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46 IL BUON CUORE


niamo il quadro deplorevole della nostra miseria morale.... Tu lo sai, e quel poco che anche noi ne sappiamo basta a gettarci nell’umiliazione, nel dolore... quasi nel terrore! Che brutta mescolanza dei sentimenti, degli istinti più bassi in noi! Che cosa tenebrosa e misteriosa insieme, per la quale non sappiamo se più dobbiamo chiamarci in colpa o gridare che ne restiamo schiacciati, implorando pietà.... Dentro di noì, nel più profondo di noi, c’è un abisso d’iniquità.... La mia madre mi concepì nel peccato ed io son circondato da esso, pregò già un’anima dolorante per la consapevolezza della miseria umana... e quella parola noi ripetiamo sentendola attuale e vera anche per noi e sempre. E se, qualche volta, ci riesce di sollevarci dal male, se nella lotta con esso rimaniam vittoriosi, non è che con isforzo, con istrazio, con lagrime, a volte... non è che per un aiuto soprannaturale, che ci riempie di meraviglia, di commozione, di una riconoscenza infinita! Non è questa la testimonianza della nostra coscienza?

Ora se sappiamo un pochino che cosa noi siamo e quale sforzo costi la virtù a noi, a noi, che forse abbiamo avute grazie ed aiuti speciali, perchè ripeto, se sappiamo tutto ciò, siam così pronti a meravigliare delle deficenze altrui, così pronti, ciò che è ancor peggio, a biasimare, a giudicare i fratelli?

I servi del padrone volevan subito estirpare il mal seme, ma il padrone vi si oppose, perchè non avessero, con l’erba cattiva, a sradicare anche il buon grano.

Lentamente, nel mondo, il male si scevra dal bene....

In ogni istituzione umana ci sono, accanto ai vantaggi, degli svantaggi e, se questi si volessero togliere subito, mentre il bene sta crescendo, si sradicherebbe anch’esso.... Bisogna pazientare, sopportare il male peramore del bene.

La pazienza è la virtù dei sapienti!

I fanciulli sono irrequieti: togliamo loro l’irrequietezza e toglieremo loro insieme la sincerità, la schiettezza, la manifestazione della loro individualità che si va formando, che noi, anzi, dobbiamo far di tutto perchè si formi.... A suo tempo quel che c’è di eccessivo si eliminerà... dapprincipio bisogna pazientare....

Quanto entusiasmo e quanta imprudenza insieme nei giovani; ma se cerchiamo di togliere l’imprudenza, soffochiamo anche l’entusiasmo.

Bisogna dunque aver pazienza: e aver pazienza non vuol dire essere indifferenti al male, no, ma sopportarlo in vista del bene che gli è legato.

Chi fa più lo scandalizzato davanti al male son coloro che, per il bene, non fanno nulla. E questi tali non si scuotono se non per il disagio che a loro vien dal male, non si commuovono per amore del bene.

Si sarebbero eccitati i servi della parabola se invece che nel loro campo il logiio fosse stato seminato in quello del vicino?

Osserviamo bene, dunque, quando ci pare d’essere pieni di sdegno per il male, per quanta parte nel nostro
sdegno, entra il pensiero del nostro personale svantaggio.

Il bene bisogna amarlo per sè... e noi siam così facili a mettere il nostro povero io al posto del bene, della verità... anche al posto di Dio, quasi...

Dunque pazientiamo, lavoriamo a separare il male dal bene senza speranza d’arrivarci mai.... La separazione definitiva non appartiene all’uomo di farla, la farà Dio alla fine.... E noi ci rimettiamo alla sua giustizia amorosa, al suo giusto amore!

ERNESTA FRONTINI

Martedì, i corrente, nella Chiesa di S. Maria della Passione, si facevano i funerali della signora Ernesta Frontini. Un numeroso corteo di parenti, di amici, di beneficati, ne accompagnò la salma al Cimitero monumentale. Precedeva una schiera di allievi e di allieve, e di bambini dell’Istituto dei Ciechi, pei quali la defunta ebbe speciale predilezione. Sulla porta della Chiesa, un cartello portava la seguente iscrizione:

rapita da improvvisa morte
a 62 anni
non impreparata
ERNESTA FRONTINI
voli a ricevere il premio di dio
per aver sempre amato
la fede la famiglia la sventura.

Il discorso fatto dal Rettore dell’Istituto dei Ciechi, nell’atrio della stazione funeraria a Porta Romana, torna di diretto e completo commento alle parole dell’iscrizione.

«Lo strazio dell’animo nostro dinnanzi alla salma della signora Ernesta Frontini, rapitaci crudelmente da morte improvvisa, non è compensato che dal pensiero del bene che essa ha fatto.

«Essa fu credente innanzi tutto: quanti beni in un sol bene! Essa aveva la concezione cristiana della vita, quale ci è presentata dalla dottrina e dall’esempio di Cristo. Essa aveva compreso che la vita è un bene grande, perchè dataci per far del bene, bene a noi, bene agli altri, nell’ascensione continua della perfezione interna del nostro spirito nella fede e nell’amor di Dio. E questa fede fu sempre viva e costante in lei, accompagnata, se si vuole, da un certo spirito di gioviale indipendenza, ma ferma nella parte sostanziale, nell’onestà della vita, e nell’uso dei Sacramenti, che sono a un tempo la professione della fede, la conservazione della fede.

«Ella non si sentì chiamata a formare una famiglia propria. E forse non ebbe per ciò l’amor della famiglia? Se vi fu anima aperta a questo dolcissimo fra i sentimenti umani fu lei. Ella amò i suoi genitori, ella amò in modo particolare suo padre di un amore eroico. Colpito da grave e prolungata malattia, essa fu assidua al suo letto, prodigando nella sua assistenza tutte le esuberanze e le industrie dell’amor figliale. È in quel periodo di tempo che io l’ho conosciuta, e l’ho ammirata. La madre le fu rapita improvvisamente, preludendo il genere di morte che avrebbe colpito anche lei, previsione che era sempre innanzi al suo spirito, e la te-