Il buon cuore - Anno XIII, n. 31 - 29 agosto 1914/Educazione ed Istruzione

Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XIII, n. 31 - 29 agosto 1914 Religione

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La lega delle massaie


Sono appena terminati, dopo ’essersi segu’ti, direi quasi perseguiti, con ’affannosa celerità, due Congressi femminili. Due Congressi senza dubbio caratteristici per il numero, la qualità,’Ia nazionalità, o meglio la internazionalità delle convenute. Due Congressi che salvo pochi incidenti e qualche fugace aberrazione sono soivo.lati giù lisci come l’olio, ’affidati come erano per lo svolgimento e la guida, a signore molto ’mature, quasi tutte anzi venerande• di oanizie. A chi volesse chiedere quale Jimpressione quei consessi di donne abbiano fatto agli spettatori sereni, capaci di considerare e giudicare dall’insieme, più che dai dettagli, (io credo si potrebbe rispondere molto semplicemente: Somigliavano un ronzante stuolo di api senza ali. Non si può negare infatti che lavorassero, o meglio che portassero le prove di lunghe pratiche ’compiute; ma davano costantemente l’impressione di annaspar terra terra, tutte comprese forse dalla ’necessità di apparire pratiche per essere prese sul serio. Un’acuta scrittrice presente al secondo Congresso (quello cioè ’indettò dal Consiglio nazionale italiano), e precisamente a una delle sedute in cui in nome della praticità si faceva una delle più aprioristiche proposte che si potesse immaginare, cioè l’assistenza negli ospedali ’obbligatoria a tutte ’le donne per un periodo corrispondente al servizio militare degli uomini, osservava giustamente. Questo rinnegamento dei oriterii intuitivi psicologici e artistici non fa che dimezzare e sviare il più delle volte il ragionamento, che vorrebbe

