Il buon cuore - Anno XII, n. 03 - 18 gennaio 1913/Religione

Religione

../Educazione ed Istruzione ../Beneficenza IncludiIntestazione 7 marzo 2022 50% Da definire

Educazione ed Istruzione Beneficenza

[p. 21 modifica]Religione


Vangelo della seconda Domenica dopo l’Epifania Testo del Vangelo.

In quel tempo disse il Signore Gesù a’ suoi discepoli questa parabola: È simile il regno de’ cieli a un padre di famiglia il quale andò di gran mattino a fermare dei lavoratori per la sua vigna. Ed avendo convenuto coi lavoratori a un denaro per giorno, mandolli alla sua vi

gna. Ed essendo uscito fuori circa all’ora terza, ne vide degli altri che se ne stavano per la piazza senza far nulla, e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna, e darovvi quel che sarà di ragione. E quelli andarono. (.1,cì anche di bel nuovo circa l’ora sesta e la nona, e fece l’istesso. Circa l’undecima poi uscì, e trovonne degli altri che stavano a vedere, e disse loro: Perchè state qui tutto il giorno in ozio? Quelli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Venuta la sera, il podi one della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori, e paga ad essi la mercede, cominciando dagli ultimi sino ai primi. Venuti adunque quelli, che erano andati circa l’undecima ora, ricevettero un denaro per ciascheduno. Venuti poi anche i primi, si pensarono di ricever di più ma ebbero anch’essi un denaro per uno. E ricevutolo inor;moravano contro del padre di famiglia dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora e li hai uguagliati a noi, che abbian portato il peso della giornata-e del caldo. Ma egli rispose a uno di loro, e disse: Amico, io non ti fo ingiustizia: non hai tu convenuto meco a un denaro? Piglia il tuo, e vattene: io voglio dare anche a giusto ultimo quanto a te. Non posso io dunque far quel che mi piace? Od è cattivo il tuo occhio, perch’io son buono? Così saranno ultimi i primi, e primi gli ultimi: imperocchè molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti. Pensieri. Il padrone va in cerca di operai per la sua vigna Così dice il Vangelo. Più che la ragione a me pare questo sia il pretesto. Aveva pur bisogno la sua vigna d’essere lavorata: questo sì, ma non è questo il solo motivo che gli fa lasciare la casa coi propri comodi per recarsi alla piazza in cerca di operai, no: l’aver dato una paga _agliultimivenuti_come mi mi dice ché più che retribuire il lavoro fatto voleva aver ragione ed occasione d’un lavoro qualsiasi per far del bene, occupando quegli operai e togliendoli all’ozio tanto fatale. Non ve lo spinse l’amor del proprio vantaggio, dell’utile — il gran movente! — ma fu in lui più veramente il bisogno di far del bene con dignità aiutando — nobilmente — coloro che in modo diverso oziando, avrebbero dovutó rimanere — purtroppo facili vittime dell’ozio stesso. Buon padrone! buono davvero poichè intende e vuole il bene senza interesse alcuno. Lo seccherebbe immensamente il perdere occasione di far del bene, di occupare questi sgraziati di cui niuno s’interessa e che la società — egoisticamente — trascura.

  • * *

Tanto più buono quanto più si lamenta che -quei miseri stiano oziosi. E più si rammarica quando gli rispondono che nessuno s’è interessato di loro. Alla loro voce risponde col fatto mandandoli al lavoro in casa propria dove si troveranno bene, dove avranno conveniente mercede, dove.... Quanto più scrissi sopra riesce ben doloroso col confronto assai facile dell’oggi. La carità, la bene-ficenza è pur così manchevole nei suoi mezzi, nel suo fine, nella sua origine. Nei mezzi insufficienti a lenire quelle piaghe che la società crea ogni giorno; nel suo fine che non risse a raggiungere giacchè più ne gode assai l’audace e Io sfaccendato che non il [p. 22 modifica]vero bisognoso a cui manca il modo e la maniera di chiedere; nell’origine giacchè le molte volte è fatto a vergognoso scopo di reclame, per far rientrare dalla porta quel che buttammo dalla finestra, per coprire colla generosità di pochi centesimi la grettezza del cuore, la povertà dei pensieri e la sporca avarizia della borsa: quante volte non s’è usurpata la fama di largo e generoso!... quante volte e quanto non ci ha fruttata di meglio la piccola offerta fatta in quella fortunata circostanzal... Furon questi i motivi nobili che costrinsero il buon padrone del Vangelo? Ci siamo occupati, li abbiamo cercati noi questi infelici che hanno pur diritto di chiedere a noi, alla società fiacca, molle, egoistica col lavoro il pane che loro spetta di diritto? Non li abbiamo fuggiti? non li abbiam detti e confusi colla canaglia solo perchè alla canaglia li assomigliavano i cenci di cui si riooprivano? Li abbiam cercati questi — oh! troppo disoccupati! — dello spirito? Abbiamo noi fatto loro sentire un conforto, una parola buona... abbiamo fatto di tutto — tutto il possibile — per far loro del bene? Se domani ci accusassero — innanzi a Dio — che la società religiosa, che l’anime pie, tenere, a Dio votate di loro mai s’occuparono? Se dicessero nemo nos conduscit? Dio non potrebbe farci lamento, s’accontenterebbe d’un ossequio freddo, calcolato, misurato alla sua volontà, precetto?

