Pagina:Il buon cuore - Anno XIV, n. 03 - 16 gennaio 1915.pdf/5

21 IL BUON CUORE


Ci fu largito un figlio: Le avverse forze tremano Al ntover del suo ciglio; l’uont la mano ei porge, ’ Che si ravviva e sorge Oltre l’antico onor. La colpa e la caduta dell’uomo sono scritte nella storia dell’uomo, ne’ suoi disordini, ne’ suoi dolori. Colpevole, non poteva dare a sè stesso la grazia per-. dina; finito, non poteva dare a Dio una soddisfazio ne corrispondente alla infinita sua giustizia offesa. Chi deve pentirsi è l’uomo, chi deve dare un merito infinito al pentimento è Dio. Ecco l’Uomo-Dio: uoTai) può soffrire, Dio’ dà un valore infinito al suo patnnento; ecco Gesù Cristo, ecco il Redentore unico, necessario, universale del genere umano: non vi è -altro - nome, afferma S. Pietro, nel - quale gli uomini y•ossano. essere salvi, all’infuori del nome di Gesù; questa redenzione sii’ applichi poi in senso ristretto a quelli che sono uniti nel corpo della Chiesa, o in senso largo, a quelli che sono uniti nel suo spirito, raccogliendo sotto questo vessillo di redenzione efficace ed amorosa tutte le anime di buona fede in tut-» ti i secoli, su tutta la terra. La ’Croce sul Calvario è il vessillo della redenZione del Mondo; e su quella Croce è scritto: Jesus Nazarenus. Noi siamo peccatori per volontà; questa colpa è scritta nella storia di ciascun uomo; per constatarla non abbiam bisogno di uscire, da noi; basta riflettere, basta ricordare.. Chi ci dà il ’perdono delle nostre colpe? Il perdono efficace non ci può venire che’ da Cristo: e in qual modo Cristo ci applica il suo perdo-no? Lo ’stabilire questo modo appartiene,, non a noi, ma a lui solo: egli poteva darci questo perdonO direttamente, nell’interna comunicazione della coscienza pentita; quando il far diversamente non sia possibile. Ma in via ordinaria quale fu il mezzo stabilito da CriSto per la remissione dei peccati? Noi potremo bene arzigogolare con spiegazioni, con interpretazioni, noi potremo bene fare restrizioni sud carattere, sui difetti delle persone, ma nessuno potrà mai cancellare dal Vangelo queste: parole di Cristo, da lui dette agli apostoli: ricevete lo Spirito Santo; coloro, ai quali voi rimetterete -i peccati saranno rimessi, coloro ai quali li riterrete, saranno ritenuti. • Queste parole furon dette da Cristo agli’ Apostoli, e negli Apostoli a tutti i Sacerdoti chè avrebbero continuato nella Chiesa l’ufficio degli Apostoli su tutta la faccia della terra, per tutti i secoli. Cristo è il Redentore dei peccati del mondo sulla Croce; il Sacerdote è colui. che proscioglie i peccati dei sin’geli individui nel’Sacramento:, Cristo dice: Pater, ignosce.... il Sacerdote dice: ego te absolvo... Come 3,1l’infuori della Croce non vi è perdono per gli’ uomini, così all’infuori del Sacerdiote, ’in via ordinaria, non vi è perdono per l’uomo.

Gesù è Salvatore per amore. L’amore è l’essenza di Dio: Deus charitas est. L’amore è così,vivo in

Dioche,, intensificandosi, diventa in ’lui, persona. L’amor di Dio non resta in se, ma si diffonde fuori (li sè. E’ per amore che Dio ha creato l’uomo; è per -amore che Dio ai doni della natura volle aggiungere nell’uomo i doni.della grazia; ’è ’per amore che Dio, nella pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio:sic Deus dileA,-it mundum ut filiunt tuui’n unigenituin darei. All’amor del Padre che dona il figlio, corrisponde?’ancor detfiglio che dona sè stesso. Ed è il maggior degli amori: nessuna carità, lo dice Cristo medesimo, è maggiore• di questa di dare la vita per gli amici suoi. E Cristo l’ha data perchè egli lo volle: Ohlatus est quia ipse voluit. I• ministri materiali delpassione e della morte di Cristo furono ’i Romani. finono gli Ebrei: ma il ministro vero della morte di Cr.bio fu,Cristo stesso, sacerdote e vittima a mi terpo. Mistero ammirabile! Non,bastò che Cristo list-t una volta la Croce: ci salì tante volte quant-2. volte dispose che il Sacrificio della Croce, sebbene in n,: co incruento, fosse rinnovato inel sacrificio dell’altare, collo-stesso intento, di impetrare, di perdonare. E non bastò ancora: al sacrificio che applica a tutti indistintamente i meriti acquistati per tutti universalmente sulla croce, aggiunge il Sacramento, col quale, sotto le specie sacramentali, si,comunica a tutte le anime in particolare, per operare, per conseguire, segretamente in esse, l’opera della loro redei zione, della loro perfezione. E’ l’opera supremi del ’amore, l’unidne stretta, personale, di Dio ’ col l’uomo, unitene terrena e transitoria, ’che preludia e in-m-ta la unione eterna con Dio, nel cielo: et futura> glarice nobis pignus datur. L’uomo’ estatico, rapito, a questo immenso tratto dell’amor di Cristo nell’Eucaristia, ha cercato il nome che caratterizzasse in modo completo l’a natura di questo Sacramento: non ne ha trovato che uno solo: Sacramento dell’amore!

  • * *

E l’amore che compie la redenzione di Cristo con noi, Cristo vorrebbe che segnasse l’amore, la pace degli uomini cogli uomini. Fervevano nel Medio Evo, nelle nostre contrade, le gare e le lotte civili, tra paese e paese, tra città’ e città. Era spettacolo desolante. Un giorno nelle cit ta. dell’Umbria ci fu un’apparizione. Era un fraticel lo, una delle anime inspirate al fuoco di amore del poverello d’Assisi, che ’scendeva in mezzo ai fratelli, armati gli tini contro gli altri, per sedare le ire, per p:: cificare i cuori. Come segnacolo del suo apostolato egli aveva inalberato uno stendardo, nel quale, in mez zo a raggi fiammanti,d’oro, splendeva un nome; era, nella forma di un monogramma, nome di Gesù. nome, quelle parole, quell’atto, destano un serisò di sorpresa, di ammirazione, in quelle popolazioni. Gli animi si ’commuovono, le mani, gettate le armi, si stringono, la ’pace è fatta! Quel fraticello era Berriardino di Siena, che ripeteva i prodigi di pacifica