Il Parlamento del Regno d'Italia/Lodovico Sauli d'Igliano

Lodovico Sauli d'Igliano

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Nicolao Galletti di San Cataldo Alessandro Pinelli
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


[p. LVII modifica]Lodovico Sauli di Igliano.

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Nato nel novembre del 1787, in Ceva da onesti ma non doviziosi parenti, compì in quella città gli studî elementari e l’intero corso di filosofia, venendovi poscia impiegato qual volontario nell’ufficio della sottoprefettura istituita colà nel 1805.

Si ebbe a scorta di quelle sue attribuzioni amministrative un abile impiegato francese, che lo ammaestrò con assiduo amore anche nella pratica della propria lingua.

Condottosi quindi in Torino, il nostro protagonista si occupò indefessamente di studî letterari, frequentando la biblioteca dell’università sotto la guida del celebre barone Vernazza, seguendo nel tempo stesso il corso delle discipline legali, finchè, subíti, gli esami prescritti, ebbe a divenire avvocato.

Nipote del conte Franchi di Pont, che lasciò chiarissima fama di sè nella repubblica letteraria, frequentava le case e la conversazione del conte Napione, del conte Prospero Balbo e d’altri personaggi eminenti per ogni maniera di sapere, ed ai quali egli si professa grato per l’applicazione e l’amore allo studio che n’ebbe inculcati, nonchè per le cognizioni che il convivere con esso loro gli valse.

Allorchè i principi di casa Savoja ricuperarono gli aviti dominî di terraferma, il Sauli fu nominato [p. 259 modifica]bibliotecario dei regi archivi di corte; ma durò pochi mesi in quell’ufficio, chè sendogli stato offerto il posto di segretario dell’ambasciata sarda presso il re di Francia, si condusse insieme al marchese Alfieri di Sostegno in Parigi, ove egli era talmente affollato di occupazioni, che appena gli rimaneva l’agio opportuno a bene studiare e conoscere quella maravigliosa città.

Il Sauli si trovava ancora colà nella primavera del 1815, allorchè Napoleone operò il prodigioso suo ritorno dall’isola d’Elba.

Ritiratosi, come ognun sa, Luigi XVIII a Gand, la legazione di Sardegna lasciò per parte sua la Francia.

Entrato poco dopo il Sauli nella segreteria di Stato pegli affari esteri, tenne per sette anni in quella l’impiego di capo divisionale, finchè nel 1821 ebbe affidata contro sua voglia la reggenza di quel ministero, che egli abbandonò più tardi, malgrado gli sforzi e le premure adoprate onde la conservasse. Rimasto breve tempo in riposo gli fu commesso di condursi munito di pieni poteri presso i Cantoni svizzeri del Ticino e dei Grigioni, affine di superare gli ostacoli che si frapponevan colà alla costruzione della strada attraverso il piccolo S. Bernardo. Vinte quelle difficoltà, continuò la sua carriera diplomatica coll’esser mandato in qualità d’incaricato d’affari a Costantinopoli, ove compiè con zelo e con felice risultamento varî importanti negoziati, i quali valsero a render più amichevoli e frequenti le relazioni di questa parte d’Italia coll’Oriente, relazioni quasi interrotte da secoli.

Nominato alcuni anni dopo commissario generale dei confini, e quindi primo ufficiale del ministero di Sardegna, si adoprò con zelo in quell’isola per ispingere a buon porto la di lei redenzione dal giogo e dagli impacci feudali.

Negli intervalli di tempo, brevi invero, che sopravvanzavangli alle cure delle occupazioni amministrative e politiche, il Sauli dettò e fece di pubblica ragione le sue lezioni sugli studî della monarchia di Savoja, sino al regno del duca Emmanuele Filiberto, e la storia della colonia genovese in Galata. Che anzi [p. 260 modifica]la vista dei ruderi di quella colonia ispirava al nostro protagonista un senso di tanta ammirazione per la gloriosa potenza e la feconda operosità de’ suoi antenati, l’incantevole aspetto di quelle regioni destavano nel di lui animo un così vivo entusiasmo, da fargli anche oggidì considerar l’Asia come la terra promessa degli Italiani, che ei vorrebbe si accingessero di già, profittando delle agevolezze concedute in questi ultimi tempi dal governo ottomano, a ristabilire colà le fattorie mercantili e le colonie che altra volta eranvi in fiore.

Nel 1848 il Sauli, eletto senatore del regno, andò regio commissario in Modena, quando già declinavano le sorti della prima guerra d’Italia, sicchè indi a poco ebbe a far ritorno in Torino da quell’onorevole missione.

Insignito dei principali ordini cavallereschi europei, il nostro protagonista non manca di prendere di tempo in tempo la parola in seno all’augusto consesso di cui è degno membro, esprimendo i suoi pensamenti e le sue convinzioni con tutta lealtà, piuttosto badando, in farlo, all’utile, che secondo l’animo suo può derivare alla patria italiana dalle proprie parole, di quello che ad ossequiare il potere o a procurare a sè favore e vantaggio.