Il buon cuore - Anno X, n. 34 - 19 agosto 1911/Beneficenza

Beneficenza

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Il buon cuore - Anno X, n. 34 - 19 agosto 1911 Religione

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Il secondo Congresso degli italiani all’estero


Relazione dell’ITALICA GENS



Dal giorno 11 al 21 dello scorso giugno si è riunito in Roma il secondo Congresso degli italiani all’estero per iniziativa dell’Istituto Coloniale Italiano, allo scopo «di rafforzare i vincoli fra la Patria e i connazionali sparsi per il mondo, di ottenere con il concorso diretto, una conoscenza più esatta dei bisogni e delle aspirazioni delle nostre colonie, e di concretare le proposte e i voti più adatti per soddisfarli».

Il Presidente dell’Istituto Coloniale, on. prof. Guido Fusinato, nel bellissimo discorso di apertura del Congresso che pronunziò alla presenza dei Sovrani d’Italia, dopo aver rilevato la grande importanza di questa nuova vita italiana fuor della terra patria, con chiara visione delle supreme finalità della riunione pose la domanda: «Cosa abbiamo operato fin’ora, cosa dobbiamo operare nell’avvenire perchè queste nuove forze siano usate per la maggiore prosperità nazionale?»

Nella risposta a questo quesito, nel tener presente quel postulato nella soluzione di tutte le particolari questioni proposte si incardinava la vera efficacia pratica, il frutto del Congresso.

I temi, saggiamente predisposti dall’Istituto Coloniale, abbracciavano tutti i più importanti interessi italiani all’estero: campo invero troppo vasto per esser percorso in modo esauriente in poche adunanze, se, molto opportunamente, non si fossero avute su ogni singolo argomento relazioni studiate, ben ponderate da persone competenti le quali servirono di guida e di base alle discussioni e le cui conclusioni restarono, salvo poche aggiunte e modificazioni, le conclusioni del Congresso.

Su molti dei temi trattati al Congresso già parlammo in questo giornale, con conformità di vedute riguardo ad alcuni, discutendo invece riguardo ad altri.

Fra gli argomenti che furono discussi con maggior interesse vi fu quello della colonizzazione agricola italiana, specialmente nelle Americhe, sul quale riferì egregiamente l’avv. A. Franceschini; argomento di capitale importanza nella soluzione del problema della nostra emigrazione di carattere permanente, e circa il quale si riconobbe, cosa su cui più volte abbiamo insistito, che se si vuole che la colonizzazione dei nostri emigranti abbia risultati sicuri, buoni per essi, e che allo stesso tempo, opportunamente favorendo gli aggruppamenti coloniali, ridondi a vantaggio anche della madre patria, occorre che si dia all’emigrazione di braccia il necessario supplemento di una certa quantità di capitale.

Ed a questo scopo, premettendo che lo Stato non debba nè favorire nè ostacolare l’emigrazione, ma solo dirigerla e proteggerla economicamente, e che, pur non ingerendosi direttamente in imprese di colonizzazione, debba però aiutare il colono ed esplicare nell’interezza del loro valore le sue energie di lavoro, si fecero voti perchè fra l’Italia e gli Stati Americani ove più si addensa l’emigrazione italiana, i quali siano ritenuti dallo Stato italiano provveduti di adeguati ordinamenti giudiziari amministrativi, siano stipulati, nell’utile reciproco dei rispettivi paesi, dei trattati di lavoro e colonizzazione, diretti ad assecondare l’emigrazione del capitale, proporzionatamente all’emigrazione del lavoro, a tutelare e proteggere gli interessi della emigrazione agricola nelle terre colonizzabili, mirando ad avviare le correnti del lavoro e a raggrupparle nei centri più adatti alle nostre masse, e a facilitar loro il modo di affrancarsi dal debito coloniale; e perchè nelle terre transatlantiche ove affluisce l’emigrazione agricola italiana, si costituisca, con l’aiuto morale e materiale [p. 266 modifica]dello Stato italiano e degli Stati americani, e sotto la reciproca consorveglianza, un Istituto di credito coloniale, con lo scopo di fornire il capitale a condizioni favorevoli all’emigrante italiano, per facilitargli l’acquisto delle piccola proprietà nelle regioni fisicamente ed agrariamente più adatte.

Nell’attuazione di questi voti, altra volta da noi espressi, noi vedremmo la sorgente di uno splendido sviluppo economico delle collettività agricole italiane residenti oltre oceano, le quali appunto per mancanza di capitale adeguato, si trovarono fin’ora ad agire in condizioni d’inferiorità alle altre colonie immigranti, e videro trattenuto quel progresso economico di cui le loro forze erano capaci; elevazione economica che, base essenziale di indipendenza materiale e morale, è l’elemento primo della conservazione nazionale di quelle colonie e di un attivo scambio di relazioni commerciali fra di esse e la madre patria.

Con criterio opportunissimo due nostri uomini parlamentari, l’on. Franchetti e l’on. Pantano affermarono che al problema della colonizzazione agricola nelle Americhe deve collegarsi quello della colonizzazione interna in Italia, riguardo al quale lo Stato deve provvedere che gli emigranti i quali fanno ritorno in patria, trovino facile modo dì investire nella terra i loro risparmi, cosa importantissima anche al fine di impedire un eccessivo esodo di braccia, specialmente da talune regioni del Mezzogiorno.

Il tema della espansione economica dell’Italia all’estero, di cui noi già parlammo, notandone la grande importanza, tanto che la classificammo come una forma essenziale di tutela economica della nostra emigrazione dal punto di vista nazionale, è stato pure egregiamente trattato al Congresso, accompagnato dai varii argomenti attinenti, in ciascuno dei quali, molti italiani residenti all’estero, singolarmente competenti e spesso interessati, hanno portato ricco contributo di osservazioni e di suggerimenti pratici.

Si sono avute belle relazioni riferentesi al commercio italiano in tutte le parti del mondo, che, ponendone in rilievo le deficienze, concretano le proposte circa i mezzi più efficaci a dargli un maggiore impulso, studiando la funzione che il credito deve avere nell’aiutare le imprese industriali e commerciali italiane all’estero, e reclamando l’istituzione od il miglioramento di istituti tecnico-economici a sussidio del nostro commercio e della nostra industria.

Particolare importanza hanno le relazioni del prof. Guido Roccati e del prof. P. Vaccari che studiano l’argomento per i due mercati del Nord e del Sud America, i quali certamente presentano a noi che vi abbiamo tanta popolazione emigrata, un interesse che trascende il campo puramente economico.

Le due relazioni, ciascuna con riguardo speciale al proprio ambiente, concordano nel suggerire l’intervento di istituti bancari nostri nei mercati americani, l’unione degli esportatori italiani, l’istituzione di nuove camere di commercio, di addetti commerciali, la riforma degli istituti consimili già esistenti, affinchè il commercio nostro possa avere una conoscenza esatta e continua di quei mercati: richiamano l’attenzione su alcuni miglioramenti da portarsi nei servizi della marina mercantile, sia riguardo alle disposizioni tecniche dei piroscafi necessarie per le varie merci, sia riguardo agli itinerari: di particolare urgenza si dimostra l’istituzione di linee di piroscafi per merci dirette ad alcuni Stati del Sud-America, e specialmente pel Chile, per il Perù, per Montevideo e per il Brasile, dove altrimenti quei mercati che sarebbero nostri naturalmente, sono sfruttati con gran profitto da altri paesi con esclusione del nostro commercio.

(Continua).

R. Venerosi.