Il buon cuore - Anno IX, n. 06 - 5 febbraio 1910/Religione

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Educazione ed Istruzione Società Amici del bene

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Vangelo della Quinquagesima


Testo del Vangelo.

Il regno de’ cieli è simile ad un uomo il quale seminò nel suo campo buon seme. Ma nel tempo che gli uomini dormivano, il nemico di lui andò, e seminò della zizzania in mezzo al grano, e si partì. Cresciuta poi l’erba e venuta a frutto, allora comparve anche la zizzania. E i servi del padre di famiglia accostatisi gli dissero: Signore, non avete voi seminato buon seme nel vostro campo? Come dunque ha della zizzania? ed ei rispose loro: Qualche nemico uomo ha fatto tal cosa. E i servi gli dissero: Volete voi che andiamo a coglierla? Ed egli rispose: No; affinchè cogliendo la zizzania, non estirpiate con essa anche il grano. Lasciate che l’uno l’altra crescano sino alla ricolta, e al tempo della ricolta dirò ai mietitori; sterpate in primo luogo la zizzania, legatela in fastelli per bruciarla; il grano poi radunatelo nel mio granaio.

Propose loro un’altra parabola, dicendo: E simile il regno de’ cieli a un grano di senapa, che un uomo prese e seminò nel suo campo: la quale è bensì la più minuta di tutte le semenze; ma cresciuta che sia, è maggiore di tutti i legumi, e diventa un albero, dimodochè gli uccelli dell’aria vanno a riposare sopra i di lei rami.

Un’altra parabola disse loro: E simile il regno dei cieli a un pezzo di lievito, cui una donna rimescola con tre staia di farina, fintanto che tutto sia fermentata. Tutte queste cose Gesù disse alle turbe per via di parabole; nè mai parlava loro senza parabole: affinchè si adempisse quello che era stato detto dal Profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, manifesterò cose che sono state nascoste dalla fondazione del mondo. Allora Gesù, licenziato il popolo, se ne tornò a casa; e accostatiglisi i suoi discepoli, dissero: Spiegaci la parabola della zizzania nel campo. Ed ei rispondendo disse loro: Quegli che semina buon seme, si è il Figliuol dell’uomo. Il campo è il mondo; il buon seme sono i figlioli del regno: la zizzania poi sono i figlioli del maligno. Il nemico che l’ha seminata, è il diavolo: la raccolta è la fine del secolo: i mietitori poi sono gli Angeli. Siccome adunque si raccoglie la zizzania e si abbrucia così succederà alla fine del secolo. Il figliuol dell’uomo manderà i suoi Angeli; e torranno via dal suo regno tutti gli scandali, e tutti coloro che esercitano l’iniquità; li getteranno nella fornace di fuoco: ivi sarà pianto stridore di denti. Allora splenderanno i giusti come il sole nel regno del loro Padre. Chi ha orecchio da intendere intenda.

S. MATTEO, cap. 13.


Pensieri.

Il padrone seminò nel suo campo il buon grano, ma, mentre i suoi dormivano, venne il nemico del padrone soprasseminò il loglio.

Quando crebbe il buon seme anche il mal seme crebbe con esso.

A volte noi ci meravigliamo di trovar tanto male nel mondo, in noi, specialmente nelle persone che si danno al servizio di Dio. Dovremmo meravigliarci, invece, di trovar tanto bene. Non sappiamo noi quanta lotta si richiede per essere onesti, pure, virtuosi?

Come bisogna lottare per vincere gli stimoli della natura inferiore?

Rientriamo in noi stessi, raccogliamoci davanti a Dio cerchiamo di gettare dentro di noi uno sguardo spassionato, non preoccupato d’altro che di cogliere la verità....

