Il buon cuore - Anno VIII, n. 49 - 4 dicembre 1909/Beneficenza

Beneficenza

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Il buon cuore - Anno VIII, n. 49 - 4 dicembre 1909 Educazione ed Istruzione

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FIERA DI BENEFICENZA

per l’Asilo Infantile Convitto dei Ciechi

Quando questo numero del Buon Cuore giungerà nelle mani dei nostri lettori, la Fiera sarà nel suo massimo fervore. Il suo splendido risultato non può essere dubbio. Esso già appariva alla vigilia di cominciare. Nel salone erano già allineati gli undici grandi banchi, addobbati in modo conveniente e uniforme, per ricevere la merce che sarebbe arrivata. E la merce non tardò ad arrivare. E quanta merce! Non bastando a portarla i piccoli carri usuali, furono messi a profitto anche gli automobili. Alla sera del mercoledì, i piani lisci dei tavoli erano scomparsi per dar luogo a montagne di indumenti di tutte le specie, di tutte le forme, di tutti i colori, coltri, scarpettine, camicie di flanella, scialli, cuffiette, fazzoletti, calze, guanti, lenzuola, fodere; e a destra entrando il gran banco della pesca.... oh quanta roba! Quanti capi tra grandi, piccoli e piccolissimi si trovavano disposti in giro sui gradini a scalinate? Più di seimila!

E a fianco dei banchi, e nelle corsie, un andare un venire, un affacendarsi di signore e signorine, a levare dai bauli, dalle cassette, quanto vi era accatastato, e disporlo sui banchi, coll’intento che al molto venisse compagna nella disposizione variata, armonica, di tutti gli oggetti, l’attrattiva del bello.

Sul gran banco di centro, sopra un doppio rialzo, spiccavano i doni delle LL. Maestà le Regine, in alto i due vasi biscuit con decorazioni in bronzo dorato della Regina Elena, e sotto il gran vassojo di metallo argentato, con due bottiglie e dodici bicchierini di cristallo della Regina Margherita. Quanto volentieri si spenderanno i due franchi per mettersi nella gradita possibilità di divenire i fortunati possessori o dell’uno o dell’altro dei doni! È questione di buona volontà.

La buvette era là in alto, sul palco, col suo banco lunghissimo, dalla candida tovaglia, coi piccoli tavolini disposti in giro, che già facevano grazioso invito ad assidersi, per addentare le piccole lecornie di marons glacés, degli africani, e sorbire la tazza fumante del caffè, della cioccolata, del thè!

Una novità della Fiera di quest’anno. Il Rettore dell’Istituto e dell’Asilo aveva avuto l’idea di far disegnare sopra una delle pareti del salone dell’Asilo un dipinto che rappresentasse Cristo che chiama intorno a sè i bambini. Intanto, come segno del suo desiderio, si era accontentato di far scrivere sulla parete destinata a ricevere il dipinto: Sinite parvulos venire ad me.

L’idea era geniale: il difficile stava nel farla eseguire: tanto più che il Rettore si era fissa nella mente un’altra idea un po’ curiosa: di fare eseguire il dipinto gratis, e, ben inteso, bene.

Gli è andata bene anche questa. Un giovane pittore, il sig. Arturo Albertazzi, che aveva già dato prova della valentìa del suo pennello col ritratto del principe Carlo Castelbarco Albani, non si mostrò ritroso alla proposta. A parte le spese materiali, egli avrebbe fatto il quadro a olio, da applicarsi al muro quasi fosse un affresco.

Il quadro fu fatto. È una tela grandiosa, di quattro metri di lunghezza, e due e mezzo di altezza. Prima di essere collocato al suo posto nel salone dell’Asilo si volle che figurasse nel salone dell’Istituto, in occasione della Fiera. Così potrà essere veduto e ammirato da tutti gli avventori e compratori.

Il quadro rappresenta una visione. È Cristo che appare, in bianco paludamento, scendendo da una collina, come venisse dal Cielo. Richiama il quadro del Carcano, col titolo: Cristo bacia l’umanità. Qui è Cristo che bacia l’infanzia. Di contro a Cristo, che scende, con le braccia aperte in atto di amore, ecco salire a lui una schiera di bambini, guidati e portati dalle loro madri. Gli atteggiamenti sono diversi, ma l’espressione è una sola: guardare il Salvatore, andare verso di lui colla confidenza, colla speranza, di essere bene accolti, di [p. 382 modifica]ricevere un beneficio. Sì, un beneficio, perchè il primo bambino a capo della schiera, che protende le manine nel vuoto, sostenuto dalla madre, perchè non abbia a cadere, è un bambino cieco!... La scena è commovente.

