Il buon cuore - Anno XI, n. 24 - 15 giugno 1912/Beneficenza

Beneficenza

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Il buon cuore - Anno XI, n. 24 - 15 giugno 1912 Religione

[p. 185 modifica]Beneficenza


Una festa dei Sordomuti

Alla fine di ogni anno scolastico l’Istituto dei Sordomuti di campagna celebra una festa, nella quale i ricoverati danno saggio alle autorità, ai benefattori, ai parenti dei progressi compiuti. La festa ha avuto un particolare carattere di solennità perchè è stata consacrata a rievocare la bella e pia figura di mons. Casanova, il rimpianto rettore, che di tanta fiamma d’amore animò sempre l’opera sua redentrice.

Fra lo stuolo delle signore e dei benefattori erano presenti S. A. il Conte di Torino, l’assessore prof. Ferrari, il conte avv. Olgiati in rappresentanza del Prefetto, mons. Girola per il Cardinale Arcivescovo, il cav. uff. Sperati per la Deputazione Provinciale, gli on. Degli Occhi e Baslini, il presidente del Tribunale cav. uff. Raimondi, il procuratore del Re comm. Maggi, il cav. Pasi delle Cassa di Risparmio, il cav. Minori della Congregazione di Carità, i membri della Commissione dell’Istituto conte Greppi, conte Paravicini, conte Della Somaglia, conte Febo Borromeo. Assistevano poi molte famiglie di ricoverati, così che il salone della cerimonia ornato di bandiere, fiori a festoni, di piante verdi, appariva gremito; ed erano affollate anche le sale accanto dove facevano bella mostra i lavori degli alunni: maglierie, biancherie, pizzi e ricami usciti dalle mani delle sordo-mute; scarpe, abiti, mobili costruiti con molto buon gusto nei laboratori maschili. Nella sala principale, di fronte agli invitati erano raccolti in numero di quasi duecento, sopra una vasta gradinata i piccoli infelici; da una parte le femmine nella loro vesticciuola di tela grigia col collarino candido; dall’altra i maschietti nelle uniformi bleu scuro: tutti fermi, attenti, come assorti a contemplare quello spettacolo nuovo di tanta gente pigiata innanzi a loro.

Mons. Casanova è stato degnamente rievocato dall’ex-deputato di Fermo, on. Falconi, nella vita e nelle opere. Egli ci ha detto con affettuosa parola le virtù del sacerdote e del filantropo, sorretto nella infaticabile opera consacrata per tanti anni agli infelici da umana carità, da purissima abnegazione. Oggi nel suo nome i piccoli beneficati inaugurano la loro bandiera, esaltando così nella luce della pietà cristiana l’amore della patria.

Dopo il discorso, mons. Girola ha benedetto la bandiera, che ebbe matrina la contessa Virginia Della Somaglia Dal Pozzo e fu regalata all’Istituto da un gruppo di gentili dame milanesi.

Il direttore, sac. G. B. Pasetti, ha poi delineato rapidamente le vicende dell’Istituto dai lontani anni, quando, sostenuto specialmente dalla intelligente opera del conte Paolo Taverna, si aprì nel novembre del 1853 ai primi sei sordomuti e alle prime sei sordomute. Disse le cure paterne di Giulio Tarra, che fece trionfare il metodo orale, fondato esclusivamente sul principio di apprendere la parola leggendola sulle labbra dell’insegnante; tratteggiò il graduale progresso, che permise la sistemazione dell’Istituto nelle nuove magnifiche sedi di via Settembrini per il convitto femminile — dove ebbe luogo la festa scolastica — e di via Galvani dove alloggiano i maschi: sedi ariose e decorose, dove la luce e la pulizia e l’ordine sorridono alla vita di quei bimbi sventurati.

Ma è bene non lasciar passare sotto silenzio un fatto preoccupante: le rendite annue, i sussidi della Cassa di Risparmio e della Congregazione di Carità, la beneficenza di privati non bastano a sopperire alle spese, senza contare che il bell’edificio di via Settembrini è ancora onerato di debiti. La carità milanese, sempre vigile, occorre provveda a quest’opera di alta umanità.

