Il buon cuore - Anno XII, n. 06 - 8 febbraio 1913/Religione

Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

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Vangelo della prima Domenica di Quaresima

Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù tu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal Diavolo. E avendo digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente gli venne fame. E accostatosegli il tentatore, disse. Se tu sei Figliuolo. di,Dio, di’ che queste pietre diventino pani. Ma egli rispondendo, disse: Sta scritto: non di solo pane vive l’uomo, ma di qualunque parola che esca dalla bocca di Dio. Allora il Diavolo lo menò nella città santa, e po;elo sulla.sommità del tempio, e gli disse: Se tu sei figliuolo di Dio, gettati giù; imperocchè sta scritto: Che ha commesso ai suoi angeli, la cura di te, ed essi ti. porteranno sulle mani aftinchè non inciampi talvolta col tuo piede nella pietra. Gesù gli disse: Sta anche scritto: non tenterai il Signore tuo Dio. Di nuovo il Diavolo lo menò sopra un monte molto elevato; e fecegli vedere tutti i regni del mondo, e la loro magnificenza, e gli disse: Tutto questo io ti darò, se prostrato mi adorerai. Allora Gesù gli disse: Vattene, Satana, imperocchè sta scritto: Adora il Signore Dio tuo, e servi Lui solo. Allora il Diavolo lo lasciò, ed ecco che gli si accostarono gli angeli, e lo servirono. S. MATTEO, cap. 13.

Pensieri.

Se non l’eco, va ormai — fra il compatimento ed il disgusto universale — spegnendosi l’ultima follia del Carnevale. Dio lo voglia! nè ciò diciamo per una posa accigliata e dura verso quanto è gioia, vita allegria e piacere. No! no! Ci disgusta e ci fa di questo tempo desiderare il termine la dimenticanza e l’oblio assoluto di quel sano precetto morale antichissimo: esservi nelle cose tutte certi confini, al di qua ed al di là dei quali non può darsi il retto e l’o nesto. Se dentro questi confini il mondo dovesse contenersi, via! augurerei a tutti il carnevale perpetuo. In fatto — pare impossibile — la. cosa così non è. Il mondo — figlio di Satana e posto nella malignità e nel peccato — ha ancor esso gridato a Dio, a Gesù, alla ragione dello spirito: di’ che queste pietre — questa materia di cui siamo circondati, che calpestiamo, che le mani nostre avide afferrano, diventino... pane, piacere, gioia, follia! Ecco il grido del mondo ubbriaco, sensuale, abbrutito nel suo disordine e morale sconvolgimento. Il mondo non vede più in là della momentanea soddisfazione dell’istante di folle ebbrezza, del piacere...’ Dal visibile non sa assurgere all’Invisibile: quanto è oggetto del suo sguardo non dà pensieri, riflesso alla mente, non nutre il desiderio del cuore, e il mondo — che ignora il mondo soprasensibile, il mondo religioso, il mondo morale, — il mondo chiede che tutto gli si converta in ciò che è bramosia del senso, voluttà bassa ed avvilente. E l’abbiamo visto: lo vediamo il mondo correre ed impazzire dietro la poca e fatua freschezza d’una giovane esistenza: innanzi a lei prodigare tempo, salute, dovizie, sacrificare sull’altare della passione una famiglia, una sposa ieri adorata, una corona di giovani tigli, consolazione e gioia, or peso, noia uggia dopo la vittoria del senso... Abbiamo visto il mondo lodare, ammattire, invidiare i forzieri dei ricchi, che aprono così facilmente la via ai piaceri, alle gioie... Provatevi ripetere al mondo le parole di Cristo: «non di solo pane vive l’uomo, a lui è necessario un altro pane, il pane dello spirito», il mondo Vi ruggirà dietro un urlo terribile, agghiacciante, un urlo disperato, l’urlo dei vinti di Satana e delle passioni di’ che queste pietre diventino... pane, piacere! • •

Di contro alle turbe che folleggiano, un’altra, meno numerosa, più importante — scandolezzata ed assordata — sta contro Gesù: s’è appartata, Satana — il Satana della loro superbia — li ha portati sulla vetta, sul pinnacolo del tempio. Non li conoscete? Osservate. Molti, infiniti sono chi nega là potenza del riflesso religioso: molti ed infiniti sono coloro che negano l’adorazione a Gesù, perchè non vedono coi loro occhi il miracolo religios Mi spiego. Convinti dell’ideale religioso, persuasi della sua efficacia, vorrebbero ignorare che esso si applica e agisce in uomini liberi e vittime delle proprie passioni ed ambiente. E per questo non risultando a loro l’evidente risanamento morale della società, di un solo colpo, negano la veracità della religione, ne sminuiscono l’importanza, segregandosi in un ecclettismo religioso che dividendoli dalla folla meschina e perduta, crea una speciale chiesuola, che molto lusinga il loro amor proprio. Chiedono a Cristo il miracolo, lo straordinario il privilegio... [p. 46 modifica]Gesù risponde loro come a Satana: Non tenterai il tuo Dio. Dio leggerà nell’abberramento della folla le vittorie della sua misericordia: respingerà inesorabilmente la posa ripugnante ed oltraggiosa del superbo.

