Il Parlamento del Regno d'Italia/Anselmo Guerrieri Gonzaga

Anselmo Guerrieri Gonzaga

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Paolo Farina Vincenzo Florio
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


Anselmo Guerrieri-Gonzaga.

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Il Guerrieri che appartiene ad una delle più nobili ed antiche famiglie di Mantova, nelle vene dei membri superstiti della quale si pretende scorra qualche goccia del sangue dei prischi signori, rivali degli Scaligeri e dei Visconti, ha cominciato, come tanti altri, i quali ora sono le più salde colonne del partito liberale moderato, dall’essere assai esaltato in politica. Nè v’è, secondo noi, da maravigliarsene. Oltrecchè l’esaltazione in ogni qualsiasi natura di cose si accompagni [p. 837 modifica]spessissimo colla età in cui ribolle il sangue e in cui la fantasia suole andare attorno montata a bisdosso d’un cavallo sbrigliato, bisogna anche dire che quindici o venti anni fa l’Italia si trovava in tale situazione che ad iscuoterla, ad intraprenderne l’efficace risveglio, era d’uopo di mezzi vigorosissimi.

Gl’Italiani, che come il Guerrieri, sognavano una patria indipendente e possibilmente unita, ma che nella loro saviezza sentivano quanto poco realizzabile fosse quel sogno, credettero doversi fare innanzi a ogni patto, ed accettare a conseguire in qualche parte il santissimo intento, anche l’aiuto di gente che potevano iscorgere come fosse mossa da intendimenti che non avevano nessuna analogia coi loro proprî. Questo, ci sembra, dovrebbe bastare a spiegare ampiamente una condotta che certi uni si industriano a dipingere con colori scurissimi e che tacciano di volubilità e peggio.

Il Guerrieri ebbe parte al gran moto milanese nel 1848 e fu membro di quel Governo provvisorio; al ritorno degli Austriaci dovette esulare.

Nel 1859 fu eletto deputato, e dal momento in cui è entrato alla Camera è stato uno dei più operosi ed utili suoi membri.

Il ministero Minghetti-Peruzzi, ch’egli ha sempre sostenuto del suo valido appoggio, ha voluto profittare dei suoi lumi col metterlo a capo dell’ufficio della Stampa, incarico da esso accettato a condizione che non venisse retribuito, e mediante il quale ha reso importanti servigi.

Il Guerrieri non parla spesso, ma quando parla, parla a proposito e bene.

Non saremo il meno del mondo esagerati affermando che il Guerrieri è uno dei più insigni letterati che possieda l’Italia al di d’oggi. Per non dir d’altro, la sua traduzione del Fausto di Goëthe è un vero capo d’opera e non saprebbe mai abbastanza leggersi ed ammirarsi.