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statisi i suoi discepoli, gli dissero: Per qual motivo parli tu ad essi per via di parabole? Ed ei rispondendo, disse loro: Perchè a voi è concesso d’intendere i misteri del regno de’ cieli; ma ad essi ciò non è stato concesso. Imperocchè a chi ha, sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro pér via di parabole, perchè vedendo non vedono, e udendo non odono, nè intendono. E compiesi in essi la profezia d’Isaia, che dice: Udirete colle vostre orecchie e non intenderete; e mirerete coi vostri occhi, e non vedrete. Imperocchè questo popolo ha un cuor crasso, ed, è duro d’orecchie, ed ha chiusi gli occhi; affinchè a sorte non veggano cogli occhi, nè odano colle orecchie, nè comprendano col. cuore, onde si convertano, ed io li risani. Ma beati sono i vostri occhi, che vedono, e i vostri orecchi, che odono. Imperocchè vi dico in verità, che molti profeti e molti giusti desiderarono di vedere quello che voi vedete, e non lo videro, e di udire quello che udite, e non lo lo udirono. Sentite per tanto voi la parabola del se-, minatore. Chiunque ascolta la parabola del regno (di Dio) e non vi pon mente, viene il maligno, e toglie quel che era stato seminato nel di lui cuore; questi è quegli che ha ricevuto la semenza lungo la strada. Quegli che riceve la semenza in mezzo alle pietre, è colui che ascolta la parola, e subito la riceve con gaudio,’ ma non ha in sè radice, ed è di corta durata; e venuta la ’tribolazione e la persecuzione- a causa della parola, tosto è scandalizzato. Colui che riceve la semente ira le spine è quegli che ascolta la parola; ma la sollecitudine del secolo presente e la illusione delle ricchezze soffocano la parola, onde rendesi infruttuosa. Ma quegli che riceve la semente in un buon terreno, è colui che ascolta la parola, e vi pon mente, è porta frutto, e rende questo il cento, quello il sessanta, e quell’altro il irenta per uno. (S. MATTEO, Cap. 131

Pensieri. Dall’aver Gesù — egli stesso — spiegata agli apostoli la parabola sopra detta, biSogna pur concludere’ sia importantissima in sè ed utilissima agli uditori. La ragione ne è evidente e si capisce come in prossimità alle predicazioni quaresimali — più larghe ed abbondanti — la Chiesa abbia assegnata a questa festività questa parabola. In vero sta un fatto e lieto e doloroso. Nel tempo della quaresima il popolo affolla le nostre chiese. Sia pure che vi si rechi per udire una •

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parola nuova, più ornata, più dotta: sia pure che Si accorra per l’uso e costume: sia pure che si segua la moda, che vuole le pazzie del carnevale come la penitenza della quaresima: il fatto buono sta: le nostre chiese sono affollate d’uditori attenti e sol-, leciti della divina parola e, delle sacre funzioni; il fatto sta nonostante gli sforzi del mondo e dei cattivi di stornarneli col bandire feste di mezza quaresima, balli, concerti di... beneficenza, il popolo va, ascolta la conferenza religiosa e... E, signori miei, il popolo che ci va, che avrà pianto e compatito ai flolori’ di Cristo, che si sarà pentito del carnevale delle passioni, il popolo — passata la quaresima — resta tale e quale di prima, e delle belle, delle sante verità ascotate che resta?... Perchè?

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Il perchè lo ha detto luminosamente Gesù stesso. Per fruttificare la divina parola abbisogna di llondizioni speciali: ha bisogno, più che di orecchi e di curiosità, di cuori buoni, ’ anzi non solo dirò di cuori buoni, ma di cuori eccellenti, perfetti. Allora vi si garantisce il cento,per uno, giacchè non è avariata la parola di Dio per perdere la suaf9conclità, ma è irreducibile, riottoso il terreno su cui essa viene a cadere. Ma di quanti e quanti si può ripetere alle prediche di Dio lo spettacolo della stradal... Attenzione? Dio ce ne guardi! Ci vanno per vedere ed essere segnati per la... varietà delle’ toilettes; è cambiato il gusto ed il genere del teatro, ma l’ambiente è tale quale quello della passata stagione. Qui deve far frutto la divina parola?!... Altri ci va col cuore di pietra... Che potrà su questi cuori — induriti nel vizio, nella passione, viventi in turpi connubi, desiosi di piacere, di volgarità, di egoismo — che dovrà potere l’amOr di Dio?!... Manco un’eco essa verrà a sollevare in quegli spiriti: manco una sealfittuía in quelle durissime pietre; sono ascoltate altre voci, altre sirene ammaliatrici, altre letture, altri ritrovi, altre idee, tutto, tutto tranne guarito si solleva una spanna più su della materia e della brutalità. Altri ci va col cuOre in disordine, come in disordine trovasi il terreno ingombro di spine: No, non resta, non alligna Dio col suo purissimo amore al soprasensibile, allo spirituale dove, più che attecchire, ha già ’messo salde e profonde radici l’amor del guadagno, l’amor della vita terrena, la cura e la sollecitudine del giorno... impossibile la connivenza della materia e dello spirito, del momentaneo e del