Il buon cuore - Anno XII, n. 47 - 22 novembre 1913/Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

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Domenica seconda d’Avvento

Testo del Vangelo.

Nell’anno quintodecimo dell’Impero di Tiberio Cesare, essendo procuratore della Giudea Punsi° Pilato, Tetrarca della Giudea Erede, e Filippo suo fratello Tetrarca§dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania Tetrarca dell’Abilene; sotto i pontefici Anna e Caifa, il Signore parlò a Giovanni, figliolo di Zaccaria, nel deserto,. Ed egli andò per tutto il paese intorno al Giordano, predicando il battesimo di penitenza per la remissione dei peccati, conforme sta scritto nel libro dei Sermoni di Isaia profeta: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore; raddrizzate i suoi sentieri, tutte le valli si riempiranno, e tutti i monti e le colline si abbasseranno; e i luoghi tortuosi si raddrizzeranno; e i malagevoli si appianeranno, e vedranno,tuttz gli uomini la salute di Dio. Diceva adunque (Giovanni) alle turbe, che andavano per essere da lui battezzate: Razza di vipere, chi vi ha insegnato a fuggire l’ira che v isovrasta?.Fate dunque frutti degni di penitenza e non vi mettete a dire: Abbiamo Abramo per padre. Imperocchè io vi dico che può Dio da queste pietre suscitar figliuoli ad A bramo. Imperocchè già anche la scure è alla radice degli alberi. Ogni albero «dunque che non porta buon frutto, sarà tagliato e;,ettato nel fuoco. E le turbe lo interrogavano, dicendo: Che abbiamo noi dunque a fare? Ed ei rispondeva loro: Chi ha due vesti, ne dia a chi non ne ha; e il simile faccia chi ha de’ commestibili. E andarono anche de’ pubblicani per essere battezzati, e gli dissero: Maestro, che abbiamo da fare? ed egli disse loro: Non esigete più di quello che vi è stato!issato. Lo interrogavano ancora i soldati dicendo: Che abbiamo da fare anca noi? Ed ei disse loro: Non togliete il suo ad alcuno per forza, ne per frode, e contentatevi della vostra paga. Ma stando il popolo in aspettazione e pensando tutti in cuor loro se mai Giovanni fosse il Cristo, Giovanni rispose, e disse a tutti: Quanto a me, io vi battezzo con acqua, ma viene uno più possente di me, di cui non sono io degno di sciogliere le corregge delle scarpe; egli vi battezzerà collo Spirito Santo e col fuoco; Egli avrà alla mano la sua pala, e pulirà la sua aia, e radunerà il frumento nel suo granaio, e brucerà la paglia in un fuoco inestinguibile. E molte altre cose ancora predicava al popolo, istruendolo. S. LUCA, cap. 3.

Pensieri. Can. T. Meregalli.

Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.

L’indirizzo, che S. Giovanni Battista fa alle turbe in preparazione alla venuta del Messia è il medesimo, che la, S. Chiesa rivolge ai fedeli suoi in aspettativa del Messia, di Gesù, in commemorazione della venuta di lui cimpiutasi quasi due mila anni or sono. [p. 373 modifica]Innanzi al faustissimo avvenimento — alla cui preparazione non si prestò una legge od una sola forza di natura — ma alla cui preparazione concorsero quattromila anni di tempo, la parola profetica di Dio, i popoli e le genti tutte, la storia intera d’un popolo privilegiato — meritava bene l’azione del Precursore, e la solenne anniversaria commemorazione merita bene, che la Chiesa ne desti e ne risvegli coi suoi frequenti richiami, cogli avvisi solleciti, cori salutare ed opportuno adattamento. E ciò è giusto, logico, naturale. Fatti così come siamo, viventi del solo momentaneo che impressiona e sfugge inafferrabile dal duraturo, noi — troppo facilmente — scorderernmo il passato, e non ci preoccuperemmo della dimane, e per questo — richiamata la scorsa domenica — il terribile futuro dramma della vita avvenire, del trionfo dell’eterno sul fuggevole e contingente -- la Chiesa oggi ci ricorda — a bocca del Precursore -- quanto sia da farsi per sfuggire l’ira ventura. Qui meditiamo poChe cose e salutari. o* Non mi pare sia solo poesia la parola del Battista — quando predice che innanzi ai passi del Messia s’abbasserà ogni colle, ogni valle si riempirà e le vie storte e scoscese si faranno diritte e facili. Ho detto che questa frase — per quanto in elegantissima forma di poesia -- poesia non è, se per poesia intendiamo dei sogni, mentre riesce alitssima poesia, quando per poesia noi intendiamo lo splendore della verità e realtà. Se così è, noi vediamo — così almeno ci fa dire la nostra fantasia — nel colle d’abbassare la montagna dei nostri pregiudizi scientifici, pregiudizi della mente, da cui è preso il dotto come l’ignorante, il singolo che si apparta dal comune sapere, come la folla che vive dell’ambiente: così pure nella valle -- abisso oscuro, umidiccio dove ci si scende a precipizio e ruina — si può intendere il pregiudizio morale, il vizio, l’errore pratico, azionato nella vita quotidiana, gli abissi del cuore. Questo profondo, investigato sempre mare nostro. Ne/1 evie storte, scoscese troppo evidenti gli indirizzi fallaci, erronei, i disastri d’una colpevole volontà. Innanzi al Salvatore, o signori, abbassate il monte... riempite le valli... raddrizzate le storte vie della vita!... Con quanta facilità ci scorre la piena di applicazione pratica! Basta guardarci attorno: basta osservare come un inondo intero, che del pregiudizio completo vive e s’inorgoglia, innanzi a Gesù ventù ro se ne-sta incosciente. Perchè? Perchè il male stesso impedisce ed ostacola il rimedio salutare. Strano, ma è così! E’ intelligente: perchè piegarmi al dogma? all’oscuro?... Chi disse mai che il dogma è oscuro, è errore, solo perchè tu nol comprendi? Che diresti al contadino che si mostra scettico innanzi al... calcolo

