Il Parlamento del Regno d'Italia/Nicolao Galletti di San Cataldo

Nicolao Galletti di San Cataldo

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Giovanni Claudio Gonnet Lodovico Sauli d'Igliano
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Nacque il 23 maggio del 1815 in Palermo da Salvatore e da Maria Concetta Platamone.

La famiglia Galletti, oriunda di Pisa, e che si crede un ramo della celebre famiglia Gualandi, ricordata dal Dante, emigrava in Sicilia fino dal 1500, allorquando, coll’ajuto di Carlo V, la repubblica di Firenze trionfava di quella di Pisa. Vi ha anzi memoria nella famiglia che per indicare come essa fosse stata una delle prime a darsi alla fuga per intolleranza dell’aborrito giogo fiorentino, allorquando la minacciata occupazione di quei di Firenze stava per accadere, un Galletti, in cambio del gallo, che è nell’arma di quelli della sua casata, ne appiccasse uno naturale tutto spiumato con sotto la leggenda:

«Chi non farà come fo io
  Sarà spennato come il gallo mio.»

Nell’età di sette anni il giovinetto principe seguiva il padre, gravemente compromesso nella rivoluzione del 1820, nel duro sentiero dell’esilio, e stabilitosi in Francia venne educato in quel collegio di Vendôme.

Perduto il padre, morto in Malta, il principe tornò in Sicilia dopo la rivoluzione del 1830, e increscendogli di condurre una vita affatto oziosa, s’indusse nei primordi del regno di Ferdinando II ad entrare nella carriera diplomatica, nella quale forse prevedeva che un giorno avrebbe potuto rendere utili servigi al proprio paese.

Senonchè, sembrandogli a ragione, ben presto, cosa poco decorosa il servire in qualsiasi modo un governo tanto antinazionale quale si era quello del Borbone, rientrò nella vita privata, dalla quale più non usci che nel 1848, per far parte del municipio della nativa Palermo, e della Camera dei Pari siciliani, e nel 1860 [p. 258 modifica]allorchè Garibaldi, liberata Palermo, lo inviava in qualità d’incaricato a Parigi, onde colà annunciasse ad ognuno il fermo intendimento dei Siciliani di unirsi agli altri Stati d’Italia, a formare con essi una sola e medesima famiglia.

Compiuta quest’importante missione, il principe venne con regio decreto inalzato alla dignità senatoriale, e fu successivamente insignito della decorazione dei santi Maurizio e Lazzaro.