Il buon cuore - Anno IX, n. 08 - 19 febbraio 1910/Religione

Religione

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Beneficenza Educazione ed Istruzione

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Vangelo della seconda domenica di Quaresima


Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù venne nella città di Samaria, che è delta Sichar, vicino alla tenuta che diede Giacobbe al suo figliuolo Giuseppe. E quivi era il pozzo di Giacobbe. Onde Gesù stanco del viaggio si pose così a sedere sul pozzo. Ed era circa l’ora sesta. Viene una donna Samaritana ad attinger acqua. Gesù le dice: Dammi da bere. (Imperocchè i suoi discepoli erano andati in città per comperare da mangiare). Rispose adunque la donna Samaritana: Come mai tu essendo Giudeo, chiedi da bere a me che sono Samaritana? Imperocchè non hanno comunione i Giudei coi Samaritani. Rispose Gesù e dissele: Se tu conoscessi il dono di Dio, e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu ne avresti forse chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato di un’acqua viva. Dissegli la donna: Signore, tu non hai con che attingere, e il pozzo è profondo: in che modo adunque hai tu quell’acqua viva? Sei tu forse da più di Giacobbe nostro padre, il quale diede a noi questo pozzo, donde bevve esso e i suoi figliuoli e il suo bestiame? Rispose Gesù, e disse: Ognuno, che beve di quest’acqua avrà sete novellamente: chi poi berrà di quell’acqua, che gli darò io, non avrà più sete in eterno: ma l’acqua che io gli darò, diventerà in esso fontana di acqua che zampillerà sino alla vita eterna. Dissegli la donna: Signore, dammi di quest’acqua, affinchè io non abbia mai sete, nè abbia a venir quà per attingere. Le disse Gesù: Va, chiama tuo marito, e ritorna qua. Risposegli la donna, e dissegli: Non ho marito. E Gesù le rispose: Hai detto bene: Nor: ho marito. Imperocchè cinque mariti hai avuti, e quello che hai adesso non è tuo marito: in questo hai detto il vero. Dissegli la donna: Signore, reggo che tu sei profeta. I nostri padri hanno adorato (Dio) su questo monte, e voi dite che il luogo, dove bisogna adorarlo, è in Gerusalemme. Gesù le rispose: Credimi, o donna, che è venuto il tempo, in cui nè su questo monte, nè in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quello che non conoscete: noi adoriamo quello che conosciamo, perchè la salute viene dai Giudei. Ma verrà il tempo, anzi è venuto, in cui [p. 60 modifica]adoratori veraci adoreranno il Padre in ispirito e verità. Imperocchè tali il Padre cerca adoratori, Iddio è spirito: e quei che lo adorano adorar lo debbono in spirito e verità. Dissegli la donna: So che viene il Messia (che vuol dire il Cristo): quando questi sarà venuto, ci istruirà di tutto. Dissele Gesù: Son quel desso io, che teco favello. E in quel mentre arrivarono i suoi discepoli: e si meravigliarono, che discorresse con una donna. Nessuno però gli disse: Che cerchi tu, o di che parli tu con colei? Ma la donna lasciò la sua secchia, e andossene in città, e disse a quella gente: Venite a vedere un uomo, il quale mi ha detto tutto quanto ho fatto: è egli forse il Cristo? Uscirono dunque dalla città e andarono da lui. E in quel frattempo lo pregavano i discepoli: Maestro, prendi un poco di cibo. Ma egli rispose loro: Io ho un cibo da ristorarmi, che voi non sapete. I discepoli perciò si dicevano l’un l’altro: V’è egli forse stato qualcheduno che gli abbia portato da mangiare? Disse loro Gesù: Il mio cibo è di fare la volontà di Colui, che mi ha mandato, e di compiere l’opera sua. Non dite voi: Vi sono ancora quattro mesi, e poi viene la mietitura? Ecco che io vi dico: Alzate gli occhi vostri e mirate le campagne, che già biancheggiano per la messe. E colui che miete, riceve la mercede, e raguna frutto per la vita eterna: onde insieme goda e colui che semina e colui che miete, imperocchè in questo si verifica quel proverbio: Altri semina e altri miete. Io vi ho mandato a mietere quello che voi non avete lavorato. Altri hanno lavorato, e voi siete entrati nel loro lavoro. Or dei Samaritani di quella città molti credettero in lui per le parole di quella donna, la quale attestava: Egli mi ha detto tutto quello, che io ho fatto. Portatosi dunque da lui quei Samaritani, lo pregarono a trattenersi in quel luogo. E vi si trattenne due giorni. E molti più credettero in lui in virtù della sua parola. E dicevano alla donna: Noi già non crediamo a riflesso della tua parola: imperocchè abbiamo noi stesso udito, e abbiamo conosciuto, che questi è veramente il Salvatore del mondo.