sublime? Oh! più che il dogma non è forse il bisogno d’appartarti dal comune sapere, che ti fa respingere il dogma?!... E giovane? Muoio innanzi al tradizionale, all’immobile; nel brio dei suoi verd’anni vuole impaziente il nuovo, il meglio, il progresso, l’ideale non il freno? No, caro, non ogni convulsione, non ogni moto è vita. Lo stagno,.o la morta gora che s’agita appesta ed aminorba! La fede ha il suo moto, vero, reale, lento ma sicuro verso il progresso, la luce: fede non è il convenzionalismo secolare, la grettezza di menti piccine: alla fede Cristo impresse un moto infinito quando disse all’uomo d’essere... come il Padre suo nel cielo! E’ ricco: è sano, è pieno di vita... Sì, sì, caro mio. Non all’oro è legato il nostro spirito purissimo in, sofferente di peso e materia: non alla sanità, che nel vizioso un maggior sciupio d’essa fa più ributtante e volgare, non nel godersi la vita perchè la vita ha di ben altri bisogni assai diversi, differenti di quelli che può dividere col cane, col bruto, colla bestia immonda. Ebbene sia! ma la mia volontà desidera il purissimo amor della scienza; le soddisfazioni della gloria, la voluttà del dovere compiuto!... Anime belle e generose, che il Cristo quasi sentite un singolare privilegio dei forti, anime non buttate inutilmente generose iniziative e ardimenti nobilis! Siete degli illusi. Le vie che correte sono senza Cristo! Senza di Cristo le vie che voi calcate, sono storte, scosciese, dure, difficili, pericolose, son vie di... morte!... Fatevi precedere dalla sua luce... seguite i suoi esempi... confortatevi alla sua forza... Le sue vie sono facili, sono diritte alla meta, non vi distraggono, vi conducono al porto, al premio, alla corona che adorna il capo dei forti, dei generosi. B. R.

La moda tiranna

Mio caro amico, Sei alquanto indiscreto! Ali chiz,di nel pro-scritto della tua lettera, se sono felice in matrimonio!... Senza parere... mi fai una domanda terribile! Or, io ti risponderò francamente come ad un vec-chio amico. Felice...? Ti dirò un gran sì... ed un piccolo no... Un ciclo di bellissimo azzurro, eppur tuttavia delle tetre nubi che si addensano. Ti ricordi quella sera... la vigilia della mia domanda, quando nell’angolo del tuo scrittoio scrivevo colla matita il mio piccolo bilancio? 3.600 lire all’anno per l’andamento della famiglia... 1.200 per il fitto... Un po’ caro! Ma è la.spe [p. 374 modifica]sa più inevitabile. E bisognava mettere questa cifra per avere un po’ di spazio, d’aria e di luce in un quartierino pulito. 4.800 dunque di spesa. Guadagno 5.000 franchi. Mia moglie ne ha 5o mila di dote, ossia 1800 di rendita. Il tutto rappresenta un totale di 6800 lire. Avevo dunque un migliaio d’avanzo in mio favore, e credevo d’essere nei saggi limiti. Niente affatto!... Ho messo una donna nella mia vita, ed oggi sono spaventato di quel che mi costa!...

