi è perdono per l’uomo.

Gesù è Salvatore per amore. L’amore è l’essenza di Dio: Deus charitas est. L’amore è così,vivo in

Dioche,, intensificandosi, diventa in ’lui, persona. L’amor di Dio non resta in se, ma si diffonde fuori (li sè. E’ per amore che Dio ha creato l’uomo; è per -amore che Dio ai doni della natura volle aggiungere nell’uomo i doni.della grazia; ’è ’per amore che Dio, nella pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio:sic Deus dileA,-it mundum ut filiunt tuui’n unigenituin darei. All’amor del Padre che dona il figlio, corrisponde?’ancor detfiglio che dona sè stesso. Ed è il maggior degli amori: nessuna carità, lo dice Cristo medesimo, è maggiore• di questa di dare la vita per gli amici suoi. E Cristo l’ha data perchè egli lo volle: Ohlatus est quia ipse voluit. I• ministri materiali delpassione e della morte di Cristo furono ’i Romani. finono gli Ebrei: ma il ministro vero della morte di Cr.bio fu,Cristo stesso, sacerdote e vittima a mi terpo. Mistero ammirabile! Non,bastò che Cristo list-t una volta la Croce: ci salì tante volte quant-2. volte dispose che il Sacrificio della Croce, sebbene in n,: co incruento, fosse rinnovato inel sacrificio dell’altare, collo-stesso intento, di impetrare, di perdonare. E non bastò ancora: al sacrificio che applica a tutti indistintamente i meriti acquistati per tutti universalmente sulla croce, aggiunge il Sacramento, col quale, sotto le specie sacramentali, si,comunica a tutte le anime in particolare, per operare, per conseguire, segretamente in esse, l’opera della loro redei zione, della loro perfezione. E’ l’opera supremi del ’amore, l’unidne stretta, personale, di Dio ’ col l’uomo, unitene terrena e transitoria, ’che preludia e in-m-ta la unione eterna con Dio, nel cielo: et futura> glarice nobis pignus datur. L’uomo’ estatico, rapito, a questo immenso tratto dell’amor di Cristo nell’Eucaristia, ha cercato il nome che caratterizzasse in modo completo l’a natura di questo Sacramento: non ne ha trovato che uno solo: Sacramento dell’amore!

  • * *

E l’amore che compie la redenzione di Cristo con noi, Cristo vorrebbe che segnasse l’amore, la pace degli uomini cogli uomini. Fervevano nel Medio Evo, nelle nostre contrade, le gare e le lotte civili, tra paese e paese, tra città’ e città. Era spettacolo desolante. Un giorno nelle cit ta. dell’Umbria ci fu un’apparizione. Era un fraticel lo, una delle anime inspirate al fuoco di amore del poverello d’Assisi, che ’scendeva in mezzo ai fratelli, armati gli tini contro gli altri, per sedare le ire, per p:: cificare i cuori. Come segnacolo del suo apostolato egli aveva inalberato uno stendardo, nel quale, in mez zo a raggi fiammanti,d’oro, splendeva un nome; era, nella forma di un monogramma, nome di Gesù. nome, quelle parole, quell’atto, destano un serisò di sorpresa, di ammirazione, in quelle popolazioni. Gli animi si ’commuovono, le mani, gettate le armi, si stringono, la ’pace è fatta! Quel fraticello era Berriardino di Siena, che ripeteva i prodigi di pacifica [p. 22 modifica]zione dei popoli operati un secolo prima, da una sua concittadina, Caterina da Siena. BernardinO rivisse in Pio X. Egli aveva inaugurato il suo Pontificato col grido: instaurare omnia in Cristo. Benedetto XV succeduto a Pio X, ripetè lo stesso invito, se non colle parole, nel concetto: la pace fa -il primo saluto rivolto ai popoli salendo sul trono pontificio. -E’ il nome di Gesù chiamato un’altra volta a produrre la rédenzione morale, la pace nel mondo. Quanto arriva opportuno, necessario questo invito nel momento in cui l’Europa, il mondo è in preda ad una delle più terribili conflagrazioni che affliggono l’umanità. L. V.