Siamo buoni noi? Lo possiamo noi asserire davanti a Dio che ci scruta nel mistero della nostra coscienza? Oh, Signore! almeno davanti a Te, nel segreto, [p. 46 modifica]esponiamo il quadro deplorevole della nostra miseria morale.... Tu lo sai, e quel poco che anche noi ne sappiamo basta a gettarci nell’umiliazione, nel dolore... quasi nel terrore! Che brutta mescolanza dei sentimenti, degli istinti più bassi in noi! Che cosa tenebrosa e misteriosa insieme, per la quale non sappiamo se più dobbiamo chiamarci in colpa o gridare che ne restiamo schiacciati, implorando pietà.... Dentro di noì, nel più profondo di noi, c’è un abisso d’iniquità.... La mia madre mi concepì nel peccato ed io son circondato da esso, pregò già un’anima dolorante per la consapevolezza della miseria umana... e quella parola noi ripetiamo sentendola attuale e vera anche per noi e sempre. E se, qualche volta, ci riesce di sollevarci dal male, se nella lotta con esso rimaniam vittoriosi, non è che con isforzo, con istrazio, con lagrime, a volte... non è che per un aiuto soprannaturale, che ci riempie di meraviglia, di commozione, di una riconoscenza infinita! Non è questa la testimonianza della nostra coscienza?

Ora se sappiamo un pochino che cosa noi siamo e quale sforzo costi la virtù a noi, a noi, che forse abbiamo avute grazie ed aiuti speciali, perchè ripeto, se sappiamo tutto ciò, siam così pronti a meravigliare delle deficenze altrui, così pronti, ciò che è ancor peggio, a biasimare, a giudicare i fratelli?

I servi del padrone volevan subito estirpare il mal seme, ma il padrone vi si oppose, perchè non avessero, con l’erba cattiva, a sradicare anche il buon grano.

Lentamente, nel mondo, il male si scevra dal bene....

In ogni istituzione umana ci sono, accanto ai vantaggi, degli svantaggi e, se questi si volessero togliere subito, mentre il bene sta crescendo, si sradicherebbe anch’esso.... Bisogna pazientare, sopportare il male peramore del bene.

La pazienza è la virtù dei sapienti!

I fanciulli sono irrequieti: togliamo loro l’irrequietezza e toglieremo loro insieme la sincerità, la schiettezza, la manifestazione della loro individualità che si va formando, che noi, anzi, dobbiamo far di tutto perchè si formi.... A suo tempo quel che c’è di eccessivo si eliminerà... dapprincipio bisogna pazientare....

Quanto entusiasmo e quanta imprudenza insieme nei giovani; ma se cerchiamo di togliere l’imprudenza, soffochiamo anche l’entusiasmo.

Bisogna dunque aver pazienza: e aver pazienza non vuol dire essere indifferenti al male, no, ma sopportarlo in vista del bene che gli è legato.

Chi fa più lo scandalizzato davanti al male son coloro che, per il bene, non fanno nulla. E questi tali non si scuotono se non per il disagio che a loro vien dal male, non si commuovono per amore del bene.

Si sarebbero eccitati i servi della parabola se invece che nel loro campo il logiio fosse stato seminato in quello del vicino?

Osserviamo bene, dunque, quando ci pare d’essere pieni di sdegno per il male, per quanta parte nel nostro sdegno, entra il pensiero del nostro personale svantaggio.

Il bene bisogna amarlo per sè... e noi siam così facili a mettere il nostro povero io al posto del bene, della verità... anche al posto di Dio, quasi...

Dunque pazientiamo, lavoriamo a separare il male dal bene senza speranza d’arrivarci mai.... La separazione definitiva non appartiene all’uomo di farla, la farà Dio alla fine.... E noi ci rimettiamo alla sua giustizia amorosa, al suo giusto amore!

ERNESTA FRONTINI

Martedì, i corrente, nella Chiesa di S. Maria della Passione, si facevano i funerali della signora Ernesta Frontini. Un numeroso corteo di parenti, di amici, di beneficati, ne accompagnò la salma al Cimitero monumentale. Precedeva una schiera di allievi e di allieve, e di bambini dell’Istituto dei Ciechi, pei quali la defunta ebbe speciale predilezione. Sulla porta della Chiesa, un cartello portava la seguente iscrizione:

rapita da improvvisa morte
a 62 anni
non impreparata
ERNESTA FRONTINI
voli a ricevere il premio di dio
per aver sempre amato
la fede la famiglia la sventura.

Il discorso fatto dal Rettore dell’Istituto dei Ciechi, nell’atrio della stazione funeraria a Porta Romana, torna di diretto e completo commento alle parole dell’iscrizione.

«Lo strazio dell’animo nostro dinnanzi alla salma della signora Ernesta Frontini, rapitaci crudelmente da morte improvvisa, non è compensato che dal pensiero del bene che essa ha fatto.

