Il Tesoretto (Assenzio, 1817)/X

X

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IX XI
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X.


Altresì tutto ’l mondo

     Dal ciel sin al profondo
È di quattro elemente

     Fatto ordinatamente:
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D’aria, d’acqua, e di fuoco,

     E terra entro in suo luoco:
Che per fermarlo bene,
     Sottilmente conviene
Lo freddo per calore,
     E ’l secco per umore:
E tutti per ciascuno
     Sì refrenare ad uno;
Che la lor discordanza
     Ritorni in agguaglianza:
Ch’è ciascuno contraro
     A l’altro, ch’è disvaro.
Ogne uomo ha sua natura
     E divisa figura;
E son tutt’or dispare;
     Ma i’ li faccio pare;
E tutta lor discordia
     Ritorno a la concordia.
Che io per lor ritegno
     Lo mondo, e lo sostegno,
Salva la volontade
     De la Divinitate.
Ben dico veramente,
     Che Dio onnipotente
Fece sette pianete,
     Ciascuna ’n sua parete;
E dodeci segnali,
     I’ ti dirò ben quali.
E fue lo suo volere
     Di donar lor podere
In tutte creature,
     Secondo lor nature.
Ma sanza fallimento

     Sotto mio reggimento
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È tutta la lor arte;

     Sì, che nessun si parte
Dal corso, ch’i’ ho dato,
     A ciascun misurato.
E dicendo lo vero,
     Cotal è lor mistero,
Che metton forza, e cura
     In dar freddo, e calura;
E piova, e neve, e vento,
     Sereno, e turbamento.
E s’altra provvedenza
     Fue messa ’n lor potenza,
Non ne farò menzione;
     Che piccola cagione
Ti porria far errare:
     Che tu de’ pur pensare,
Che le cose future,
     E l’aperte, e le scure,
La Somma Maestade
     Ritenne ’n potestade.
Ma se da Astorlomia
     Vorrai saper la via
De la Luna, e del Sole,
     (Come saper si vuole)
E di tutte pianete
     Quà ’nnanzi ’l troverete,
Andando ’n quelle parti,
     Ove son le sette Arti.
Ben so, che lungamente
     Intorno al convenente
Abboli ragionato,
     Sì, ch’io t’abbo contato
Una lunga matera,

     Certo ’n breve manera.
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E se m’hai bene ’nteso,

     Nel mio dir ho compreso
Tutto ’l cominciamento,
     E ’l primo movimento
D’ogne cosa mondana,
     E de la gente umana,
Et hotti detto un poco
     Come s’avviene loco
De la Divintate:
     Et holle tralasciate,
Sì come quella cosa,
     Che è sì prezïosa,
E sì alta, e sì degna,
     Che non par, che s’avvegna,
Chi mette ’ntendimento
     In sì gran fondamento.
Ma tu semplicemente
     Credi veracemente
Ciò, che la Chiesa santa
     Ne predica, e ne canta.
Appresso t’ho contato
     Del Ciel, com’è stellato.
Ma quando fie stagione,
     Udirai la ragione
Del Ciel, com’è ritondo,
     E del sito del mondo.
Ma non sarà per rima.
     Come questo di prima;
Ma per piano volgare
     Ti fia detto l’affare,
E dimostrato aperto,

     Come sarai più certo.