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372 IL BUON CUORE


fuoco delle passioini, e l’umiltà del cristiano, e la carità dell’apostolo. Era una tentazione fugace. Più violenta si fece quando suo padre si decise a dargli il suo nome, legittimando in faccia alla società e, col nome, l’immensa sua sostanza. Aveva brigato presso il console austriaco residente a Porto-Novo per il richiamo di Federico in Europa. Che farà il ìíostro eroe? Null’altro che l’ultimo passo nella ascensioine alla vera gloria: rinunciare alle troppo tarde offerte d’un padre ravveduto e persuaso del suo dovere; e tener fede a Dio ed ai poveri negri, ai quali erasi irrevocabilmente consacrato. Restò sul campo delle sue fatiche apostoliche, sotto un clima- micidiale; sperduto in un paese sconosciuto, seminato di pericoli e ’di insidie incredibili per parte della natura e degli uomini; tra gli orrori delle guerre, di malattie epidemiche che facevano strage di vite umane. Af franto, invecchiato, quasi irriconoscibile, a 25 anni, ma tutto ardore di carità per Cristo e le anime da lui redente, spegnevasi tra le braccia dei suoi poveri negri il 3 maggio 1879. Queste vicende che paiono romanzesche, ma pure realmente accadute e da pochi anni intrecciate ad una profusioine di notizie storiche, geografiche, scientifiche sul passato ed il presente del centro dell’Africa, su quei selvaggi costumi, sulla schiavitù e le condizioni miserrime dal lato non solo religioso-civile e sociale, ma anche dal puro lato umanitario, le racconta in un magnifico volume dal titolo messo da noi in capo a questo articolo, Roberto Tonolli, che poi cedette a vantaggio delle Missioni africane della Congregazione del Sacro Cuore di Verona, presso la qual casa è pure vendibile per la cifra di tre lire di nostra moneta. Per me il minor merito che a tal libro riconoscerei, sarebbe quello di poter competere per tesi umanitaria, col celebre volume — La Capanna dello zio Tom — se le cose nostre fossero valutate come quelle di ordine puramente terreno; tale e il quadro veristico terribile della schiavitù africana, senza confronto peggiore di quella d’America, combattuta dal libro suddetto. Non parlo dei pregi intimi e proprii dell’argomento principale la redenzione d’un popolo da tutti abbandonato e da Dio in modo supremamente onorifico riserbato al nostro secolo, a noi, alle nostre iniziative entusiastiche di ministero sacro, alle nostre offerte, alle nostre preghiere. Quale impresa da far trasalire i più generosi; quale magnifica arena ove giostrare in favore dei più delicati e vitali interessi di Dio e dei nostri simili così dimenticati; qual gloria.


Religione


Domenica seconda d’Avvento

Testo del Vangelo.

Nell’anno quintodecimo dell’Impero di Tiberio Cesare, essendo procuratore della Giudea Punsi° Pilato, Tetrarca della Giudea Erede, e Filippo suo fratello Tetrarca§dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania Tetrarca dell’Abilene; sotto i pontefici Anna e Caifa, il Signore parlò a Giovanni, figliolo di Zaccaria, nel deserto,. Ed egli andò per tutto il paese intorno al Giordano, predicando il battesimo di penitenza per la remissione dei peccati, conforme sta scritto nel libro dei Sermoni di Isaia profeta: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore; raddrizzate i suoi sentieri, tutte le valli si riempiranno, e tutti i monti e le colline si abbasseranno; e i luoghi tortuosi si raddrizzeranno; e i malagevoli si appianeranno, e vedranno,tuttz gli uomini la salute di Dio. Diceva adunque (Giovanni) alle turbe, che andavano per essere da lui battezzate: Razza di vipere, chi vi ha insegnato a fuggire l’ira che v isovrasta?.Fate dunque frutti degni di penitenza e non vi mettete a dire: Abbiamo Abramo per padre. Imperocchè io vi dico che può Dio da queste pietre suscitar figliuoli ad A bramo. Imperocchè già anche la scure è alla radice degli alberi. Ogni albero «dunque che non porta buon frutto, sarà tagliato e;,ettato nel fuoco. E le turbe lo interrogavano, dicendo: Che abbiamo noi dunque a fare? Ed ei rispondeva loro: Chi ha due vesti, ne dia a chi non ne ha; e il simile faccia chi ha de’ commestibili. E andarono anche de’ pubblicani per essere battezzati, e gli dissero: Maestro, che abbiamo da fare? ed egli disse loro: Non esigete più di quello che vi è stato!issato. Lo interrogavano ancora i soldati dicendo: Che abbiamo da fare anca noi? Ed ei disse loro: Non togliete il suo ad alcuno per forza, ne per frode, e contentatevi della vostra paga. Ma stando il popolo in aspettazione e pensando tutti in cuor loro se mai Giovanni fosse il Cristo, Giovanni rispose, e disse a tutti: Quanto a me, io vi battezzo con acqua, ma viene uno più possente di me, di cui non sono io degno di sciogliere le corregge delle scarpe; egli vi battezzerà collo Spirito Santo e col fuoco; Egli avrà alla mano la sua pala, e pulirà la sua aia, e radunerà il frumento nel suo granaio, e brucerà la paglia in un fuoco inestinguibile. E molte altre cose ancora predicava al popolo, istruendolo. S. LUCA, cap. 3.

Pensieri. Can. T. Meregalli.

Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.

L’indirizzo, che S. Giovanni Battista fa alle turbe in preparazione alla venuta del Messia è il medesimo, che la, S. Chiesa rivolge ai fedeli suoi in aspettativa del Messia, di Gesù, in commemorazione della venuta di lui cimpiutasi quasi due mila anni or sono.