Il buon cuore - Anno XIII, n. 31 - 29 agosto 1914/Religione

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Domenica 1 a dopo la Decollazione

Testo del Vangelo.

In quel tempo giunse a notizia di Erode Tetrarca tutto quel che facevasi da Gesù, ed egli stava coll’animo sospeso, perchè alcuni dicevano che Giovanni era risuscitato da morte; altri poi che era comparso E lia, ed altri che uno degli antichi profeti era risorto. Ed Erode diceva: A Giovanni feci io tagliare la testa. Ma chi è costui del quale sento dire siffatte cose? E cercava vederlo. E ritornati gli apostoli, raccontarono a lui tutto quello che avevano fatto; ed egli, presili seco, si ritirò a parte in un deserto del territori di Bethsaida. La qual cosa, risaputasi dalle turbe, gli tennero dietro: ed egli le accolse e parlava loro del Regno di Dio, e risanava quei che ne avevano bisogno. S. LUCA,

cap. 9.

Pensieri. Erode, inteso le meraviglie di Gesù, divenne perplesso, pauroso. «Chi è mai costui ri cui si odono tante cose?». Entriamo un poco nella coscienza del Tetrarca. Aveva fatto decapitare Giovanni Battista perchè

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gli rinfacciava il suo delitto, iil commercio illecito colla moglie di suo fratello, lo incalzava con rimproveri che gli seccavano. Ucciso Giovanni, quella voce era spenta. Nai crederemmo che Erode potesse godersi la vita senza ostacoli, fosse libero. Ma niente affatto. Quando Erede credevasi tranquillo, ecco sorgere un altro profeta che fa parlare di sè. Questo fatto gli fa sorgere nell’animo i rimproveri di Giovanni, gli fa tornar la paura. «Giovanni l’ho ’decapitato» va ripetendo fra sè, per far cessare il timore, ma non vi ’riesce. Cosa significa ciò? una grande verità: vale a dire che non vi è mai pace per gli empi, pei scellerati, ipei facinorosi. Erode, per far tecere i rimproveri, per liberarsene, ricorre al ricordo del ’delitto. Quindi anzichè togliere direttamente, accresce la causa del rimorso. Quale contraddizione! Servirsi d’un mezzo totalmente opposto al fine, allo scopo che si vuol ottenere. Con’tra’ddizione nella quale cadono anche molti cristiani. Commettono un peccato, sorge nel loro animo il rimorso che li rode, e quella voce importuna toglie lo-’ ro ’tranquillità: per farla tacere, non vi sono che due mezzi: convertirsi o stordirsi totalmente nel delitto, accrescere l’iniquità. Il mezzo a cui ricorse Erode, che uccise la bocca della verità. Ma il rimorso, anzichè cessare, cresce. Erode dunque è perplesso a cagione ’di Gesù. Non sa che ’pensare. L’antipatia, l’odio per Giovanni si capisce, perchè questi se ’la prendeva con lui personalmente, con rischio che gli si sollevasse contro il popolo: ma Gesù non parlò mai contro Erode, non prese mai alcuna iniziativa contro il Temerete; perchè dunque Erode vuoi prendere le proprie misure contro chi gli ’era affatto innocuo? Dice Gesù suo avversario: come si spiega ciù?E’ un galantuomo, un profeta, dunque mio nemico. Che intuizione! che presentimento strano! Erode vede un nemico in Gesù, non perchè questi parli contro di lui, ma ’perchè Gesù è uomo di Dio. Strano questo ragionamento! Gesù se giusto, benefica tutti; perchè accetto a Dio vanno a Lui pubblicani e peccatori. Vedere nel giusto un persecutore è un fenomeno morale, che si ripete anche fra noi. Il giusto non dirà nulla contro di noi, ma la sua vita, i suoi costumi sono un rimprovero. Abbiamo mai provato antipatie, inimicizie, contro persone, solo peliate sono diverse ’dia noi? perchè più dolci, più umili, più santi, più sapienti, ai siamo indispettiti contro di essi. Eppure i pubblicarvi, le mieretrici, amavano Gesù, andavano a Lui. Non è peccatore in generale che si indispettiva contro i giusti: mia solo il peccatore ostinato, qual’è appunto Erode. I pubblicani hanno errato, ma sentono il dispiacere, desiderano liberarsene. Ma Erode ama peccato; ostinato, non può tollerare chi colla santità della vita è di continuo, sebben tacito rimprovero ai disordini di lui. E questo è il caso di Erode, rispetto a Gesù. Erede iin pubblico vuol mostrarsi siuperioire alla cre [p. 244 modifica]dulità, alla superstizione popolare, vuol fare lo spirito forte. In privato, nell’intimo della sua coscienza, crede alla ’superstizione. Come molti anche oggi non vogliono apparisca pubblicamente ch’essi hanno paura, ma l’hanno in realtà. Credono e tremano. Vorrebbero non credere, desidererebbero che non ci fosse Iddio, la vita futura, eoc. Hanno paura di ciò che non fa paura ai giusti, ai credenti. • Si può credere perchè si ama la verità, e credere per paura. Credendo per amore, troviamo la luce; credendo •per paura, cadiamo nelle tenebre della superstizione. Erode nella reggia, non sa spiegare Gesù, teme in nemico che s’avanza. Lui Le turbe invece vanno a Gesù, che parla del regno di Dio, che risana ’i pentiti di cuore. Non hanno paura della verità, perchè, se peccatori, desiderano convertirsi, quindi, anche le mererici, la parola di Gesù è di conforto; credono ed amano. Erode paventa, trema; sospetta Giovanni risuscitato, sibbene si sforzi persuadere se stesso che io ha fatto uccidere e che chi è morto non risuscita.