Una parte importante del quadro sta nel panorama; un panorama vasto, che riunisce, in felicissimo equilibrio, la collina vicina, il lago azzurro che si stende e si incurva ai piedi della collina, e la catena lontana dei monti, che si allineano colle alte cime spruzzate di neve. Sono le colline di Galilea, col lago di Genezaret, e da lontano le montagne del Libano. Il gruppo delle persone, il Salvatore che scende, i bambini che salgono, si fonde assai bene col panorama, fa con esso come una cosa sola armonica: le persone danno risalto al panorama, il panorama alle persone; due bellezze distinte che si riuniscono a farne una sola.

Il quadro fu visitato da persone intelligenti, e tra le altre del pittore Tallone, che fu maestro dell’Albertazzi, e tutti ebbero parole di vera lode. Un punto solo non finisce di soddisfare del tutto, la faccia del Salvatore: ma chi è bene riuscito in questo punto? Anche Leonardo sentì tremarsi nella mano il pennello quando si si accinse a dare gli ultimi tocchi alla faccia di Cristo nella Cena!

Il quadro è collocato provvisoriamente nel salone, appoggiato alla balaustrata dell’organo, sulla parete di fronte a chi entra; in modo che chi entra lo vede là in alto, campeggiare nella sua luce giusta del sole nascente.

Andate tutti a vederlo. La Fiera si protrae fino a domani sera, giorno cinque. Andate; vedete; comperate. La musica dei Ciechi rallegrerà di tanto in tanto colle sue armonie e co’ suoi canti il simpatico ambiente.

Ripartirete, rallegrati dalle più soavi ed elevate impressioni, destate in voi dalle due più belle note che suonino nel cuore umano, l’arte e la beneficenza; la beneficenza che comperando avete fatto a favore dei bambini ciechi, l’arte che avete ammirato, nella musica udita, nel quadro veduto.

Per l’Asilo Convitto Infantile dei Ciechi


OBLAZIONI.

Somma retro L. 82648 62

Baronessa Rheinelt |||
   » 500 —
Dall’eredità di Giuseppe Pisa |||
   » 100 —
Il bambino cinquenne Pino Cioja ha raccolto in soldini pei bimbi ciechi |||
   » 5 28
Signora Alma Pazzini Sayno, per un letto |||
   » 100 —


Totale L. 83353 90


PER LA FIERA.

Offerte in denaro.

Signor Spadoni Michele |||
 L. 10 —
Ing. Felice Comi e C. |||
   » 20 —
Coniugi Magni, per un letto che porti la scritta: Maria Magni n. 13 luglio 1889 m. 21 gennaio 1890 |||
   » 80 —
Signora Spasciani Sofia, libretti per regali delle Regine |||
   » 120 —
Signor Gadola Luigi |||
   » 10 —
Signore Antonia e Caterina Besozzi |||
   » 100 —
Signora Erminia Benso Santini |||
   » 30 —
Contessa Maud Albertoni Ruxton |||
   » 20 —
Signore Amalia e Zenobia Arganini |||
   » 20 —
Signora Luisa Iliess Schoulz |||
 L. 5 —
» Alma Pazzini Sayno per biglietti doni reali |||
   » 26 —
Sua Eminenza l’Arcivescovo |||
   » 50 —
Comm. Magno Magni |||
   » 50 —
Signor Giuseppe Verga |||
   » 20 —
Signora Eloisa Sinigaglia |||
   » 25 —
Comm. Giacomo Feltrinelli |||
   » 50 —
Signora Margherita Verga |||
   » 50 —
» Lia Stucchi |||
   » 15 —
M.r et M.me Serafino Hensemberger |||
   » 20 —
Signora Annetta Barbieri |||
   » 30 —
» Bice Esterle |||
   » 10 —
» Angiola Strambio |||
   » 25 —
Signore Gina e Mina Beltrami |||
   » 30 —


Offerte di indumenti ed oggetti varii.

