Il buon cuore - Anno XII, n. 16 - 19 aprile 1913/Religione

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Vangelo della quarta Domenica dopo Pasqua

Testo del Vangelo.

Gesù disse a’ suoi discepoli: Io vado a Lui che mi ha mandato; e nessuno di voi mi domanda: dove vai tu? Ma perchè vi ho detto queste cose la tristezza ha ripieno il vostro cuore.•Ma io vi dico il vero: E’ spediente per voi che io men vada; perchè se io non me nevo, non verrà a voi’ il Paracleto; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E venuto che Egli sia, sarà convinto il mondo riguardo al peccato perchè non credettero in me; riguardo alla giustizia, perchè io vado al Padre, e già non mi vedrete: riguardo al giudizio poi, perchè il principe di questo mondo è già stato giudicato. Molte cose ho ancora da dirvi; ma non ne siete capaci adesso. Ma venuto che sia quello Spirito di verità, v’insegnerà tutta la verità; imperocchè non vi parlerà da se stesso; ma dirà tutto quello ’che avrà udito, e vi annunzierà quello che ha da essere. Egli mi glorificherà, perchè riceverà del mio e ve lo annunzierà. 5. GIOVANNF,

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Pensieri. Nel brano evangelico si svolge un fenomeno comunissimo. Finchè le cose procedono tranquille, finchè tutto s’incentra nel capo di casa, questi riflette la calma comune. La presenza di lui conforta i figli, sa di dovere e poterli difendere, sa di saperli crescere bene ma, ove avvenga che per causa qualsiasi egli debba assentarsi o togliersi, in quella famiglia si manifesta nei figli un’ansia dolorosa, nel padre una inquietitudine agitata, premurosa, una affettuosità maggiore. Quel padre vuol tutto prevedere: come dovrà svolgersi il futuro dei propri figli, quali le tempeste che dovranno affrontare, quali le insidie e violenze da smascherare e vincere, quale lo scoramento che proveranno durante la sua propria assenza. Così Gesù. La volontà del Padre suo lo chiamava alla gloria lo chiamava a sedergli alla destra Dio ed Uomo: doveva sentire- tutto il trionfo chi aveva provato tutte le amarezza e le umiliazioni. E Cristo che l’attende, sa che il momento sta per scoccare, momento di gloria, che gli darà il diadema divino e di giudice, ma sa che — ormai finita la sua missione in terra — [p. 125 modifica]gli sarà necessario abbandonare la sua famiglia di adozione, i discepoli, con cui aveva diviso il pane, il lavoro, i discepoli che aveva chiamato e preparato ad una grande immane lotta contro il mondo ed il Satana; quei discepoli che non aveva voluto chiamare servi o lavoratori, ma amici — e più ancora — con cui aveva diviso nella sublime orazione del Pater la gloria della figliazione ed adozione divina chiamandoli figli di Dio, fratelli di lui nella grande eredità del cielo. Ed il pensiero dell’abbandono lo attrista: lo attrista maggiormente il bisogno di svelare la sua dipartita per il cielo: lo attrista la certezza che la sua parola aumenterà il loro dolore. Oh! gentilezza del Maestro! oh! tenerezza di discepoli, d’amici! Quasi a loro abbandonato come una madre buona sul collo dell’amato figlio, Gesù si lamenta con loro.... dice, dice che così è il volere del tuo e del loro Padre, che è necessario egli vada, diversamente non verrà lo Spirito che li perfezionerà, li completerà.... Ma ha bisogno d’essere spinto, interrogato da loro... Allora dirà loro del compenso largo e buono alla sua dipartita... allora li istruirà sulle forze dei nemici che essi — soli — combatteranno audaci e generosi; dirà della fiducia nell’ultima finale vittoria, nonostante la forza, l’audacia dei loro nemici. Direbbe di più, ma essi non avevano la capacità di,capirlo. Egli aveva incominciato l’opera: lo Spirito ch’Egli avrebbe mandato, avrebbe terminato lui l’opera grandiosa della Redenzione, della nel igione.

