Il buon cuore - Anno XIII, n. 11 - 14 marzo 1914/Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

[p. 84 modifica] Religione

Domenica 3a di Quaresima

Testo del Vangelo. «In quel tempo diceva d Signore Gesù a quei Giuclii, che avevano creduto in lui: Sarete veramente miei discepoli, se perseverete ne’ miei insegnamenti: e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi. Gli risposero essi: Siamo discendenti di Abramo, e non siamo stati mai servi di nessuno: come dunque dici tu, Sarete liberi? Rispose loro Gesù: In verità, in verità vi dico, che chiunque fa il peccato, è servo del peccato. Ora il servo non istà per sempre nella casa: il figliuolo sta per sempre nella casa. Per la qual cosa, se il•ftgliuolo vi libererà, sarete veramente So, che siete figliuoli di Abramo: ma cercate di uccidermi, perchè non cape in voi la mia parola. lo dico quello, che ho veduto appresso al Padre mio; e voi parimente fate quello, che avete imparato appresso al vostro padre. Gli risposero, e dissero, li: Padre nostro è Abramo. Disse loro Gesù: Se siete figliuoli di Abramo, fate le opere di Abramo. Ma adesso cercate di uccider me, uomo, che vi ho detto la verità, la quale ho udito da Dio: simil cosa già non fece Abramo. Voi fate quello, che fece il padre vostro. Gli risposero essi pertanto: Noi non siamo di razza di fornicatori: abbiamo un solo padre, Dio. Ma Gesù disse loro: Se Dio fosse il vostro padre, certamente amereste me: imperocchè da Dio sono uscito, e sono venuto: dappoichè non sono venuto da me stesso, ma eg’i mi ha mandato. Per qual cagione non intendete voi il mio linguaggio? Perchè non potete soffrire le mie parole? Voi avete per padre il diavolo, e volete soddisfare ai desideri del padre vo.svro: quesCi fu omicida fin da principio; e non perseverò nella verità: conciossiacchè verità non è in lui: quando parla con bugia, parla da suo pari; per= chè egli è bugiardo e padre della bugia. A me poi non credete, perchè vi dico la veritlà. Chi di voi mi convincerà di peccato? Se vi dico la verità, per qual cagione non mi credete? Chi è da Dio, le parole di Dio ascolta. Voi per questo non le ascoltate, perchè non siete da Dio. Gli risposero i Giudei, e dissero: Non diciamo noi con ragione, che tu sei un Samarit tono e zn indemoniato? Rispose Gesù: Io non sono ’ indemonìató: ma onoro il Padre mio, e voi mi avete 11 vituperato. Ma io non mi prendo pensiero della mia gloria; v’ha chi cura ne prende, e faranne vendetta. In verità, in verità vi dico: chi custodirà i miei insegnamenti, non vedrà morte in eterno. Gli dissero per-, [p. 85 modifica]tanto i Giudei: Adesso riconosciamo, che tu sei un indemoniato. Abramo morì, e i Profeti: e tu dici: Chi custodirà i miei insegnamenti, non gusterà morte in eterno. Sei tu forse da più del padre nostro Abramo, il quale morì? E i profeti morirono. Chi pretendi tu di essere? Rispose Gesù: Se io glorifico me stesso, la mia gloria è un niente; è il Padre mio quallo che mi glorifica, il quale voi dite, che è vostro Dio. Ma non l’avete conosciuto: io sì che lo conosco; e se dicessi, che non conosco, sarei bugiardo come voi; ma lo conosco, e osservo le sue parole. Abramo il padre vostro sospirò di vedere questo mio giorno, lo vide e ne tripudiò. Gli dissero però i Giudei: Tu non hai ancora cinquant’anni, e hai veduto Abramo? Disse loro Gesù: In verità, in verità io vi dico: prima che fosse fatto Abramo, io sono. Diedero perciò di piglio a de’ sassi per trarglieli: ma Gesù si nascose, e uscì dal tempio».

                                                      S. GIOVANNI, cap. 8.

Pensieri.