Donna Marianna Calvi e figlia |||
 Capi N. 34
N. N. |||
   » 30
Signora Itala Anna Castellini, tappeto in velluto pirografato |||
   » 1
Donna Rita Cajrati Crivelli Mesmer |||
   » 70
Signore Arganini, cuscinetto ricamato |||
   » 1
Donna Marcella Dandolo |||
   » 1
Signora Maria Magistretti |||
   » 4
Donna Rosetta Origoni |||
   » 5
» Giannina Conti Casati |||
   » 57
Signora Ada Conti Sayno |||
   » 26
» Caterina Sironi Bertarelli |||
   » 12
Signorina Virginia Bartesaghi |||
   » 288
Marchesine d’Incisa |||
   » 6
Sig. Balestri Carlo |||
   » 6
Dott. cav. Edoardo |||
   » 1
Signor Negri Achille |||
   » 15
N. N. |||
   » 100
N. N. |||
   » 100
Signori Vespasiano e Iginia Ghisi |||
   » 327
Signora Kramer Iside |||
   » 29
Signor Perego Achille |||
   » 1
» Carboni Francesco |||
   » 2
» Colombo |||
   » 11
» Noè Saibene |||
   » 1
Offelleria S. Margherita |||
   » 6
» Cova |||
   » 10
Signor Guido |||
   » 6
» Gaffuri |||
   » 12
» Vicini |||
   » 12
Sigg. Binda e Crespi |||
   » 12
Signora Augusta Denti Zaffaroni |||
   » 1
» Gigina Viganoni Benaglia |||
   » 59
» Adele Carminati ved. Mazzola |||
   » 27
» Sofia Spasciani Petazzi |||
   » 57
Ditta Carlo Pedraglio |||
   » 10
Signor Ferdinando Brugnatelli |||
   » 177
» E. Dacomo |||
   » 32
Signora Rosa Allemanini Ceretti |||
   » 37
Signor Filippo Fontana |||
   » 12
Signora Jeanne Bassi Francioli |||
   » 23
» Giuseppina Francioli |||
   » 48
» Anita Saibene Noè |||
   » 21
» Adele Cesaris Beretta |||
   » 44
» Nelia Borsani |||
   » 2
» Ester Magni Taddei |||
   » 50
Sigg. Pietro e Gina Pizzi |||
   » 30
Signora Bianca Lepetit Moretti |||
   » 25
» Ilda Terruggia Strambio |||
   » 132
» Angela Marazza Gavazzi |||
   » 32
Signorina Settimia Candian |||
   » 23
Signorine Burguières |||
   » 8
Signorina Sofia Brioschi |||
   » 15
Signora Teresa Mejani |||
   » 6
» Erminia Mejani |||
   » 4
Ditta Bajetta, scampoli |||
   » 7
Signora Bice Oldi |||
   » 2
Signorina Maria Acquati |||
   » 10
Nobili sorelle Maggi |||
   » 12
Signora Federica Arcellazzi |||
   » 12
» Teresa Verza Maggi |||
   » 14
» Francesca Restelli Lattuada |||
   » 25
» Emma Ponti Romagnosi |||
   » 14
» Teresa Schoch |||
   » 15

(Continua).

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Opera di Assistenza agli Operai Italiani

emigrati in Europa e nel Levante

VI.

L’Opera nel Lussemburgo.

Segretariato di Esch nel Lussemburgo. — In quell’importante bacino minerario ove sono disseminati circa 9000 Italiani era più che mai necessario stabilire un Segretariato operaio. Fin dal 1902 l’Opera, superate non lievi difficoltà, riuscì a dar vita e sviluppo a due uffici, che per circa un anno funzionarono simultaneamente a Esch e Dudelange. Più tardi, alla fine del 1903, e sempre per cura dell’Opera di assistenza, fu eretta la Chiesa italiana ad Esch. L’Opera nostra, largamente appoggiata dall’autorità consolare e sostenuta dall’autorità locale, potè in breve estendere la sua benefica azione sui diversi centri d’emigrazione nei dintorni di Esch.