Su questo concetto ha insistito, ringraziando con nobilissime parole gli intervenuti, anche l’on. Adamo [p. 186 modifica]Degli Occhi, che mise in luce la paziente faticosa opera degli insegnanti e ne illustrò il beneficio incalcolabile.

Quale sia quest’opera hanno potuto apprezzare tutti gli intervenuti, assistendo ai saggi di recitazione e di ginnastica degli allievi.

Da quelle piccole gole afone escono in un balbettamento i primi rauchi suoni articolati; poi la parola va sempre più delineandosi; sono pronunciate le prime frasi, i primi periodi; il muto dice il nome di tutte le cose e di tutte le azioni che vede; dà espressione concreta ai suoi sentimenti, al suo pensiero: partecipa anch’egli, pur nella imperfezione, alla vita degli altri intorno a lui, con quei suoi malinconici occhi spalancati sulle cose, fissi alle labbra delle persone, che ha innanzi a sè. Poveri piccini! Come si sforzano a dire limpidamente, a farsi capire!

— Chi è questo signore? — domanda l’insegnante in un soffio, accennando al Conte di Torino.

— È il Re! — risponde la voce un po’ roca e violenta dell’allievo.

— No; pensa meglio.

— È il cugino del Re.

— E che cosa faccio io?

— Il soldato....

Fuori nel cortile i convittori eseguirono poi molti esercizi ginnastici, attentissimi ai segni dei loro bravi insegnanti — la signorina Hecher e il prof. Corillo — con agilità e prontezza e con perfetta sincronia, mentre la musica del 68.° squillava le note della Canzone di Tripoli, che essi, chiusi nel loro silenzio inaccessibile, non udiranno mai.

L’Ospedale dei Bambini

Nella sede dell’Ospedale in via Castelvetro, 32, ebbe luogo nello scorso maggio l’adunanza generale degli azionisti e benefattori. Il presidente nob. Bassi in una accurata relazione espose l’andamento morale e materiale della benefica istituzione.

L’anno 1911 fu un anno di operosità fervida; riforme interne attuate, progetti portati allo studio, costruzioni nuove finite, ampliamento della suppellettile, nuovi azionisti inscritti, ecc., ma vi furono anche maggiori spese e nel contempo la beneficenza, distratta da altre mire, venne meno, cosicchè il bilancio si chiude in disavanzo.

Il direttore, prof. comm. Cesare Cattaneo, lesse una rapida e lucida relazione sanitaria, dalla quale risulta il notevole incremento verificatosi nel movimento di ammalati: 754 accolti in ospedale, 5350 visite praticate negli ambulatori medico e chirurgico. La esposizione analitica delle forme morbose condusse poi il prof. Cattaneo a constatazioni impressionanti sulla frequenza della tubercolosi nei bambini a Milano; le sue ricerche basate su severe indagini scientifiche e la competenza di lui, che è _fra i pochi insegnanti ufficiali di pediatria in Italia, danno maggior valore a tali cifre ed illuminano i risultati brillanti ottenuti in casi disperati applicando nuovi e moderni metodi di cura.

Il presidente si congratulò col direttore e coi sanitari della loro opera scientifica consegnata in pubblicazione e che continua in un giornale fondato dai sanitari col titolo: L’ospedale dei bambini.

La benefica istituzione acquista ogni anno più importanza nella vita cittadina e l’opera di bene che per essa si consegue è tale da meritare non solo il plauso, ma l’appoggio reale di tutti quanti intendono l’importanza per Milano, che un ospedale di bambini abbia a sempre maggiormente fiorire e mai a sentire strettezze che potrebbero intralciarne l’opera.

Pubblichiamo ben volentieri la relazione del nobile cav. dott. Carlo Bassi, che rivela quanto bene si compie in quell’ambiente di carità:

Egregi Soci Benefattori,

Non fu senza notevole compiacimento «tanto mi sembrava legittimo» che, riassumendovi l’anno scorso gli elementi e i risultati del Consuntivo 1910, io potei mettere in rilievo l’annata assolta, non solo, ma ben anche, il Patrimonio accresciuto di oltre undici mila lire.

