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266 IL BUON CUORE


dello Stato italiano e degli Stati americani, e sotto la reciproca consorveglianza, un Istituto di credito coloniale, con lo scopo di fornire il capitale a condizioni favorevoli all’emigrante italiano, per facilitargli l’acquisto delle piccola proprietà nelle regioni fisicamente ed agrariamente più adatte.

Nell’attuazione di questi voti, altra volta da noi espressi, noi vedremmo la sorgente di uno splendido sviluppo economico delle collettività agricole italiane residenti oltre oceano, le quali appunto per mancanza di capitale adeguato, si trovarono fin’ora ad agire in condizioni d’inferiorità alle altre colonie immigranti, e videro trattenuto quel progresso economico di cui le loro forze erano capaci; elevazione economica che, base essenziale di indipendenza materiale e morale, è l’elemento primo della conservazione nazionale di quelle colonie e di un attivo scambio di relazioni commerciali fra di esse e la madre patria.

Con criterio opportunissimo due nostri uomini parlamentari, l’on. Franchetti e l’on. Pantano affermarono che al problema della colonizzazione agricola nelle Americhe deve collegarsi quello della colonizzazione interna in Italia, riguardo al quale lo Stato deve provvedere che gli emigranti i quali fanno ritorno in patria, trovino facile modo dì investire nella terra i loro risparmi, cosa importantissima anche al fine di impedire un eccessivo esodo di braccia, specialmente da talune regioni del Mezzogiorno.

Il tema della espansione economica dell’Italia all’estero, di cui noi già parlammo, notandone la grande importanza, tanto che la classificammo come una forma essenziale di tutela economica della nostra emigrazione dal punto di vista nazionale, è stato pure egregiamente trattato al Congresso, accompagnato dai varii argomenti attinenti, in ciascuno dei quali, molti italiani residenti all’estero, singolarmente competenti e spesso interessati, hanno portato ricco contributo di osservazioni e di suggerimenti pratici.

Si sono avute belle relazioni riferentesi al commercio italiano in tutte le parti del mondo, che, ponendone in rilievo le deficienze, concretano le proposte circa i mezzi più efficaci a dargli un maggiore impulso, studiando la funzione che il credito deve avere nell’aiutare le imprese industriali e commerciali italiane all’estero, e reclamando l’istituzione od il miglioramento di istituti tecnico-economici a sussidio del nostro commercio e della nostra industria.

Particolare importanza hanno le relazioni del prof. Guido Roccati e del prof. P. Vaccari che studiano l’argomento per i due mercati del Nord e del Sud America, i quali certamente presentano a noi che vi abbiamo tanta popolazione emigrata, un interesse che trascende il campo puramente economico.

Le due relazioni, ciascuna con riguardo speciale al proprio ambiente, concordano nel suggerire l’intervento di istituti bancari nostri nei mercati americani, l’unione degli esportatori italiani, l’istituzione di nuove camere di commercio, di addetti commerciali, la riforma degli
istituti consimili già esistenti, affinchè il commercio nostro possa avere una conoscenza esatta e continua di quei mercati: richiamano l’attenzione su alcuni miglioramenti da portarsi nei servizi della marina mercantile, sia riguardo alle disposizioni tecniche dei piroscafi necessarie per le varie merci, sia riguardo agli itinerari: di particolare urgenza si dimostra l’istituzione di linee di piroscafi per merci dirette ad alcuni Stati del Sud-America, e specialmente pel Chile, per il Perù, per Montevideo e per il Brasile, dove altrimenti quei mercati che sarebbero nostri naturalmente, sono sfruttati con gran profitto da altri paesi con esclusione del nostro commercio.

(Continua).

R. Venerosi.

Religione


Vangelo della undecima domenica dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

In quel tempo disse il Signore Gesù questa parabola per taluni i quali confidavano in se stessi: riputandosi giusti e disprezzavano gli altri: due uomini salirono al tempio a fare orazione: uno Fariseo, e l’altro Pubblicano. Il Fariseo stava in piedi e dentro di sè pregava così: Ti ringrazio, o Dio, che io non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri, ed anche come questo Pubblicano: digiuno due volte alla settimana: pago la decima di tutto quel che io posseggo. Ma il Pubblicano, stando da lungi, non voleva neppur alzar gli occhi al cielo; ma si batteva il petto dicendo: Dio, abbi pietà di me peccatore. Vi dico, che questi se ne tornò giustificato a casa sua, a differenza dell’altro: imperocchè chiunque si esalta, sarà umiliato; e chi si umilia sarà esaltato.

S. LUCA, Cap. 12.


Pensieri.

Due uomini salgono al tempio per fare orazione. Quale occhio terreno potrebbe notare una differenza, sopratutto una differenza interiore, fra coteste due persone che s’accingono a compiere un medesimo atto di pietà? E noi ci illudiamo, a volte, di trarre, basati sulle apparenze, dei giudizi, delle condanne.... Non riflettiamo, che povera cosa è l’atto esterno e come, mentre dovrebbe essere manifestazione dell’animo, può anche divenire una finzione, una falsità, qualche volta ignota pure a chi è nel falso. Questa è tremenda e terribile cosa! Invece di biasimare chi non adempie con noi un medesimo rito o ci sembra di noi meno assiduo, meno fervente, badiamo a metterci noi stessi nella verità....

Accecato da superbia e da pregiudizi tradizionali, pure era schietto il Fariseo che compiangeva il Pubblicano, implorante sulla soglia del tempio.... Ah, egli non pensava a una grande, meravigliosa, sapiente parola: Verranno genti dall’oriente e dall’occidente e i figli del regno saranno buttati fuori!