  • * *

Intendimi bene... Dovessi fare per mio moglie una spesa, anche pazza, ma per la sua salute... Avesse ella una fantasia per una volta... sognasse un bel mobile... una casetta in campagna... anche una toeletta straordinaria: e Via! direi, ci vuol pazienza... Una donna ha diritto di essere un po’ viziata... Tocca all’uomo lavorare un po’ più... lesinare sui suoi guanti, sui suoi sigari -ed anche su qualche cosa di più importante. Lo sai che non sono avaro ed amo moltissimo mia moglie... Ma ciò che mi spaventa, si è, che lentamente, nel modo più regolare, mi affondo... o piuttosto che mia moglie tranquillamente, metodicamente, cogli occhi sorridenti, mi fa scivolare in una contabilità perfetta che impegna tutto l’avvenire, e manda in rovina per me il sogno dei sogni, la speranza di un po’ di indipendenza... Non ho da contrastare contro un fatto... Ho da lottare contro una mentalità, creata quasi a mia insaputa, dalle amiche, dai giornali di moda, dalla pubblica civetteria. Sposi novelli, non si osa protestare... si avrebbe l’aria di tiranni intollerabili... Ah!... come lo sanno bene le biricchine!... Più tardi... E’ troppo tardi!...Seco medicina partur Cum mala per longas invaluere moras diceva quel vecchio Ovidio, che si era sposato tre volte, quel pover’uomo!... Mia moglie poteva scegliere fra due vie:...Vestirsi con, eleganza — e ci tengo molto -- ma semplicemente con grazia, con buon gusto, con pulitezza ed armonia... Ella sarebbe rimasta per me, quale l’ho conosciuta, quale l’ho amata, quale l’ho scelta e preferita... Ma niente affatto!... ha preso la via spaventosa delle sarte di grido. Quest’inverno ha portato un cappellone enorme, detto l’idiota, e s’è lasciata imprigionare i piedi in un giro di gonna di un metro. Alla sera, nel rincasare, mi aveva l’aria di un ombrello aperto che si avanzasse e le dicevo:

Mia cara, se tu sapessi, quanto mi piaceresti meglio in altra foggia! Ma, è la modal... E che cosa chiami per moda? Ciò che chiamo la moda? Sei stupefacente! Una bella domanda! La moda... è il modello nuovo che si porta! - Allora, ne ho veduto uno poco fa di semplicissimo, che tu chiami tailleur, ed era così distinto. - Ma se le mie amiche sono tutte vestite come me... Non tutte... Eppoi, penso che potresti vestirti anche per il mio gusto. Eri tanto ideale nella tua veste di fanciulla, che sfuggiva quasi al mio sguardo, come passa inosservato il verde calice da cui sboccia il fiore. Sei rimasta così, scolpita nel mio cuore di 25 anni. Ti ricordi? Si, ma oggi mio caro, devi figurarti che sono molto semplice al confronto di... Di chi?... Oh, non osare dirmelo! Non mi parlare d’oggi!... Mi irriti! Si direbbe che ti sei impegnata a portare in giro le novità più stravaganti di una casa di mode... Una donna réclame!... Io non osavo pronunciarla questa parola. Si. Una donna réclame!... E che per colmo di misura, paga per esserlo! — Paga? Ah! ecco la gran cosa... Finalmente l’hai detta! Se la prendi su questo tono... non dico più nulla...

Difatti non dico più nulla... Ma ci penso ancor più!... Penso che i sarti sono molto abili. Colle loro arti, può dirsi, derubano le nostre donne, non per procurarsi un danaro passeggero, ma per crearsi delle vere rendite. Essi ed i loro complici hanno inventato per la semplice borghesia delle confezioni effimere, inadoperabili, e irriducibili al cambiar d’ogni stagione... Hanno creato una biancheria così ricca di guernizioni e di merletti che il solo lavarla costa un occhio del capo. E a ciò s’aggiunge la conservazione e l’annuale trasformazione delle pelli, il rinnovar delle gioieche bisogna legare e rilegare ad ogni più leggero capriccio... e che procureranno a me per tutta la vita, mesi intieri di veglie faticose.

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Lo ripeto — io non sono un tiranno! Se dovessi lavorare per mia moglie... oh! con quanta gioia lo farei! Ma,lavoro contro di lei... lavoro per qualche cosa che la trasforma in una pupattola... Lavoro per un sarto, per tutta una categoria di sarti, che s’industriano ad ogni stagione di succhiarmi le vene... Sono essi che creano questa situazione strana, in grazia della quale anche la donna più compita, anche la moglie più affettuosa non ardisce fare un passo fuori di casa se non ha sacrificato all’idolo che essi hanno innalzato per proprio uso e consumo... [p. 375 modifica]Mi chiedi se sono felice?...Ah, se non ci fosse di mezzo, tra me e mia moglie, quello che si chiama la modal... Max. N. E per copia conforme PIERRE L’EREMITE.