Il mondo sarà vinto dal Paraclito nel triplice confronto. Sarà confuso. La sua infedeltà — incredulità, malvagità, ostinazione, superbia, amore di se stesso (impedendo la conoscenza di Cristo) sarà confusa nel confronto colla evidente santità e giustizia di Cristo. La sua giustizia sarà confusa pur essa, perchè h, Spirito Santo lo convincerà delle sue inique sentenze, opinioni, massime, pregiudizi contro la vita, le opere e la dottrina di ’Cristo. Dirà lo Spirito Santo come il mondo non può capire, capacitarsi della natura della giustizia. Questa non termina solo ed unicamente nei rapporti individuali, ma si rivelano e si compiono con colui che ha sollevato l’umanità fino al cielo. E sarà dallo Spirito Santo cacciato dal mondo anzi già lo è — il principe del mondo e delle tenebre.

Gloria a liii.• Come innanzi al vivido e fulgido bagliore del raggio dissipato fuggono le tenebre, così innanzi al fulgore delle divine verità, della santità della morale cristiana, fugge le tenebre dell’errore, della malvagità, del peccato. Colui che regnò sul mondo schiavo della colpa e dell’ignoranza è fugato da Gesù, fugato dallo splendore del vero e del santo.

Così vinse la Chiesa secoli sono: così le si riserba le più belle fulgide vittorie nei futuri secoli. Costantino incominciò la serie delle glorie, non la chiuse purché al dogma, alla fede sia dato l’espandersi, sia data parità d’armi, di libertà, di azione. Il mondo lo vedremo confuso. Ma i trionfi si preparano nel Cenacolo, nel ritiro, nella scienza divina, nella preghiera. Non altrimenti fu loro concesso: non altrimenti può esserci dato oggi. Vano l’agitarci senza che questa massa, questa società di vivi non viva d’una vita di fede, di operosità, di Spirito Santo. Venga, ci illumini, ci riscaldi. Illumini — faro potente — le menti desiose del vero: riscaldi -- centro di vita — i cuori degli uomini tutti, cuori che anelano le gioie del bello, del vero, del santo. R. R.

Il Cardinale fra i reclusi

Sua Éminenza il Cardinale Arcivescovo si degnava far visita ai detenuti del nostro reclusorio. Ricevuto dalle autorità del luogo, e dai sacerdoti addetti a questo stabilimento penale, vi passò due ore intere, celebrando la Santa Messa, comunicando oltre metà dei reclusi e visitando l’infermeria; ecc. L’impressione lasciata in tutti fu definita e raccolta nell’indirizzo letto da uno dei detenuti, il quale ha ringraziato Sua Eminenza della visita, che è una di quelle che fanno tanto piacere e tanto bene agli uomini chiusi nel carcere. Indi ha continuato: «A noi, che la società ha discacciato dal suo seno, a noi, che, colpevoli o meno, sventurati sempre, sentiamo tutta la umiliazione del nostro stato,, questa visita è sole nel luogo d’ogni luce muta, è iride nelle tempeste di nostra vita... E tanto più ci fa bene, perchè l’altissimo posto che nella religione occupa Vostra [p. 126 modifica]Eminenza, è, per noi, indice del perdono ’di Dio, è speranza alla riabilitazione, e incoraggiamento alle nostre volontà, spesso trepidanti e tormentate dalla paura del domani... Poichè, questo è il passo più doloroso nella nostra condizione: il ritorno alla società, dopo l’espiazione. In quelle ore e in quei giorni che seguono la libertà riconquistata, venga la forza dall’Alto a sorreggerci! Vengano, allora, i santi aiuti della grazia, a superare le difficoltà di questa risurrezione morale, davanti gli uomini, spesso crudeli, diffidenti sempre! a. A queste parole, rispose, nel suo discorso, l’Eminentissimo, fermandosi in modo speciale sulla condizione desolante del recluso che esce libero e si ri, presenta alla società, dopo l’espiazione. Raccomandò ai detenuti che almeno, tornando liberi, possano portar seco a l’attestato di buona condotta, tenuta in carcere a. Allora, conchiuse, la riabilitazione sarà completa, gli uomini saranno meno diffidenti, e la grazia di Dio sorreggerà ili buon volere. E’ forse questa l’ultima visita che Sua Eminenza compirà in questo stabilimento penale, perchè è notorio che fra tre mesi questo reclusorio verrà soppresso e lo stabile passerà ad una società edilizia.

