Il buon cuore - Anno XII, n. 24 - 14 giugno 1913/Religione

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Vangelo della 5a domenica dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

Avvenne che nell’andare il Signore Gesù a Gerusalemme, passava per mezzo alla Samaria e alla Galilea. E stando per entrare in un certo villaggio, gli andarono incontro dieci uomini lebbrosi, i quali si fermarono in lontananza, e alzarono la voce dicendo.: Maestro Gesù, abbi pietà di noi. E miratili disse: andate, mostratevi ai Sacerdoti. E mentre andavano restarono sani.- E uno di essi accortosi di essere restato mondo, tornò indietro, glorificando. Dio ad alta voce, si prostrò a terra ai suoi piedi, rendendogli grazie: ed era costui un Samaritano. E Gesù disse: Non sono eglino dieci quelli che sono stati mondati? E i nove dove sono? Nin si è trovato chi tornasse, e gloria rendesse a Dio, se non questo straniero. E a lui disse: alzati, vattene; la tua fede ti ha salvato. S. LUCA, cap. 17. Pensieri. Se nel fatto evangelico vogliamo leggere l’insegnamento morale davvero ne sorgon per noi consolantissime conseguenze. Si ponga attenzione che l’Evangelista Luca intende vincere il pregiudizio ebraico che il Messia dovesse restringersi alla sola salute del popolo ebraico. Se Gesù era la salute d’Israele non, cessava d’essere stato vaticinato come il lume e la redenzione di tutte le genti o dei popoli gentili, noi compresi che degli ebrei abbiamo preso l’onore e il luogo. Per questo nel suo viaggio verso Gerusalemme, l’aver Gesù preso una diversa strada del solito, più lunga, disagevole, attraverso la Samaria e la Galilea ci manifesta che a compiere la sua missione Gesù voleva incontrarsi con tutti i popoli, anche nemici, anche pagani. Gesù sta per entrare nel villaggio e s’imbatte, anzi gli si fanno incontro dieci lèbbrosi, Davvero che nel compiere la sua grande

missione Gesù s’è incontrato coi lebbrosi, i peccatori così ben descritti nell’orribile e schifosa malattia della lebbra, che li strugge a poco a poco, li fa agonizzare e morire prima che la morte stessa venga quale liberatrice d’un tale martirio. Tipico esempio del peccatore, che nella stretta e nei morsi delle passioni si dibatte in una esistenza che non dà nè gioia, nè tranquillità, nè piacere, vita effimera, più assai simile alla morte che alla vera vita. Innanzi a Gesù si tengono lontani. Non è vero che gli uomini i peccatori — stanno lontani da Gesù? Chi li trattiene? E’ il pregiudizio d’un Gesù tutto affatto singolare, non il vero, non il reale: è il pregiudizio di falsa scienza, il pregiudizio contro la rivelazione, la S. Chiesa, i suoi ministri, i suoi dogmi. In ogni modo o attraverso il pregiudizio scientifico o per il pregiudizio morale, questi lebbrosi d’oggi si tengono lontani da Gesù. Levano la loro voce chiamando Gesù che passa. • Ve li costringe il dolore? La curiosità? La speranza? L’udita di lui virtù miracolosa? Od un pochino di tutto? Comunque, quando la società del mondo li caccia, li sequestra, li relega lontano come centri di infezione sentono il bisogno di lui, di Gesù, ed insieme — alzando la voce -- lo pregano. Perchè l’Evangelista nota che pregavano insieme? Non troviamo la ragione nell’averli prima adunati in un solo gruppo di dieci — di fede diversa -ciò era vietato dalla legge mosaica. Come la compagnia dei tristi, dei corrotti, degli infetti fa triste, cattivo ed infetto maggiormente chi vi partecipi, così la compagnia e l’associazione dei buoni ci ajuta e ci fa migliori. Gesù già aveva promessa la sua presenza fra due che s’unissero a pregare, così qui l’unione delle voci di pietà, di dolore aveva quella «violenza» che fa acquistare il regno dei cieli. E ciò è naturale. Quante volte la freddezza d’alcuni vinta dalla fervente pietà dei compagni, e quante volte le imperfette disposizioni dei meno devoti sono accette in cielo per il favore concesso ai migliori. Gesù ha fatto e fa della pubblica preghiera un vincolo esteriore, che ci unisce in una grandiosa manifestazione di fede e d’amore a Dio. Gesù li guarisce imponendo la condizione, che quegli si rechino a mostrarsi ai sacerdoti. Essi cí vanno — con fede — nel viaggio sono mondati secondo la promessa e l’autorevole parola di lui. E perchè adunque dubitare oggi dell’efficacia del S. Sacramento ove si guarisce dalla terribile lebbra del peccato, solo perchè si amministra dal... sacerdote di Gesù? Imposero od accettarono le condizioni della guarigione quei lebbrosi? E che ne fu del risultato?

Dei dieci mondati e guariti dall’orribile male, solo uno — e questi era un samaritano (eretico! cat [p. 190 modifica]tivo! adunque) a ringraziare Gesù dell’ottenuta grazia. Quei lebbrosi, che allontanandosi da Gesù, sicuri di loro guarigione avevano mostrato sufficientemente il loro amore con la fede nelle parole di Gesù mostrarono pur troppo di non avere quell’amore, che si manifesta con quella sconosciuta parola che si dice gratitudine. Gesù, che fa delle domande, non è un ingenuo, nè, un sorpreso, no. Mostra alle genti il suo dispiacere, non di non essere stato apprezzato il suo favore, ma di non potere dare il dono della fede a quegli ingrati. Il miracolo di Gesù Moriva. e finiva nel materiale dono della salute fisica.. Al Samaritano che gli si prostra innanzi e lo ringrazia, dà il Supremo e miglior dono della fede sollevandolo e dicendo a lui: — Levati, la tua fede ti ha salvato! Dai doni di Dio — infiniti — la nostra vita si è migliorata, si è più illustrata od avvantaggiata la nostra fede?! B R.