Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo LXVI
Questo testo è incompleto. |
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
◄ | Libro V - Capitolo LXV | Libro V - Capitolo LXVII | ► |
268 |
Capitolo LXVI.
Dell’orsa.
Orsa ("^ una £» rande bestia ’. ed ha molto frale testa, e la sua forza è nelle gambe e l’unghie ^ però va ella molte volte ritta.
E sappiate, che quando l’orsa è disagiata di alcuna malattia, o di colpi, ella mangia d’ un’erba che ha nome flonius, che la guarisce. Ma s’ella mangia pome di mandragora, le convien morire, se subito non mangiasse formiche ^ Ma lo mele mangia olla volentieri sopra tutte le altre cose. E sua natura si è ch’ella è iscaldata di lussuria ^ E giacciono insieme, come l’uomo ^, il maschio con
1) Una grande bestia, manca al t. Il ms. Vis. grossa bestia. E' ripetizione del bisticcio fra Carlo magno, e Carlo grosso.
2) L’unghie, g-iunta di Bono. Manca al ms. Vis.
3) Il t: il rnanjne contre cehii mal.
4) Il t: et sa natura est, que il eschat(fe sa Uixure. Cancellato il non che è i)Uie noi ms. Vis. (non è scaldata di lussuria) clic neg-nva dove Brunetto afferma. Forse deve leg-yersi ne.
.")) Corretto: rome il leone, che è puro nel ms. \’is. in come l’Giorno, col t: comme li home. Cosi.scrive anche So!i)io
f|ui tr;id»lt(). II (’haliaiUe qui non ha varianti.269 |
la iemina. E non porta sii3Ì figliuoli piii di tionta dì ’. E per brevità di tempo, non può natura compiere la loro l’orma nò la loro fazione dentro del corpo della inadre loio, anzi nascono come un pezzo di carne disfigurata *, se non che ha due ocelli. Ma la madr*^ li conformai, e dirizza con la lingua, s^condo la sua similitudine, e poi lo tiene nelle sue braccia^, per dargli calore, e spirito di vita. E così s’addormentn la madie, e dorme con essi in braccio quattordici dì senza mangiare e senza bore. E dorme sì forte, che l’uomo la potrebbe innanzi uccidere * che la si svogliasse. In questa maniera istà la madre ben quattro mesi ’", perchè i suoi occhi sono sì tenebrosi, che non vede so non un poco ". E questo le addiviene per li suoi figliuoli. Ben son molti, che dicono ch’elln non ne fa più che uno \
1) Il t: ec engendrent fìlz. Ic^qnexix eie ne porte qne XXX jors.
2) Il t: une picce de char hiance sanz nule Jignre.
3) Aggiunto: e poi lo tiene, che nianca al senso, col ni.s. Vis. e col t: et puis l’estraint à son piz por lì doncr chalor et esperi t de vie.
4) Il t: /mire et ocirre.
b) 11 t: waint la mere avec ses fìlz en repost bien III/ mois.
6) Il t aggiunge: quant eie est de sa lainière.
1) E questo le addiviene, fino a che uno, manca al t. 1*^
nel ms. Vis.270 |
pei" essere battuta, ma non ch’ella si diletti d’ essere battuta, anzi glie ne pesa molto niqui tosamento. Che quando ella va sotto ad alcun pero melo per mangiare, ed alcuna gliene cade addosso, ella vi monta su con grande niquitade, e fiaccalo tutto ’.
Capitolo LXVII.
Qui fiaisce la prima parte di questi libri.
Qui finisce la prima parto di questi libri, che divisa brevemente la generazione del mondo, e l’incominciamento de re ^ e lo stabilimento dell’ una legge e dell’altra, e la natura delle cose del cielo e della terra, e l’antichità dello vecchie istorie. E brevemente conta di ciascuna cosa lo suo essere. Che se ’l maestro avesse più lungamente scritto, e mostrato di ciascuna cosa lo per ii Uopo battuta fino alla fine del capitolo, manca al t .senza varianti di codici del Cliabaillc che vi rispondano.
2) Il t: des rois de la terre, come spesso nel libro primo. Il ms. Vis. dei re e degli imperatori della terra. Secondo i trecentisti, ed il nostro, g-li imperatori regnavano, o anche imperavano e reggevano, come cantava Dante di quello ’mperador rhc lassh regge (Inf. I.)