Il buon cuore - Anno XII, n. 16 - 19 aprile 1913/Educazione ed Istruzione

Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XII, n. 16 - 19 aprile 1913 Religione

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IN CERCA DI LAVORO


(Continuazione del num. precedente)



La legislazione sulle agenzie private di collocamento, come, in genere, la legislazione operaia, comincia negli Stati Uniti in un periodo molto recente, ed è tutt’ora imperfetta. Fino al 1905, solo quattordici, ossia meno di un terzo, degli Stati dell’Unione, avevano inserito nei loro statuti qualche legge inadeguata; nel 191o, questi Stati erano venti quattro; ed anche al presente, quattro Stati, cioè quelli del Maryland, Michigan, Nebraska e West Virginia, non hanno alcun provvedimento di legge speciale a riguardo delle agenzie, Si ricordi che il Governo federale non ha alcuna autorità di legiferare sulle agenzie private di collocamento; simile presunzione sarebbe antidemocratica e per lo spirito e per la costituzione politica del paese; e ciò non ostante una forte corrente di opinione pubblica, che vorrebbe uniformare ed accentrare in Washington il potere di far leggi sulla pubblica salute. Non rimane, quindi, che l’autorità statale e quella, che da essa deriva la sua forza, municipale, Dove l’agente riceva la sua licenza dall’autorità statale, questa viene, ordinariamente, rilasciata dal Commissario del Dipartimento di Lavoro; dove, invece; egli la riceve dall’autorità municipale, essa vien rilasciata dal sindaco, o, come negli Stati del New England, dal townsmen, specie di consiglieri comunali. Il primo metodo è evidentemente preferibile, come quello che solleva il potere di rilasciare la licenza al di sopra delle influenze politiche locali; che in Stati democratici raggiungono spesso effetti perniciosissimi. La tassa per la licenza varia secondo; gli Stati e, in alcuni Stati, secondo l’importanza, del luogo; da due dollari l’anno. negli Stati del. Massachusetts e New Hampshire, essa va fino, a cento dollari nel Minnesota; oltre di che, diciassette Stati, compreso il Distretto di Columbia, richiedono dall’agente una cauzione che va da 250 dollari (Oklahoma) a 5000 dollari (Illinois, Idaho). Le leggi limitano, generalmente, la licenza ad una data località, dello Stato, salvo a cambiarla dietro permesso dell’autorità competente, Dove le leggi mostrano di più la loro deficienza è nel richiedere dall’agente garanzia circa il suo carattere e la sua moralità: solo quattro stati (Illinois, New Jersey, New York e Pennsylvania) ed il Distretto di Columbia esigono dall’agente un certificato di moralità. In, caso di contravvenzione, la maggior parte degli Stati infliggono la revoca della licenza, una multa che varia tra i, dieci e i cinquecento dollari, o una pena variante fra trenta giorni e un anno di carcere.

Il cliente è obbligato a pagare una doppia tassa, quella di iscrizione, che va da une a cinque dollari, e quella regolare, che è varia, ma per lo più ammonta al dieci per cento sulla paga del primo mese. Un provvedimento molto importante è quello che vieta all’agente di esigere denaro od oggetti di valore,. oltre alla due tasse sopra menzionate; tuttavia, in molti Stati questo provvedimento non esiste.