Abbiamo qui — nella. surriferita lezione del Vangelo — un primo scoglio nel campo religioso. Gesù già da tempo ha incominciato e sostenuto col popolo una fortissima polemica: egli. si rivendica l’origine e la missione dal Padre: a questo solo ed unico scopo egli venne ad operare ed insegnare. E così fa Gesù. Mentre colla sua dottrina conquide e convince e smàschera le insidie dei Farisei, che lo cercano a morte, trova tempo di assolvere e perdonar l’adultera, moltiplica e sazia con cinque pani e pochi pesci una turba famelica, e ottiene questo successo, che i ministri mandati dai capi per arrestarlo, ritornino a mani vuote, anzi unendosi al popolo, che lo lodava e benediceva. E ai pochi, che incominciano a credergli dopo tante prove — che oggi Gesù parla dei vantaggi della sua dottrina. Osservate tuttavia che i nemici suoi non lo lasciavano mai, e che -- frammisti ai buoni — essi l’attaccavano sempre e ferocemente. Erano presso a poco zelanti ed irrequieti come i neofiti dell’ultime teorie... economiche-sociali Gesù promette dapprima la libertà. Rispondono i nemici — equivocando — col vantare la loro libertà politica: protestano di non aver mai servito ad alcuno, e millantano la prosapia d’Abramo. A pochi passi — anche politicamente — s’alzava il labaro romano. Non importa. Presi dalla passione del pregiudizio politico, contradicono — con evidente bugia — la parola di Gesù. Gesù non abbocca all’equivoco. Risponde che la sua libertà è.effetto dell’esclusione dell’errore e del peccato: giacche come l’errore impedisce alla mente la retta cognizione del vero, così non è libero nelle energie del cuore colui che è vittima, schiavo d’una affezione peccaminosa: la nobiltà d’origine, la purezza della prosapia, l’eccellenza dell’educazione, la forza dell’istruzione giovano in questo: sono ottimi ausiliarii alla libertà, al miglioramento quando non servono al pregiudizio: Gesù — a loro che rivendi cavano l’origine d’Arbamo — rispose assai bene: Se siete figli d’Abramo, fate l’opere di lui: ma l’opere vostre di prepotenza, di settarietà, di egoismo non.mi danno a vedere troppo facilmente la santa e cavano l’origine.d’Abramo — rispose assai bene: loro, li accusa invece d’essere figli del demonio, giacchè del demonio seguono i principi e gli insegnamenti. Omicida e bugiardo il padre loro, essi — figli d’opera — tentarono prendere ed uccidere Gesù, tentavano soffocare quella libera voce, che li rimproverava nei loro vizi palesi ed oCculti, resistevano — increduli — a quella parola, che per essere intesa ha bisogno di campo libero, sgombro da ogni pregiudizio e scientifico e morale.

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tanto nef asti Ed è in nome di questi pregiudizi — .che molti e molti — seguaci degli antichi nemici di Gesù — da lui si tengono lontani in una indifferenza, che soffoca ed annichila ogni generosa energia, oppure rifiutano il ragionevole ossequio ai suoi dogmi, così lucidi e veritieri pei semplici, pei liberi. Qui, qui solo sta la ragione, la causa sufficiente della loro indifferenza — nel campo pratico, nelle ’loro azione — qui si trova la causa della loro irreligiosità nel campo speculativo. Quanti nomi di scienziati non potremmo citare, illustri nella scienza umana, docili alla religiosal... Quanti illustri sanno illustrare la loro fede con opere altamente cristiane! Ne richiamiamo nomi d’un tempo che fu: sono nomi d’oggi, nomi che non si vergognano d’illustrare la vera scienza, col chinarsi a Dio, a Cristo; nomi di veri liberi innanzi alla forza dell’opinione pubblica del volgare rispetto umano, dell’applauso delle folle. Ben si disse che se le verità matematiche toccassero la morale, l’uomo le avrebbe rifiutate od almeno discusse, e ben fu detto da un santo che per divenire credente occorreva confessare e piangere i... peccati di prima. Occorre per la fede la libertà, che è privilegio dei figli di Dio... Chi fa il peccato è servo del peccato, ed il vero in lui non esiste! Quanto è mai vero per l’uomo, che è vittima delle proprie passioni questo. Per non essere incoerente, l’uomo preferisce essere... irragionevole! R. B.