La limosinante di via Castelvetro aveva largamente mietuto nel campo della beneficenza cittadina L. 48,000, meno 95 centesimi!

Al resoconto dell’anno 1911, non è riservata consimile soddisfazione; le conclusioni del Conto Consuntivo, sono, pur troppo in completa antitesi con quelle dell’anno precedente: disavanzo; quindi diminuzione e non già aumento di patrimonio.

Eppure, le entrate di beneficenza, così ordinarie, che straordinarie, non sono mancate, nè furono lievi; rasentarono, benchè non raggiunsero, le quaranta mila lire, ed è presto veduto che furono quindi inferiori a quelle dell’anno precedente, di oltre L. 8000; se poi si riflette che le spese aumentarono di circa L. 7000 si avrà la spiegazione del forte divario di confronto.

Certamente l’applicazione dell’organico dei Signori Sanitari contribuì in gran parte all’accrescimento delle spese, ma diversi altri capitoli, quali per esempio, la spesa pei medicinali, quelle in genere per la beneficenza e quelle per la manutenzione del fabbricato, risentirono la legge universale del rincaro, cui la sola spesa pel vitto si sottrasse, essendo stata minore di un centinaio di lire.

Conclusione: si ebbe il disavanzo di L. 4746,79 che, naturalmente andò a diminuzione del Patrimonio.

Il quadro non è certamente lieto; tuttavia se si considera la parte, che nella rubrica dell’Uscita occupano gli ammortamenti «che assommano a L. 2309,01» visto che dessi non costituiscono una materiale erogazione, bensì l’applicazione di un savio criterio amministrativo, l’anzidetta lesione al Patrimonio, perderà alquanto del suo lugubre aspetto.

Ad ogni modo, siccome non possiamo, nè dobbiamo permettere questo appostamento passivo, che sta a rappresentare e significare l’inevitabile deterioramento di quanto materialmente concorre a formare il patrimonio dell’Opera Pia, così, l’insegnamento che defluisce dal Conto Consuntivo in esame, che importa a noi di sapere — e di tenere in vista — è questo: Che nelle [p. 187 modifica]circostanze attuali, per ottenere il pareggio occorre una entrata di almeno L. 52,000, vale a dire:

per rendite patrimoniali, circa |||
 L. 6,500
per rette a pagamento circa |||
   » 1,500
per introiti di beneficenza circa |||
   » 44.000


L. 52,000

Se la parte indispensabile, sì, ma materiale della gestione dell’anno 1911, ci costringe a penosi raffronti ed a più mesti presentimenti, ci possiamo, invece, rifare nella parte morale.

Quello, fu un anno di operosità; un anno di germinazione, di provvedimenti e progetti, nè ci si può ascrivere a colpa se l’atmosfera, non ne riuscì fecondatrice; questa non è in nostro potere.

Gli studi per dotare l’istituto di un appropriato Regolamentò interno, furono ripresi e col validissimo concorso del Direttore Comm. Cattaneo, condotti a buon termine, neinchè applicati, in attesa, oggi non ancora assolta, della Superiore approvazione.

Si diè mano alla tanto indicata dotazione di una portineria, a collocamento dei portieri e sorveglianza dell’accesso all’Ospedale.

Si attese con rinnovato zelo e con speranza molta, alla compilazione del progetto edilizio riguardante il Padiglione di isolamento, il locale di lavanderia e la Camera mortuaria; opere, tutte, per quanto ingiunte, non ancora potute sistemare.

A mezzo del nostro Direttore ci pervenne la graziosa offerta del chiarissimo dott. Ettore Levi, Direttore dell’inalatorio con acque salsojodiche di Via Mario Pagano, per la cura gratuita di quei bambini poveri di mezzi del nostro Ospedale, indicati quali bisognevoli di detta terapia; offerta, che la Presidenza, con grato animo, subitamente accolse.

