Il buon cuore - Anno XIII, n. 28 - 18 luglio 1914/Religione

Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

[p. 220 modifica] Religione

Domenica 6a dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù questa parabola: Uu uomo fece una gran cena, e invitò molta gente. E all’ora della cena mandò un suo servo a dire ai convitati che andassero, perchè tutto era pronto. E principiarono tutti d’accordo a scusarsi. Il primo dissegli: Ho comperato un podere e bisogna che vada a vederlo; di grazia, compatiscimi. E un altro disse: Ho comperato cinque paia di buoi e vo a provarli; di grazia compatiscimi. E un altro disse: Ho preso moglie, e perciò non posso venire. E tornato il servo, riferì queste cose al suo padrone. Allora, sdegnato, il padre di famiglia, disse al suo servo: Va tosto per le piazze e per le ’contrade della città, e mena quà dentro i mendici, gli stroppiati. i ciechi e gli zoppi. E disse il servo: Signore, si è fatto come hai comandato, ed evvi ancora luogo. E disse il padrone al servo: Va per le strade e luhgo le siepi, e sforzali a venire, affinchè si riempia la mia casa. Imperocchè vi dico, che nessuno di coloro che erano stati invitati, assaggerà la mia cena. S. LUCA, cap. 14

Pensieri. Colla parabola sopra riferita, Gesù conchiudeva un insegnamento ai suoi uditori. Fino a quel tempo s’era creduto che più valesse o contasse come valore il posto ’eminente, la situazione privilegiata, il primeggiare nel convitto della società. Gesù non è di questo avviso: tutt’altro. Gesù invece ci esorta a fuggire gli onori, le distinzioni e le grandi responsabilità. Desidera e suggerisce gli ultimi posti; desidera e suggerisce nen di agitarsi e chiedere, comunque sia il modo, posti e onori, ecc. ma desidera che l’opere nostre, la nostra capacità s’imponga al pubbinco, all’attenzione così da essere richiesti dagli altri. Cosa che in pratica non si fa, poichè quanposto te voite noi si chiede o domanda s’e non sia o la carica o la missione che dà lustra ed onore alla persona che vi siede, e non invece. 11 pe.-sona che occupa quelle responsabi!ità. Essere invntat), questo vuole Gesù: guai a chi si 14.faita! MA non imporsi! Ascende superius! dirà il padrone. [p. 221 modifica]Guai a no però se vera, ’a cristiana, noi avessimo a pretestare carro Ide:- T colla pigrizia e con ragioni inferiori. Non disprezza inutilmente l’invito al... grande convitto del buon padre. Il buon Dio -- tiene il grande banchetto. Fa gli inviti agli uomini perchè si assicurino il piacere Iella verità, della virtù. Così si disse all’uomo di desiderare le cose superiori, i voleri eterni dello spirito, la grande realtà, lo realtà assoluta come rilevasi da Gesù, che impose all’uomo di essere perfetto come Dio che è nei Cieli: (perfezione che non può tentarsi se non nel campo dello spirito!). Ed allora? Forse costerà sacrificio, lotta, dolore, abnegazione il lasciare la villa, gli affari, il piacere.... Debbono essere queste le ragioni che, come un dì, oggi ancora, dopo secoli e secoli di luce ed esempio, ci trattengono dal darci ed assiderci a questo santo, solo, vero degno banchetto dell’uomo? Debbono essere queste le ragioni che ci facciano preferire le ghiande ai cibi del cielo, ai piaceri e purissime gioie dello spirito?... Sono queste le grandi ragioni per cui ci lasciamo impressionare dal fatto che.... i più, i migliori, gli scelti (in senso mondano) rifiutano coi miseri pretesti di cui sopra?... Sono queste le ragioni per cui ci scandolezziamo di dover dividere il nostro cibo eletto coi ciechi, cogli storpi, con quei miserabili, che Dio chiama coll’ordine..!. compelle intrare?! Cessava forse d’essere quel banchetto un vero no- a> bile banchetto solo perchè intervennero dei poveri?.. Cessa il Vangelo d’essere Vangelo e verità,4solo perchè al Vangelo ed al suo credo, alla sua morale credono le folle e le piazze, e non si inchinano i cosidetti superuomini?... Doveva rientrare quel banchetto solo perchè non intervennero i primi invitati?

