Il Tesoro (Latini)/Illustrazioni al Libro V/Capitolo XLVII

Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XLVII
Illustrazioni al Libro V - Capitolo XLVI Illustrazioni al Libro V - Capitolo XLIX
[p. 310 modifica]
310
Capitolo XL\’I.

Se fosse vero, come preteudono alcuni scrittoi-i. che nel territorio di Pisa la razza dei camelli fosse introdotta al tempo delle crociate, Brunetto avrebbe potuto conoscere perfettamente questo animale. Aristotele nella Storia degli animali, descrive accuratamente le due specie: le sue notizie sull’accopjiiamento sono trovate vere dai moderni naturalisti, i ((uali confutarono quelle di Plinio (Hystor. X, 03) (ìhe per vaghezza dei maraviglioso, preferì la favola air osservazione. Checciiè ne racconti il maestro, la storia non ricorda quando questo animale, detto a ragione per la sua utilità la nave dei deserto. sia passato dallo stato selvaggio al servizio deiruomo.

Molte cose di questo capitolo furono tratte dal capitolo LXII di Solino.

Capitolo XLVII

Questo capitolo è tratto da Solino, ripetuto nel Fior di €Ìj’tìi,csiiK VII. e confatato da Alberto Magno.

Dante non ricordò, come l’Ariosto n3l Fì(rioso,

il costume del castoro, o hevero. qui rac [p. 311 modifica]

311
coniato

dal inaosli’o. ed a unii nolo: ma sihhciic

un allfo

Come talvolta stauiio a riva i l)Uichi, Che parte sono in acqua e parte in terra; E come là tra i Tedeschi hii-chi

Lo hevero s’assetlli a far sua jiuei-ra; Così la liera pessima si stava Su Torlo, che. di pietra, il sahhion serra.

(lur. XVII.)

Capitolo XLIX.

.

Questo caitilolo lii molto guasto dagli aìiianueii.si, e fu corretto secondo il testo francese. In un grave errore cadde il volgarizzatore, che corressi nella stampa, senza farne cenno, per qui ragionare con maggior agio.

Bono scrisse: «E sappiate, che quando il cervio tiene le orecchie chinate, egli non ha gotta, e quando le drizza ha grievamento.»

Il l’dice: «Et tant sachiez, que quant li cerf tiennent les oreilles enclines, il n’oent goûte: mais quant il les drecent amont, il oent molt agilement.»

Quel gou/ maleaugurato fece a Bono travedere la gotta, e tutto assorto in esìa, non tradusse, ma deformò il testo. Avrebbe schivato questo malanno,