Così pure la Presidenza stessa iniziò e coltiva tuttora intelligenze con l’Ordine dei Cavalieri di Malta per l’accoglimento a completamento di cura e convalescenza dei nostri bambini maschi, nel loro Ospedaletto di Via Quadronno, diretto dall’ottimo Commendatore Guaita, nostro emerito Direttore.

Giovandoci della generosa esibizione fattaci dalla Spett. Ditta Mailtider, a mezzo del Direttore Commendatore Cattaneo, si potè attivare un’ambulanza nel centro della Città, in Via Pantano, esibendo migliore op portunità di assistenza, nonchè provvedendo a viemmeglio d fondere la notorietà dell’Ospedale infantile dì via Castelvetro, così nel campo degli indigenti, come in quello degli animi caritatevoli e munificenti.

Partecipando alla patriottica generale commozione suscitata della guerra Libica, il Consiglio Direttivo ed il collegio sanitario locale, consentirono ad aprire un temporaneo corso d’esercitazioni, nelle infermerie, per le Allieve della Croce Rossa; corso, che gli porge occasione di qui encomiare lo zelo e l’assiduità dimostrata dalle Allieve della tanto benemerita Istituzione.

L’attività del Collegio sanitario bene si dimostrò altresì nel campo scientifico, con la pubblicazione di una notevole raccolta di studi; pubblicazione che tende oramai ad assumere carattere di periodicità.

Il breve riassunto che sono venuto accennando, giustifica, io penso, il premesso asserto che quella del 1911 fu un’annata operosa, ma rimarrebbe incompleto se trascurassi di commemorare ed illustrare l’attività, veramente notevole, dimostrata dalle Signore Patronesse Visitatrici.

La riunione del 9 maggio 1911 fermò in Esse il proposito di vincolarsi a periodico contributo ed a promuovere occasionali oblazioni; proposito, che mise capo all’incasso di L. 1405 di poi, collegialmente disposto in opere caritatevoli a vantaggio di casi speciali pei poveri malati, provviste di guardaroba e migliorie nell’Oratorio ed inerenti spese amministrative, per un

complesso di |||
 L. 599,75
in versamento fatto al Consiglio |||
   » 270 —

L. 869,75

rimanendo al 31 dicembre 1911, a avanzo |||
   » 535,25


L. 1405,—

Aggiungasi la festa dell’Albero di Natale, sostenuta come al solito, dalle Signore Patronesse, che produsse l’offerta di oltre tremila capi; l’azione di reclutamento, da Esse sviluppata, che recò alla sessantina il numero delle Patronesse, e quello di 48 Benefattori azionisti, di un Socio Patrono, e di quattro Soci Perpetui, che assicurò alla Istituzione una cifra totale di L. 9440.

Così si completa il quadro nella sua parte luminosa? Non lo credo.

Non lo credo, perchè ci rimane a raccogliere la messe della Relazione Sanitaria, che fra poco ci esporrà il nostro Direttore:

Così Egli concludeva la sua esposizione all’Assemblea del 22 giugno dell’anno scorso:

«Quanto a me, io non posso fare che una promessa ed esprimere un voto; la promessa di corrispondere all’onore concessomi, chiamandomi alla Direzione dell’Ospedale dei Bambini, col dedicare a questo il mio lavoro, e ogni mia energia; il voto, che allorquando fra un anno sarete novellamente riuniti, possiate dire, o Signori, che alla promessa non ho mancato».

Voi avete indubbiamente sentito, così come il Consigqo ha veduto, alitare sulla vita fattiva del periodo, da quella data trascorso, lo zelo e lo spirito d’iniziativa del nostro Direttore — e la vostra risposta alla invocazione, sarà, come la nostra, spontanea e riconoscente a Colui che giunse fino a pretermettere le proprie vacanze per vegliare e guidare il nostro Ospedale.