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A tutto tutto promettono le passioni se ci faremo di queste gli umili adoratori. Ci si promette piacere, gloria... l’umana grandezza.... Il Cristiano, Gesù, i Santi gridarono a Satana la maledizione, rivendicando a Dio l’adorazione. Ma... Non è corso in noi — mai nella vita — il fremito delle passioni? Innanzi a... — dimenticando Dio, il dovere religioso, la nostra dignità — non abbiamo gridato: di’ che questo diventi... pane alle passioni, rovina al nostro spirito? Il pane avvelenato fu preferito al pane celeste? E quello che ci venne dal cielo non avrebbe perduto molto dell’antico profumo, del sapore delicato, della forza primiera? Non l’abbiamo relegato nel chiuso del Tabernacolo? Lo spettacolo delle folle, il deserto delle nostre chiese, la colluvie di colpe e peccati avrebbe indebolita la nostra fede? avrebbe scosso il vincolo eterno delle leggi morali? ci avrebbe attirato nel vortice, vittime degli scandali, impotenti a porvi riparo, scnivi del contatto? E forse immuni dell’una e dell’altra colpa abbiamo buttato il nostro grano d’incenso là dove ci veniva suggerita ciò che ritenevamo una piccola soddisfazione, — tutta intima, non avvertita che da Dio solo, — ciò che ci era dato alla condizione di volgerci altrove... add... a tutto, a poco forse, ad una sola persona, ad una minima cosa, che non era... Dio. Non abbiamo capito tutta la bellezza, la grandezza del grido di Cristo: — Vade retro, Satana! R. B.

ROSA STOPPANI FRASSI

Aveva varcato da poco l’ottantesimo anno di sua vita intemerata, e rammentava sorridendo le soddisfazioni godute per le attestazioni affettuose che figli e nipoti le avevano tributate per il suo genetliaco; ed ora... ora è spirata santamente, nella casa parrocchiale di Gazzada, assistita con devozione dall’amato figlio parroco, don Angelo Stoppani. Nata a Como, era andata sposa diciottenne in Lecco a Giuseppe Stoppani, uomo di fede antica, fratello dell’abate Antonio. Circondata da eletta corona di figli, allevò tutti coli’ applicazione pratica d’infallibili insegnamenti, e diede due figlioli diletti all’Altare e due figliole amatissime a due fiorenti ordini religiosi.

Attraverso alla lunga vita laboriosa, cosparsa di gioie e di dolori, insegnò coli’ esempio a non mai lasciarsi esaltare dai lieti eventi, a non mai lasciarsi abbattere dalle sventure. Ai suoi costanti sacrifici — che non volle mai allietati da uno svago — contrappose il conforto delle virtù trasmesse alla numerosa figliolanza. Ora Ella avrà il premio promesso alle anime illibate. C.

Monsignor ANTONIO QUAGLIA

È morto un sacerdote esemplare. Da molti anni apparteneva al Capitolo Metropolitano, come canonico onorario, tutti edificando colla sua pietà, colla sua umiltà, col suo zelo, colla sua carità, colla sua prudenza. Incaricato della fiducia del superiore di mansioni delicate nella direzione di diverse case religiose, egli lasciò dapertutto la traccia preziosa delle più schiette virtù sacerdotali. Passò la prima e più lunga parte della sua vita nella cura d’anima; d’apprima come coadiutore ad Arluno, a Santo Stefano in Milano, e poi come Prevosto nella importante Prepositura di Luino, sul Lago Maggiore, da tutti e ovunque stimato e amato. Aveva l’ingegno aperto e colto, ma questa qualità fu meno avvertita perché sorpassata dalla qualità morale dominante, la bontà del cuore, la purezza della vita. Rigido nel rispetto dal principio di autorità, nelle discussioni che spesso divisero il clero, non fu mai dubbia la via da lui scelta: rispettoso delle opinioni altrui, la sua opinione fu. sempre quella di ossequio ai superiori, La sua fu una vita tutta di fede. La fede era la guida, la norma di tutte le sue azioni, delle sue aspirazioni, delle sue speranze. Una scena di fede l’aveva molto impressionato or son poche settimane. In una casa religiosa, affidata alla sua sorveglianza, una suora caduta ammalata, morì santamente. Il confessore, sacerdote piissimo, chiese alla suora, che giunta dinnanzi a Cristo, gli impetrasse la grazia di chiamar presto anche lui. La suora promise. Dopo tre giorni, colpito da male improvviso, il buon sacerdote moriva. Monsignor Quaglia ravvisava in questo fatto una prova evidente e un trionfo della vita di fede. La nostalgia dal cielo avrebbe forse preso anche lui, chiedendo all’amico morto il favore che egli aveva chiesto alla suora moribonda? Obbligato a letto, in pochi giorni moriva. Una lunga rappresentanza di Istituti da lui beneficati o moralmente o materialmente precedevano il suo feretro nell’abbandono della terra; immagine forse della schiera degli angioli venuti a riceverlo _nel suo ingresso nel cielo. L. V.

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