Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/269


— 207 —

re non solo da ragione ma da ogni convenevolezza costretto dalla già fatta promessa adempiendo il debito me disobbligare. Onde per lo suscritto processo intenderai di un facetissimo e animoso inganno per due Romani barri verso un sagacissimo dottor legista Bolognese adoperato. Il quale ancora che ad infiniti suoi studenti avesse imparato di vendere ad altrui senno, non ne seppe tanto a la moglie comunicare che agl’inganni de’ detti Romani né prima né poi riparar sapesse.


NARRAZIONE.


Messer Floriano da Castel San Piero fu nei dì suoi in Bologna molto famoso e singolare dottor legista il quale una matina uscendo da chiesia con certi altri dottori vennero passeggiando per la piazza maggiore; ed essendo in una bottega d’argentiere ove lui si avea fatta lavorare una ricca e bella coppa d’argento indorata, senza andare più oltre, fatta col maestro ragione e pagatolo, voltatosi intorno per mandarnela a casa per lo suo famiglio e non trovatolo, pregò l'argentiere che per lo suo garzone a casa ne la mandasse; il che il maestro fece volentieri. Erano allora in Bologna arrivati due giovani romani de la regione de Trevi, i quali andavano discorrendo per Italia con monete e dadi falsi e con mille altri ingannevoli lacci per ingannare altrui e mangiare e godere a spese del crocifisso, dei quali l'uno era chiamato Liello de Cecco, e l'altro Andreuccio di Vallemontone; e trovandosi per avventura in piazza quando Messer Floriano ne avea la coppa in casa mandata, e quella veduta, si propose-