Domenica 2’t dopo la Decollazione Testo del Vangelo. Diceva il Signore Gesù a’ suoi discepoli: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi vestiti da pecore, ma al di dentro sono li, pi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si coglie forse uva dalle -spine, o fichi dai triboli? Così ogni buon albero porta i suoi frutti; e ogni albero cattivo fa frutti cattivi. Non può un buon albero far frutti cattivi; nè un albero cattivo far: frutti buoni. Qualunque pianta che non porti buon frutto, sarà zgliata e gettata nel fuoco. Voi li riconoscerete adunque dai frutti loro. Non tutti quelli che dicono: Signore, Signore entreranno nel regno dei Cieli; ma colui che fa la volontà del Padre mio, che è ne’ Cieli, questi entrerà nel regno de’ Cieli. (S. MATTEO, Gap. 7).

Pensieri. Due generi di persone sono dia Gesù Cristo considerarti in questo Vangelo; i tristi che hanno l’apparenza di buoni, e i buoni che fanno le opere dei tristi. La vera virtù sta (nell’essere buono neWiapparenza e nella realtà, di dentro e di fuori, nelle parole e nei fatti. • •

Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi vestiti da pecore; ma al di dentro sono lupi rapaci. — In questi falsi profeti sono designati tutti coloro che affettando apparenze buone, al di dentro, in realtà sono cattivi e cercano di Paniere cattivi gli ’altri. Sono gli eretici, sono i framessoni, sono i giornalisti cattivi, sono i compagni cattivi. I primi vengono a noi proclamando di predicare il vangelo nella sua nativa purezza, senza le

