Il buon cuore - Anno XII, n. 17 - 26 aprile 1913/Religione

Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

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Vangelo della quinta Domenica dopo Pasqua

Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù a’ suoi discepoli: In verità, in verità vi dico, se alcuna cosa domanderete al Padre in nome mio, ve la concederà. Fino adesso non avete chi.esto cosa alcuna in nome mio: chiedete, e otterrete affinchè il vostro gaudio sia completo. Ho detto a voi queste cose per via di proverbi. Ma viene il tempo che non vé parlerò più per via di proverzbi, ma apertamente vi favellerò intorno al Padre. In quel giorno chiedete in nome mio: e non vi dico che pregherò io il Padre per voi; imperocchè lo stesso Padre vi ama perchè avete amato me, e avete creduto che sono uscito dal Padre. lo sono uscito dal Padre, e sono venuto nel mondo; abbandono di nuovo il mondo e vado al Padre. Gli dissero i suoi discepoli: Ecco che parli chiaramente e non fai uso d’alcun proverbio. Adesso conosciamo che tu sai tutto, e non hai bisogno che alcuno t’interroghi; per questo crediamo che tu sei venuto da Dio. S. GIOVANNE, cap:6.

Pensieri. 11 brano evangelico d’oggi è la conclusione del sublime discorso, che Cristo tenne nell’ultima cena. Non è un brano staccato, un pensiero quasi caduto a caso, od interpolato. No. E’ una conclusione — dirò — di consolazione. L’annuncio della dipartita di Gesù aveva contristato gli Apostoli, che d’altronde poco assai avevano capito del prossimo possesso della verità e della confusione del mondo operata dallo Spirito Santo. Per dar loro una gioia, per rinfrancarli, per dare loro una grande potenza, Cristo loro parla e promette l’azione della preghiera, l’efficacia onnipotente di questa arma, con cui avrebbero ottenuto quella pienezza di gaudio e gioia e

contento, che veniva loro procurata solo ed unicamente dalla presenza di Gesù. Parmi dicesse loro: Non avete di che attristarvi per la mia partenza e distacco da voi. Se voi pregherete, io sarò preSso di voi di nuovo, anzi più intimo, e questa intimità vi darà una gioia più completa, più sicura, più tranquilla, che non la mia temporanea presenza in mezzo di voi. Ad una condizione però. Dovranno pregare ma in nome di Cristo. Evidentemente pregare in nome di lui significa quasi pregare colla persona di Cristo. Come il nome di Dio indica le cose da Dio rivelate e che Dio fece conoscere agli uomini, così che il nome di Dio è Dio stesso, così il nome di Cristo significa Cristo medesimo nei limiti in cui la sua dignità, la sua volontà e natura del suo ufficio ci sono rivelate. Chi adunque prega nel nome di Cristo, prega in unione mistica con lui, con l’intenzione di promuovere ciò che Cristo venne a compiere. Aggiunge così la propria all’intenzione di Gesù, aggiunge la propria energia umana all’energia sovrannaturale di lui, rimanendo esaudito sempre, perchè solo per l’unione con lui e per la sua grazia le opere dell’uomo hanno un valore soprannaturale.

Gesù previene anche la obbiezione degli Apostoli. Avevano pregato anche prima, da tanto tempo come un bisogno dell’anima, come una necessità di natura, eppure... Avevano pregato, chiesto ma non avevano ottenuto nulla, non avendo pregato in nome di lui, di Cristo. La loro preghiera era rimasta imperfetta: d’ora in avanti essi — pregando — dovevano prendere una forma nuova, la forma cristiana. Cristo per gli uomini non è solo amico e maestro -- nessuno ce lo contesta — ma d’ora in poi per gli uomini, che con Dio devono comunicare, è Redentore, Mediatore, è Capo della Chiesa, a cui da il suo corpo mistico a mezzo del quale dà le sue celesti benedizioni. Gli uomini devono pregare in suo nome; uniti a lui per la grazia, per la fede, per l’intenzione cercando non quello che è nostro, ma il compimento della sua volontà, il perfezionamento dell’opera per cui — fattosi uomo — scese in terra..* *

L’effetto sicuro della preghiera è la perfetta gioia, il complemento del gaudio, la sicurezza del piacere. [p. 134 modifica]Non dobbiamo pregare perché la gioia si faccia piena, quasi a domandare un aumento di felicità. Pregando si ha la pienezza, poiché- Dio non si comunica se non tutto: non ha parte. Come? Colla preghiera non si ha una gioia passeggera. Sarebbe una disillusione di più. Come Gesù impone quasi una continuità di domanda, così Gesù promette una continuità di gioia. E’ vero: Chi prega bene in Dio s’inabissa, togliendosi all’ansie, alle cure, agli inganni di quaggiù. Nulla manca a colui al quale nulla è proprio in terra, a colui al quale unica e sola causa è Dio: pregando, -vivendo con Dio, tutto avete, nulla vi manca, e ancor qui il compimento della gioia viene assicurato al cuore dei giusti, principalmente il gaudio spirituale, uno dei frutti più dolci della sua dimora in noi. Anime, che il dolore attrista e curva verso la terra, anime, che date lagrime di sangue, che vi spezzate sotto l’onda piena del dolore, del disinganno, della lotta non piegate!... Cristo non si stacca...: il solo mondo fugge... Cristo vi si fa vicino, vicino... l’onda della sua grazia piove un raggio alla mente, una dolcezza al cuore... Su! su! Come gli Apostoli direte di soprabbondare di gioia anche allora, che siete nella tribolazione e nel dolore. B. R.