Oltre alle pratiche comuni a tutti i Segretariati, l’ufficio di Esch, deve disimpegnare mansioni quasi consolari, p. es. richieste, operazioni di leva, passaporti, traduzioni di carte civili ecc., ciò che gli conferisce una importanza affatto speciale. In un locale concesso dal comune di Esch, funziona, per cura del Missionario, una scuola italiana frequentata da circa 50 ragazzi. Per le tristi condizioni del lavoro (gli operai devono lavorare per turno giorno e notte) non si poterono istituire scuole serali, circoli e società. Per le stesse esigenze inesorabili del lavoro diurno e notturno la vita di famiglia resta quasi ridotta al nulla, con grande pregiudizio dell’educazione dei figli. Per dare un’idea dell’ambiente morale basti ricordare che a Esch, città di 12000 abitanti, vi sono più di 200 osterie, un’osteria ogni 60 abitanti! L’Opera d’Assistenza — le cui benemerenze vengono riconosciute dal Governo locale — è riuscita se non altro, a mettere in soggezione il disordine ed il vizio fra questi operai.

La crisi dell’industria siderurgica, che ha causato quest’anno l’esodo di più di 3000 operai italiani, persiste tuttora e riserva ancora tempi difficili alla nostra emigrazione. Il Segretariato di Esch si è adoperato e si adopera ad impedire una troppo abbondante emigrazione in quei luoghi.

VII.

L’Opera in Austria.

Segretariato di Innsbruck per il Tirolo tedesco. — Le linee ferroviarie austriache che fanno capo ad Innsbruck sia per la loro posizione geografica, sia per le speciali facilitazioni nei prezzi del viaggio, sono le più frequentate dagli operai italiani. Il passaggio annuale raggiunge almeno i 70000. All’avvicinarsi della stagione invernale quasi tutti rimpatriano; si può quindi avere un’idea dell’immane movimento emigratorio in quella stazione e dei molti inconvenienti che vi si devono produrre a danno degli operai.

L’Opera da due anni impiantò in quell’importante punto di passaggio un Segretariato permanente, il quale ha cura degli Italiani del luogo e durante il passaggio degli emigranti si adopera per dare le necessarie indicazioni di lavoro, formare le comitive, affinchè godano dei ribassi nel viaggio, aiutare gli emigranti con le opportune indicazioni. La vigilanza del rappresentante dell’Opera in stazione ha giovato finora ad eliminare vari abusi consistenti principalmente nelle frodi del cambio, nel maltrattamento da parte degli impiegati ferroviari. Nei primi mesi di passaggio quest’anno il rappresentante dell’Opera ad ogni arrivo di treni comunicava agli operai le notizie sulla disoccupazione, sulla crisi di varie industrie, sui ribassi dei salari, sulle minaccie di scioperi e serrate, riuscendo così a far ritornare indietro molte squadre e ad evitare un pericoloso affollamento di operai nei luoghi di maggior disoccupazione. Per le informazioni di lavoro detto Segretariato è in diretta corrispondenza con gli uffici di confine (Ala, Tezze) e con gli altri Segretariati di Costanza, Basilea ecc.

Nell’ufficio del Segretariato vengono trattate varie pratiche (un migliaio all’anno) riguardanti il collocamento, il ricupero di salari, indennità d’infortunio ecc.

Recentemente il R. Commissariato cedeva all’Opera la gestione del piccolo ricovero, che già prima aveva cominciato a funzionare in Innsbruck sotto la sorveglianza della Società di M. S. e del R. Consolato. Il dormitorio popolare si troverà quanto prima unito nella stessa casa al Segretariato, all’ufficio di cambio esercito da una Banca, alla cucina economica. Queste diverse istituzioni riunite assieme porteranno preziosi vantaggi ai nostri emigranti sottraendoli a tutte quelle forme di sfruttamento che per lungo tempo si esercitarono senza controllo a loro danno. I risultati conseguiti dall’Opera — malgrado le difficoltà che si incontrano in un centro come Innsbruck — sono molto considerevoli e danno ragione a bene sperare per l’avvenire.

Degli uffici di Tezze e di Ala — appartenenti a territorio austriaco — si parlò in capitolo speciale riguardante le stazioni di confine.

VIII.

L’opera in Francia.

i. — Tra le colonie italiane in Europa quelle di Marsiglia è la più numerosa. Nel 1896 Marsiglia contava 72 299 italiani; questo numero crebbe sino 120.000 nel 1906, data dell’ultimo censimento. Quantunque gli Italiani rappresentino il 30 per cento della popolazione totale, la corrente emigratrice non accenna punto a diminuire, grazie alla facilità crescente dei mezzi di trasporto ed alla floridezza delle industrie e dei commerci in quella importante città marittima. A questa importanza numerica della colonia non corrisponde una pari importanza morale ed economica, poichè manca l’elemento colto e la colonia è quasi esclusivamente composta di operai di ogni categoria. L’immigrazione italiana acquista in parte, col progresso del tempo, carattere permanente. Se i guadagni sono discreti, altrettanto elevate sono le spese necessarie alla sussistenza.