MISERIE AFRICANE

La Suora Duvernois delle Oblate di S. Francesco di Sales, scrive da Pella (Africa occidentale) al Sodalizio Claveriano La loro offerta è arrivata in un momento opportuno, poichè siamo i>i grandi timori per l’avvenire come per il presente. Se Dio non viene al più presto in nostro aiuto, la siccità avrà delle conseguenze terribili. Non si trova più una muta di buoi per andare a cercare le provvigioni, tutti sono troppo deboli per sopportare il minimo lavoro. Il fiume Orange stesso è quasi secco, si può traversarlo senza bagnarsi i piedi, e questo dica lo stato lamentevole in cui si trova la Colonia. Il prezzo del grano aumenta; si pagava 25 ed ora 50, e non si può avere che difficilmente un poco "di avena. I poveri stendono la mano, dicendo che non hanno nulla da

Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.

mangiare, e bisogna crederlo, poichè noi stesse, malgrado i nostri giardini ed il nostro lavoro, abbiamo difficoltà a procurare l’indispensabile al nostro personale. I fanciulli fanno novene su novene. Le nuvole ci dànno il loro saluto, ed un caldo tropicale ci sorprende dopo qualche giorno di freddo intenso. Facciamo lavorare alcune famiglie per aiutarle un poco; le une fanno e cuociono i mattoni, le altre tagliano e trasportano pietre. Oh! come i poveri d’Europa sono felici in paragone ai nostri; mai un mezzo per guadagnare, e neppure la facilità di coltivare. E’ da meravigliarsi se i mali non sono ancor maggiori, quando si pensa ai nostri miseri esposti a tutti i rigori del freddo, a tutte le sofferenze del caldo, riparati in qualche macchia, senza vestiti, senza nutrimento, eccetto quello che possono trovare nel deserto o presso qualche persona caritatevole. Aiutateci dunque, nell’intercedere dal Cielo, che ci mandi almeno l’acqua necessaria per la vita, per poter continuare a raggiungere il nostro scopo di convare i fanciulli ed aiutare i poveri cristiani a. Ogni offerta, anche minima, accetta con viva riconoscenza il a Sodalizio di S. Pietro Claver a Roma, via dell’Olmata 16. Basta inviarla con la specificazione: Per le Oblate di S. Francesco di Sales, fiume Orange. (Dalla Gazzetta Africana).

UNA VECCHINA.

(Traduzione in italiano quasi letteraletel bellissimo sonetto in milanese e Una Veggiòna» di FEDERICO Bussi, pubblicato sul N. 14 del Buon Cuore).

Una vecchina tutta malandata, di stenti la vivea ’n uno stanzino, ma, per fortuna l’era sussidiata, dal cor pietoso d’ogni suo vicino. Compagnia le faceva un canarino in una gabbia tutta sconquassata; era il solo amico il piccinino, al suo canto era tutta consolata. Finalmente anche lei muore un tal giorno: sentite un po’ che cosa hanno trovato, bene in vista lì sul comodino, un bigliettin con pochi soldi attorno perchè si mantenesse il canarino, morto.... ai pie’ le fosse sotterrato. ELISEO BATTAGLIA.

FIRENZE.