A 83 anni, rapidamente r serenamente, si è involato

GIOVANNI MARIA STOPPANI penultimo fratello superstite dell’autore del Bel Paese. Era un uomo impastato di bonta, di serenità, di amore. Chimico farmacista, esercitò la sua professione molti anni nella nota farmacia sull’angolo di via Pontaccio e Corso Garibaldi. Nel quartiere era conosciuto e amato come un benefattore, un uomo ideale, che ai poveri avrebbe dato tutto per nulla. Condoglianze vivissime alla famiglia. [p. 86 modifica]Mystica

Nel romito giardino del convento Ove fioriscon gigli e sboecian rose, Effonde la campana il suo concento Di note chiare, limpide, armoniose. Fragranze indelibate porta il vento E voci di canzoni sospirose Tuban d’arnor le tortore un lamento Come richiamo d’anime desiose. Lento passa tra i fiori il cenobita Soffuso di mestizia il bianco viso, Le mani giunte in atto umile e pio. Del sol ne’ rai converso, un’infinita Nostalgia l’assai del Paradiso E morte invoca per salire a Dio. Torino.:

r•

Contessa ROSA DI SAN M•11CO.

-20* 711t Il Patronato Lombardo «Pro Ciechi» Che cosa si propone. Non so bene se sia esatta la cifra.di 4000 ciechi, che le statistiche dànno alla Lombardia; ma, fatta proporzione col numero totale dei ciechi in Italia dev’essere conforme alla realtà. In Lombardia abbiamo tre istituti di educazione per questa classe di infelici: quello di Milano, che è il maggiore d’Italia, uno a Pavia, un terzo a Cremona; un quarto si sta erigendo in provincia di Como dall’Opera Pia Prato. Questi istituti hanno una funzione relativa e temporanea: l’alunno vi trova un ambiente adatto e riceve• l’istruzione di cui è capace; poi, salvo eccezioni, è restituito alla famiglia. Qui cosa fa? Che cosa può? Come saprà difendersi in mezzo ai contrasti inevitabili dai quali risulta la lotta per la vita? In altre parole, nella concorrenza, coi veggenti può un cieco guadagnarsi’ un pane? Questa domanda riguarda gli ex alunni degli Istituti; ma interessa più vivamente coloro che pei’ varie ragioni non poterono venir ammessi in alcuna casa di educazione. — La comune esperienza ci fa sapere che, quando il cieco è fuori dall’Istituto, è quasi sempre in lotta. con le necessità della vita. Le eccezioni dei pochi che hanno potuto aprirsi una via di lavoro rimuneratore dànno maggior rilievo alla sorte deplorevole dei più! L’imbattersi in un cieco che vive di accattonaggio è caso frequente; e, ciò che è più grave, la cosa sembra naturale. Giovane signorina, di distinta famiglia, educata e religiosa, cerca di collocarsi presso signora sola o piccola famiglia, per tener compagnia, governo di casa, assistenza a bambini. Rivolgersi Signora Rosnati, Via Principe Amedeo N. r.

