Il buon cuore - Anno XIII, n. 07 - 14 febbraio 1914/Religione

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Domenica di Sessagesima Testo del Vangelo.

In quel tempo, narrò il Signore Gesù alle turbe ed a’ suoi discepoli questa parabola: Ecco che un seminatore andò per seminare. E mentre egli spargeva il seme, cadde parte lungo la strada; e sopraggiunsero gli uccelli dell’aria, e lo mangiarono. Parte cadde in luoghi sassosi, ove non aveva molta terra; subito spuntò fuora, perchè non aveva profondità di terreno: ma levatosi i! sole, lo infuocò; e per non aver radice, seccò. Un’altra parte cadde tra le spine; crebber le spine, e lo soffocarono. Un’altra finalmente cadde sopra una buona terra e fruttificò, dove cento per uno, dove sessanta, e dove trenta. E acco [p. 53 modifica]statisi i suoi discepoli, gli dissero: Per qual motivo parli tu ad essi per via di parabole? Ed ei rispondendo, disse loro: Perchè a voi è concesso d’intendere i misteri del regno de’ cieli; ma ad essi ciò non è stato concesso. Imperocchè a chi ha, sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro pér via di parabole, perchè vedendo non vedono, e udendo non odono, nè intendono. E compiesi in essi la profezia d’Isaia, che dice: Udirete colle vostre orecchie e non intenderete; e mirerete coi vostri occhi, e non vedrete. Imperocchè questo popolo ha un cuor crasso, ed, è duro d’orecchie, ed ha chiusi gli occhi; affinchè a sorte non veggano cogli occhi, nè odano colle orecchie, nè comprendano col. cuore, onde si convertano, ed io li risani. Ma beati sono i vostri occhi, che vedono, e i vostri orecchi, che odono. Imperocchè vi dico in verità, che molti profeti e molti giusti desiderarono di vedere quello che voi vedete, e non lo videro, e di udire quello che udite, e non lo lo udirono. Sentite per tanto voi la parabola del se-, minatore. Chiunque ascolta la parabola del regno (di Dio) e non vi pon mente, viene il maligno, e toglie quel che era stato seminato nel di lui cuore; questi è quegli che ha ricevuto la semenza lungo la strada. Quegli che riceve la semenza in mezzo alle pietre, è colui che ascolta la parola, e subito la riceve con gaudio,’ ma non ha in sè radice, ed è di corta durata; e venuta la ’tribolazione e la persecuzione- a causa della parola, tosto è scandalizzato. Colui che riceve la semente ira le spine è quegli che ascolta la parola; ma la sollecitudine del secolo presente e la illusione delle ricchezze soffocano la parola, onde rendesi infruttuosa. Ma quegli che riceve la semente in un buon terreno, è colui che ascolta la parola, e vi pon mente, è porta frutto, e rende questo il cento, quello il sessanta, e quell’altro il irenta per uno. (S. MATTEO, Cap. 131

Pensieri. Dall’aver Gesù — egli stesso — spiegata agli apostoli la parabola sopra detta, biSogna pur concludere’ sia importantissima in sè ed utilissima agli uditori. La ragione ne è evidente e si capisce come in prossimità alle predicazioni quaresimali — più larghe ed abbondanti — la Chiesa abbia assegnata a questa festività questa parabola. In vero sta un fatto e lieto e doloroso. Nel tempo della quaresima il popolo affolla le nostre chiese. Sia pure che vi si rechi per udire una •

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parola nuova, più ornata, più dotta: sia pure che Si accorra per l’uso e costume: sia pure che si segua la moda, che vuole le pazzie del carnevale come la penitenza della quaresima: il fatto buono sta: le nostre chiese sono affollate d’uditori attenti e sol-, leciti della divina parola e, delle sacre funzioni; il fatto sta nonostante gli sforzi del mondo e dei cattivi di stornarneli col bandire feste di mezza quaresima, balli, concerti di... beneficenza, il popolo va, ascolta la conferenza religiosa e... E, signori miei, il popolo che ci va, che avrà pianto e compatito ai flolori’ di Cristo, che si sarà pentito del carnevale delle passioni, il popolo — passata la quaresima — resta tale e quale di prima, e delle belle, delle sante verità ascotate che resta?... Perchè?