Noti mancano alcune poesie: Sacro.1. ’onte di farese, A. Chiesa, Carlon le foglie... ’di P. Federico Ghisolfi, Chiesette votive, di Myriam Cornelio Massa; Nell’Asilo dei bambini. ciechi, di Maria Pezze Pascolato; Ideale, di Giuseppina Del Carretto. Ed ancora: Pace e felicità, note stil libro di Lord Avebury, di Maria Villari Nono e Poesia di Giuseppina Del Carretto. Insomma, un complesso pregevole, interessante e variato che fa,della strenna, come dicevamo, una publ,licazione di cui ’non solo le persone benefiche non devono essere prive, ma anche chi vuoi avere un buon libro di lettura e di piacevole svago. I. B.

Una onorificenza meritata

Un libro interessante Di libri •e strenne di circostanza, agli•ultimi di dicembre e coi primi di gennaio, ne escono a profusi:Aie e spesso con lo scopo’ — a purtroppo anche il pretesto - della beneficenza - alle ’persone ’benefiche vengono assegnati ed inviati libri ed opuscoli di valor re molto relativo. Ciò non può dirsi di un’elegante e pregevole pubblicazione: la Strenna abeneficio della Pensione Benefica per giovani ’lavoratrici. Di anno in anno la strenna è stata sempre migliorata ed arricchita nel contenuto e nella veste tipografica e di,anno in anno è aumentato il favore del pubblico e degli amici. Nella strenna, di quest’anno il nuovo presidente della benefica istituzione, l’amico Angelo Maria Cornelio, dopo aver ricordato come le circostanze attuali si riflettano ed esercitino influenza sull’Opera Pía, rievoca con commozione di amico e di estimatore, la figura -simpatica e buona del cav. Pietro Cavallazzi, d’intelligente ed operoso es-martinitt, che seppe con il lavoro e l’energia assurgere ad elevala posizione sociale, pur non ’dimenticando mai di ’prestare l’opera propria e di dare il proprio contributo per len;re e soccorrere i dolori e le miserie altrui. Nella relazione del presidente si ricordano pure in modo particolare le generose oblazioni di lire cono della signorina Agnese Mylius e di L. t000 della ’signora Elisa Tabacchi Gadda ed una di ignota persona benefica per L. 2,30o e si ringraziano tutti i benefattori ed oblatori ’dell’Opera Pia. La strenna contiene poi tre notevoli articoli: Ii-oncesco Domenico Guerrazzi in alcune sue lettere vare di Luigi Antonio 5 Maggio, note di Luigi d’Isengard, ed una pregevole biografia di mons. Geremia Bonomelli, scritta da A. M. CorneI lo che dell’illustre estinto fu amico ed intelligente cooperatore per lunghi anni nell’Opera di Assistenza degli Operai. Erriigranti. Vi sono poi interessanti novelle: La festa del vincolo (Alessandro D’Aquino); Fiori di autunno ’,(Giovanna Denti); Le’ rose di Natale (X); L’Hltinto mestiere di Marc’Antonio (Faustino); Novella inglese (Dirce Tenchini); Come una volta (Fulvia).

Mercoledi, 13 corrente, Mons. Luigi Hiali, a nome e in rappresentanza del Consiglio dell’istituto dei Ciechi di Milano, recavasi a’ Chiari, e consegnava al Professore Giovanni Bastoni la medaglia d’oro elle gli era stata decretata in benemerenza dei 43 anni di servizio, prestati conce maestro di violino nello stesso Istituto dei Ciechi: Questa meritata onorificenza doveva essere conferita all’egregio è amato. Professore, nell’Accademia- pubblica tenutasi nell’Istituto il 19 dicembre 1914: ma l’inclemenza della stagione e gli acciacchi di salute, alla vigilia di ottant’anni, gli --avevano impedito di venire a Milano e soddisfare il comune desiderio, Che festa avrebbe fatto l’Istituto, Consiglio, colleghi professori, allievi, al maestro che per più di• otto lustri aveva prestato l’opera sua intelligente, indefessa, nella importante e numerosa scuola di violino’. e nell’aSsistenza ai preparamenti di orchestra, in.valido aiuto del maestro cieco Peliosanto Ambrogio! Alla onorificenza del Consiglio, gli allievi avevano voluto associarsi coll’offrire all’amato Professore una bella pergamena miniata, colle più gentili espressioni della loro imperitura riconoscenza. Il buon professore, altamente commosso, ringraziava del duplice dono, ’Pregando il vecchio rettore,,col quale aveva passato in amichevole accordo (ivasi quarant’anni, di farsi interprete presso Fon. Consiglio’, e gli’ allievi, della ia riconoscenza e del perenne ricordo che serberà della parte notevole della sua Vita passata nell’Istituto.. La medaglia d’oro, coniata dalla ditta Jonshon, portava su un risvolto le parole: A Giovanni Bastoni Professore di violino sull’altro risvolto: Il Consiglio dell’istituto dei Ciechi di Milano all’infaticabile maestro plandente 4 9bre 1871 7 io Luglio’ 1914 [p. 23 modifica]Le colonie dello Stato di S.ta Catharina