Adunanza òel Comitato PER L’ASILO INFANTILE DEI CIECHI

Martedì, 18 corrente, nel Salone dell’Istituto dei Ciechi, si radunò il Comitato delle Patronesse dell’Asilo Infantile dei Ciechi per prendere gli opportuni accordi affinchè bene riesca la imminente fiera di beneficenza, che avrà luogo nei giorni 1, 2, 3, 4, dicembre. Sedevano al banco della Presidenza Monsignor Vitali, la Segretaria signorina Matelda Cajrati, il Vice-Segretario A. M. Cornelio. Erano presenti le Signore Capi-Gruppo Principessa Belgiojoso, Donna Emma Camozzi, la Signora Cramer, la Signora Denti, la Signorina Osculati, la Signora Pazzini, la Signora Robecchi. Intervennero per la Presidente Marchesa Maria Trotti la Contessa Bice Greppi, per la Signora Radice la Contessa Oltrona Visconti, per la Signora Staurenghi la Signora Bianchi, per la Baronessa Leonino la Signora Gugelloni. Era assente la Signora Ada Baslini Nathan. Presenziavano, colle signore aderenti, più di cinquanta persone. Letto dalla Segretaria e approvato -il processo verbale, il Sig. Cornelio con gentili parole invita le Signe:T a esprimere un senso di congratulazione per la rinnovata salute di Monsignor*itali, augurandogli che possa giungere a celebrare la Messa di Diamante, alla quale, in verità, mancano ancora sei anni. Monsignore commosso ringrazia, e esprime le con- • dog-lianze per l’assenza della Presidente Marchesa Maria Trotti, costretta a letto da un lungo, ostinato malore, e fa voti che, almeno alquanto risollevata, possa prendere parte col pensiero alla fiera, alla quale, sebbene a letto, già prese e prende parte, con assiduo lavoro, nel preparare preziosi oggetti da vendere. Sono presenti i due doni, l’uno della Regina Margherita, una magnifica lampada elettrica con asta e baldacchino, l’alro delle Patronesse, una tromba in argento per fiori, di ultima ’moda. I biglietti ’pel dono della Regina Margherita sono di L. 2, di lire I per l’altro. - Chi desidera avere libretti per la diffusione dei biglietti, ve ne sono ancora di disponibili presso la Segretaria. Il distintivo per le Capi-Gruppo e le aderenti due anni sono fu un nastro bianco rosso verde, colori nazionali, perché un terzo degli introiti era stato de

voluto alle famiglie. dei richiamati, per la guerra libica: il medesimo colore verrà conservato anche quest’anno, come voto che quella guerra felicemente iniziata e condotta, possa pur felicemente compiersi. Si avverte che chi riceve o vuole offrire denari per la fiera, non li adoperi per comperare oggetti da vendere poi, col pericolo di introitare meno vendendo, di quello che si è speso comprando. Le offerte in denaro e in oggetti verranno pubblicate nel Buon Cuore: si prega di comunicare presto le note relative, per buon esempio di propaganda, e per non agglomerare un numero soverchio di offerte, con differimento di pubblicazione. Si raccomanda vivamente a ciascuna Capo-Gruppo di aumentare possibilmente il numero delle aderenti: più cresce il numero si diminuisce per esse la fatica. Sono vietate le lotterie di iniziativa particolare, e la vendita di oggetti fuori banco. Il Salone, coi banchi, sarà libero per il 28 corrente, e le Capi-Gruppo potranno subito disporre pel trasporto e la collocazione degli oggetti. I banchi saranno decorati in- modo uniforme e la spesa dell’addobbo viene assunta dalle Capi-Gruppo. Una ragione speciale viene addotta da Monsignor Vitali perchè l’introito della fiera quest’anno possa essere il maggiore possibile. Alla metà del mese di luglio la comunità dell’Istituto viene condotta a villeggiare nel paese di Binago, vicino a Malnate. Quanto sarebbe desiderabile ed utile di potervi condurre anche i piccoli bambini! La cosa è possibile, potendosi preparare con opportuni adattamenti un quartierino apposito pei piccoli bambini, che sarebbero uniti e separati dalla Comunità. Ma gli adattamenti necessari richiedono mezzi. Chi li deve fornire? La fiera. Qual compiacenza per chi vende e compera il dire: preparo ai bambini il beneficio della vacanza in campagna, coll’aria pura, colle belle passeggiate in mezzo ai prati e ai boschi! La buvette sarà tenuta, come al solito, dalla Baronessa Leonino: è come dire che il servizio non potrà essere nè più variato nè più completo. Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo è stato invitato a fare una visita alla fiera: la fece le altre volte, non mancherà di farla anche quest’anno, se in quei giorni si troverà a Milano. La sua venuta sarà a un tempo un onore e una benedizoine. L. V.