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20 IL BUON CUORE


dalle leggi di Dio e della Chiesa e, secondo i casi, dal volere o dai consigli del Papa. Questi sono i principi da cui io ho voluto e voglio farmi sempre guidare. Quanto poi ai fini principali che mi sono preposto nel governare I arcnicliocesi essi sono due: uno riguarda la vita religiosa del clero e del popolo, l’altro la vita morale dell’uno e dell’altro. Per quello che riguarda la vita religiosa io mi sono sempre adoperato, perchè essa sia, quanto è possibile, anche interiore e si manifesti nel culto senza le molte profanazioni che talvolta la contaminano, e con quella dignità, nobiltà e bellezza, che particolarmente ci sono state comandate in questi ultimi tempi, sia per il canto, sia per il resto, dall’amatissimo Pontefice Pio X. La vita morale io la stimo nel cattolicismo inseparabile dalla vita religiosa e chi crede e spera che basti andare in chiesa e usare a certe pratiche religiose pdPrA essere buon cattolico, erra grandemente. La divina Scrittura insegna che la fede senza le buone opere è morta, e da ciò si deduce chiaramente che è pur morta la vita del culto esteriore, quando essa non ci induca a vivere secondo la nobilissima morale di Gesù Cristo e della Chiesa. Figliuoli e fratelli carissimi, che avete avuta per me grande reverenza ed amore, ascoltate benignamente queste parole, pregate molto per me, e io, dichiarandovi che anche dopo morto, non dimenticherò mai i vincoli che mi hanno unito a voi, cordialmente vi benedico». Ad altro numero un cenno sopra gli scritti del Cardinale Capecelatro.

Eeducazione ed istruzione


La colonizzazione italiana negli Stati Uniti del Nord America (Continuazione del numero 1)

Il nostro scopo è ben delineato: l’emigrante italiano non deve ormai marcir più nelle factories (manifatture) delle grandi città impinguando le tasche dell’industriale americano. ma acquistare la indipendenza divenendo padrone della terra. Se dispone di qualche centinaio di dollari, avrà subito la terra che vorrà scegliere ed il titolo di proprietà. Se invece sarà sprovvisto di danaro, noi lo collecheremo egualmente al lavoro agricolo, dove avrà opportunità di fare dei risparmi e di vedere da vicino la grande rimunerazione che dà la terra. Quando i risparmi bastei anno, anche questi potrà diventar proprietario comprandosi quel tanto di terra che possa lavorar da solo o con la sua famiglia. Non latifondismo, ma tanto di terra che si possa coltivare senza l’aiuto di mano d’opera estranea alla famiglia. L’impiego di macchine libererà l’agricoltore dal grave onere di operai estranei. È certo che la fondazione di nuove colonie non va scevra di numerose difficoltà e talvolta di scoraggiamenti. Anzi diciamo subito che è precisamente lo scoraggiamento il maggior pericolo per l’esistenza di queste colonie nel loro primo periodo di forma zione. Un raccolto fallito, qualche malattia, un ingombro di prodotti non esitati a tempo opportuno, possono far nascere un panico devastatore. Ed è appunto questa la causa di qualche colonia italiana fallita. Ma l’Italica Gens procurerà di ovviare a questi pe ricoli mettendo sempre a capo di ogni gruppo colonico un sacerdote italiano il quale, non solo lo nutra spiritualmente della fede avita, ma ancora abbia esperienza e tatto sufficienti per essere guida, consola tore e sostegno anche nelle eventuali crisi materiali dei primi anni. Che dalla presenza del sacerdote italiano dipenda l’esistenza e la floridezza delle nostre colonie agricole, ne è prova luminosa il nostro amico il Rev. Padre Bandini, fondatore e sostenitore della colonia dì Tontitown. Senza di lui Tontitown non esisterebbe più, anzi non sarebbe nemmeno nata. E sarà particolarmente sotto la illuminata e competente direzione di Padre Bentini che l’Italica Gens, nel ramo della colonizzazione, svolgerà l’opera sua. Nessuno più di lui ha studiato, osservato e vissuto quest’azione colonizzatrice. Il suo nome è garanzia di serio lavoro e pegno di successo. Il nostro lavoro nel campo della colonizzazione e dunque ben tracciato: popolarizzare mediante la nostra rivista e con monografie opportune l’immensa utilità di tornare alla terra. In questo lavoro di propoganda nessun’altra istituzione dispone di un organismo così efficace come la nostra Federazione. Noi abbiamo in ogni punto di quest’immenso paese dei sacerdoti nostri, zelanti e capaci di farsi larghi dispensatori delle nostre idee come delle nostre pubblicazioni. Nel nostro Ufficio centrale di New York come nei nostri Uffici federati, nonchè a mezzo dei nostri numerosissimi corrispondenti, noi aniamo già raccolto ed andiamo ognor più aumentando un materiale d’informazioni d’indole sicura, perchè attinto a fonti competenti ed autentiche. E questo materiale verrà a mano a mano pubblicato a tempo opportuno. Come a tempo opportuno promuoveremo conferenze istruttive sulla colonizzazione nei centri più importanti, sia nelle grandi città che nelle regioni minerarie. È parimenti nostro proposito di estendere il nostro lavoro in patria, diffondendo la nostra stampa e promovendo conferenze nelle località di maggiore emigrazione. A questo modo l’Italica Gens intende portare il suo contributo nella soluzione del gravissimo problema che urge sciogliere per il bene dell’emigrazione nostra.

È certo lavoro lungo ed arduo e la nostra Italica Gens ne misura tutta la gravità; ma ncn è lavoro impossibile. Il bene supremo della gente nostra lo esige prima che altri popoli, che ora affluiscono nelle libere terre d’America, non le prendano il posto per sempre. Il valore e l’abilità del nostro colono sono ben noti