Il Tesoro (Latini)/Illustrazioni al Libro IV/Capitolo V
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Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
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Capitolo V.
Le novelle del delfino cavalcato dal fanciullo, ed altre, nota il Sorio, che sono tradotte fedelmente dal capitolo XXII di Solino, il quale tolsele da Appiano, Liber Aegyptiacorum.
Nota ancora, che Brunetto attribuisce al delfino, ciò che Solino racconta del tonno: Plurimus tynnus in Ponto, nec alibi pene foetificant. Numquam enim citius adolescunt, scilicet ob aquas dulciores. Illabuntur veris tempore, intrant dextro litore, laevo exeunt. Hoc inde accidere credunt, quod dextris oculis acutius cernunt quam sinistris (cap. XXII).
Nelle illustrazioni del libro precedente pag. 83 è il testo di Solino che meglio conforta la correzione fatta al Volgarizzamento.
Ancora sul Capitolo V.
Sul mutamento prodigioso della lingua, il Carrer fa questa arguta annotazione.
» Perchè non vi sia qui errore manifesto, vuolsi intendere mutare per muovere, di che un qualche appoggio si dà dalla Crusca nel § I. di questa voce, pur con un esempio del Tesoro che parla delle anguille, che col loro mutare hanno a muovere l’acqua della cisterna (lib. III, cap. 8). E, ciò posto, sarebbe da notare questo verbo usato qui attivamente. Circa poi al doversi intendere mutare per muovere, abbiamo l’autorità di Solino, che ne fa certi ove dice (loc. cit.): contra naturam aquatilium linguas movent. E Plinio usa presso a poco le stesse parole.»
Osservo, che l’italiano mutare per muovere, è il latino motare, frequentativo di movere, il participio del quale è motus. Molti altri esempi ne ha il Volgarizzamento del Tesoro. L’esempio del libro III del Tesoro, citato dalla Crusca, non prova, perchè a suo luogo notai come fosse errore del volgarizzatore o dell’amanuense. II testo francese parla di nuoto anzi che di moto delle anguille. Nel luogo presente sì il Testo che il Volgarizzamento ci offrono una lezione, che può interpretarsi nel senso di cangiare o di muovere. Mi pare più probabile, che qui si parli di cangiamento di lingua, potendosi scusare Brunetto colla scorrezione del testo latino che avesse innanzi degli occhi, Bono colla duplice interpretazione cui dà luogo il verbo muer del Testo francese del maestro. Anche il Carrer implicitamente confessa, che questa è la più connine ed ovvia interpretazione.
Dante usa mutare in senso di cangiare e muovere nel verso:
E muta nome perchè muta lato;