L’istituzione nuova si propone di fare_ da noi quello che già si è studiato e applicato all’estero: aiutare il cieco a difendersi meglio nella struggle for life, assisterlo per modo che possa mettere in valore ed in azione i suoi mezzi umani e civili, dandogli una protezione di fraternità che rispetti il suo stato e lo aiuti a bastar a sè stesso. L’opera del patronato viene dunque ad integrare quella degli istituti; ma si estende in un più largo campo, abbracciando tutta la classe, quelli che hanno avuto la fortuna di una educazione e gli altri che tale fortuna non ebbero. — Il cieco non può fare tutto ciò che fa il veggente; ma deve sapere di più che tendere la mano o girare la manovella di un organetto. Per esempio: la dattilografia, l’ufficio di telefonista, l’accordatura dei pianoforti, la legatoria dei libri, il massaggio nelle cliniche o a domicilio, l’industria dei sacchetti di carta lavorati a casa e poi venduti, la stampa di libri per ciechi, molti lavori femminili, ecco una serie di occupazioni, che opportunamente organizzate, assistite dalla Società possono dare lavoro e pane. Ma• bisogna che il cieco, la cieca trovi un appoggio, e questo sia materiale, morale, giuridico. Questo è uno dei punti del piogramma pro ciechi. Quindi, non il soccorso in danaro, tranne casi eccezionali. -Ma invece indicazioni, consigli, collocamento, previdenza, e tante altre bellissime iniziative che, aiutate dal buon volere di veggenti e di ciechi, passeranno presto sul terreno dei fatti. Il programma del nuovo patronato ha trovato il suo interprete felice nel conte Tomaso Gallarati Scotti, che Io sviluppò ’splendidamente din una conferenza che tutti possono leggere, se appena sentano qualche simpatia per l’opera. Lo Statuto, è pronto, è approvato; la Società Lombarda per iz bene dei ciechi conta già un bel numero di aderenti. E cresceranno, questo è certo. Il Consiglio è risultato costituito di persone che affidano completamente; eccolo: Asixiiso Maestro Antonio, Barbetta avv. Lino, Baslini dr. prof. Carlo, Branchini dottoressa Matilde, Bernstein Berta, Dolfus Susanna, Dozzio dr. Stefano, Galeazzi dr. prof. Riccardo, Gallarati Scotti conte Tommaso, Gavazzi senatore Lodovico, Gnecchi Chiesa Ida, Kruch dr. Giacomo, Ravizza Alessandrina, Schieppati maestro Emilio, Stoppani prof. Pietro, Tolomei Pia, Tumminelli dr. Calogero, Trabuchelli avv. Ugo, Vaggi Amilcare, Visconti Marescalchi contessa Maud. A Presidente fu nominato il senatore Lodovico Gavazzi, troppo noto perchè debba venir presentato; nel Consiglio vediamo tre ciechi che dànno in sè l’esempio di quello che si può fare, alcune Signore di mente e di cuore, e Signori egregi, tutti concordi nell’idea e nell’azione. Socio onorario, per ora, uno solo: Monsignor Luigi Vitali, che da anni vagheggiava l’idea, ed ora,,,; è lieto di vederla prossima all’attuazione. — Con [p. 87 modifica]simili auspici si ha la certezza di fare e di far bene. Tralasciando qui l’elenco dei soci perpetui, che oltrepassano la ventina, ed hanno versato almeno lire Io°, vi sono molti soci temporanei (L. io una volta tanto) e moltissimi ordinari (L. 5 per almeno tre anni). L’unione dei piccoli contribuenti farà la forza del Patronato. Come offerte straordinarie, che indicano la bontà del terreno su cui l’Opera si è posta: L. $0.— P. M. in memoriam Maria Zanoletti Stoppani, per un fiore sulla tomba di Luigi Vittorio Stop» 25. — pani

Per un caso pietoso Per la carrozzella al povero compositore tipografo paralizzato abbiamo ricevuto le seguenti offerte: L. 25 — .. Maria Gnecchi Sessa.» 5— .. Cada Gnecchi Sessa. n:o Angelo e Myriam Cornelio. n i0.. N. N.. n io Giuseppina Desio. — Contessa B. G. n io Anonimo. 11

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O P5E:LA PIA CA_TEN (Per la cura di Salsomaggiore)

Per la protezione della giovane Un distinto gruppo di signore e signorine, sotto la direzione della contessa Maria Taverna, della contessa Carlotta Parravicini e della marchesa Angelina Brivio, ha combinato una fiera geniale a favore di un’opera di carità illuminata e di bene sociale, la Protezione della Giovane, che tende a salvare, a sovvenire e a bene indirizzare le giovani che dai monti e dalle valli scendono alle stazioni ferroviarie e vengono ignare e ingenue nelle città, sospinte dalla miseria alla ricerca di un’onesta occupazione. Tale fiera avrà speciali attrattive, consistendo in cappelli di paglia per signore e bambini, in ombrelliventagli, blouses e altri oggetti primaverili, non esclusi i fiori. La vendita si terrà in un salone dell’H6tel Milan, nei giorni di sabato, domenica e lunedì, dalle ore 1 4 alle 18.