Pagina:Il buon cuore - Anno XIII, n. 28 - 18 luglio 1914.pdf/4

spirito eschimese: la padrona di casa tien sempre a portata di mano un po’ di neve e, alla prima gocciola, ne taglia col coltello un piccolo cubo, vi soffia su un lato e ne tocca il punto che sgocciola. Basta un attimo, perchè la neve, •freddissima, sottragga al piccolo serbatoio d’acqua’ tanto calore da congelarlo; e il cubetto. vi rimane attaccato. Però in queste abitazioni vi è un insopportabile odore, dovuto al sudiciume, ai vasi d’orina, alla decomposizione dei rifiuti, all’olio ed ai grassi bruciati, alla nessuna ventilazione, sì che l’atmosfera vi è così greve da poterla quasi affettare can un coltello. L’eschimese non pecca di soverchia nettezza: ignora quasi del tutto l’uso dell’acqua e, tivando lo stato ’del sudiciume diventa troppo spesso e gli dà noia, lo toglie con un poco d’olio. Le donne, poi amano l’odore delle’ orme, tanto che confezionano, col grasso, dei cosmetici da offrire ai loro fidanzati: in essa compiono veri e proprii bagni: e d’una ragazza che siasi così acconciata o pulita dicono:’ Niviarsiksuarnerks, che significa: «manda il profumo di una vergine». In questo caso adoperano come sgrassatore la pelle del pesce crudo; i bambini vengono, invece, leccati dalla madre, come fa la gatta con i suoi piccini, sinchè divengano lucidi. E ciò pel preconcetto di conservarli sani e robusti. All’igloo invernale si oppone la tupik, o tenda di pelle estiva, nella buona stagione. Dieci o dodici pelli di foca, cucite insieme, formano la tenda che viene sostenuta da pali alti sul •dinanzi e da pali inclinati a tergo, in modo da offrire una resistenza minima al vento. Talvolta questi pali sono fatti di ossa e corna di narvali collegati con tendini di renna alti dai tre ai tre metri e mezzo. Il piccolo eschimese non ha un vero e proprio letto e si serve di una piattaforma costituita da un banco di neve che si distende lungo il muro circolare della igloo, alto dal suolo una quarantina di centimetri. In alcune altre igloos essa è composta di lunghe •pietre piatte sollevate dal suolo mediante sostegni di pietra. Al di sopra si stendono pelli di foca, di renna e di bue muschiato che formano, così, una specie ’di rudimentale materasso. Nella tenda estiva, invece, il letto è costituito. da uno strato di musco, e di eriche sovrapposti ad una piattaforma di legno sostenuta, anch’essa, da frammenti di pietra alta pochi centimetri. Gli eschimesi hanno di rado la tavola da pranzo e non posseggono sedie e sgabelli: essi si accoccolano in terra o sul banco del letto, con le gambe ricurve a mo’ dei turchi e degli arabi. Fra gli utensili domestici (simile, in tutte le tribù dell’artico), principale è quello della lampada. Essa arde continuamente, sia che la famiglia dorma, sia che vegli: essa serve conie stufa e come focolare, sia per riscaldar la igloo che per cuocere le vivande. La igloo è così bene riscaldata ed illuminata da questa lampada che gli eschimesi possono benissimo rimanere completamente nudi. Dormono can la testa verso di essa e la donna si colloca in modo da poterla avere sempre a portata di mano e di poterla curare. La lampada è pesante, quantunque sia fatta con una pietra plastica, la pietra oliare, che i groenlandesi ottengono da una località situa ta a sud del fiord di Umanak e presso Godhaah. Non si usa che d’inverno: viene riempita di grasso e di olio; un piccolo fiocco di musco o di eriche o tendini di balena serve da lucignolo e non passa molto che l’intero stoppino prende fuoco ed una splendida fiamma illumina l’ambiente. La lampada si spegne col ritorno del sole e allora il cibo vien cotto bruciando dell’erica. (Continua)


Religione

Domenica 6a dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù questa parabola: Uu uomo fece una gran cena, e invitò molta gente. E all’ora della cena mandò un suo servo a dire ai convitati che andassero, perchè tutto era pronto. E principiarono tutti d’accordo a scusarsi. Il primo dissegli: Ho comperato un podere e bisogna che vada a vederlo; di grazia, compatiscimi. E un altro disse: Ho comperato cinque paia di buoi e vo a provarli; di grazia compatiscimi. E un altro disse: Ho preso moglie, e perciò non posso venire. E tornato il servo, riferì queste cose al suo padrone. Allora, sdegnato, il padre di famiglia, disse al suo servo: Va tosto per le piazze e per le ’contrade della città, e mena quà dentro i mendici, gli stroppiati. i ciechi e gli zoppi. E disse il servo: Signore, si è fatto come hai comandato, ed evvi ancora luogo. E disse il padrone al servo: Va per le strade e luhgo le siepi, e sforzali a venire, affinchè si riempia la mia casa. Imperocchè vi dico, che nessuno di coloro che erano stati invitati, assaggerà la mia cena. S. LUCA, cap. 14

Pensieri. Colla parabola sopra riferita, Gesù conchiudeva un insegnamento ai suoi uditori. Fino a quel tempo s’era creduto che più valesse o contasse come valore il posto ’eminente, la situazione privilegiata, il primeggiare nel convitto della società. Gesù non è di questo avviso: tutt’altro. Gesù invece ci esorta a fuggire gli onori, le distinzioni e le grandi responsabilità. Desidera e suggerisce gli ultimi posti; desidera e suggerisce nen di agitarsi e chiedere, comunque sia il modo, posti e onori, ecc. ma desidera che l’opere nostre, la nostra capacità s’imponga al pubbinco, all’attenzione così da essere richiesti dagli altri. Cosa che in pratica non si fa, poichè quanposto te voite noi si chiede o domanda s’e non sia o la carica o la missione che dà lustra ed onore alla persona che vi siede, e non invece. 11 pe.-sona che occupa quelle responsabi!ità. Essere invntat), questo vuole Gesù: guai a chi si 14.faita! MA non imporsi! Ascende superius! dirà il padrone.