Che la legge obblighi l’agente alla restituzione delle tasse, qualora egli non procuri al cliente l’ [p. 122 modifica]piego entro un dato termine, è ovvio. La difficoltà rimane nel caso in cui l’operaio, come già accennavo, è licenziato dopo breve tempo e senza una causa attendibile. E’ su questo punto che l’operaio viene quasi sempre frodato, ed è qui dove la legge è del tutto deficiente. Solo quattro Stati (Illinois, Massachusetts e New Jersey) obbligano l’agente a restituire le tasse qualora l’operaio, senza serio motivo, venga licenziato entro un termine che varia da sei a dieci giorni. Per ragioni di moralità, le leggi di molti Stati proibiscono di aprire agenzie presso luoghi in cui vendonsi liquori, come di mandar persone a lavorare in case di cattiva fama, di usar falsa réclame nei giornali, ecc. Tutto sommato, la legge più perfetta, pare sia, finora, quella dello Stato di New York, a cui, poco a poco, si vanno uniformando quelle degli altri Stati. Le condizioni non son così tristi oggi come venti anni addietro; dal caos non siamo usciti, ma della luce si è fatta, e molta. Il tempo in cui si mandavano i nostri italiani alla costruzione di ferrovie nel Sud e nell’Ovest, con la tremenda alternativa di sottomettersi a trattamenti brutali o lasciarsi massacrare dai negri; in cui gli operai erano spediti ad un supposto luogo di lavoro, e vi trovavano, invece, una lurida birreria in cui, tra il whiski ed i bagordi, erano costretti a spendere l’ultimo soldo, quel,tempo è passato per non più ritornare. A che cosa sia dovuto il miglioramento, non è difficile indovinarlo. In una democrazia in cui l’oro imperà onnipotente, e i rappresentanti dell’ordine sono proverbialmente venali, le leggi, come tali, hanno poco o nessun potere, per quanto esse si moltiplichino: corrupta republica, plurimae leges. Nel caso nostro, gli agenti son quasi sempre in rapporto con volgari politicanti e con la polizia, ed in tal modo potrebbero facilmente eludere la legge. Il miglioramento è dovuto, piuttosto, ad un generale risveglio di responsabilità morale; la forza della pubblica opinione, in un paese democratico, è immensamente più grande della legge. Anche tra le nostre colonie si va formando una certa corrente di pubblica opinione, e di questo, francamente, il merito spetta in gran parte alla stampa. I nostri giornali coloniali hanno gravi difetti, e purtroppo, non manca chi li metta in pubblica mostra. Ma, quando si ricordi che l’ambiente ed il suo prodotto reagiscono l’uno sull’altro, si conchiuderà che la nostra stampa, con tutte le sue colpe, non potrebbe essere migliore di quel che essa è. C. CRISCI.

UNA CONVERSIONE Perché i monaci anglicani di Caldey passarono in massa alla Chiesa di Roma La notizia di questa conversione è già stata diffusa nel pubblico da qualche giorno; ben pochi però sono edotti delle vere cause che hanno determinato le due comunità anglicane, viventi sotto la regola benedettina, a passare in massa alla Chiesa cattolica. Non credo quindi inutile e tanto meno privo di interesse informare un po’ dettagliatamente i lettori, su la scorta di quanto pubblica, nel suo ultimo numero, il Catholic Times di Londra. La comunità maschile di Caldey era stata fondata nel 1906 da Aelred Carlyle, un ez-studente di medicina, divenuto poi missionario fra i poveri dell’Eest End londinese, quindi, col consenso dell’arcivescovo di Canterhury, abate del convento benedettino di Caldey, un’isoletta poco lungi dalla costa del Paes di Galles in faccia a Tenby. Sotto la stessa giurisdizione si è poi aggiunta la comunità femminile delle benedettine anglicane, che prima viveva nell’abbazia di West Malling, in Kent e si trasportò poi a Milford Haven, sotto il nome di Convento di Santa Brigida. La comunità di Caldey novera circa trenta monaci e quella di Santa Brigida trentasette suore. Ora, dopo lunga riflessione e un vasto carteggio intercorso con le autorità anglicane, costoro hanno deciso in massa di abdicare alla confessione finora osservata per entrare nel seno della Chiesa di Roma, augurandosi che la Santa Sede permetta loro di aggregarsi all’ordine ortodosso di San Benedetto e continuare così la loro vita monastica di devozione e di preghiera.