S. GIOVANNI, Cap. 4.


Pensieri.

«Come mai tu che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono Samaritana?»

La frase che si legge nel quarto Vangelo rispecchia l’animosità esistente fra i Samaritani e i Giudei e riflette efficacemente la sorpresa della donna di Samaria, perchè mn giudeo si rivolge a lei per un favore....

Che un nemico sia affabile con un nemico, che gli chieda anzi un favore.... è davvero cosa che desta sorpresa, stupore al nostro amore pieno di limitazioni, gretto, piccino, solo e tutto pei nostri.

Se poi chi soffre e geme fu colpevole, fu vittima della passione, del vizio, noi passiamo altieri, altieri della nostra povera virtù, accanto a lui, senza degnarlo d’uno sguardo, d’una parola fraterna....

Come siamo indegni di chiamarci cristiani noi, che, nella nostra vita, non sappiamo far rifulgere nessun tratto della mite, della affiscinante dolcezza di Gesù per le povere anime peccatrici e pentite!

La Maddalena, Zaccheo che sarebbero stati senza l’intervento di Cristo?

Alla loro volontà buona segreta anche per essi, rispose la chiamata divina e li redense...

Quante volte, noi pure, dovremmo chiamare le anime a nome di Cristo, e invece, con la nostra rigidità, soffochiamo, forse, una volontà che non cercherebbe che un aiuto, che un sostegno per redimersi.

Di solito poi le povere anime affrante dal male son così umili, così depresse pur nel loro desiderio di bene... che crudeltà spegnere con rozzezza, con superbia quel povero lucignolo fumigante che vorrebbe riardere!

Tutti i miracoli di risurrezione, di risvegli morali che io ho potuto vedere, li ho visti generati da una carità divina, da una pietà infinita, da una compassione ineffabile!

E la frase evangelica mi ridà, in questa luce, la dolce sorpresa delle anime capite e salvate.

«Com’è stato buono con me, così indegna, quel sacerdote così santo! Com’è stata affabile, con me, che non valgo nulla, quella persona così buona!»

Frasi che, quando si ha la fortuna d’udirle, riempiono l’anima di gioia e di edificazione e gli occhi di lagrime! Sono questi i miracoli della carità che ottengono i veri santi, i veri buoni...

Ah, io penso che noi siamo così severi, così acri, così intransigenti perchè siam miseri e superbi e, con la nostra superbia, scacciamo dal nostro cuore lo spirito di Gesù...

A Gesù che le dice le avrebbe data acqua viva, la Samaritana risponde che egli non ha arnesi per attingere e che il pozzo è profondo.

Agli uomini spirituali, divini, che predicano una felicità superiore forse, spesso, i mondani sarebber tentati d’obbiettare: Come darete la felicità voi, che rinunziaste ai mezzi per ottenerla, che non avete gioia, svaghi, piaceri... Come attingere da un pozzo senza corda e senza secchio?

L’obbiezione non sarebbe, non è illogica.

Riman dunque alle persone, cui per ufficio incombe di tener viva la spiritualità nel mondo, il dovere di rivelare ai mondani la pienezza, la magnificenza, la grandezza dei beni soprassensibili.

Rivelazione che non consiste in parole, ma nella vita vissuta.