«Essa fu credente innanzi tutto: quanti beni in un sol bene! Essa aveva la concezione cristiana della vita, quale ci è presentata dalla dottrina e dall’esempio di Cristo. Essa aveva compreso che la vita è un bene grande, perchè dataci per far del bene, bene a noi, bene agli altri, nell’ascensione continua della perfezione interna del nostro spirito nella fede e nell’amor di Dio. E questa fede fu sempre viva e costante in lei, accompagnata, se si vuole, da un certo spirito di gioviale indipendenza, ma ferma nella parte sostanziale, nell’onestà della vita, e nell’uso dei Sacramenti, che sono a un tempo la professione della fede, la conservazione della fede.

«Ella non si sentì chiamata a formare una famiglia propria. E forse non ebbe per ciò l’amor della famiglia? Se vi fu anima aperta a questo dolcissimo fra i sentimenti umani fu lei. Ella amò i suoi genitori, ella amò in modo particolare suo padre di un amore eroico. Colpito da grave e prolungata malattia, essa fu assidua al suo letto, prodigando nella sua assistenza tutte le esuberanze e le industrie dell’amor figliale. È in quel periodo di tempo che io l’ho conosciuta, e l’ho ammirata. La madre le fu rapita improvvisamente, preludendo il genere di morte che avrebbe colpito anche lei, previsione che era sempre innanzi al suo spirito, e la [p. 47 modifica]teneva preparata alla morte, anche nel pieno vigore della vita. I fratelli furono poi l’oggetto delle sue cure e del suo amore; e le lagrime irrefrenabili e copiose che essi versarono nel vedersela innanzi improvvisamente rapita, erano il più eloquente testimonio dell’amore che loro portava la sorella: senza di lei si sentirono come soli; si sentirono orfani una seconda volta.

All’amor dei fratelli associava l’amor dei nipoti: essi l’amavano come fosse loro madre: se di madre non aveva per essi il nome, ne aveva il cuore.

«Ernesta Frontini non ebbe figli? Oh, se li ebbe e di quanto amore li amò, e di quante cure li circondò! In mancanza di figli propri, furono suoi figli i figli della sventura, e fra questi quelli che destano un senso di maggiore e ben profonda compassione, i Ciechi. Essa versò una somma perchè una loro compagna venisse, in via eccezionale, accolta nell’Asilo Mondolfo. Essa fu l’iniziatrice di uno degli aiuti che i Ciechi apprezzano di più nel sollievo e nell’incremento della loro vita intellettuale e morale, l’avere dei libri di lettura, scritti nel loro metodo speciale, il sistema braille a punti rilevati. I primi libri, scritti a mano dagli altri, furono scritti da lei, e furono e restano ancora i più importanti, nella privata biblioteca dell’Istituto, la Divina Commedia, la Gerusalemme Liberata, i Quattro Vangeli. E fu il suo esempio che suscitò quella numerosa schiera di scrittrici braille, che continua l’opera sua benefica e non mai abbastanza lodata a vantaggio dei Ciechi.

Ma fra i Ciechi ci fu qualcuno che raccolse la sua speciale predilezione, i bambini Ciechi: essa era nel numero delle aderenti al Comitato fondatore dell’Asilo Infantile: un bambino, che ora gode il beneficio della ammissione, fu presentato, fu raccomandato da lei: in cura alle acque di San Pellegrino, il suo vigile sguardo, il suo cuore, gli avevano fatto trovar modo di esercitare un’opera di carità, raccomandando il piccolo bambino cieco alla direzione. E con quanto amore ella si recava nel loro mezzo, quanto interesse prendeva dei loro bisogni, dei loro desideri. L’ultima volta che la vidi, e sono appena dieci giorni, la vidi in mezzo ai bambini dell’Asilo. Ho detto tutto col dire: la Segretaria dell’Asilo, che è la madre dei bambini, non vedeva fra le persone esterne nessuna più assidua al suo fianco nell’amoroso ufficio, della signorina Ernesta Frontini1.

«Vola, anima pia e generosa, a ricevere il premio del bene che hai fatto. Le ragioni del nostro dolore nel perderti diventano le ragioni della nostra speranza: noi siamo tanto dolenti nel perderti pensando al molto bene che facevi in mezzo di noi, e che non ti vedremo fare mai più: questo bene costituisce il tuo merito dinanzi a Dio; ed è un merito ben grande. Ma non è il solo: un po’ di questo merito resta ancora sulla terra con noi, nel ricordo delle persone che t’hanno conosciuta, e che tu hai amato e beneficato: resta nel cuore degli amici, dei parenti, dei fratelli, dei nipoti, resta, dolcissima espressione di affetto e di riconoscenza, nelle lagrime dei Ciechi.

