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4 IL BUON CUORE


Gesù risponde loro come a Satana: Non tenterai il tuo Dio. Dio leggerà nell’abberramento della folla le vittorie della sua misericordia: respingerà inesorabilmente la posa ripugnante ed oltraggiosa del superbo.

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A tutto tutto promettono le passioni se ci faremo di queste gli umili adoratori. Ci si promette piacere, gloria... l’umana grandezza.... Il Cristiano, Gesù, i Santi gridarono a Satana la maledizione, rivendicando a Dio l’adorazione. Ma... Non è corso in noi — mai nella vita — il fremito delle passioni? Innanzi a... — dimenticando Dio, il dovere religioso, la nostra dignità — non abbiamo gridato: di’ che questo diventi... pane alle passioni, rovina al nostro spirito? Il pane avvelenato fu preferito al pane celeste? E quello che ci venne dal cielo non avrebbe perduto molto dell’antico profumo, del sapore delicato, della forza primiera? Non l’abbiamo relegato nel chiuso del Tabernacolo? Lo spettacolo delle folle, il deserto delle nostre chiese, la colluvie di colpe e peccati avrebbe indebolita la nostra fede? avrebbe scosso il vincolo eterno delle leggi morali? ci avrebbe attirato nel vortice, vittime degli scandali, impotenti a porvi riparo, scnivi del contatto? E forse immuni dell’una e dell’altra colpa abbiamo buttato il nostro grano d’incenso là dove ci veniva suggerita ciò che ritenevamo una piccola soddisfazione, — tutta intima, non avvertita che da Dio solo, — ciò che ci era dato alla condizione di volgerci altrove... add... a tutto, a poco forse, ad una sola persona, ad una minima cosa, che non era... Dio. Non abbiamo capito tutta la bellezza, la grandezza del grido di Cristo: — Vade retro, Satana! R. B.

ROSA STOPPANI FRASSI

Aveva varcato da poco l’ottantesimo anno di sua vita intemerata, e rammentava sorridendo le soddisfazioni godute per le attestazioni affettuose che figli e nipoti le avevano tributate per il suo genetliaco; ed ora... ora è spirata santamente, nella casa parrocchiale di Gazzada, assistita con devozione dall’amato figlio parroco, don Angelo Stoppani. Nata a Como, era andata sposa diciottenne in Lecco a Giuseppe Stoppani, uomo di fede antica, fratello dell’abate Antonio. Circondata da eletta corona di figli, allevò tutti coli’ applicazione pratica d’infallibili insegnamenti, e diede due figlioli diletti all’Altare e due figliole amatissime a due fiorenti ordini religiosi.

Attraverso alla lunga vita laboriosa, cosparsa di gioie e di dolori, insegnò coli’ esempio a non mai lasciarsi esaltare dai lieti eventi, a non mai lasciarsi abbattere dalle sventure. Ai suoi costanti sacrifici — che non volle mai allietati da uno svago — contrappose il conforto delle virtù trasmesse alla numerosa figliolanza. Ora Ella avrà il premio promesso alle anime illibate. C.

Monsignor ANTONIO QUAGLIA

È morto un sacerdote esemplare. Da molti anni apparteneva al Capitolo Metropolitano, come canonico onorario, tutti edificando colla sua pietà, colla sua umiltà, col suo zelo, colla sua carità, colla sua prudenza. Incaricato della fiducia del superiore di mansioni delicate nella direzione di diverse case religiose, egli lasciò dapertutto la traccia preziosa delle più schiette virtù sacerdotali. Passò la prima e più lunga parte della sua vita nella cura d’anima; d’apprima come coadiutore ad Arluno, a Santo Stefano in Milano, e poi come Prevosto nella importante Prepositura di Luino, sul Lago Maggiore, da tutti e ovunque stimato e amato. Aveva l’ingegno aperto e colto, ma questa qualità fu meno avvertita perché sorpassata dalla qualità morale dominante, la bontà del cuore, la purezza della vita. Rigido nel rispetto dal principio di autorità, nelle discussioni che spesso divisero il clero, non fu mai dubbia la via da lui scelta: rispettoso delle opinioni altrui, la sua opinione fu. sempre quella di ossequio ai superiori, La sua fu una vita tutta di fede. La fede era la guida, la norma di tutte le sue azioni, delle sue aspirazioni, delle sue speranze. Una scena di fede l’aveva molto impressionato or son poche settimane. In una casa religiosa, affidata alla sua sorveglianza, una suora caduta ammalata, morì santamente. Il confessore, sacerdote piissimo, chiese alla suora, che giunta dinnanzi a Cristo, gli impetrasse la grazia di chiamar presto anche lui. La suora promise. Dopo tre giorni, colpito da male improvviso, il buon sacerdote moriva. Monsignor Quaglia ravvisava in questo fatto una prova evidente e un trionfo della vita di fede. La nostalgia dal cielo avrebbe forse preso anche lui, chiedendo all’amico morto il favore che egli aveva chiesto alla suora moribonda? Obbligato a letto, in pochi giorni moriva. Una lunga rappresentanza di Istituti da lui beneficati o moralmente o materialmente precedevano il suo feretro nell’abbandono della terra; immagine forse della schiera degli angioli venuti a riceverlo _nel suo ingresso nel cielo. L. V.

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