Il buon cuore - Anno VIII, n. 49 - 4 dicembre 1909/Educazione ed Istruzione

Educazione ed Istruzione

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Beneficenza Religione

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Il bene alle porte di Milano


Su proposta del Ministero dell’Interno, S. M. il Re ha conferito l’ordine della Corona d’Italia all’ing. Luigi Annoni, Sindaco di Affori.

È questa un’onorificenza che viene a riconoscere una lunga serie di benemerenze acquistate in trentasei anni di opera intelligente, solerte e veramente benefica nell’amministrazione del Comune; un’amministrazione per di più, non punto facile, anche a motivo dello sviluppo straordinariamente rapido che Affori ha preso in questi ultimi tempi.

Ci è caro aggiungere che il neo-cavaliere è anche un benemerito della scuola, di cui ha sempre sentito altamente la vera missione, ed alla quale ha, come ingegnere, portato anche il contributo della sua competenza tecnica.

Da questo cenno alle benemerenze del padre cav. ing. Luigi Annoni, passiamo ad altro cenno riguardante le benemerenze della figlia, la distinta signorina Giuseppina Annoni, la quale ha dedicato e dedica tuttavia la sua intelligenza, il suo cuore e le sue energie ai fanciulli di Dergano, che frequentano le scuole comunali.

Le cure della signorina Annoni ai suoi prediletti sono informate ai migliori principî di educazione e d’igiene, come si rileva da una bellissima relazione morale e finanziaria del Patronato scolastico di Dergano, che potrebbe servir di esempio a molti altri paesi. È appunto la Presidente del Patronato, la medesima signorina Giuseppina Annoni, che parla in quel documento con una forma suggestiva, accennando fugacemente, ma con grande efficacia, ai nobili intendimenti, alle speranze, alle soddisfazioni dei benefattori, che, pur assorbiti dalle istituzioni e dalle occupazioni cittadine, non hanno trascurato ed anzi hanno aiutato ed aiutano la benefica istituzione alle porte di Milano.

«La miseria del fanciullo — così scrive la signorina Annoni — ci commove sotto qualunque forma essa appaia, e gradito è il sollievo che da qualunque parte ci viene per ogni evidenza di bisogno.

«Ispirata a un ideale di bene, l’opera nostra ad esso tende: onestà di vita e di carattere deve distinguere il fanciullo d’oggi, uomo domani. Qualunque sia il suo avvenire, battendo egli qualunque via, ad un segno devono riconoscersi e stringersi le destre fraterne, tutte ugualmente nobilitate da quel lavoro che imparò nella scuola ad amare, stimare ed apprezzare in tutte le sue forme: il segno puro e virile del dovere compiuto, dell’onestà serbata, di molta bontà, di molto amore aver circondato gli altri anche se avesse costato lotta e amarezza a sè.

«Preparato deve uscir quindi dall’egida nostra e agguerrito: preparato da quel complesso di aiuti, atti a svolger la propria personalità, a plasmarla secondo la norma di una retta coscienza, in che consista l’educazione. La quale, se nulla deve trascurare, molto meno lo sviluppo e la cura di forze fisiche, involucro e mezzo di attività delle forze morali, entrambe così connesse per causa ed effetto da non potersi con verità dire non essere implicitamente un’educazione morale il sollievo portato ad un male fisico, come un’educazione fisica la correzione di un difetto morale.

«Molte pagine di attualità pratica darebbero in proposito le osservazioni di ogni giorno fatte nella scuola e seguite nella vita dall’occhio amoroso di chi una seconda vita nella scuola ha trasfuso al fanciullo. Ma la mente e il labbro che volontieri tornano per consuetudine d’affetto a’ soliti e pur sempre nuovi discorsi, prove e conclusioni, sorvola oggi su tutto ciò e nella serenità del giorno solo contempla uno dei perchè più consolanti di tanta cura data a sollievo di debolezze fisiche e del piacere, di cui siamo loro debitori, per aiutarci nell’opera.

«È un’impressione dí amore che passa nell’anima del fanciullo gracile l’interessamento alla sua salute: è un’energia di più data alla bontà di ogni salute rinvigorita.

«E non si dica che solo idealmente si possa pensare di arrivare così a quel sogno di vera fraternità cristiana che sospinge però e affascina l’anima moderna. A passi da gigante l’età che, non fosse per altro, noi dobbiamo gloriarci di dir nostra, prosegue la sua utopia e l’avvenire è suo.

«Molto lontani, in apparenza, siamo andati, avendo sott’occhio le nostre speranze, mentre appunto, indagatore, nel fulgido domani che loro è serbato, si è fisso lo sguardo.

«A loro torna, chiedente di nuovo per loro...»