O quei Gesuiti!

Il Rev. P. Biehler, d. C. d. G., scrive alla Direttrice generale del Sodalizio Claveriano da Empandeni, Prefettura aspostolica di Rhodesia: Grazie per la gentile parola d’incoraggiamento che mi ha mandato. Là vostra cartolina è arrivata con una buona bufera che ci ha portato dell’acqua: era tempo, ma ciò non è ancora sufficiente per far nascere dell’erba e tanto meno dei legumi... Il bestiame continua a perire. E’ un anno che non vediamo più in tavola né latte, nè burro, ’né legumi. Siamo stati anche tutti ammalati, perfino il vecchio P. Hartmann, che è il più acclimatizzato. Il caldo era tale, ch’io viaggiavo di notte a rischio di smarrirmi. Comincio alle 5 o 5.30 le confessioni, poi il Rosario, la Messa con l’istruzione e le Comunioni, indi il catechismo con le istruzioni speciali per i neofiti. Dopo un’ora di scuola, i fanciulli vanno a casa. Sono le 8.3o. Il giorno seguente mi trovo in un’altra stazione, e poi ancora in un’altra, avendo

sempre più di 70 confessioni e Comunioni. Così vi è sempre del diversivo fino al venerdì sera, -che mi ricondude alla Missione centrale per il Sabato e la Domenica. Il mio giovane lebbroso è morto: da tre mesi deperiva a vista d’occhio ed il suo corpo nell’ultimo mese non era che putredine: nessuno gli si a vvicinava, eccetto sua madre ed io: ogni settimana gli portavo a cavallo la S. Comunione. Ma non era L. sa facile entrare nella sua piccola capatina, che non aveva per porta che un buco. Entrato, bisognava trovare un angolo per il SS. Sacramento: poichè ncn vi era nè sedia, nè tavolo, eccetto della cudiceria Dopo aver pulito un piccolo angolo a rischio di aver la veste bruciata dal fuoco e d’esser soffocato dal fumo, deponevo il SS. Sacramento sopra un corporale, ascoltavo la sua confessione e l’aiutavo del mio meglio. — Egli è in Cielo, poichè era buono. Pregate per noi. (Dalla Gawita Africana).

POVERO VECCHIO!

Povero vecchio, che ti scaldi al sole Della tua porta presso il limitare, Sospiri forse il suon di voci care, Forse sospiri un cuor che ti consoli. Non ti rallegra aprii colle sue viole, Non ti allieta dei nidi il pispigliare, E, muto resta il tuo deserto lare Che non ha canti, che non ha parole. Povero vecchio ti rapì la morte I cari figli, e le vezzose nuore, bal fianco t’involò la pia consorte. Sei tutto solo e pensi al camposanto Ove t’aspetta ciò che mai non muore L’ultima pace del tuo cuore affranto. Contessa ROSA DI SAN MARCO. TORINO


R. Liceo " C. Beccarla „ Milano COMUNICATO.

La CoMmissione giudicatrice del Concorso al Premio Ravizza fu convocata dal Presidente nella sede del R. Liceo a C: Beccaria» per le ore 14 del i8 Aprile. La Commissione stessa dopo ampia discussione, convenne unanime, che a nessuno dei quattro con [p. 135 modifica]correnti si poteva conferire il premio assegnato di lire 2500, secondo il programma del I° gennaio 191o; ma ritenuto che in taluni di essi non mancano note di merito degne di seria considerazione, delibera, con voto pure unanime, di prorogare i termini del concorso fino al 31 maggio 1914, perchè completando o perfezionando il proprio lavoro, i concorrenti possano conseguire j1 premio desiderato.

Milano, 19 Aprile 1913. IL PRESIDE:

ERRATA CORRIGE.

" Tanto nella versione italiana del sonetto di F. Bussi On Passerin, quanto in quella dell’ultimo pubblicato Orca Veggiona sono incorsi due errori tipografici che rendono il verso manchevole di una sillaba. Così noi come il traduttore toscano E. BATTAGLIA ci affidiamo al buon senso dei lettori perchè suppliscano da se stessi all’inesattezza tipografica „ Il verso doveva dire: Era it suo solo amico il piccinino,