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Ed invece, amici e cortesi lettori miei, quale altissimo significato e valore sociale non ha per noi cristiani, per noi uomini questo convito!... Qui non dico del banchetto della verità e della virtù: qui più specialmente parlo di quel sacramento, in cui culmina e finisce la vita individuale e collettiva cristiana. Parlo di Cristo - eucaristia, che a noi si distribuisce sotto forma di pane e vino. Molti sono, ai quali questo pane divino infastidisce, ed a chi li invita, ripetono — da secoli le solite eterne noiose ragioni — gli affari, il piacere, il disdegno delle folle. Ma non a noi, che sappiamo questo banchetto d’amore chiamato agape: chia 4

marsi col nome, che usa il papà che adduce intorno a sè i figli dispersi, loro dà un solo pane, loro dice una sola parola, loro dà un solo affetto, li stringe in unico abbraccio figli e fratelli! tutti uguali, senza pretese, senza distinzione.... Che cosa sarebbe della vita e della società umana se il Sacramento eucaristico in mezzo ai credenti avesse a dare la pienezza della sua virtù e del suo fecondo significato’? Figli?... Ma dove è la santità e la frequenza del rito? Fratelli?... Ma quando portiamo noi alla comu 221

nione quest’anima intensamente fraterna?... quest’anima che soffra dell’odio che vive, che soffre pei fratelli lontani, che soffra per gli esposti ai pericoli delta vita morale, che soffra per quella moilktudine di»tristi, violenti, perversi, e sopratutto d’infelici, che non sono a questo banchetto, e che pensano agli altri odiando nei forutnati o gli avversi o gli indifferenti!.. Campelle in trare!

B. R. -4. Domenica 7" dopo Pentecoste Testo del Vangelo. Uscendo il Signore Gesù co’ suoi Discepoli da Gerico, andò dietro a lui una grzn turba di popolo. Quand’ecco che due ciechi, i quali stavano a,sedere lungo la strada avendo udito dire che passava Gesù, alzaron la voce. dicendo:. Signore figliuolo di Davide, abbi pietà di noi. Ma popolo li sgridava perchè tacessero. Eglino però gridavano più forte, dicendo: Signore, figliuol di Davide, abbi pietà di noi. E Gesù soffermossi, e li chiamò e disse loro,: Che volete che io vi faccia? Signore, risposero essi, che si aprano gli occhi nostri. E Gesù, mosso a compassione di essi, toccò i loro occhi: e suinv.itati, assaggerà la mia cena. (S. MATTEO, Cap.

Pensieri. Una prima quistione: se la cecità materiale sia una vera disgrazia. Sembra, anzi è una disgrazia. Così è quando’ vediamo i due ciechi del Vangelo allontanati dal consorzio umano. Veramente l’allontanamento, per legge, era riservato ai soli lebbrosi: i ciechi, vedendosi nella loro disgrazia schivati dai loro fratelli, avevano preferito una volontaria separazione, che almeno risparmiava loro le umiliazioni, le irrisioni, le indelicatezze della folla. Ma -- innanzi al fatto evangelico — dei ciechi e della folla che seguiva Gesù ( erano del corteo, gli entusiasti di lui ), chi fu più disgraziato od infelice nell’ultimo risultato? La cecità strappò ai ciccia. il grido di dolore, che loro valse col miracolo la guarigione: la folla, che attorniava Gesù per la novità, la curiosità, la leggerezza, la folla rimasta tale e quale, muta ed indifferente al’a parole sante del Maestro, ne faccio ingiuria pensar,. che, gli applausi d’allora poco dopo non siansi mutati nelle urla e nel cricifiige del Golgota. Cose umane! La disgrazia della cecità li fece due privilegiati della misericordia divina, anzi, li fece due ardenti seguaci: la fortuna della vista materiale tolse alla folla — leggera, vana, curiosa — modo e maniera di legarsi a Gesù di intenderne il valore e la potenza. Le disgrazie, gli infortuni, i rovesci, le croci, in senso cristiano, sono sempre, dovunque, per tutti un vero male se non quando noi non le coordiniamo col [p. 222 modifica]vero, assoluto male? Non cominciano forse ad essere pensiero della provvidenza divina, se non quando noi le ’vediamo col solo occhio umano e mondano?...

