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Pasqua, inserite come scene,, il trasporto della Croce Sànta e l’andata degli Apostoli e della Maddalena al Sepolcro. E analoghe scene, o ferie; come le si chiamavano allora, sempre relative all’ufficio corrente, si sono introdotte nelle ufficiature di Natale, degli Innocenti, dell’Epifania. Più tardi compaiono anche rappresentazioni alquanto più indipendenti da una determinata uffiziatura, per esempio il dramma del paradiso,terrestre, o quello del peccato originale. Frequenti sono pure i soggetti escatologici, come l’Anticristo, e le Vergini prudenti e le stolte. Ma tutte queste rappresentazioni erano considerate come strettamente liturgiche, quindi recitate nella lingua liturgica, il latino, con tutto lo splenclOre dei paramenti liturgici, con tutta la solennità delle altre cerimonie, e il figurare in esse era riservato sempre, come alto privilegio, ai soli membri del clero. Contemporaneamente però a questo inserirsi di rappresentazioni sceniche nel meízo delle funzioni ecclesiastiche, assistiamo allo sviluppo parallelo, fuor delle mura della chiesa, del dramma sacro, ma indipendente affatto dalla liturgia del giorno. Viveva nel secolo decinìo, al convento di Gandersheim in Sassonia, la famosa monaca Rosvita, la quale ben merita la lode d’essere stata il primo poeta tedesco. La vasta mente di lei e la sua tempra artistica erano state coltivate da un’educazione eminentemente raffinata e prevalentemente classica. Ne fanno testimonianza gli eleganti poemi latini che ancor ci rimangono, in cui ella descrisse la vita della Ver gine, PAsocisione di Cristo, parecchie leggende di Santi, come pure, più tardi, le gesta dell’Imperatore Ottone, e la storia della fondazione del suo tronastero. Questa monaca, allo scopo di opporsi al male che producevano le rappresentazioni a soggetto profano e di gusto paganeggiante, che si esibivano negli spettacoli pubblici, si accinse a scrivere commedie sacre, e le faceva poi recitare nei vasti saloni del suo convento. Sono azioni tragiche, scritte in ottima prosa latina, abbondanti di allegorie e in simbolismo cristia Orovità UN NUOVO LIBRO DI MONS. BONOMELLI Monsignor G. BONOMELLI

Peregrinazioni Estive COSE — UOMINI -- PAESI Volume di 400 pagine con 16 illustraz. L. 21,— Per gli abbonati del Buon Cuore L. 3,50 — ---Casa Editrice L. F. COGLIATI - Milano, Corso P. Romana, i?

no, e piene di forza, di grazia e, specialmente neile scene comiche che ogni tanto vi si incontrano, di fine arguzia. Gli argomenti son tratti da racconti leggendari dei primi secoli del Cristianesimo: il martirio di Galliano e di Costanza sotto Giuliano l’Apostata; quello di Agata e di Irene sotto Diocleziano; il risorgere di Callimaco e di Drusia per la interces sione dell’evangelista Giovanni, la conversione della cortigiana Taide per opera del solitario di Pafnuzio, e quella della mondana Maria per le esortazioni dell’eremita Abramo.,Di poco posteriori ai drammi sacri di questa monaca è il Cristus patiens, che si attribuiva finora di solito a S. Gregorio Nazianzeno, ma che la, critica odierna ha- riconosciuto non potersi far risalire al di là dell’undècimo secolo. E’ un dramma in tre atti, scritto ad imitazione delle tragedie antiche, specialmente di quelle di Eurìpide, cia cui son tolti addirittura un buon terzo dei versi che lo compongono. I tre atti corrispondono alla Passione del Salvatore, mettono in iscena, oltre al racconto evangelico, le tradizioni e i misteri simbolici cavati dalle opere dei Padri. E’ opea di un vero valore artistico e di sommo interesse; e quel pittore che dovesse dipingere qualche scena della Passione, farebbe molto bene a leggerla, vi troverebbe motivi e indicazioni preziose. Essa è accessibile, oltrechè nell’originale greco, anche in una versione latina e in due recenti tradii: ziòni, francese l’una l’altra tedesca. In un prossimo articolo seguiremo lo sviluppo di questa evoluzione, il distacco dei drammi liturgici della liturgia e le conseguenze di questo fatto importantissimo. Romanus.



Religione

Domenica di Sessagesima Testo del Vangelo.

In quel tempo, narrò il Signore Gesù alle turbe ed a’ suoi discepoli questa parabola: Ecco che un seminatore andò per seminare. E mentre egli spargeva il seme, cadde parte lungo la strada; e sopraggiunsero gli uccelli dell’aria, e lo mangiarono. Parte cadde in luoghi sassosi, ove non aveva molta terra; subito spuntò fuora, perchè non aveva profondità di terreno: ma levatosi i! sole, lo infuocò; e per non aver radice, seccò. Un’altra parte cadde tra le spine; crebber le spine, e lo soffocarono. Un’altra finalmente cadde sopra una buona terra e fruttificò, dove cento per uno, dove sessanta, e dove trenta. E acco