Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo XXIV
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Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
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Capitolo XXIV.
Degli ibes.
Ibes è uno uccello simigliante alla cicognia, e nasce1 in Egitto2 per lungo il fiume del Nilo. E non si pascolano se non di piccoli pesci3, e di uova di serpenti, e di bestie morte, ch’elle trovano lungo la riviera. E questo addiviene4 perchè non mette piede in acqua, chè non sa notare. E quando si sentono alcuna malizia nel loro corpo, per le vivande ch’elle mangiono5, sì se ne vanno al mare e beono dell’acqua ed empiesene bene la sua gorgia6, e mettesi il becco di dietro a modo di cristeo7, e cacciasi8 quell’acqua in corpo, e in quel modo purga la sua malizia9.
E però dicono, che Ipocras, lo grande medico10, trovasse il cristeo a quello esempio. E però potemo noi conoscere che uccelli e bestie hanno cognoscimento, secondo che la natura gli ammaestra11.
- ↑ Corretto: ed usa, in e nasce col ms. Vis. e col t: naissent.
- ↑ In Egitto, è glossa di Bono geografo.
- ↑ Aggiunto piccoli, col t: petit poisson. Le stampe dopo pesci, aggiungono: che trovano morti. Soppresso, perchè manca al t, ed è ripetizione erronea delle ultime parole del periodo.
- ↑ E questo addiviene: il t car.
- ↑ Il t: et quant eles sentent aucunes maladie, ou troblement de lor ventres, par les males viandes que eles manjuent.
- ↑ Il t: engorgent de cele aigue à grant foison.
- ↑ Il t: metent lor bec parmi la derrein part.
- ↑ Corretto caccia sì, in cacciasi colla Crusca alla voce gorgia: correzione del Sorio.
- ↑ Il t: font espurgier lor boiaus de toutes ordures.
- ↑ Il t: li grans fusiciens, colla variante di un codice mires, vocabolo sul quale ragioneremo altrove.
- ↑ Al t manca il periodo: e però potemo noi etc. che è invece nel capitolo precedente, al quarto capoverso. Qui segue il t: et sachiez que Ovides li très bons poetes, quant li empereres le mist en prison, fist I livre, où il apeloit l’empereor par le non de celui oisel; car il ne savoit penser plus ordre creature.