Queste due comunità religiose rappresentavano finora il solo tentativo riuscito di introdurre in seno alla Chiesa anglicana la regola della vita contemplativa. Con la diserzione attuale anche l’ultima speranza viene a fallire ed è a prevedersi che nessuno più tenterà di ravvivare un movimento destinato al più sicuro insuccesso. Eppure quante illusioni non aveva destato il coraggioso tenta ivo! u Guardate a Caldey gridavano gli anglicani entusiasti quando veniva loro osservato che i più bei fiori della vita religiosa potevano solo sbocciare nel giardino della Chiesa cattolica. Poichè non bisogna credere che il tentativo di Caldey fosse una specie di capriccio di zelo non autorizzato. La comunità era sorta in piena regola con le autorità anglicane, e se ne vantava. Altre comunità sorte in seno alla Chiesa d’Inghilterra, hanno seguito vie diverse e per lo più sono state fondate e dirette in disaccordo e, spesso, in pieno contrasto con la Chiesa ufficiale. Non così Caldey. L’opostolo fer [p. 123 modifica]vido e intelligente che, a dispetto di molte difficoltà, riuscì a dar corpo alla vagheggiata illusione fu soprattutto ansioso di ricevere l’approvazione e la guida delle autorità della Chiesa cui apparteneva. E riuscì infatti, come sappiamo, ad ottenere dall’arcivescovo. di Canterbury la sanzione alla sua professione monastica e quindi, la sua elezione come Abate della piccola schiera di monaci che aveva raccolto attorno a sè. I cattolici, naturalmente, non potevano che notare con sorpresa lo strano fenomeno di questa comunità di uomini con saio e tonsura, strettamente osservanti le regole della vita benedettina, celebranti Messa e uffici in latino secondo le norme sanzionate dalla Santa Sede per l’Ordine di San Benedetto, e tuttavia fuori della Chiesa cattolica, affermanti di far parte di quell’eteroclito corpo ecclesiastico noto come Chiesa ufficiale d’Inghilterra, per legge stabilita. Non pochi inclinavano a non prender la cosa sul serio, altri dubitavano che uomini simili potessero essere sinceri, data la manifesta incongruenza della loro posizione, parecchi infine si mostravano anche apertamente seccati per il fatto che costoro, mentre non riconoscevano la suprema autorità della Chiesa di Roma, s’arrogavano i diritti, i privilegi e l’augusto nome di quell’Ordine che fu il pioniere della rinascenza cattolica inglese. Certo, pochi cattolici, nati tali, possono spiegarsi un fenomeno psicologico tanto complesso e curioso. Tuttavia coloro che vollero penetrare un po’ intimamente nello spirito dell’iniziativa e ne studiarono le cause, e ne seguirono i metodi, rimasero tutti vivamente impressionati dalla manifesta sincerità dei suoi capi, e dalla devozione profonda che li spinse ad abbracciare una vita così austera di sacrifizi, di lavoro e di preghiera. Senza dubbio il fenomeno presentava non pochi errori ed anomalie, ma, date le circostanze, ciò era quasi inevitabile. Come non stupirsi, per esempio, dell’adozione da parte di costoro di insegne e dignità pontificali quando si sappia che solo gli abati cattolici possono fruire di tali onori e solo per virtù di privilegio papale? S’aggiunga che le infelici bizzarrie del famoso benedettino anglicano Padre Ignazio, morto pochi anni or sono, aveva reso particolarmente’ antipatica ai più tale imitazione protestante della vita benedettina. Bisogna però riconoscere che la comunità di Lla ntony, cui Padre Ignazio apartenne, fu ben’altra cosa di quella di Caldey. Alle eccentricità rumorose di Lla nthony, Caldey non fece eco e la sua periodica rivista Pax fu il vero riflesso della serenità regnante nel piccolo chiostro. Nel settembre del 19°3 uscì un opuscolo intitolato I nostri propositi e i nostri metodi» scritto dallo stesso abate Aelred e l’impressione, a quanto assicura il Catholic Times, ne fu favorevolissima da parte dei benedettini cattolici. Lo stesso Primate dell’Ordine lo proclamò • un’esposizione mirabile della vita degli ideali monastici». Sembra che veramente questa curiosa comunità sia

