Il buon cuore - Anno XII, n. 03 - 18 gennaio 1913/Educazione ed Istruzione

Educazione ed Istruzione

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La colonizzazione italiana negli Stati Uniti del Nord America (Continuazione del numero 1)

Il nostro scopo è ben delineato: l’emigrante italiano non deve ormai marcir più nelle factories (manifatture) delle grandi città impinguando le tasche dell’industriale americano. ma acquistare la indipendenza divenendo padrone della terra. Se dispone di qualche centinaio di dollari, avrà subito la terra che vorrà scegliere ed il titolo di proprietà. Se invece sarà sprovvisto di danaro, noi lo collecheremo egualmente al lavoro agricolo, dove avrà opportunità di fare dei risparmi e di vedere da vicino la grande rimunerazione che dà la terra. Quando i risparmi bastei anno, anche questi potrà diventar proprietario comprandosi quel tanto di terra che possa lavorar da solo o con la sua famiglia. Non latifondismo, ma tanto di terra che si possa coltivare senza l’aiuto di mano d’opera estranea alla famiglia. L’impiego di macchine libererà l’agricoltore dal grave onere di operai estranei. È certo che la fondazione di nuove colonie non va scevra di numerose difficoltà e talvolta di scoraggiamenti. Anzi diciamo subito che è precisamente lo scoraggiamento il maggior pericolo per l’esistenza di queste colonie nel loro primo periodo di forma zione. Un raccolto fallito, qualche malattia, un ingombro di prodotti non esitati a tempo opportuno, possono far nascere un panico devastatore. Ed è appunto questa la causa di qualche colonia italiana fallita. Ma l’Italica Gens procurerà di ovviare a questi pe ricoli mettendo sempre a capo di ogni gruppo colonico un sacerdote italiano il quale, non solo lo nutra spiritualmente della fede avita, ma ancora abbia esperienza e tatto sufficienti per essere guida, consola tore e sostegno anche nelle eventuali crisi materiali dei primi anni. Che dalla presenza del sacerdote italiano dipenda l’esistenza e la floridezza delle nostre colonie agricole, ne è prova luminosa il nostro amico il Rev. Padre Bandini, fondatore e sostenitore della colonia dì Tontitown. Senza di lui Tontitown non esisterebbe più, anzi non sarebbe nemmeno nata. E sarà particolarmente sotto la illuminata e competente direzione di Padre Bentini che l’Italica Gens, nel ramo della colonizzazione, svolgerà l’opera sua. Nessuno più di lui ha studiato, osservato e vissuto quest’azione colonizzatrice. Il suo nome è garanzia di serio lavoro e pegno di successo. Il nostro lavoro nel campo della colonizzazione e dunque ben tracciato: popolarizzare mediante la nostra rivista e con monografie opportune l’immensa utilità di tornare alla terra. In questo lavoro di propoganda nessun’altra istituzione dispone di un organismo così efficace come la nostra Federazione. Noi abbiamo in ogni punto di quest’immenso paese dei sacerdoti nostri, zelanti e capaci di farsi larghi dispensatori delle nostre idee come delle nostre pubblicazioni. Nel nostro Ufficio centrale di New York come nei nostri Uffici federati, nonchè a mezzo dei nostri numerosissimi corrispondenti, noi aniamo già raccolto ed andiamo ognor più aumentando un materiale d’informazioni d’indole sicura, perchè attinto a fonti competenti ed autentiche. E questo materiale verrà a mano a mano pubblicato a tempo opportuno. Come a tempo opportuno promuoveremo conferenze istruttive sulla colonizzazione nei centri più importanti, sia nelle grandi città che nelle regioni minerarie. È parimenti nostro proposito di estendere il nostro lavoro in patria, diffondendo la nostra stampa e promovendo conferenze nelle località di maggiore emigrazione. A questo modo l’Italica Gens intende portare il suo contributo nella soluzione del gravissimo problema che urge sciogliere per il bene dell’emigrazione nostra.

È certo lavoro lungo ed arduo e la nostra Italica Gens ne misura tutta la gravità; ma ncn è lavoro impossibile. Il bene supremo della gente nostra lo esige prima che altri popoli, che ora affluiscono nelle libere terre d’America, non le prendano il posto per sempre. Il valore e l’abilità del nostro colono sono ben noti [p. 21 modifica]ormai negli Stati Uniti, specialmente nel Missuri, nell’Arkansas ed in California. A centinaia di migliaia i nostri immigrati si logorano nelle fabbriche delle grandi città americane e bene spesso sono alla mercè di qualche crisi che ristagna il lavoro e li fa languire nella disoccupazione. Altre centinaia di migliaia sudano come schiavi nelle viscere delle miniere carbonifere, sempre in pericolo di qualche disastro e senz’arrnrare ad accumulare i risparmi sognati che faccian loro trovare il cammino d’un ritorno festoso in patria. Tra questa massa sono innumerevoli colcro che, se avessero sudato per la terra soltanto la metà di quello che han sudato per la miniera o per la fabbrica, oggi sarebbero padroni di casa e di terra, si troverebbero con un bel gruzzolo di risparmi ed avrebbero ancora quella cera vigorosa e florida che avevan portato d’Italia. Chi, tra i veri patrioti italiani, non vorrà simpatizzare con questa Italica Gens che sì arduo ma pur tanto umanitario lavoro si propone dr compiere? Chi non vorrà aiutarla? L’Italica Gens sta per essere eretta in ente morale, cioè incorporata nello Stato di New York. Acquistata la sua personalità giuridica, essa procederà senz’altro e vigorosamente all’attuazione del suo programma. Finora si è limitata ad esplicare la sua attività colonizzatrice con informazioni ed incoraggiamenti, dati caso per caso. Parecchie famiglie italiane ed anche gruppi interi di emigranti ebbero da essa direzioni ed informazioni esaurienti quando ricorsero al suo Ufficio. Ma fu naturalmente un’azione riltuaria perchè, in questo ramo di attività, le mancava finora quella coesione di programma e di collaboratori che oggi ha. Senza pretese ma senza titubanze l’Italica Gens entra in azione con un programma chiaro ed un piano sintomatico. Noi non siamo usi a tirar cambiali sull’avvenire e quindi non ci azzarderemo in calcoli e visioni di suscessi spettacolosi. Conosciamo troppo bene la realtà per Illudere noi stessi o suggestionare gli altri. Ma d’altra parte noi abbiamo ugualmente fede nel triondo delle idee buone quando siano corroborate da un lavoro silenzioso, persistente, ordinato e circospetto. GIUSEPPE GRIVETTI.