(Continuazione del numero 39).

Generalmente non si accusa la Compagnia di vessazioni o di intransigenzei ma è un fatto, e si ripete da molti laggiù, che là colonizzazione privata nello Stato di •Santa Catharina, sebbene forse nei priini tempi abbia esposti gli immigranti ameno privazioni che non la colonizzazione di Stato, pure ha dato rsultati peggiori per l’immigrazione italiana; ciò non può dirsi, come vedremo più tardi, per l’immigrazione tedesca, la quale trovò nelle compagnie private di colonizzazione, un valido aiuto al suo progresso; ma quelle che guidarono le nostre eongrazioni furono Compagnie brasiliane, quelle che guidarono l’emiarazione tedesca furono tedesche. Nel nucleo di Nuova Venezia i negozianti non sono molti: solamente due avranno forse un capitale dai 20 ai 40 ’contos...Da tre anni si è costituito colà un magazzino cooperativo che conta circa 15o soci. La scuola migliore della Colonia è quella tenuta dal parroco italiano della sede, frequentata da una settantina di:alunni; altre scuole sono nei nuclei di Belvederes, Nuova Treviso, Jordaó, San Martino, Nuova Belluno, ciascuna delle quali è ’prequentata, da 25 a 35 alunni; il numero modesto degli alunni è dovuto gpecialmente alla lontananza delle case. In tutte queste scuole si insegna in italiano, e ciascuna riceve un tenue sussidio dal R. Consolato. • • Se Nuova Venezia non ha potuto ora raggiungere adeguato sviluppo economico, ciò si deve, come è stato detto, essenzialmente alla deficienza delle vie di comunicazione, ma è indubitabile che essa nella parte pianeggiante possiede terreni fra i più fertili dello Stato, e si può prevedere che appena ’sia collegata ai mercati maggiori, diverrà. una delle più ricche - colonie del sud. UNA ZONA COLONIZZABILE NEL MUNICIPIO DI APARANGUA.

Circostanza che rende particolarmente meritevoi,: della nostra attenzione questa regione di Nuova Venezia è che essa si trova all’estremo limite meridionale della zona colonizzata, ed ha a sud e ad ovest estesi terreni fertili e pianeggianti, coperti di foresta, che i nostri coloni, emigrando dalle vecchie, colonie, mano a mano vanno, comparando e coltivando. Questa zona è indicata come una delle più propizie ad una eventuale colonizzazione; si trova nel municipio di Araranguà, muncipio assai povero, per ora popolato quasi esclusivamente da brasiliani, e che nonostante l’estensione del,suo territorio ha degli introiti che non superano i 12 contos all’anno. Il territorio in parola è in molta ’parte di proprietà’fiscale: v sono anche vast fondi appartenenti a brasiliani, non soggetti a coltura, o coltivati solo, in modo prmitivo, e questi pure facilmente potrebbero acquistarsi a non più di 15 milreis all’ettaro. Oliando si costruirà la ferrova, da molto tempo progettata, che dovrebbe congiungere Florianopolis

con Laguna e Laguna con Araranguà, per andare poi a congiungersi colla rete ferroviaria dello Stato di Rio Grande do. Sul,,passando per le colonie italiane di Urussanga e Nova Venezia, questi terreni verran-. no da essa’ attraversati, ed acquisteranno un valore considerevole e la poSsibilità di essere colonizzati con buon resultato. (continua)