Nel corso dell’anno passato noi dovemmo deplorare la morte crudele del dott. Carlo Luraschi, che prestò l’opera sua quale consulente specialista; recentemente poi, il Consiglio Direttivo si vide costretto a rinunziare alla cooperazione di uno dei suoi colleghi, che al pari dell’egregio comm. avv. Augusto Ferrari, l’anno innanzi uscito di carica, fu uno dei primi aderenti alla iniziativa del dott. Guaita per la fondazione di questo Ospedale — e conseguentemente, fra i primi consiglieri; il cav. Leopoldo Della Porta, che oggi appunto siamo da lui medesimo chiamati a sostituire, per imprescindibili ragioni di salute. Nel parteciparvi il suo [p. 188 modifica]affettuoso commiato, io non dubito della corrispondenza dei sentimenti di questa Assemblea.

Signore e Signori,

Al 1911, tiene dietro nella serie del tempo il 1912, l’anno, voi ben lo sapete, in cui gli sguardi, le sollecitudini, i provvedimenti di ogni natura, sono conversi alle sponde Libiche e sull’onde dell’Egeo; in cui per forza e per amore si delinea una forma novissima di derelitti, alla quale la nostra istituzione, come le congeneri, soggiace; ebbene, l’incontro felice di tanti elementi operosi, che abbiamo rapidamente riassunti, dovrà forse infrangersi, o almeno isterilirsi di fronte all’indeprecabile rigore delle cifre?

Sapremo, non è vero? raccoglierci, come ci siamo raccolti all’indomani del disastro di Reggio e di Messina. Non è possibile che poi, non si dischiudano verso dell’Ospedale infantile i cuori generosi; non è possibile che perinsigni Istituti di oculata beneficenza torquano, dalle sue penurie lo sguardo fecondatore, e gli anni grami faranno luogo a quella rifiorenza, che è nella mente e nel cuore di tutti noi.

Carlo Bassi.

Il Consiglio d’arnministrazione dell’Ospedale dei bambini in Milano, è così costituito:

Bassi nob. dott. cav. Carlo, Presidente

Sigurtà cav. uff. Eugenio, Vice-presidente

Stanga marchese contro. Ferdinando, Vice presidente.

Consiglieri: Bagatti Valsecchi barone comm. Giuseppe — Cornaggia Castiglioni conte on. Carlo Ottavio — Gnocchi corro. Francesco — Grassi avv. cav. Virgilio — Marazzani ing. cav. uff. Enrico — Moretti dott. cav. Angelo — Morlacchi Gritti conte comm. Emilio — Polvara mons. cav. Giuseppe.

Bella funzione della Cresima

all’Istituto dei Ciechi.

Sua Eminenza l’Arcivescovo nel pomeriggio di giovedì, 13 corrente, si recò ad amministrare la Cresima nell’Istituto dei Ciechi ad una schiera di bambini e di bambine, parte dell’Istituto, parte dell’Asilo Infantile. Erano sotto l’atrio a ricevere Sua Eminenza, il Presidente dell’Istituto, cav. prof. Denti, il consigliere ing. Radice Fossati, il Rettore e tutti i membri componenti l’Amministrazione. Erano pure convenute molte altre distinte persone, per far da padrino o da madrina, o per assistere alla funzione. Appena Sua Eminenza fu sul palco del Salone per entrare in Chiesa, una bambina dell’Asilo, col velo bianco in testa, una delle cresimande, si fece innanzi, e con voce chiara e piena di espressione, recitò le seguenti strofette:

Come le rose spuntano
Sul verdeggiante ramo,
Cosi dal cor prorompere
Sento la voce — o caro Padre — io t’amo!
Tu del divino Spirito
Vieni a recarci i doni:
Oh, sempre nei pericoli
Ci faccian salvi e insieme ognor più buoni.
Se grata in ciel dei pargoli
S’innalza la preghiera,
Che i voti tuoi si compiano
Pel ben di tutti, o caro Padre, spera.

Ecce Sacerdos magnus, cantarono poi le cieche colla loro voce soave, angelica, mentre l’Arcivescovo benedicendo si recava verso l’altare. Dopo breve preghiera, si rivolse, e tenne un breve discorso con quella forma semplice e piana, così caratteristica del nostro Pastore, tutta inspirata dal cuore, compresa da tutti, ricordando la grandezza del Sacramento e il dovere di corrispondere alla grazia di Dio.