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In genere agli operai italiani rimangono i gradi inferiori della gerarchia del lavoro.

In una colonia così importante l’istituzione di un Segretariato rispondeva ad una impellente necessità, trattandosi di un contingente stragrande di operai bisognosi di un po’ di tutto. Il Segretariato, la cui attività si esplica con una media di circa 3000 pratiche all’anno, aiuta gli emigranti arrivati di fresco a trovare occupazione. Siccome il numero degli Italiani supera il bisogno dell’industria e del commercio, vi è una quantità permanente di disoccupati. Il Segretariato riesce ad occuparne un discreto numero nelle grandi raffinerie di zucchero di S. Louis, di St. Charles, nelle potenti fabbriche di stearina di St. Mauront ed in altre officine. Provvede inoltre agli indigenti, per mezzo degli istituti locali di beneficenza, quando la Società italiana non è in grado di farlo.

A Marsiglia esiste una chiesa italiana, dove il Missionario per mezzo del ministero ecclesiastico esercita una nobile azione moralizzatrice, tanto più notevole in quanto gravissime sono le cause di degenerazione morale per i nostri operai.

2. — Segretariato di Lione. — I lavori delle vetrerie e l’industria tessile sono quelle che danno maggiormente occupazione ai nostri emigranti nei dipartimenti del Rodano, della Loire, dell’Ain, dell’Isère, alle quali regioni estende la sua azione il Segretariato istituito a Lione dal 1905.

Le coraggiose inchieste fatte nel 1901 dall’Opera, con l’appoggio delle autorità italiane, sullo sfruttamento di cui erano vittima migliaia di fanciulli nelle vetrerie francesi, rivelarono dei fatti talmente obbrobriosi che la pubblica opinione ne fu scossa. La stampa fece una vigorosa campagna ed i governi si decisero a prendere dei provvedimenti. Tale inchiesta procacciò molte simpatie all’Opera, che vide crescere dopo di allora la sua influenza.

La colonia italiana di Lione conta circa 12.000 persone, fra le quali 600 ragazze piemontesi occupati nelle fabbriche, 2000 meridionali addetti ai lavori delle vetrerie, 2000 braccianti; gli altri attendono a mestieri diversi.

Altri centri importanti sono: Givors: con 2000 operai napoletani nelle vetrerie; Rive des Gièrs con 5000 italiani nelle vetrerie; St. Romain le Puy con 300 operai; St. Rambert con 650 ragazze piemontesi; Noiron, Saillous con 200-300 operaie.

I vetrai lavorano a cottimo e guadagnano paghe discrete. L’abuso dei minorenni si verifica ancora sebbene senza gli eccessi di una volta; è specialmente da lamentare la negligenza delle più elementari regole di igiene e di morale da parte degli industriali riguardo ai loro operai, specie i fanciulli.

Le ragazze guadagnano dalle 2 alle 3 lire e, purtroppo, devono vivere in un’abbandono morale quasi completo.

Il Segretariato dell’Opera attualmente funziona adoperandosi per il collocamento dei disoccupati, per il disbrigo di pratiche di matrimonio, d’infortunio ecc., per ottenere la visita medica gratuita e l’ammissione negli ospedali agli operai infermi. Così il Segretariato compensa alquanto la deficienza di quelle istituzioni di pubblica assistenza, che sarebbero pur desiderabili in una colonia importante come quella di Lione.

Il Missionario con visite periodiche provvede all’assistenza morale-religiosa delle operaie nei diversi centri.

3. — Segretariato di Tolone per la Costa azzurra — Dal 1903 l’Opera d’Assistenza possiede in Tolone un Segretariato il quale svolge la sua azione nei due dipartimenti del Varo e delle Alpi Marittime, dove sono circa 100 mila emigrati.

