Il Misogallo (Alfieri, 1903)/Sonetto III

Sonetto III

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SONETTO III.

17 agosto 1790 in Parigi.

VIII.    Τίς γὰρ δεδοικὼς μηδέν, ἔνδικος βροτῶν:

Eschilo, Eumenidi, vers. 702.

Qual Uom fia giusto, ove pur nulla ei tema?

O Dea, tu figlia di valor, che aggiungi,
Duo gran contrarj, Indipendenza, e Leggi;
Tu, che da’ miei primi anni il cuor mi pungi,
E mia vita, e’ miei studj arbitra reggi;

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Tu, di Giustizia suora, or ten disgiungi?
Religïon, già base tua, dileggi?
Lagrime, ed auro da ogni tetto emungi?
E tempio infetto infra vil gente eleggi?
Ah! no, la Diva mia, del Tebro Diva,
Del Tamigi, e di Sparta, ai Galli ignota,
Mai non volò su questa infausta riva.
Licenza è questa; alla lisciata gota
Ben la ravviso; e, d’ogni pudor priva,
Volger si affretta la sua breve ruota.