stata benedetta e protetta in modo particolare da Dio: non si può legger la storia de’ suoi sforzi iniziali, del suo zelo eroico e della sua mirabile perseveranza senza sentirsi presi da simpatia ed ammirazione sincere. La piccola schiera di uomini accampatasi pochi anni or sono entro mistiche tende intorno a un santuario mezzo diroccato è venuta in breve trasformandosi in una comunità regolare di monaci che riuscirono a farsi padroni dell’isola dov’eran giunti come stranieri e pellegrini, ad erigervi un decoroso monastero, una bellissima chiesa, a destarvi tutto un impulso nuovo di attività, di lavoro, di industria redditizia, nonchè un fervore di vita religiosa che ha esercitato larga influenza su le anime. Tuttavia essi non han mancato di sentir sempre viva l’amarezza del loro isolamento, della loro posizione anormale: separarsi da coloro che avrebbero voluto chiamare fratelli, diffidati dalla Chiesa cui protestavano devozione e ripudiati da quella onde pur avevano attinta la sostanza vitale per il nutrimento delle loro anime. Fu così che, durante la quaresima dello scorso anno essi si sentirono naturalmente forzati ad esaminare con più profonda indagine i loro spiriti e a considerar seriamente la loro posizione di fronte alla Chiesa cattolica. Il sacro periodo di penitenza fu da essi speso in continua preghiera e nello studio delle difficoltà che li tenevan separati da Roma. Logico e inevitabile risultato fu una scossa formidabile alla loro fede nella Chiesa d’Inghilterra, scossa che doveva risolversi in breve in un vero colpo di grazia. La decisione però non fu precipitata. Ciò di cui soprattutto essi sentivan bisogno era di chiarire la loro situazione e di dipendere da un’autorità sicura, che potesse riconoscerli e guidarli come figli devoti obbedienti. Pensarono perciò di chiedere un definitivo giudizio su la loro opera a quell’autorità che avevan sino allora riconosciuta e si rivolsero quindi ail’arcivescovo di Canterbury, il quale incaricò delle pratiche necessarie il vescovo Gore di Oxford. Il risultato delle lunghe trattative è noto. L’intera corrispondenza, scambiatasi fra le due parti è stata pur pubblicata privatamente a spese dell’abate Aelred. In breve, ecco come le cose si svolsero. Il vescovo Gore, naturalmente e doverosamente, dal suo punto di vista, fece una accurata inchiesta su là fede, le pratiche e le devozioni della Comunità dovette concludere che parecchie di esse erano tali da non poter essere sanzionateda alcun prelato anglicano. Pose perciò quattro condizioni capitali e irreduttibili alla sanzione anglicana dell’Ordine: i. Le proprietà dell’istituzione dovevano essere legalmente affidate alla Chiesa d’Inghilterra; I monaci dovranno usare la liturgia del Libro di Preghiere e recitare gli Uffici nel modo seguito dalla Chiesa anglicana; La pratica dell’Esposizione e benedizione del SS. Sacramento dovrà essere abbandonata; La dottrina dell’Immacolata Concezione e [p. 124 modifica]della corporale Assunzione della Vergine dovrà, essere eliminata dai breviari e dai messali dell’Ordine. L’abate chiese un breve lasso di tempo, per la risposta. onde interrogare, in proposito i suoi monaci. Quali erano le disposizioni di costoro?.Da una lettera di uno di essi diretta, nella quaresima del 1912, allo stesso abate, la situazione è prospettata in modo che non può lasciar dubbi od equivoci di. sorta. Scrive. inf atti, il-monaco:.«La questione che stiamo considerando e il desiderio della Comunità che si venga a- -una -decisione definitiva, sono sorte, a mio parere, dàlla convinzione generale che non sia possibile continuare. oltre nella condizione in cui ci troviamo; bilanciati fra.due religioni; dobbiamo,;deciderci: o metterci in regola con la Chiesa d’Inghilterra o far ’sottomissione alla Santa Sede. Nominalmente, noi siamo anglicani o, meglio, un prodotto della a Chiesa ’d’Inghilterra»; ma. in realtà, il nostro ordine é stato.eretco su basi cattolico-romane: il. nostro messale, il nostro breviario; i nostri libri- di preghiere contengono dottrine.non compatibili con gli insegnamenti della Chiesa d’Inghilterra, per es. la dottrina della supremazia pontificia.’ Ora il costante uso di-questi libri liturgici della Chiesa cattolica, cui abbiamo dovuto di necessità ricorrere, ha determinato naturalmente nei nostri spiriti sentimenti di gratitudine e di simpatia verso quella grande Chiesa, dove la vita religiosa. e tutto ciò che noi abbiamo di più caro si trova nella sua perfezione; e specialmente. ha ’acuito in noi il senso del nostro isolamento dal corpo ’ della - Chiesa Cattolica, in quanto che noi, a, differenza della ’maggior parte degli anglicani, non partecipiamo più di quello spirito d’indipendenza nazionale che la Chiesa d’Inghilterra va invece sempre più rafforzando a sua difesa. Non occorre qui. enumerare gli abusi scandalosi e le eresie prevalenti nella Chiesa anglicana. Ciò riguarda, più o meno direttamente; noi pure,. ma ciò non può che aiutarci nel prendere la nostra libera risoluzione. Noi dobbiamo -soprattutto preoccuparci di, quella mancanza di principio d’autorità che. caratterizza l’a Chiesa d’Inghilterra e ’che. minaccia la nostra esistenza e sicurezza come comunitài.Nol abbiamo preso già a prestito, virtualmente, tutto quanto abbiamo di. meglio dalla Chiesa di Roma ed ora può darsi.benissimo che dobbiamoi chiedere a Roma: anche quell’autorità e quel ri.conoscimento.della nostra fede e dellenostre pratiche iche..certo nessun vescovo.. anglicano, fedele ai suoi principi, può concederci. Veniamo così, a trovarci di fronte alla. questione papale; una questione che non c’è permesso nè d’ignorare nè canto meno di trascurare. Chè, ove risponda.al vero, significa che noi, e milioni.d’altre anime, siamo tagliati fuori dalla Chie- sa Visibile;;e, se falsa, significa (ciò che, a mio parere;, è ben peggio) che una metà del mondo cristiano,è‘. fondamentalmente ’eretica in,linea di dottrina e l’altra ’metà combatte in innumerevoli. campi anta, gOnisticie in tale stato d’anarchia,, da fare, della Cristianità una cosa. sola con gli idolatri...». (Continua).