Tutti i centri del Varo — per non dire di Tolone — hanno una rilevante colonia italiana, composta di muratori, minatori, commercianti, manuali. Negli arsenali del governo i nostri costituiscono il 20 per cento della massa operaia, limite prescritto dalla nuova legge mercantile francese. Nelle grandi industrie i salari sono uguali così per gli italiani come per i francesi. Non altrettanto buone come le condizioni materiali sono le condizioni morali, causa l’abuso dell’alcol e la propaganda sovversiva.

Nel dipartimento delle Alpi Marittime mancano le grandi industrie, se si eccettua Vallauris colle sue fabbriche di terre cotte; non esistono quindi grandi agglomerazioni operaie. Abbondano i camerieri, le domestiche ed i commercianti.

Il Segretariato dell’Opera, in proporzione alle scarse risorse disponibili, si adoperò nel corso di 5 anni, ad assistere gli operai nei loro bisogni. Oltre 2000 sono state le pratiche di cui ebbe ad occuparsi. A Tolone vi è una sala di ritrovo festivo e serale abbastanza frequentata. Sono organizzate visite mensili e settimanali a La Seyne, Frejus, Cannes, Grasse, Vallauris ecc.

4. — Segretariato di Briey. (Dipartimento della Meurthe et Moselle). Venne aperto soltanto nell’agosto 1907 per provvedere ad un bisogno, sentito in quella regione, dove l'emigrazione italiana, cresciuta in proporzioni spaventose, è totalmente priva di assistenza.

Poche regioni sono così interessanti dal punto di vista demografico e sociale come questa regione posta al nord-est della Francia e confinate con la Lorena tedesca, il Lussemburgo ed il Belgio. La recente a «mise en valeur» del ricchissimo bacino minerario di Briey ha determinato un rapido sviluppo industriale ed una larga immigrazione di stranieri.

Sopra una popolazione di 102.000 abitanti si contavano al iº luglio 1908 43624 stranieri e di questi i quattro quinti sono italiani.

Tutta questa immigrazione ha completamente trasformato il paese; villaggi prima sconosciuti presero uno sviluppo enorme; vere città operaie sorsero intorno alle grandi usines.

Malgrado le numerose case operaie edificate dagli industriali, une grande quantità dei nostri abita in luride baracche, che servono da cantina, da dormitorio ecc. La promiscuità dei sessi, l’agglomeramento, l’abuso dell’alcool, i mille incentivi alla débauche hanno fatto di questa regione un centro d’infezione morale. Tutte le case sono cantine, tutte le cantine sono lupanari; la vicinanza della frontiera è di aiuto alle tristi imprese dei malviventi; i delitti di sangue, le violenze, i furti raggiungono delle cifre incredibili. Un rapporto speciale [p. 385 modifica] del Segretariato locale illustra diffusamente questa triste situazione di cose.

Il primo tentativo fatto dall’Opera per estendere in quella regione la sua benefica influenza ebbe un esito fortunato. Il Segretariato aperto l’anno scorso — mercè l’intelligente operosità del nostro rappresentante — compie un vasto lavoro di assistenza sociale e gode la massima fiducia degli operai e delle autorità locali, nonchè del R. Consolato di Besançon, il quale non può facilmente estendere la sua azione nel dipartimento della Mosella, troppo discosto dalla sede consolare.

L’attività del Segretariato di Briey è chiaramente documentata dalla seguente statistica riguardante il i semestre 1908:

Pratiche d’infortunio |||
 N. 164
Passaporti e carte d’identità |||
   » 166
Servizio di leva |||
   » 143
Pratiche diverse (procure, traduzioni ecc.) |||
   » 281
Matrimoni |||
   » 32
Rimpatrii (30 persone) |||
   » 18


Totale N. 804


Le pratiche d’infortunio impegnano in modo speciale l’opera del Segretariato. Prima molte cause, specie quanda si trattava di minorenni o di aventi diritto residenti in Italia, cadevano in prescrizione o si prolungavano per mesi e mesi; altre per mancanza d’inchiesta preliminare non venivano mai discusse. D’accordo col Tribunale e col Console di Besançon, il Segretariato ricerca le famiglie delle vittime, si mette in relazione coi Sindaci, prepara le procure e ne cura la traduzione, fa da intermediario fra le vittime ed i loro avvocati o il Tribunale o le compagnie di assicurazione ecc.