  • * *

Il buon padrone accolse gli operai in qualunque ora, anche quando breve ora mancava al chiudersi della giornata di lavoro. Salutare lezione. Nella deficienza e manchevolezza del nostro senso religioso noi usiamo delle distinzioni, e precorriamo — molte volte — i giudizi Niuno deve escludersi dalla nostra azione benefica, per quanto cattivo egli sia. Temiamo solo l’infezione possibile e usiamo verso questi sgraziati quelle misure di spirituale profilassi che ce ne tenga immune. Ma ciò non ci dia pretesto a giustificare volontarie esclusioni che sono effetti di antipatie e peggio, cosa perniciosissima nel campo religioso. A tutti, in qualunque ora, senza destinzione, il bene, come a tutti Dio riserva il solo unico grande premio di se, del suo paradiso. R. B.

Per la Missione nell’Eritrea

E’ trascorso poco più di un anno dacchè Monsignor Carrara, alla testa di coadjutori Cappuccini, scelti tra i migliori della provincia milanese, partiva per l’Eritrea, e là raccoglieva le eredità lasciate dal Card. Massaja, da Mons. De Jacobis e dal Padre Michele di Carbonara. La missione di Mons. Carrara — di carattere spiccatamente milanese per le speranze espresse anche

dall’atto di apoggio della generosa Milano — ebbe subito largo sussidio dall’Associazione Nazionale di soccorso ai missionari italiani, e all’Eritrea ottenne cordiali accoglienze dalle autorità civili e militari, nonchè dagli indigeni che videro nel drappello dei giovani Cappucini i ristauratori di opere vitali che minacciavano sfacelo. I nuovi missionari riuscirono assai benevisi in tutta la Colonia; ma le loro impressioni furono di grande.scoraggiamento dinanzi a bisogni imponenti, a miserie inenarrabili. I mezzi raccolti nei primi mesi di facili entusiasmi per la Missione ricostituita, furono presto esauriti’ per far fronte alle necessità più urgenti, e Mons. Carrara scriveva in un momento di sconoforto:» Non ho più nulla.; non ho un centesimo e sono costretto a lasciare il mio popolo alle prese colla miseria e con pericoli d’ogni genere». Non poteva rimanere inascoltata la voce dell’apostolo che chiedeva soccorso anche in onore dalla patria, e infatti si costtiuì lì per lì un COmitato, che, sotto la presidenza del ’senatore Gavazzi, di Monsignor Carlo Locatelli e di Padre Girolamo, Provinciale dei Cappuccini, riuscì in breve a raccogliere soccorsi da trasmettere alla Missione Eritrea. Da un’assemblea tenutasi ieri, in un salone dell’Arcivescovado, è risultato che la Missione di Mons. Carrara nell’Eritrea, •benchè sostenuta dalla Propaganda Fide, dalla Associazione Nazionale e dai poveri Cappuccini, ha bisogno di largo e continuo appoggio di tutti- gli italiani. All’assfmblea parlò, colla eloquenza del cuore il Padre Provinciale del Convento di Monforte. Indi prese la parola quel verie - tando uomo che è il nobile cav. Carlo Bassi, presidente dell’Associazione 1•1zionale, che mise in bella evidenza l’opera prestata dai Cappuccini nell’Eritrea in momenti di gloria e i momenti di sventura, e fece appello a tutti per l’appoggio doveroso a quella Missione, prediletta dall’Associazione che è vincolata a tanti altri confratelli sparsi in tutto il mondo. Il nostro collaboratore A. M. Cornelio rilevò la grande efficacia dell’Associazione Nazionale, e rendendo omaggio al nobile cav. Bassi. e ai suoi predecessori, generale Revel e Antonio Stoppani, inviò un saluto a colui che impersona le missioni italiane, l’illustre’ prof. comm. Ernesto Schiapparelli. Espresse poi il voto d’un risveglio della coscienza nazionale a favore delle nostre missioni nell’Eritrea e nella Libia. Venuta l’assemblea al punto di concretare qualche progetto, la baronessa Bagatti. espresse l’idea gentile di una commemorazione dei caduti di Dogali in forma efficace per la Colonia Eritrea. Parlarono di poi co ncalore il dott. G. Cappellini, segretario generale della Direzione Diocesana, il canonico Pantalini e don Zetta per concretare un ciclo di conferenze con proiezioni pro-Eritrea nell’archidiocesi. Chiuse efficacemente la serie dei discorsi Monsignor Locatelli. Il lavoro progettato, avrà presto un pratico inizio. [p. 23 modifica]SANATORIO POPOLARE UMBERTO I°

Il Consiglio segnala, ringraziando, la deliberazione dell’On. Monte di Pietà per mantenimento, anche per tutto il corrente anno, di un letto di suo patronato nel Sanatorio Umberto I. Sono così attualmente quarantaquattro i letti a carico di Enti e di privati (Cassa di Risparmio 24 — Comune di Milano Io — Deputazione Provinciale 3 — Banca Commerciale 2 — Banca d’Italia, Credito Italiano, Monte di Pietà, Dott. Luigi Pisa, Dott. Gerolamo Serina, uno per ciascuno) per ricovero gratuito di malati. tlttrante il 1912 furono curati 376 malati, con aumento così di 131 sul precedente anno; le giornate di ricovero furono 39327 in luogo di 2597o, onde la presenza media giornaliera risultò di 107 112 in luogo di 71 nel 1911. Questi dati provano qua rapido sviluppo la Istituzione abbia raggiunto in un biennio, e come la sua opera sia apprezzata e ricercata, ond’è a desiderarsi che la beneficenza cittadina l’assista largamente tanto pel saldo delle spese occorse per la costruzione e l’arredamento del grandioso edificio, quanto per alleviare quelle di funzionamento. Il Preidente D. GATTI.