Per l’Asilo Convitto Infantile dei Ciechi


OBLAZIONI.

Somma retro L. 83968 90

Introito netto della fiera del passato Dicembre. |||
   » 18483 70

SOCI AZIONISTI.

Prima rata, 2.º quinquennio.

Signora Clarissa Sala |||
   » 5 ―

Quarta rata.

Contessa Sabina Parravicini di Parravicino |||
   » 5 —

Quinta rata.

S. E. il Generale Conte Tahon di Revel |||
   » 5 —
Contessa Ottavia Tahon di Revel |||
   » 5 —
Signorina Nina Strambio |||
   » 5 —
Signorina Costanza Strambio |||
   » 5 —
Signorina Gina Strambio |||
   » 5 —
Signora Santina Valerio (due azioni) |||
   » 10 —

Seconda rata.

Nob. Signorina Maria Genova Parravicini di Parravicino, 2.ª e 3.ª rata |||
   » 2 — 2
Nob. Signorino Antonio Parravicini di Parravicino |||
   » 4 —


Totale L. 102503 60


PER LA FIERA.

Vendita biglietti doni reali.

Mons. Luigi Vitali |||
 L. 80 —
Baronessa Leonino Alatri |||
   » 46 —
Contessa. Sarina Bonzi |||
   » 56 —
Signora Frida Cramer |||
   » 8 —
Signorina Sofia Osculati |||
   » 10 —
Signora Radice-Fossati Marietti |||
   » 6 —
Contessa Durini Durini |||
   » 22 —
Duchessa Marianna Visconti di Modrone |||
   » 22 —
Donna Rachele Confalonieri |||
   » 10 —
Donna Dominga Riccardi |||
   » 6 —
Signora Francesca Pollino |||
   » 52 —
Signorina Calzoni |||
   » 30 —
Contessa Bonzi, per vendita a fiera finita |||
   » 5 70

PENSIONE FAMIGLIA PER IMPIEGATE


Somma retro L. 2684 ―

Marchese Corti Sanseverino |||
   » 100 —
Conte Ludovico Melzi |||
   » 10 —
Contessa Emilia Durini |||
   » 5 —
Signor Antonio Vismara |||
   » 10 —
Contessa Ottavia di Revel |||
   » 10 —
Signorina Maria Magnocavallo |||
   » 10 —
Signora Lina Simonetta Marietti |||
   » 30 —
» Ersilia Cederna Gabba |||
   » 10 —
Prof. Luigi Gabba |||
   » 10 —
Signor Luigi Mapelli Seniore |||
   » 10 —
» Felice Bisleri |||
   » 200 —
Contessa Bice Scotti |||
   » 10 —
Conte Decio Bentivoglio |||
   » 10 —
Conte Antonio Revedin |||
   » 5 —
Signorina Adelina De Marchi di Demetrio |||
   » 100 —
Signorina Maria Adami Pirelli |||
   » 5 —
Signorina Gina Chierichetti |||
   » 50 —
Signora Caterina Besozzi |||
   » 10 —


(Continua) Totale L. 3279 —

  1. Una prova di questo suo interessamento pel sollievo dei bambini ciechi è data dal seguente bigliettino che la contessa Amalia Sola, presidente del Comitato per la fondazione dell’Asilo Infantile, nell’agosto 1905, scriveva alla Segretaria. — «Cara Matelda. Ti ringrazio per la buona cartolina e per le buone parole che contiene. Io ti posso rispondere colle eccellenti notizie dei nostri piccini, i quali sono contenti e allegri — poveretti carissimi — nella loro villeggiatura (il giardino grande dell’Istituto) e non sentono, a quanto pare, il caldo che ci opprime. Scarozzano con un equipaggio regalato da una signora, e el sur Ambreus (Ambrogio Felloni) da vero Sibarita, vi si adagia, lasciando ad altri la cura di rappresentare il cavallo....» La persona ricordata era appunto la signora Ernesta Frontini.
  2. A tale categoria speciale appartengono bambini al disotto di 12 anni.