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60 IL BUON CUORE


tori veraci adoreranno il Padre in ispirito e verità. Imperocchè tali il Padre cerca adoratori, Iddio è spirito: e quei che lo adorano adorar lo debbono in spirito e verità. Dissegli la donna: So che viene il Messia (che vuol dire il Cristo): quando questi sarà venuto, ci istruirà di tutto. Dissele Gesù: Son quel desso io, che teco favello. E in quel mentre arrivarono i suoi discepoli: e si meravigliarono, che discorresse con una donna. Nessuno però gli disse: Che cerchi tu, o di che parli tu con colei? Ma la donna lasciò la sua secchia, e andossene in città, e disse a quella gente: Venite a vedere un uomo, il quale mi ha detto tutto quanto ho fatto: è egli forse il Cristo? Uscirono dunque dalla città e andarono da lui. E in quel frattempo lo pregavano i discepoli: Maestro, prendi un poco di cibo. Ma egli rispose loro: Io ho un cibo da ristorarmi, che voi non sapete. I discepoli perciò si dicevano l’un l’altro: V’è egli forse stato qualcheduno che gli abbia portato da mangiare? Disse loro Gesù: Il mio cibo è di fare la volontà di Colui, che mi ha mandato, e di compiere l’opera sua. Non dite voi: Vi sono ancora quattro mesi, e poi viene la mietitura? Ecco che io vi dico: Alzate gli occhi vostri e mirate le campagne, che già biancheggiano per la messe. E colui che miete, riceve la mercede, e raguna frutto per la vita eterna: onde insieme goda e colui che semina e colui che miete, imperocchè in questo si verifica quel proverbio: Altri semina e altri miete. Io vi ho mandato a mietere quello che voi non avete lavorato. Altri hanno lavorato, e voi siete entrati nel loro lavoro. Or dei Samaritani di quella città molti credettero in lui per le parole di quella donna, la quale attestava: Egli mi ha detto tutto quello, che io ho fatto. Portatosi dunque da lui quei Samaritani, lo pregarono a trattenersi in quel luogo. E vi si trattenne due giorni. E molti più credettero in lui in virtù della sua parola. E dicevano alla donna: Noi già non crediamo a riflesso della tua parola: imperocchè abbiamo noi stesso udito, e abbiamo conosciuto, che questi è veramente il Salvatore del mondo.

S. GIOVANNI, Cap. 4.


Pensieri.

«Come mai tu che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono Samaritana?»

La frase che si legge nel quarto Vangelo rispecchia l’animosità esistente fra i Samaritani e i Giudei e riflette efficacemente la sorpresa della donna di Samaria, perchè mn giudeo si rivolge a lei per un favore....

Che un nemico sia affabile con un nemico, che gli chieda anzi un favore.... è davvero cosa che desta sorpresa, stupore al nostro amore pieno di limitazioni, gretto, piccino, solo e tutto pei nostri.

Se poi chi soffre e geme fu colpevole, fu vittima della passione, del vizio, noi passiamo altieri, altieri della nostra povera virtù, accanto a lui, senza degnarlo d’uno sguardo, d’una parola fraterna....

Come siamo indegni di chiamarci cristiani noi, che, nella nostra vita, non sappiamo far rifulgere nessun tratto della mite, della affiscinante dolcezza di Gesù per le povere anime peccatrici e pentite!

La Maddalena, Zaccheo che sarebbero stati senza l’intervento di Cristo?

Alla loro volontà buona segreta anche per essi, rispose la chiamata divina e li redense...

Quante volte, noi pure, dovremmo chiamare le anime a nome di Cristo, e invece, con la nostra rigidità, soffochiamo, forse, una volontà che non cercherebbe che un aiuto, che un sostegno per redimersi.

Di solito poi le povere anime affrante dal male son così umili, così depresse pur nel loro desiderio di bene... che crudeltà spegnere con rozzezza, con superbia quel povero lucignolo fumigante che vorrebbe riardere!

Tutti i miracoli di risurrezione, di risvegli morali che io ho potuto vedere, li ho visti generati da una carità divina, da una pietà infinita, da una compassione ineffabile!

E la frase evangelica mi ridà, in questa luce, la dolce sorpresa delle anime capite e salvate.

«Com’è stato buono con me, così indegna, quel sacerdote così santo! Com’è stata affabile, con me, che non valgo nulla, quella persona così buona!»

Frasi che, quando si ha la fortuna d’udirle, riempiono l’anima di gioia e di edificazione e gli occhi di lagrime! Sono questi i miracoli della carità che ottengono i veri santi, i veri buoni...

Ah, io penso che noi siamo così severi, così acri, così intransigenti perchè siam miseri e superbi e, con la nostra superbia, scacciamo dal nostro cuore lo spirito di Gesù...

A Gesù che le dice le avrebbe data acqua viva, la Samaritana risponde che egli non ha arnesi per attingere e che il pozzo è profondo.

Agli uomini spirituali, divini, che predicano una felicità superiore forse, spesso, i mondani sarebber tentati d’obbiettare: Come darete la felicità voi, che rinunziaste ai mezzi per ottenerla, che non avete gioia, svaghi, piaceri... Come attingere da un pozzo senza corda e senza secchio?

L’obbiezione non sarebbe, non è illogica,

Riman dunque alle persone, cui per ufficio incombe di tener viva la spiritualità nel mondo, il dovere di rivelare ai mondani la pienezza, la magnificenza, la grandezza dei beni soprassensibili.

Rivelazione che non consiste in parole, ma nella vita vissuta.

Apostolato che spetta non ai soli sacerdoti, ma ad ogni anima cristiana.

Se noi predichiamo la dolcezza del giogo del Signore e i benefizi della fede e poi, nella vita ì divertimenti ci assorbono, le passioni ci tiranneggiano, che devon pensare quelli che non credono dell’efficacia della nostra fede? Se afflitto impreco; se offeso reagisco; se urtato mi turbo... quale testimonianza rendo io alla mia credenza?

Se è vero ch’io son sicuro d’una ricchezza interiore, ineffabile, io devo renderlo palese, mostrandomi forte nel dolore, umile nel successo, sereno nell’avversità. Allora sì sarà efficace la nostra testimonianza e gli uomini vedranno in noi la rivelazione di qualcosa più