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Come ottennero quei ciechi un miracolo? Non credo che la ragione sia da attribuirsi unicamente al loro stato pietoso. Tutti i ciechi fanno pietà, e stringe il cuore la vista di un’occhiaia vuota, l’assenza della luce sul viso d’un uomo. Ma così, come i due ciechi, mille e mille erano a questo mondo. Perchè Gesù guarì quei due soltanto? Costava una maggior fatica a Gesù guarirli tutti? Perchè non lo fece, se tutti sono e si trovano nelle condizioni pietose di quei due?... • Perchè i molti, i più non ebbero la grazia di sentirsi vicini a Gesù, che passava.... Perchè i molti, i più s’adagiano nella loro miseria, non si muovono incontro a Gesù.. perchè i molti, impauriti dai gridi incomposti della folla (rispetto umano, pregiudizi, ecc.) non osano gridare a Dio il grido di quei fortunati!... O travagliata, disgraziata umana società, quando cercherai del tuo Cristo?... quando lo fermerai con te, allor che ti passa vicino?... quando cacirai il profondo, la causa del tuo malessere, dei tuoi dolori, di tua irrequietezza?... quando spezzerai le catene del rispetto umano, la forza della pubblica opinione, dell’ambiente mondano, dei pregiudizi, delle passioni, dell’orgoglio e griderai a Dio, a,Gesù, alla Chiesa: «Abbi pietà di noi?))? Quando?... noi?.414..94 41, *

L’organo della Chiesa ( Traduzione letterale del sonetto di F. Bussi pubblicato sul N. 25 del Rum: Cuore )

Allor che in Chiesa ascolto l’armonia Dell’Organ, che accompagna tanta gente, Quasi formando immensa sinfonia, Che s’alza verso il Ciel serenamente: E allor che abbassa il tono con maestria In una voce di racgoglimento, Che quasi desta in noi malinconia, Perchè si espone il Santo Sacramento, Mi sento in fondo al cuore una dolcezza Che riconforta appien l’anima mia Quasi fosse d’un angiol la, carezza, O profumo grazioso di fiori I É proprio ver; di Chiesa si vien via Più calmi e rassegnati nei dolori. ELISE1 BATTAGLIA

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Gesù non alle sole fisiche sofferenze, non al solo spettacolo doloroso, ma alla domanda è preghiera di loro opera il miracolo. Gli gridarono con umiltà, con sincerità, con forza: «Fa che noi abbiamo a vedere!» e guarirono. Essi guarirono fisicamente, moralmente; la folla che seguiva Gesù si accontentò dello spettacolo, meravigliandosi, dice il Vangelo. Così è fatta, di questo vive e si nutre la fede. Osservatela nei ciechi: essi sono umili:. vedono cogli occhi della mente e misurano la loro disgrazia: la sentono; la confessano. Ma non confessano il solo fatto visibilissimo, (costa poco!) confessano a Gesù la loro disgrazia, a Gesù dicono la loro ansia, il desiderio, il loro volere: dacci la vistal... Forse noi siamo la folla che garrisce, segue, gode della compagnia di Gesù, ma non andiamo più in là un passo dalla folla... Siamo contenti d’andare in chiesa, di partecipare ai sacramenti, alle feste, ’a tutte le religiose manifestazioni, ma gridiamo a Gesù: Fa ch’io veda?... facciamo noi un passo di più?... più in là?...

B. R.

"ràr

Opera Pia per la Cura Balneare Marina Abbiamo ricevuto dall’Opera Pia per la cura balneare marina agli scrofolosi poveri di Milano e Provincia la consueta accurata relazione che questa Istituzione pubblica ogni anno, e che riassumendo la gestione sia dal punto di vista amministrativo che sanitario, costituisce un ottimo elemento di studio per coloro che indagano lo svolgimento delle Istituzioni di beneficenza e si interessano di tutti i problemi della terapia. E’ questa infatti una Istituzione che costituisce nel suo genere un tipo, perchè è quello che applica su più larga scala in Italia la cura dei bagni di mare per tutte le forme scrofolari e che ora sta iniziando colla costruzione di uno stabilimento a Massa che certo sarà un modello del genere, la cura’continuativa e l’elioterapia per le forme più gravi di scrofola specialmente pretuberco-, lari, e tubercolosi non polmonari e quindi di forma none contagiosa.

Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.

Se si riflette che l’Istituzione ora esplica la sua azione su oltre 1600 fanciulli curati ogni anno e che nella

relazione sono accuratamente indicate le forme delle ma [p. 223 modifica]lattie e le varie cure concorrenti usate nello stabilimento

mere la sua soddisfazione, diresse alla Presidenza una

e gli esiti di esse, ognun vede quale prezioso materiale

lettera veramente nobile ed alta pei concetti, accompa la relazione costituisca per gli studiosi; tanto più che

gnata da una cospicua donazione.

per la parte sanitaria è, compilata da due competenze

Amministrativamente l’Istituzione funziona in modo

singolari: il Dottor Ambrogio Bertarelli Primario Ono lodevole oerchè crediamo sia una di quelle che meno

rario del nostro Ospedale Maggiore, ed il dottor Ron spendono per spese cu amministrazione e improduttive in

coroni, Direttore dell’Ospizio di Celle, che si è specia proporzione al loro bilancio. Rappresentano infatti tali spese il 6.35 %, comprendendovi il personale, l’affitto.

lizzato in tali cure. Finora la relazione non parla che della cura nei pe stampe, posta, bolli ecc. Nell’ultima Assemblea dell’Isti riodi estivi a Celle perohè come si è detto, l’ospizio li

tuzione, approvandosi le relazioni ed il Bilancio, sono

Massa eretto per munificenza del Signor Luigi Pisa è

stati anche nominati a Membri di Presidenza il Prof.

in via di costruzione, solo che dalla relazione traspare

Carlo Baslini già membro della Commissione medica, e

molto bene come l’Istituzione quando avrà l’Ospizio non

il Prof. Enrico Ronzani Direttore dell’Ospedale Maggio avrà i mezzi, di farlo funzionare almeno con un numero

re, il quale da tanto appoggio all’Opera Pia, fornendo

congruo di letti; diciamo non avrà perchè così si espri tra altro tutto il personale infermiere a semplice rim me la relazione, ma abbiamo la persuasione che la bontà

borso di spesa.

assoluta dell’Istituzione, la fama che nel genere si è ac E’ da sperare che l’Istituzione che pur avendo cin quistata, e non solo a Milano, richiameranno su di essa

quant’anni di vita attua una forma di beneficenza alta l’attenzione dei benefattori specialmente ora che sta clan, do esecuzione ad una iniziativa che è la prima e più co mente moderna e che risponda agli ultimi postulati della scienza in quanto serve oltre che a curare la gioventù quando la cura è ancora possibile ed efficacia, anche

spicua del genere in Italia. Intanto non dimenticando la vecchia via battuta, sta

a prevenire il diffondersi di malattie specialmente tuber ampliando con una spesa veramente ingente tutti i ser colari, sia assistita dall’appoggio dei benefattori e delle

vizi dell’Ospizio di Celle in modo che possa rispondere

Istituzioni pubbliche, riflettendo che le domande di am completamente alle esigenze di un affollamento di quasi

missione giustificatissime presentate ammontarono a

600 ragazzi oltre il personale per ogni spedizione.

quasi 4000 contro 1600 che si poterono ammettere.

Ma che l’Ospizio funzioni bene lo ha riconosciuto

E che del resto anche il comune sia entrato in tai

pochi giorni fa S. A. Reale il Conte di Torino in una sua

ordine di idee, sia pure.timidamente ed in via di espe improvvisa visita in luogo, tanto è vero che ad espri rimento, è dimostrato dal fatto esposto nella relazione che a cominciare dallo scorso anno e per otto anni con 1/ ti li T ’/

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secutivi, si è impegnato ad affidare all’Opera Pia pei

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cure continuative lunghe 30 fanciulli delle scuole comunali.

cavità

Poichè l’esito è stato ottimo, è da sperare che l’espeUN NUOVO LIBRO Dl MONS. BONOMELLI

riMento venga attuato su larga scala a favore dei fanciulli ammalati delle scuole.

Monsignor G. BONOMELLI

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Sarà questa una delle forme migliori di previden-. za sociale.