Il Tesoretto (Assenzio, 1817)/XXVIII

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XXVIII.


Certo per ghiottornia
     S’apparecchia la via
Di commetter lussura,
     Chi mangia a dismisura.
La lussuria s’accénde,
     Che altro non n’intende,
Se non a quel peccato:
     E cerca da ogne lato
Come possa compiére
     Quel suo laido volere.
E vecchio, che s’impaccia
     Di così laida taccia,
Fa ben doppio peccato,
     Et è troppo biasmato.
È ben gran vituperio
     Commettere avolterio
Con donne, o con donzelle,
     Quanto, che pajan belle.
Ma chi ’l fa con parente,
     Pecca più laidamente:
Ma tra questi peccati
     Son via più condannati,
Que’, che son soddomiti.
     Deh, come son periti
Quei, che contro natura
     Brigan con tal lussura!