Il Tesoro (Latini)/Libro II/Capitolo XLIII

Capitolo XLIII. Del dì e della notte, e del caldo e del freddo

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XLIII. Del dì e della notte, e del caldo e del freddo
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Capitolo XLIII.


Del dì e della notte, e del caldo e del freddo.


La via del Sole e il suo corso è d’andare ciascuno dì da oriente in occidente, per lo suo cerchio intorno alla terra, in tal maniera ch’egli fa intra notte e giorno uno torneo. E sappiate che ciascuno luogo del mondo ha suo diritto oriente in ver la parte dove ’l Sole si leva; il suo occidente è di verso ponente. Che là ovunque tu se’ sulla terra, o qua, o là, tu dei sapere che da te infino al tuo oriente ha novanta gradi, e altrettanto ha da te infìno al tuo occidente; e dal [p. 348 modifica]tuo occidente infino di sotto rincontro a’ tuoi piedi dirittamente ha altresì novanta gradi, ed altrettanto avrebbe da ivi all’occidente1, che è lo tuo levante. E così sono quattro fiate novanta gradi, che montano trecentosessanta che sono nel cerchio, sì come noi2 avemo divisato qua a dietro. E per ciò dovete credere, che tutta fiata è dì e notte: chè quando il Sole è di sopra a noi, ed egli allumina qui ove noi siamo, egli non può alluminare dall’altra parte della terra; e quando egli allumina di là, egli non può alluminare di qua, per la terra ch’è in mezzo tra noi, cioè tra noi e quelli che sono di là di sotto da noi3. E dall’altra parte se il mio oriente è l’occidente di quelli che abitano contra ai miei piedi, se fosse vero che gente v’abitasse4, e lo mio occidente sarebbe lo loro oriente: dunque conviene egli che tutta fiata sia dì e notte, che quando noi avemo [p. 349 modifica]il giorno, elli avrebbero la notte5: chè dì non è altra cosa, che essere lo Sole sopra la terra, che passa tutti gli altri lumi. E per lo suo grandissimo splendore, non potemo noi di dì vedere le stelle, perchè loro lume non ha nulla potenza, dinanzi alla chiarezza del Sole, ch’è fontana di tutti lumi, e di tutto chiarore6, e di tutto calore. E per ciò che la sua via tragge più per quella parte, che noi appelliamo mezzodì, avviene [p. 350 modifica]che quel paese è più caldo di nullo altro: onde v’ha molte terre diserte, ove nullo abita per lo gran calore che in là7 è.

Dall’altra parte, come ’l Sole si tira più verso ’l mezzodì e si dilunga da noi; tanto avemo noi più grande freddo, e più grande notte, come in quelle parti di sotto si è allora piccola notte e caldo grande8. Ragione come:

Note

  1. Corretto oriente in occidente col t. Tre codici francesi come le stampe leggono orient.
  2. Il t li contes a devisè.
  3. Il t ha di più qui ne lasse passer ses resplandors. Cioè tra noi e quelli che sono di là di sotto da noi, è glossa di Bono, che avrebbe dovuto dire sarebbero, come poi tradusse il sont del t.
  4. Se fosse vero che gente v’abitasse: glossa dubitativa di Bono. Il suo dubbio nocque alla fedeltà del Volgarizzamento.
  5. Le stampe leggono a capriccio: quando il sole è di sopra a noi, egli allumina qui dove noi siamo. Ma egli non può alluminare dall’altra parte della terra; e quando egli allumina di qua, egli non può alluminare di là, per la terra ch’è in mezzo tra noi, e quelli che sono di là, di sotto da noi. E dall’altra parte il mio oriente è l’occidente di quelli che abitano contra ai miei piedi, se fosse vero che gente vi abitasse, e lo mio occidente sarebbe lo loro oriente. Dunque conviene egli che tutta fiata sia dì e notte, che quando noi avemo il giorno, elli avrebbero la notte. Corretta l’interpunzione; aggiunto ed, prima di egli allumina: permutato il luogo al di qua ed al di : aggiunto se, prima di il mio oriente: Doveva tradursi sarebbe in è, ed avrebbero in hanno, col t quant li solaus est desor nos, et il alume ci où nos somes, il ne puet pas alumer de l’autre part; et quant il alume de là, il ne puet pas alumer de cà, por la terre qui est entre nos et eulx, qui ne lasse passer ses resplendors. D’autre part, si mes occidens est li oriens a ceuls qui habitent contra mes piez et mes oriens est lor occidens, dont convient il que toutes faiz soit jor et nuit; car quant nos avons jor, il ont nuit.
  6. Di tutto chiarore, manca al t.
  7. Il t por la force de la chalor.
  8. Qui fu collocato il solito ragione come, col t che si lega col capitolo seguente. Il Carrer erroneamente lo aveva incorporato nel periodo precedente, ragione come in quelle parti ecc.