Apostolato che spetta non ai soli sacerdoti, ma ad ogni anima cristiana.

Se noi predichiamo la dolcezza del giogo del Signore e i benefizi della fede e poi, nella vita ì divertimenti ci assorbono, le passioni ci tiranneggiano, che devon pensare quelli che non credono dell’efficacia della nostra fede? Se afflitto impreco; se offeso reagisco; se urtato mi turbo... quale testimonianza rendo io alla mia credenza?

Se è vero ch’io son sicuro d’una ricchezza interiore, ineffabile, io devo renderlo palese, mostrandomi forte nel dolore, umile nel successo, sereno nell’avversità. Allora sì sarà efficace la nostra testimonianza e gli uomini vedranno in noi la rivelazione di qualcosa più [p. 61 modifica]forte di noi che ci trasfigura, che ci eleva, che ci divinizza.

Cento prediche lasciano freddi, una vita santa converte, attira, accende la fame e la sete del divino....

Ricordiamo, riverenti, quelli che questa sete e questa fame hanno acceso nelle anime nostre e ricordiamo che noi pure Dio chiama a. essere rivelatori dello spirito, scuotitori di anime nel mondo!

«Adoratori veraci adoreranno il Padre in ispirito verità».

I veri adoratori di Dio lo devono adordre in ispirito in verità.... Signore, quanto spirito e quanta verità nella vita e nel culto di tanti cristiani?

È spirituale la cura eccessiva della materialità, del mondo, dell’ora, della durata dell’orazione?

Viene da spiritualità l’ansia affannosa di fare tridui novene davanti a un bisogno e quasi sempre materiale per di più? Perchè chiediamo a Dio con tanta insistenza ciò che bimbi, non chiediamo ai nostri cari? Non siam sicuri che Dio ci ama? Perchè, per tutto non ci affidiamo a Lui?

Perchè non recitiamo umili il Padre nostro, invocando che il volere divino si compia in noi e nel mondo?

E quale verità nel culto, quando gli esercizi di pietà tengon nelle nostre giornate un posto come qualsiasi altra occupazione e poi non hanno nessuna pratica efficacia sulla nostra vita?

La mattina a Messa e poi bugiardi, vani, orgogliosi nella giornata!

La mattina la Comunione e nel pomeriggio le compiacenze frivole, i discorsi maldicenti, le letture morbose.... Oh, mio Signore! Rientriamo in noi, e vediamo se il nostro culto è tale da poter piacere a Dio.... ricordiamo che la religiosità non è abito da indossare e togliere a tempo fisso, ma un sentimento che deve informare tutta la vita.

«Noi non crediamo già per la sua parola; che noi stessi udimmo e sappiamo esser Lui veramente il Salvatore del mondo».

Un’ultima, breve considerazione, sull’ammonimento solenne che contiene il pensiero evangelico.

La Samaritana (seguendo la scena evangelica) è stata il mezzo per cui i suo concittadini furono chiamati ad avvicinare Gesù, ma essi credono non per la sua parola, bensì per la persuasione interiore che li ha pervasi, udendo la parola di Cristo.

Non sono le argomentazioni che conquistano le anime a Dio, ma il tocco intimo, segreto della sua grazia. E la fede riposa nell’esperienza diretta, personale della salvazione, della liberazione, della vita trovata in Gesù, non su altro.... Oh, come, se si capisse ciò, noi saremmo umili dovendo esercitare un sacerdozio, un magistero (e ogni cristiano vi è chiamato) come saremmo trepidi, rispettosi per il lavorìg nascosto che Dio solo compie ne’ cuori, come resteremmo compresi sia davanti a chi prega; come a chi non prega; a chi adora e a chi adorare non sa!...

Nessun progetto nè piano, nè metodo, nè libro possono condurre al possesso di Dio: Dio solo può attirare a Lui — dice il padre Grou nel suo aureo Manuale delle anime interne.

Ogni fede, ripeto, non può riposare che su questa intima esperienza: dall’evangelista agli scrittori mistici più recenti vien proclamata l’identica verità.... Accogliamola riverenti e rispettosi.