La funzione della Cresima si compie poi con tutta la solennità, mediante l’intervento di sacerdoti della Parrocchia e del vicino convento dei Cappuccini. Il signor Presidente fece da padrino a un bambino, e la sua signora fece da madrina a una bambina: madrine furono pure altre signore del Comitato dell’Asilo, la contessina Ottavia Thaon di Revel, la segretaria Matelda Cajrati.

La benedizione col SS. Sacramento, anche come chiusura dell’ottava del Corpus Domini, pose termine alla funzione, fatta ancora più bella dalla sallenda O salutaris Hostia, cantata dalle allieve, e da un pezzo di quartetto d’archi, eseguito squisitamente dagli allevi.

Davvero si sentiva che lo spirito di Dio era disceso sulla terra.

Uscito dalla chiesa, Sua Eminenza andò a visitare l’Asilo Infantile; fece un giro sotto i portici, ove erano schierati gli allievi e le allieve, distribuendo medaglie, benedicendo a tutti. Uno scoppio di applausi lo salutò sulla soglia dell’Istituto mentre partiva, espressione della viva compiacenza che aveva lasciato nel cuore di tutti.

Offersero pei bambini della Cresima:

Donna Bice Greppi, una scattola di cioccolata.

Signorina Gina Chierichetti, biscottini.

I bambini Ercole e Luisa Perego De Cremnago, una scatola di pics-nics.

Signorina Sofia Osculati, dolci.

Per l’11.° Bersaglieri


Con simpatica animazione e con profitto, si è chiusa la pesca durata quattro giorni nelle sale della Pensione Benefica per giovani lavoratrici, a beneficio delle famiglie maggiormente colpite dai cimenti incontrati dall’11.° Bersaglieri.

Signore e signorine, patronesse e pensionanti, fecero a gara nell’accogliere pescatrici e pescatori, che uscivano dalla casa ospitale con svariati pesci e pesciolini.

Un gruppo di ragazzine e ragazzini gentili distribuirono ricordi patriottici, tra i quali dei bellissimi fermagli tripolini col tricolore e il ritratto del generale Fara.

Una nota interessante fu portata da due bersaglieri autentici dell’11.°, Giovanni Cassaghi e Battista Bossi, i quali, conoscendo la benefica istituzione, vollero fare guardia d’onore alla pesca coll’elmo piumato e la divisa parlante delle più aspre battaglie.

I due reduci si intrattennero colle signore e con noi, narrando nel loro schietto, modesto linguaggio, più che le loro gesta, quelle dei loro ufficiali, duce il Fara, divenuto pe’ suoi soldati leggendario come Garibaldi. «Se non avessimo avuto il Fara — diceva il Cassaghi, rimasto leggermente ferito a Bir-Tobras, insidiati, accerchiati nell’oasi infida — saremmo rimasti tutti sul campo».

La somma raccolta sarà distribuita col tramite militare del famoso 11.°. [p. 189 modifica]

Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


SOCI AZIONISTI.

Contessa Sabina Parravicini Revel |||
 L. 5 ―
Contessa Ottavia Thaon di Revel |||
   » 5 ―

OPERA PIA CATENA

(CURA DI SALSOMAGGIORE).


OBLAZIONI.

Signor Cesaris Camillo (socio perpetuo) |||
 L. 100 ―
Signora Cesaris Bonfanti Erminia |||
   » 10 ―
» De-Marchi Maggiori Gina |||
   » 10 ―
» Mina Gaetanina (Varese) |||
   » 10 ―
» De-Capitani Isabella |||
   » 10 ―
» Rossari Gallavresi Linda |||
   » 10 ―
» Gallavresi dott. Antonio (socio patrono) |||
   » 10 ―

NUOVE PATRONESSE.

Cesaris Bonfanti Erminia ― De-Capitani Isabella — Rossari Gallavresi Linda.