Il Parlamento del Regno d'Italia/Cirillo Monzani
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deputato.
È nativo di un piccolo paese appartenente all’ex-ducato di Modena. Allontanatosi di buon’ora dallo statucolo di quel principe tirannico, tanto nemico di libertà quanto di scienza, il Monzani si condusse a vivere in Toscana, stabilendosi a Firenze.
In questa illustre città, dove, è pur duopo convenirne, il governo mitissimo lasciava facoltà ai giovani di idee esaltate dal patriotismo, di vivere securi e quieti, il Monzani potè seguire con tutto il raccoglimento quegli studî letterari e filosofici, a coltivare i quali fino della più giovine età sua egli si era sentito disposto.
Nella patria del Dante, di Macchiavelli e di Galileo il Monzani potè, non solo approfondire le discipline per cui sentivasi tanto trasporlo, ma ebbe anche occasione di mettersi in contatto con molte di quelle illustri sommità delle lettere e delle scienze, che in quella, che a buon dritto si chiama l’Atene italiana, sembrano essersi dato convegno.
Agli avvenimenti politici del 1848 il Monzani non prese gran parte, o per meglio dire, non ne prese d’altra natura, fuor di quella del pubblicista. Ma pure scrivendo articoli di giornale, egli si dette a conoscere per uomo onesto e di buon giudizio. Quindi, quando fu compiuta l’annessione della Toscana al Piemonte, occorrendo al partito, alla cui testa si era messo il Rattazzi, un direttore dell’organo di esso partito, cui erasi dato il titolo di Monarchia Nazionale, un direttore capace, esperto ed attivo, si fece venire da Firenze il Monzani, e lo si fece redattore in capo del nominato periodico.
Il Monzani però non rimase in quella posizione gran tempo, nè sappiamo dire il perchè. Eppure egli non si distaccò dal partito del centro sinistro, anzi vi si attaccò più che mai costantemente, tanto che dovette alla protezione di esso di essere eletto deputato al Parlamento nazionale.
Dal primo momento in cui il Monzani è entrato nella Camera fino a quello in cui scriviamo, egli non si è mai allontanato d’un passo dal fianco del Rattazzi. Il Monzani non parla, egli è vero, ma vota costantemente con, o a pro del suo capo partito.