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Il perchè lo ha detto luminosamente Gesù stesso. Per fruttificare la divina parola abbisogna di llondizioni speciali: ha bisogno, più che di orecchi e di curiosità, di cuori buoni, ’ anzi non solo dirò di cuori buoni, ma di cuori eccellenti, perfetti. Allora vi si garantisce il cento,per uno, giacchè non è avariata la parola di Dio per perdere la suaf9conclità, ma è irreducibile, riottoso il terreno su cui essa viene a cadere. Ma di quanti e quanti si può ripetere alle prediche di Dio lo spettacolo della stradal... Attenzione? Dio ce ne guardi! Ci vanno per vedere ed essere segnati per la... varietà delle’ toilettes; è cambiato il gusto ed il genere del teatro, ma l’ambiente è tale quale quello della passata stagione. Qui deve far frutto la divina parola?!... Altri ci va col cuore di pietra... Che potrà su questi cuori — induriti nel vizio, nella passione, viventi in turpi connubi, desiosi di piacere, di volgarità, di egoismo — che dovrà potere l’amOr di Dio?!... Manco un’eco essa verrà a sollevare in quegli spiriti: manco una sealfittuía in quelle durissime pietre; sono ascoltate altre voci, altre sirene ammaliatrici, altre letture, altri ritrovi, altre idee, tutto, tutto tranne guarito si solleva una spanna più su della materia e della brutalità. Altri ci va col cuOre in disordine, come in disordine trovasi il terreno ingombro di spine: No, non resta, non alligna Dio col suo purissimo amore al soprasensibile, allo spirituale dove, più che attecchire, ha già ’messo salde e profonde radici l’amor del guadagno, l’amor della vita terrena, la cura e la sollecitudine del giorno... impossibile la connivenza della materia e dello spirito, del momentaneo e del [p. 54 modifica]l’eterno, dell’io e di Dio!... Non nego la lieta accoglienza a Dio in questi sgraziati, ma è impossibile la coesistenza d’amori opposti e eontra.dittorii. La storia prova le conseguenze di simili situazioni.

Parmi di poter attribuire alla divina parola alcunchè di simile ad un medicinale. Purchè cada sopra un soggetto adatto, nelle circostanze favorevoli, essa deve fruttificare: diversamente il suo valore è nullo, ma dove sta il difetto? Da noi ed in noi è nella mancanza di scienza e volontà. Scienza, amici miei. E lo dico forte poiché a me pare che più tra di noi non ci intendiamo: le parc le di Dio un dì così chiare al nostro popolo, oggi da Lui più’ non sono capite nel loro senso reale: ad esempio carità, abnegazione, sacrificio, lotta, umiltà óggi significano od equivalgono ad egoismo, dabbenaggine, povertà di spirito. Oggi il demonio in mezzo a noi ha creato la confusione delle lingue come.ai tempi della ’torre di Babele. Non esagero pur troppo: ’sono nella più oggettiva realtà. Volontà, amici miei ancora, che indarno oggi cercherete quelle volontà d’un giorno, che sapevano spezzarsi, ma non conoscevano il modo di piegarsi, d’adattarsi. Una volta una verità creava un diritto, creava un dovere: oggi si fa troppo distinzione fra la teoria e la pratica, é subiamo — con tutta tranquillità — un vero sdoppiamento di noi stessi. Non lo credete?! No? Dite! è un ateo quel signore, che, pubblicamente, nei pubblici negozi disprezza la legge del magto,, dell’astinenza? è ateo, massone quel signore, che si schiera e segue un labaro verde? è anticlericale, antireligioso chi dà il nome a sette, ad organizzazioni, a circoli, a clubs ostili alla S. Chiesa? che legge ogni giornale, che muta solo cinquanta idee solo perchè s’è abbattuto in cinquanta persone?

fu il bisogno, fu l’interesse,, fu, l’ineluttabile necessità!... Suprema viltà, o signori! attribuire alle circostanze della vita, alle convenienze, alla necessità quelle cadute basse e vergognose che disonorano la cristiana dignità. I martiri parlarono un linguaggio diverso. B. R.