appunto per quel rinnegamento, seguir più serrato le vie della logica. Le laboriose api hanno dunque, pur affaticandosi per la carità e ’l’umanità rinunziato ai voli più alti, che è quanto dire alle visioni più ampie e più sintetiche e sono costrette così molte volte a lunghe e tortuose peregrinazioni per giungere là ove d’un balzo le avrebbe tratte la Religione e la filosofia. Ma di questo non si accorgono ancora, benchè oseremmo affermire che tutto compreso vi sono già un,po più vicine di quel che non vi fossero, quando il femminismo dia poco si chiamava così e levava le sue prime voci. Intanto già qualche nuova orientazione si nota; e di fronte a quelle che apparivano le grandi invocazioni, cominciano ad allinearsi in ordinata fila le piccole verità pronte ad opporre Fa loro tenace resistenza. E ie piccole voci cominciano già a far coro, un coro che canta in tedesco e in italiano, lin francese e in.... norvegese. E sapete che cosa dicono queste note, o meglio certe note.... intennazionali? Ve la dò ’a indovinare su mille. Parlano ’dell’importanza suprema.della donna come madre e come massaia. Proprio così! Come massaia! E ciò ’avviene all’unisono con altri cori sempre internazionali, anzi intercontinentali (c’è di mezzo anche l’Australia) che affermano il diritto politico della donna e la capacità a esercitare tutte le professioni maschili. Ma osserverà forse qualcuno, come possono andare d’accordo queste voci con quelle altre, quelle delle massaie? A dire il vero qualche volta ’discordanza c’è, e così viva anzi che al recente Convegno di Valle Giulia la contessa, di Robilant, la quale parlava proprio in nome delle massaie o per le massaie, diciamo più nobilmente e più giustamente per le madri di famiglia, fu addirittura aggredita da qualche clamorosa,rappresentante dell movimento professionista femminile. Ma non ostante l’incidente del Congresso la contessa di Robilant ha rivelato alcune verità molto eloquenti, affermate e tradotte in pratica.— almeno in parte — da una potente organizzazione di madri di famiglia, che fiorisce floridamente e fecondamente in Austria. La contessa di Robilant che ’intendeva trasportare in Italia — .con grande modificazione inevitabile e inerente ai costumi, ’alla mentalità, magari alla sentimentalità del nostro paese — le idee che già soli popolari a Berlino e a Vienna, ragionava pressi a poco così: [p. 242 modifica]«La donna moderna che un complesso fenomeno sociale ha sospinto fuori del focolare domestico per procurarsi un lavoro remunerativo, ha creduto che solamente questo lavoro extra casalingo facesse di lei un efficiente ’economico, la rendesse utile alla ’società, le desse tutti i diritti’, riconoscesse ’la sua dignità e la sua indipendenza. E così si sono visti stuoli di fanciulli (par- • liamo sopratutto ’di quelle di modesta coltura e che non ebbero mai vocazioni speciali) occuparsi negli uffici in piccoli impieghi ’modesti, disertanti a una a una la casa, ove era però una vecchia mamma o una sorella maggiore, che facendo in casa loro tutto quello che le impiegate non possono fare, le metteva in condizione di usufruire realmente del loro umile guadagno. Ma intanto chi valutava quel lavoro domestico? Nessuno. Non quelle che lo compievano e lo compiono apparendo, in confronto degli altri membri femminili della famiglia, capaci ’di guadagnane perfino cento lire, quasi in condizione d’inferiorità; non l’e operaie disertrici delta casa che non sanno valutare quel ’che non saprebbero fare. Mia il giorno in cui la lavoratrice, (piccola impiegata o maestra giardiniera va a m’aiuto e in casa non v’è più chi s’affatica per lai, quale sarà l’utile vero o reale del guadagno? La contessa di Robitaint ’ha fatto a questo propensi«) un’inchiesta interessante, e ha disteso dei piccoli bilanci eloquentissimi. La casa necessariamente affidata a mani mercenarie, da necessità per ’ambedue i coniugi di fare almeno uno dei pasti fuori divorano quasi per intero il guadagno femminile, mentre ci scapitano i figliuoli, la salute della madre, talora anche da feiicità coniugale. La questione a dire ’il vero non è nuova, e ’dia tempo molti, ’specialmente gli ’uomini, ragionavano così. Nondimeno la donna ormai ’abituata a mordere il gustoso frutto della indipendenza economica non sa rinunciare a quella sua quotidiana fatica pur se le stremi le forze, pur se in utima ’analisi non le renda quasi nulla. E’ ’dunque in molti casi una questione morale ’più che economica. E.perchè la donna tornasse sorridente e orgogliosa alla sua casa, cui pur l’avvincono femminile e l’affetto ’materno, bisognava si rendesse ben conto del valore del proprio lavoro casalingo. Valore che si potrebbe benissimo ’tradurre in cifre esatte solo che si ’avesse cura di notare ciò che può far la danna per alleggerire il bilancio ’domestico. Anzi ella può far tanto di più quanto è più colta, istruita, educata. marito evitandogli ausili Potrà in molti casi ’aiutare mercenari; sostituire maestre e governanti nell’educazione dei figli e potrà rendersi utile in cento casi, in mille circostanze* diverse. Solamente bisogna che di questa sua efficienza economica nella casa siano persuasi torti’, la società, lo Stato, il marito, la famiglia. Persuasi e non solamente a parole. Così almeno pensano la contessa di Robilanit e l’e propagandiste tedesche. Senza dubbio sarebbe folle pensare di vedere attuato ciò che qualcuno tra proposto: di assegnare cioè un corrispettivo al lavoro casalingo della donna. Questo sarebbe indecorosua missione di so per la donna stessa che compie amore. Ma senza farle offesa, da legge potrebbe o do vrebbe considerarla comproprietaria dei risparmi del marito, e potrebbe richiedere dia questi, che compisse a favore delta moglie qualcuna quell’e opere ’di previdenza che la mettessero al sicuro nella vecchiaia o nella vedovanza. Ad ogni modo, le signore ’tedesche ’in attesa di queste nuove disposizioni a favore della donna di casa, ’hanno fatto molte cose da sè. Hanno ’cominciato intanto a fronteggiare il nemico, il più aspro nemico anzi della buona massaia: il rincaro della vita. Si sono dette le bionde e rosee’«ménagères» tedeschi:- — • «Noi abbiamo in mano un’arma potente: il ’denaro con cui dobbiamo provvedere ai bisogni iella ’nostra famiglia. Tutto questo denaro ’insieme costituisce milioni miliardi anzi. Organizziamoci per spendere bene il nostro denaro e coloro che ci vendono tutto ciò di cui abbisognanno, dovranno venire a patti con noi. Così hanno stabilito nei vari rioni della città altrettanti piccoli uffici con l’incarico di organizzare le madri di famiglia. Queste, costituitesi in lega, scelgono quei fornitori che ’promettono di fornire i generi di migliore qualità al ’prezzo più modesto possibile. Anzi molto spesso sono le signore stesse che in rapporto al ’listino dei mercati fissano i prezzi, ed i negozianti ’debbono naturalmente sottostare alle giuste ’esigenze di questi clienti che possono da un momento all’altro,boicottarli. Le donne così organizzate ascendono a 16.000 nella sola Vienna, e ’in tutta ’l’Austria costituiscono già un piccolo esercito di 30 mila. Esse hanno già ottenuto il ribasso dei generi di prima necessità, mentre hanno ’diritto, alla fine dell’anno ad una percentuale sulla somma spesa presso fornitori di questa novissima associazione. L’unione delle «casalinghe» è divenuta rapidamente potentissima. Una sua delegata è ammiessa al Ministero d’agricoltura e commercio ed è consultata nelle questioni relative ’ai dazi dei generi alimentari un’altra rappresentante dell’unione fa parte di una delegazione municipale per la sorveglianza igienica delle case. Infine le socie pagano una sola lira al mese (non bisogna dimenticare che sono già trentamila) hanno diritto in caso di mala’tti’a di essere ’curate e operate gratuitamen te e ad una pensione nella vecchiaia. In tal modo le madri di famiglia nelle cui mani passa la maggior somma di denaro di una nazione, hanno saputo dare un valore economico alla loro posizione, quel valore che è in fondo ila principale ragione di ogni ’altra forma di attività mittliebre imposta ’e voluta dalla società moderna. Evidentemente tutte le donne che debbono da sè soltanto provvedere ’alla propria esistenza e quelle altre che’ ’debbono fare del minuscolo ’bilancio una specie di miracolo giornaliero, e che pur volendo lavorare in casa e per ’la casa non potrebbero, perohè questa quasi noe esiste, o si ’riduce appena a un ricovero ove passare la notte, tutte queste creature o troppo povere o tropPo sole debbono continuare ’a lavorare nell’officina nella bottega, nell’ufficio; tutte le altre cui il lavoro è un aiuto molto modesto, e solamente una soddisfazione morale ’debbono far bene i loro calcoli, per accorgerai che infine lavoro casalingo non t ’meno fecondo e reinu nc qt