Nello scorso maggio l’Opera d’Assistenza, giustamente preoccupata della sorte di tanti ragazzi italiani costretti a vivere nel più completo abbandono morale, aprì con il concorso dei padroni un’asilo italiano in Auboué. L’asilo funziona sotto la direzione di competenti maestre ed è frequentato da 50 bambini italiani, i quali imparano con la lingua patria a ricordare e ad amare l’Italia. Purtroppo, la legge scolastica francese non permette ora di convertire quella benefica istituzione in una vera e propria scuola a vantaggio di tanti figli italiani circondati da un triste ambiente d’ignoranza e di abbrutimento morale.


CONCLUSIONE.

Questa succinta relazione basti in qualche modo ad illustrare e documentare il lavoro compiuto dall’Opera d’Assistenza a beneficio di una parte considerevole della nostra emigrazione.

Una parola anche per dire al pubblico italiano lo spirito e le speranze che ancor oggi animano l’Opera a proseguire nel suo cammino.

L’attività svolta dall’Opera in otto anni di esistenza è dovuta sovratutto all’energia e disinteressata operosità dei suoi Missionari, i quali — benchè scarsi di numero e senza attrattive di materiali ricompense — dedicano gli anni migliori a servizio dei propri connazionali in terra straniera.

La somma delle energie dispiegate e dei successi ottenuti con paziente operosità appare tanto più notevole quando si pensi che ai bisogni dell’Opera è di gran lunga inferiore la sua potenzialità economica. Priva di risorse proprie e sostenuta soltanto dalle libere oblazioni dei privati e dai sussidi degli enti pubblici, l’Opera di Assistenza compie un vasto lavoro, pur rimanendo nei limiti di un bilancio molto ristretto. Infatti in otto anni di esistenza il bilancio iniziale di circa 50.000 lire non giunse mai a superare le 140 mila lire. Dal che si vede chiaramente come le risorse finanziarie dell’Opera crebbero sì, ma in proporzione immensamente inferiore all’aumento dei suoi bisogni ed allo sviluppo della sua attività.

L’Opera d’Assistenza, ostacolata da difficoltà di ogni genere in patria e fuori, costretta a dibattersi fra le strettezze finanziarie, ha potuto sempre trovare un prezioso compenso alla deficenza dei mezzi materiali nello spirito d’abnegazione e nella forza ideale dei principi che nutrivano e stimolavano i suoi rappresentanti. Quello stesso carattere cristiano che mosse altri a denunciare nell’Opera la grettezza confessionale e lo spirito di reazionaria partigianeria, era ed è l’unica forza che abbia permesso all’Opera un vasto lavoro di generosa assistenza sociale compiuta serenamente fuori di patria, al di sopra di tutti i contrasti di classe e le divisioni di idee.

L’Opera nel contatto con la realtà ha imparato ed impara costantemente a conoscere meglio i bisogni della massa emigratrice e le esigenze che oggi s’impongono ad una saggia politica dell’emigrazione, ed in base alle esperienze fatte ha saputo adattare e completare il suo programma e la sua azione.

L’Opera non vuole ostacolare i progressi e l’autonomia del movimento operaio, e non ignora i doveri imposti dalla solidarietà sociale; essa sarebbe anche disposta a lasciare il suo campo, quando le nostre masse operaie — convenientemente educate e disciplinate — sapessero bastare a sè stesse fuori di patria. Ma i suoi rappresentanti, pur preparando fidenti con il loro apostolato sociale questo ancor lontano avvenire, non possono perdere di vista i bisogni urgenti della realtà attuale e rifiutare un’opera immediata e concreta di tutela, la quale non riveste già l’antipatica forma di una beneficenza elemosiniera, ma si converte in un vero e proprio apostolato popolare.

Ispirata ad un largo e sereno sentimento di carità sociale e di amor patrio, senza distinzioni grette e partigiane, che possano urtare una attesa umana di consiglio o di aiuto, l’Opera d’Assistenza attende fiduciosa alla sua missione e porta modestamente il suo contributo ad un grande dovere sociale.

PAGLIUZZE D’ORO


Avete bisogno di un cuore che vi comprenda, che vi corrisponda, e voi invece, mentre Gesù vi aspetta, andate cercando coloro che turbano il vostro. Andate al suo Cuore.

Mi sembra che un giusto apprezzamento della nostra persona e della nostra vita basti ad umiliare in noi le nostre orgogliose compiacenze.