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Giulia Vigliardi Paravia-Roda Le solenni onoranze funebri trigesimali per l’anima eletta di Giulia Vigliardi Paravia-Roda, ben dimostrano quanto fosse da tutti amata e compianta la buona Signora che tanto amò gl’infelici d’ogni male dolenti, e tanto tesoro di compassione versò sulle umane miserie, col generoso conforto della parola e dell’azione, alacre, intelligente, feconda di bene. E per la sua memoria — indimenticabile — nel tempio sontuosamente parato a lutto, si affollarono coi parenti e cogli amici, i beneficati, e le preghiere salirono a Dio come profumo d’incenso, e le lacrime scesero come rugiada sui fiori della sua tomba, ahi! troppo presto dischiusa. Così la pia e gentile Signora, che tanto nobilmente continuò le patriarcali tradizioni d’intemerato decoro, di squisita cortesia e di carità inesauribile proprie della Casa Vigliardi Paravia, pur essendo schiva d’ogni encomio e d’ogni plauso, ebbe il più grande dei suffragi, quello che viene dal cuore del popolo. Dire di tutto il bene ch’Ella fece in breve spazio non è possibile: basta accennare l’Ospedale Maria Vittoria, la ’Scuola della Buona Massaia, le Colonie Alpine per i fanciulli poveri, il Comitato di Soccorso agli orfani del terremoto, che attestano l’opera sua assidua, vigilante, infaticabile.

Ma che ateo! ma che massone! farà le sue buone divozioni in casa, sarà frequente alle prediche, farà la S. Pasqua, tutto questo sì, e poi... quell’altro ancora! E questo in tutta coscienza cristiana. Ma fu l’occasione, l’amico, l’ambiente, etc.!

Espertissima in ogni genere di lavori, con fine gusto d’arte, se ne giovava per i suoi protetti, sembrandole che l’oblazione del censo fosse più meritoria se unita al dono della sua industre laboriosità femminile.

Ed era cattiva quell’angelo di fanciulla, che, dimenticato onore, anima, eternità, dignità, vive una vita d’inferno? Era cattiva?! non era un angelo? Che dice ille amiche. sue?... Furono le circostanze,

Col diletto Consorte, Cavaliere Giuseppe, Ella divideva il culto per ogni cosa bella e buona, partecipando ad ogni alta manifestazione del pensiero. Forte di spirito, salda di fede, come ben diceva la [p. 55 modifica]funebre sua epigrafe, col sorriso che in vita la rese bella e soave, serenamente si rassegnava al volere di Dio che la chiamò all’eterno riposo dei giusti. Contessa Rosa di San Marco.

Torino.

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Per un caso pietoso madre con 8 bambini Dott. Darra Vittorio. N. N. — .11111~1111.

OPERA PIA CATEN A Nell’interno del cratere vesuviano, Su questo argomento ricco di sorprese e di interessi terrà una conferenza il

Prof. ALESSANDRO MALLADRA dell’Osservatorio di Napoli,,Sabato prossimo. 21 corrente, alle ore 21, nel salone dei Ciechi in via Vivaio. Scopo della conferenza è di aiutare un’opera di Assistenza per i Ciechi di Lombardia, Assistenza di patronato, di previdenza, di collocamento. di lavoro, che si è costituita in questi giorni per iniziativa di persone Volonterose. La conferenza sarà illustrata da projezioni luminose Che l’ardito esploratore del vulcano potè ottenere nella sua calata dentro le fauci del cratere. Ingresso L. 1.—

I

Posti numerati L. 2. 1 biglietti si possono avere presso la Ditta COGLIATI Corso P. Romana N. 17 ed alla portineria dell’Istituto dei Ciechi.

Mercoledì giorno 18 corr., alle ore io, nell’Oratorio dell’Istituto dei Ciechi si celebrerà una Messa di suffragio per la Marchesa Maria Trotti che fu per sette anni benemerita presidente dell’Asilo dei bambini ciechi.