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1 [p. 243 modifica]nerativo — sebbene a tutta prima non sembri — di quello che si deve compiere lontano dalla propria casa. Il progresso femminile moderno attraverso molte tergiVersazioni sarà costretto a ricondurre la donna là donde l’aveva tolta. Solamente ella non vi tornerà più in atteggiamento di Cenerentola ima di creatura precisamente consapevole del suo compito e della forza che è nelle sue mani della quale per troppo tempo non si valse abbastanza. D’altra parte, verrà presto il giorno, in cui le donne di servizio, già così care, non si troveranno più addirittura. L’industria moderna avrà è vero, trovato allora altri mezzi per semplificare e facilitare il lavoro casalingo, Mia qualche cosa bisognerà pur fare, e saper fare. Meglio dunque che le donne sieno preparate a questo e che le fanciulle imparino fino dalla scuola elementare il modo compiere semplicemente e razionalmente quella che dovrà essere la loro principale occupazione nella vita. Ed è bene che apprendiamo anche a mettere in valore la loro opera. Non è certo dalla consapevolezza delle nostre azioni che può venire il male. Questo hanno insegnato al Congresso fra tante cose meno utili ile bionde e. rosee «menagères» tedesche; questo ha osato ripetere, fra molte proteste una nobilissima dama italiana cui il tempo, (un tempo non lontano forse) dovrà dare ragione. TERESITA GUAZZARONI.