Il Misogallo (Alfieri, 1903)/Sonetto XXXII

Sonetto XXXII

../Sonetto XXXI ../Sonetto XXXIII IncludiIntestazione 29 dicembre 2020 75% Da definire

Sonetto XXXI Sonetto XXXIII

[p. 175 modifica]

SONETTO XXXII.

31 gennaio 1795.

Gracchiare il dolce usignoletto apprenda,
L’ape a muggire, o ignobil raglio il cigno;
La marra Achille, od altro abbietto ordigno
Tratti, onde altrui risibile si renda:

[p. 176 modifica]

Venali fogli ebdomadarj imprenda
L’alto Cantor di quest’Eroe ferrigno:
Men turpe ciò, ch’uom Tosco, udir benigno
Gli urli dei Galli, e ch’a impararli intenda.
Di scabro bronzo soppannar l’udito,
La lingua armar di sozzo ottuso ferro,
Per poi macchiar l’almo sermone avito?
Tuoi Toschi a trarre di sì stolid’erro,1
Febo, aiutami, o tu; s’io pur gradito
Vate indefesso all’are tue mi atterro.



Note

  1. I Greci, ancorchè conquistati dalle armi, e non dalle chiacchiere, nè dagl’inganni, dei Romani, non impararono già per tutto ciò la lingua latina; ma bensì i Romani la greca. Chi non si sente, merita calci, e riceveli a maraviglia; ma chi si risente, li restituisce al doppio.