superfetazioni aggiunte, dicano essi, dalla Chiesa Cattolica; i frarnassoni oi si presentano colle mostre deldello zelo per lie opere di benel’amore ficenza; i cattivi giornalisti non fanno che ripetere l’e paircile di libertà, di progresso, di fratellanza, ti amor •clerl popolo; i cattivi compagni si avvicinano col sorriso sulle labbra; colle parole dolci), malate, colle dichiarazioni della stima, dell’affetto, del idesiderio di Farci del bene. Invece sono dei lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Gli eretici dicono di voler purificare la Chiesa nella purezza della ’dottrina e nella santità dei costumi, ed invece finiscono a sostituire ai principi ’della vera ’fede, particolari opinriorti, che si contraddicono le ’une alle altre, portando al dubbi), alle •scettici:Ano, alla negazione di ogni dottrina religiosa, e riguardo aS costumi quando non aprono la via all’immoralità, tolgono però lo spettacolo di una sublime virtù, stella vergiii.learlie bellissimo per sè, e condizione e causa precipita delle istituzioni più eroiche della carità. I framassani predicano i santi principi dell’umanità, della fraterllanza, ’della beneficenza, ma all’atto pratico diventano una camorra di interessati che cercano unicamente • vantaggi degli affigliati alla setta, posponendo i diritti e i meriti altrui, organizzando in modo particolare la guerra più spietata, sleale, accanita, contro la Chiesa Cattolica, le sue istituzioni, ’la sua influenza nel mondo, che è influenza tutta di civiltà e di carità. I cattivi giornalisti, i quali cl:chiiramandosi gli ’apostoli ’,ella verità, i difensori della giustizia, gli amanti ’della causa dei poveri e dei deboli, i propugnatori di tutto ciò che è utile e grande per l’umanità, finiscono per diventare una perpetua congiura contro la verità, un’offesa quotidiana conitno la giustizia, non rispettando ’ne ile cose più sanpersone, piaggiatori dei potenti, venduti al te, ne migliore offerente, sacrificando alle ire ed agli interessi del partito che dirigono o che servono, ogni ragione li diritto e di rispetto verso gli altri assa•sini della penna molte volte peggiori e di maggior danno degli assassini della spada. I cattivi compagni, che si incontrano in ogni condizione di persone, di luoghi, di tempi, che colle parole e più coll’esempio, allontanano dalla professione della verità, dalla pratica del bene, insidiano la ’innocenza • dei cuori, infiltrano a dosi sottili il veleno della corruzione e del vizio, vera incarnazione dello spirito infernale, che, a togliere l’orrore che infonderebbe col presentarsi direttamente e svelatamente, si giova dei cattivi compagni, che fanno per lui meglio selli ciò che non farebbe lui. L’effetto ’cattivo che tutte queste diverse forme del male klarvato colle apparenze del bene producono, sono ba prova del male che hanno in sè: l’impostura può ingannare a primo aspetto, per qualche tempo; mia poi ogni arte per nasconderai sparisce, e la vernice scomparendo, lascia scorgere la ruggine e il vile metallo che ricopre. Le false teorie ’del mondo, predicate in quest’ultimo periodo di vita sociale hanno potuto allucinare. ibille; gli effetti del molti: ora l’inganno non è più poss malve si sono manifestati, e tutti Si (levano a un tempo. indignati e sgomenti, ad ’additarne e riconoscerne ba causa. [p. 245 modifica]Vi è però nel Vangelo d’oggi una frase che può rivolgersi ad un altro genere di persone, a persone che professano pubblicamente ’la fede, che hanno l’aria divota, che vanno gin Chiesa, che si mostrano zelanti della causa di Dio, ma poi non fanno bene. Non fanno bene per l’eccesso del bene stesso che fanno, posponendo i doveri più gravi e necessari ai doveri liberi, alle pratiche ’accessorie; non fanno bene perchè uniscono la pietà alla malJioenza; ’l’amar di Dio co l’odio verso il prossimo; perché ’molte volte, veri sepolcri imbiancati, sotto le ’apparenze le più accurate della modestia, della pietà, dello zelo, celano ’abitudini cattivi e propositi turpi. Anche questi sono lupi in veste d’agneillo, lo sono prima per sè, e poi ’per gli altri. Prima per sè, perchè 1 primo malie che gli impostori fanno, è quello di ’ingannare sè stessi, credendo che il male possa mai giovar loro e nel presente o nel futuro; i primi puniti sono essi stessi, nei meriti di cui si privano, nei castighi che un giorno i attendono; una delle più gravi ’ragioni del giudizio ’universale è appunto la rivelazione degli impostori, di questa gente che ostentava il bene in faccia agli altri, facendo segretamente il male; anzi non facendo il bene che per meglio coprire il male: E’ allora che si ripeteranno le esclamazioni: come, il tale!... come, la tale!... Fanno poi il male agli altri, nello scemare presso molti la stima e l’amore verso la religione, vedendo il cattivo uso che da alcuni ne fanno, attribuendo a colpa della dottrina ciò che è colpa soltanto delle persone.

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Qualunque pianta, che non porti buon frutto, si taglia e si getta nel fuoco. Questa sentenza è preparata per tutti; pei cattivi che fingono ill bene, peti buoni che fanno segretamente il male. Il primo ’taglio che viene operato è in questa vita, ed è quello che produce la privazione della grazia, la grazia che ’è la vita, la grazia che è fecondità, la grazia che è germoglio di ogni bene. Il primo fuoco, nel quale si è gettati, è il fuoco del rimorso, che.comincia ad affliggere la coscienza al presente, ’in attesa. che il fuoco reale dell’inferno venga poi a compiere inevitabilmente la sua opera punitrice nel futuro. Guardiamoci quindi dai falsi profeti; guardiamoci, per non essere ingannati dagli altri, guardiamoci anche per non essere ingannati da noi. La guida che noi dobbiamo seguire è palese: la Chiesa, maestra di verità; la voce della coscienza in corrispondenza coll’insegnamento della Chiesa; la gioia ’della grazia, che prepara e assicura la gioia della gloria; l’adempimento del nostro dovere, che non è altro che l’adempimento della legge di Dio. Con qual senso di ’intima dolcissima speranza rileggeremo allora le ultime parole dell’odierno evangelo: Colui che fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, questi entrerà nel regno dei cieli! Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.